Come cane e gatto, [VM18] Jabura x Lucci

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Yellow Canadair
view post Posted on 28/12/2016, 21:27 by: Yellow Canadair
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2rr1bft ~ Jabura

Le infermiere ormai si erano abituate agli amici di Rob Lucci e, appurato che nessuno di loro era così cretino da staccare i tubi dell’ossigeno o inciampare nella flebo, li lasciavano nella stanzetta di degenza anche da soli, senza nessuna di loro a intromettersi nella loro privacy.
Di solito venivano tutti insieme, come un variopinto e rumoroso corteo di carnevale. Varcata la soglia della stanza del loro amico, però, ogni voce si smorzava e tutti si impegnavano a non disturbare. Ogni tanto qualcuno chiedeva perché non si svegliasse, se stesse bene, se sentisse freddo, e le infermiere ripetevano sempre la stessa filastrocca: “si sveglierà, poi mangerà, e tutti insieme vi ringrazierà”.
Era un coma farmacologico, avevano poi spiegato in maniera un po’ più professionale, ed era tutto sotto controllo.

Beh, a lui non piaceva lo stesso, pensò Jabura guardando oltre al vetro della finestra della stanza di Lucci. Guardava fuori perché ammirare per l’ennesima volta quell’alzato di culo a letto, pallido, smorto e cadaverico lo faceva incazzare e, forse, in fondo in fondo (decisamente in fondo), lo faceva anche preoccupare.
“Chapapa, e se non si sveglia?” stupido Fukuro! Come gli era venuto in mente di dire una cazzata simile, la sera prima? Lui aveva reagito subito e l’aveva pestato, ma Kaku? e Califa? Invece di dire che era un’ipotesi assurda erano stati muti.

Quel pomeriggio Jabura era andato da solo, a trovare Rob Lucci. Non che avesse avuto scelta, in realtà: non aveva proprio voglia di trasformarsi in un lupacchiotto dolce e carino per degli stupidi mocciosi, quel giorno, e Califa l’aveva mandato lì all’ospedale per sincerarsi della situazione. “Noi ti raggiungiamo tra un’ora. Sali in camera e apri la finestra ad Hattori appena le infermiere se ne andranno”, aveva programmato la donna, segretaria per vocazione, più che per copertura.

Sul davanzale si posò un colombo bianco e becchettò sul vetro.
« Ah, sei qui. » bofonchiò Jabura. « Aspetta un po’. »
Le infermiere con loro erano permissive, ma Jabura dubitava che avrebbero chiuso un occhio con un piccione che volava per la stanza. Andò ad affacciarsi in corridoio, si assicurò che in vista non ci fosse nessuno, e poi aprì la finestra per far entrare Hattori.
Amara ironia che l’amico più affezionato e sincero di Rob Lucci non potesse andare a trovarlo liberamente. Bisognava essere ciechi e sordi per non accorgersi che quello che soffriva di più per la situazione era proprio l’uccellino: abituato com’era a stare sulla spalla del leader del Cp9, viveva la separazione con tristezza, le piume erano più opache del solito, mangiava poco, e Califa la sera precedente l’aveva trovato infreddolito su un ramo basso appena fuori dall’ospedale; portato a casa, era stato viziato e coccolato da tutti, e consolato sulla sorte del suo amico.
Il colombino bianco entrò con un frullo d’ali e si andò ad accovacciare subito vicino alla testa di Rob Lucci. Tubò in direzione di Jabura, e l’agente notò che era un verso triste e scoraggiato.
« Non ti ci mettere anche tu. » disse ad Hattori, incrociando le braccia sull’ampio petto. « Siete tutti scemi? La mala erba non muore mai! »

Mosse qualche passo e si affacciò alla sponda ai piedi del letto, guardando verso il collega.
Che diavolo aveva da dormire ancora?
“Potete parlargli, ma non dovete assolutamente provare a svegliarlo come fareste tra voi al mattino!” li avevano avvisati le infermiere.
Non si muoveva niente. L’uomo era immobile nel letto, con il braccio sul lenzuolo per accogliere l’ago, la mascherina dell’ossigeno copriva la bocca. E c’era un colombino piccolo piccolo che teneva nel becco una ciocca di capelli, tendendola lievemente.
Quando cazzo arrivavano, quei deficienti dei suoi colleghi? Odiava essere lasciato solo in quella situazione!
« Sei uno stronzo, Lucci. Guarda come stai facendo preoccupare Hattori! » lo rimproverò. « Sai che Califa l’ha trovato bagnato fradicio, ieri sera, qui fuori? Aspettava che il suo padrone si svegliasse… »
Sbuffò. Che palle litigare da soli.
« E stai facendo preoccupare anche Califa. E Kaku. Sei un egoista gonfiato anche quando dormi, idiota! Kaku non si è fatto curare, pur di non togliere soldi a te. »
Ghignò. « Non svegliarti, rimani tranquillo. Non era esattamente così che volevo scalare la nostra classifica » disse, riferendosi al Doriki « ma va benissimo lo stesso, Kaku lo supero quando voglio. »
« E manderò i saluti a Spandam anche da parte tua, visto che tu non ce la fai » cantilenò.

Edited by Yellow Canadair - 30/12/2016, 02:17
 
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