You jump, I jump, [VM 18] Lucci x Kaku ~ Isola del CP9

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view post Posted on 4/11/2015, 20:32
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**Da In sogno sul Titanic...**


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Rob Lucci

Una brezza frizzante soffiava dal mare in quella mattina di aprile, carezzando i fianchi malandati e gonfiando le vele nere della nave dei pirati Candy, sabotata e sequestrata a San Popula dall'ex CP9.
Ai piedi dell'albero maestro, là dove si era disteso la sera prima, Rob Lucci dormiva sonni inquieti e profondissimi.
Solo alle prime luci dell'alba, quando i raggi di un pallido sole risalirono l'orizzonte, schiarendo il cielo come i meandri della sua mente, si ridestò. Almeno quanto bastava per accorgersi del fastidio alla testa.
«Puuur!»
Non era dolore, somigliava piuttosto ad un formicolio localizzato su un punto preciso della nuca. Come se qualcuno stesse tentando di svegliarlo...
«Puuur!»
...tirandogli i capelli.
Lucci sollevò appena le palpebre. Una sagoma bianca lo fissava a pochi centimetri dal volto, gli occhietti vispi ed una ciocca di capelli neri stretta nel becco.
«Puu-puuuur!» tubò di nuovo il piccione, mollò la presa e saltellò indietro con garbo.
L'uomo lo mise finalmente a fuoco: Hattori.
Il suo affezionato colombo bianco o l'uccellaccio indemoniato che aveva conosciuto su una nave da crociera? Il dubbio era più che lecito.
Rob rialzò la schiena dal pontile, mettendosi a sedere, e si stropicciò il volto col palmo di una mano. Era ancora stordito e per qualche istante non realizzò dove si trovasse, né chi fosse. Poi toccò qualcosa di ruvido sulla sua fronte -una fasciatura- e tutti i ricordi degli ultimi avvenimenti lo assalirono di colpo: la missione a Water Seven, Enies Lobby, il bustercall, lo scontro con Monkey D. Rufy... il risveglio dal coma, San Popula, i pirati che volevano assediarla e la fuga dall'isola. E come se ciò non bastasse, quel sogno allucinante sul Titanic. Perché di un sogno si trattava, adesso lo sapeva. E ricordava anche chi era lui veramente: non un artista di strada da due soldi ma il leader, ex leader, della squadra di killer più forte nella storia del Governo Mondiale.
«Puuur?» fece Hattori, inclinando la testa da un lato come per accertarsi che stesse bene.
Lucci gli accarezzò il petto candido con l'indice.
«Ho fatto un sogno strano.» mormorò.
Ho sognato di essere un cretino.
Non si capacitava di come il suo inconscio avesse potuto partorire un'assurdità del genere, ma non ebbe tempo di soffermarvisi. Un pensiero lo ghermì, strappandolo da ogni riflessione.
Kaku.
Si voltò alla sua destra e lo trovò col dorso parzialmente scoperto, addormentato accanto a lui.
Non seppe se sentirsi più sollevato di vederlo al sicuro dalle acque gelide o di constatare che sì, erano stati insieme anche nella vita vera, non solo in un incubo delirante. Ad ogni modo, trovarlo al suo fianco che dormiva beato gli trasmise una sensazione di inedito piacere. Non acuto e bruciante come durante il loro ultimo amplesso, ma in un certo senso più vasto, più lucido... più difficile da provare, per uno come lui.
Lucci allungò una mano sulla testa del ragazzo, ai lati della quale spuntavano due buffe orecchie giraffine. Esitò un istante.
In fondo perché no? L'altro stava ancora dormendo e non l'avrebbe visto nessuno.
Sfiorò quindi i capelli di Kaku con la punta delle dita, guardandolo assorto. La luce dell'alba accendeva sulle sue ciocche rosse dei riflessi color oro che lo facevano apparire biondo; quella del tramonto le avrebbe fatte risplendere nella più calda tonalità del rame. Lucci lo sapeva perché lo aveva visto sul Titanic: in un sogno, dunque. Ma d'altra parte Kaku, con tutto ciò che rappresentava per lui, non era molto diverso da un sogno ad occhi aperti.
Poi un suono giunse alle sue spalle, distinguendosi dal pacifico scrosciare delle onde sullo scafo. Lo scricchiolio del timone. Comprensibile, perché stavano navigando verso la loro isola; tutto normale, se non fosse per il fatto che dovevano esserci proprio lui e Kaku al timone.
Lucci ritrasse d'istinto la mano e tentò di vedere chi si trovava sul ponte di comando. La postazione del timoniere era sopraelevata ma riuscì ugualmente a scorgere la chioma taurina di Blueno spiccare oltre la balaustra.
Grandioso. Doveva averli beccati addormentati, forse teneramente abbracciati, e inequivocabilmente nudi sul ponte, mentre la nave andava alla deriva.
Però poteva andare peggio: poteva essere Jabura. O Fukuro. A quel punto la loro scappatella notturna sarebbe diventata praticamente di dominio pubblico; senza considerare che se Blueno non si fosse svegliato, premurandosi di correggere la rotta, avrebbero naufragato chissà dove.
Ma perché cavolo aveva dormito così tanto?
D'accordo, non negava di aver trascurato il suo incarico per sollazzarsi con Kaku, ma ronfare tutta la notte non rientrava certo nelle sue intenzioni. E non era da lui.
Inutile rimuginarci ora, comunque. Dovevano muoversi prima che anche gli altri si svegliassero.
Lucci si affrettò a far sparire la sua coda felina e scosse un po' la spalla del compagno, ricacciando i ricordi ancora vividi -e alquanto imbarazzanti- del suo strano sogno.
«Kaku, svegliati.» lo chiamò a voce bassa.


