Come cane e gatto, [VM18] Jabura x Lucci

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Vegethia
view post Posted on 11/4/2017, 12:42 by: Vegethia
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The storm is approaching

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Rob Lucci

CITAZIONE
« Ero venuto a rimetterti a cuccia nel caso avessi avuto la malsana idea di andartene in giro! »

Rivolse a Jabura un'occhiata tagliente, notando che si toccava un fianco: le ombre scure di alcuni ematomi spiccavano all'altezza delle ultime costole. «Da che pulpito viene la predica...»
L'idiota non era finito in coma come lui, d'accordo, ma era palese che dovesse ancora smaltire i postumi di una battaglia che l'aveva conciato molto peggio di quanto non lasciasse credere.
Quindi, perché scomodarsi a cercarlo? Non aveva bisogno di aiuto!
Ripensò subito ad Hattori, alle ultime parole che gli aveva detto per convincerlo a scappare dall'ospedale. Si biasimò per non aver previsto le conseguenze.
Di certo, comunque, non si aspettava che gli ex colleghi si preoccupassero sul serio; non al punto da precipitarsi lì e ficcarsi stupidamente in quella giungla –perché Jabura non era venuto da solo, Lucci ci avrebbe scommesso.

CITAZIONE
« Muovi il culo. Stanotte dormi con noi. »

«Potevi risparmiarti l'invito, idiota!» replicò stizzito, ma non terminò quasi di dirlo che la treccia del rivale urtò qualcosa alle sue spalle, rivelando la presenza di un grande fiore rosso. Forse era uno di quelli da cui l'infermiera lo aveva messo in guardia, poiché dotato dardi avvelenati. Qualcuno doveva aver informato del pericolo anche Jabura, perché Lucci lo vide spostarsi fulmineo con un Soru e tenersi a debita distanza.

CITAZIONE
« Gli faccio il Rankyaku. » ringhiò. « Appena lo lancio, corri nella zona del bar, ci trovi Blueno e Fukuro. »

Guardò la porta aperta oltre i petali sgargianti e assentì.
Onestamente, non gli andava a genio l'idea di farsi difendere da quel bastardo, ma gli anni di lavoro al Cipher Pol gli avevano insegnato ad accantonare i dissapori personali quando le circostanze lo richiedevano. Anche se adesso non lavorava più per il Governo e nessuno gli ordinava di farlo, sapeva che bisognava collaborare.

Proprio allora, mentre aspettava il momento buono per correre verso l'uscita, Lucci avvertì un leggero spostamento alle sue spalle e qualcosa che gli sfiorava i capelli.
Non ebbe neanche il tempo di voltare il capo, stavolta. Un tentacolo che sbucava dal condotto dell'aria gli si avvitò attorno al collo, strozzandogli il respiro.
Preso alla sprovvista, Lucci tentò di divincolarsi, ma capì immediatamente che in quel modo avrebbe solo reso più divertente la caccia per il vegetale, e più veloce il suo soffocamento.
S'irrigidì completamente, le mani sul cappio che gli serrava la gola e il corpo contratto in un Tekkai che non aveva la forza né l'ossigeno necessario per sostenere.
L'ascia di emergenza cadde sul pavimento con un pesante tonfo metallico.
 
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