You jump, I jump, [VM 18] Lucci x Kaku ~ Isola del CP9

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Vegethia
view post Posted on 22/11/2015, 23:56 by: Vegethia
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The storm is approaching

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Rob Lucci

In coda al resto del gruppo, Lucci avanzò per il sentiero immerso nella foresta, guardandosi intorno con circospezione.
La natura e le intemperie avevano fatto il loro corso negli anni, eppure quel bosco coi suoi alberi imponenti, le sue radici nodose ad affiorare dal terreno come dorsi di serpente, rimanevano così familiari. Persino il rumore del vento tra le fronde produceva un suono affabile, confidenziale.
Se fino a poco prima, ripensando agli allenamenti col maestro, gli era sembrato di aver abbandonato l'isola da secoli, adesso Lucci aveva l'impressione di non essersene mai andato veramente. Come se fosse partito da lì per una breve missione e vi avesse fatto ritorno il giorno successivo, pronto a perfezionare i suoi Shigan contro una roccia.
Vide Kumadori esplodere in singhiozzi di commozione e Fukuro saltellare per la gioia, intonando una filastrocca d'esultanza. Jabura continuava a punzecchiare Kaku, con aria più spensierata di prima. Nella loro compostezza, anche Kaku, Califa e Blueno davano idea d'essere felici di trovarsi lì, o quantomeno, di condividere le sue stesse impressioni nel respirare finalmente aria "di casa".
«Puuur!» Hattori tubò emozionato sulla sua spalla e gli ricordò che nemmeno lui faceva eccezione. Era appena un pulcino incapace di volare quando Lucci l'aveva trovato sull'isola, ma come tutti gli uccelli ricordava su quali rami era stato costruito il suo nido.
Il moro alzò lo sguardo oltre le chiome degli alberi dinnanzi a sé, dove la costruzione che li aveva ospitati da bambini spuntava in lontananza, simile ad un grande obelisco, stagliandosi solitaria contro il cielo azzurro.
In dieci minuti l'avrebbero raggiunta e si sarebbero palesati a coloro che li avevano cresciuti, non più come allievi o agenti governativi, ma come ricercati e responsabili di un clamoroso fallimento: a testimoniarlo, i segni della sconfitta che Lucci si portava addosso, coperti sotto strati di fasciature.
«Sembra tutto tranquillo.» osservò Blueno, voltandosi appena verso di lui. In sottofondo, Fukuro canticchiava frasi sconnesse al ritmo tedioso del Chapapa-pa! Chapapa-pa!.
Lucci fece per muovere un altro passo, ma si arrestò di colpo. Aveva sentito qualcosa.
«Zitti.» ordinò.
Jabura eseguì il comando tirando la zip a Fukuro, Kumadori schiacciandosi i palmi delle mani contro la bocca (come se altrimenti non potesse smettere di blaterare).
Lucci si sfilò le mani di tasca e scrutò immobile un punto nel fitto della foresta, in attesa. Allora le risentì.

«Shigan! Ugh...!»
«R-Rankyaku! AH! Che male!»


Erano voci acute... infantili. Avvicinandosi cautamente alla loro fonte, Lucci individuò alcuni bambini intenti ad allenarsi (x), non più lontani di dieci metri.
«Nuove reclute?» ipotizzò Califa in un sussurro.
Il felino annuì: «Probabile.»
Anche Jabura si affiancò a lui per curiosare e non mancò di fare a Fukuro un'osservazione degna della sua imbecillità.
«Ahahaha! Quel ciccione sembri proprio tu da piccolo!»
«YOYOI! Non dovresti offendere la sensibilità delle persone, Jabura!»
«Quel bambino ha un naso da maiale. Chapapa!»
«...»
«Sssst!» li zittì Califa, proprio quando uno dei bambini tentò uno shigan contro un albero e lo fallì, scoppiando in lacrime con l'indice fratturato stretto nella mano sinistra.
«Bwahaha! Che mezze cartucce!» ridacchiò Jabura.
«Tu non eri migliore alla loro età.» gli ricordò Lucci.
«E tu che ne sai?! Quando ho imparato a lottare non eri neanche nato!»
E quando ho eseguito lo Shigan, eri ancora un poppante. continuò la voce di un diciottenne Jabura nella memoria di Lucci, per concretizzarsi nel presente:
«E quando ho eseguito il primo Shigan, tu eri solo un poppante!»
Lui e Jabura erano sempre stati in competizione da quando aveva iniziato a ricordare. Certe cose non cambiavano mai. Altre invece...
Lucci guardò Kaku con la coda dell'occhio, pensando a quando il lupastro lo prendeva in giro in quanto membro più debole e più piccolo del gruppo. Era ben lontano dal sospettare che un giorno, quel bimbo col naso quadrato, l'avrebbe addirittura superato.
«Taci o ci farai scoprire,» disse quindi a Jabura, mentre il ghigno altezzoso di un giovane Rob Lucci, ormai diventato grande, si dipingeva sulle sue labbra «Numero Tre.»
Jabura ci mise appena mezzo secondo a capire -del resto era l'unico a cui realmente importasse di quella stupida classifica in Doriki- e di colpo il suo colorito diventò bordeaux. Era talmente imbarazzato e colto alla sprovvista da quel mezzo insulto che riuscì a malapena a mettere insieme una risposta.
«Cosa... Come mi hai chiamato, maledetto!??»
«Colpito e affondato!» tubò beffardo Hattori.
«E tu chiudi il becco, fottuto piccione! Cioè...!» tornò a folgorare Lucci con una faccia indecifrabile «...SMETTI DI PRENDERMI PER IL CULO!!?»
«Fai silenzio, Jabura!» lo rimproverò Califa allarmata «Uno si è girato verso di noi!»


Beccati questa, lupastro xD
 
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