Dopo anni di demenza tornare a ruolare con un Lucci IC mi fa una certa impressione xD però sono anche entusiasmata dal nuovo inizio!
 
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view post Posted on 5/11/2015, 15:57
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Kaku


Mugugnò qualcosa prima di riuscire a svegliarsi e non riuscì comunque a mettere a fuoco la situazione all'istante. Aveva dormito molto più di quanto avrebbe dovuto, perché aveva i muscoli del corpo tutti intorpiditi. Ma di quel torpore piacevole per il quale si sarebbe molto volentieri rigirato su un fianco per godersene ancora un poco. E invece le reminiscenze di quell'assurdo sogno e la consapevolezza della sua reale situazione gli piovvero addosso contemporaneamente, con la conseguenza che Kaku s'irrigidì, coprendosi le nudità, fra l'imbarazzo e la vergogna.
-Buongiorno...- mormorò, grattandosi la nuca e lanciando un'occhiata di sottecchi a Lucci.
Lo vide guardare qualcosa sopra di loro.
Oh, fantastico, Blueno era al timone.
Dove avrebbero dovuto stare loro.
Pregò solo che non li avesse visti in quello stato.
Deglutì.
Guardò nuovamente Lucci, col sole che giocava con le sue ciocche scure e le sue forme muscolose. Era bellissimo.
E lui... loro...
E poi c'era quel sogno. Eneru, come aveva fatto a fare un sogno così assurdo?!
Gli scappò una risatina quando si accorse di aspettare un fulmine dal cielo. Sembrava tutto così reale... persino quei momenti sulla carrozza, o nel mare gelido. E quando con Lucci si erano scambiati quelle promesse sulla scialuppa? Era uno spettacolo raro vedere l'altro così... passionale e allegro (deficiente). Gli sembrava di bestemmiare sul serio!
Però, guardò nuovamente Lucci, gli sarebbe piaciuto rivedere quei sorrisi nella realtà.
Dei passi sul ponte lo distorsero dai suoi pensieri e, in fretta, Kaku cercò i suoi vestiti e prese ad indossarli, dimenticandosi completamente della coda e delle orecchie.

Il resto della squadra aveva trascorso una notte travagliata, ovviamente tutti loro nel mondo dei sogni. Avevano dormito così tanto da essere ancora tutti rintronati e se si alzarono di buon ora, fu solo perché si erano autoimposti una rigida disciplina sin da piccoli. Ciò non impediva loro di sbadigliare a fauci spalancate, come stava facendo Jabura.
Almeno prima di vedere Lucci e Kaku.
Aveva fatto un sogno praticamente assurdo quella notte... gli venne da ridere tanto che non si degnò neppure di fingere di essere serio quando li raggiunsero.
-Buongiorno!- esclamò con un sorriso a trentadue denti.
-Buongiorno...- rispose Kaku, sospettoso. Quel sorriso non gli piaceva.
Jabura scrutò sia lui che Lucci.
"Ma bene bene," pensò "E' così che stanno davvero le cose, eh?"
Se quando si era svegliato aveva pensato che vedere Lucci e Kaku amoreggiare fosse strano, dovette poi considerare che era la parte meno assurda di tutto il sogno. Tanto che l'idea non lo disgustò, né lo indignò, semplicemente lo sorprese da quanto fosse palese. Eppure non se n'era mai accorto, forse perché non ci aveva mai pensato.
-Che hai da fissare con quella faccia?- domandò Kaku rizzando le orecchie inconsciamente,, iniziando a innervosirsi.
-Nulla, nulla, giraffol- Jabura s'interruppe all'istante folgorato dalle immagini della notte prima.
E non ci riuscì proprio a trattenersi.
Scoppiò a ridere come un ossesso, finendo a trascinarsi sul ponte come la prima volta che aveva visto Kaku trasformarsi in una giraffa. Dio se non era stato divertente!!
-Ehi, piantala!-
Protestò il rosso.



tornerò seria, lo prometto XD
 
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view post Posted on 6/11/2015, 17:46
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Rob Lucci

Lucci colse con la coda dell'occhio la coperta che scivolava, rivelando il corpo scolpito del rosso. Bastò quell'immagine fugace perché la memoria gliene sbattesse davanti un'altra assai più esplicita: l'immagine di Kaku nudo, con solo un diamante al collo, sdraiato su un divanetto a posare per lui, per farsi ritrarre come i suoi "ragazzi di Sabaody".
Lucci maledì il sogno come aveva maledetto Eneru non molte ore prima.
Si forzò a inchiodare lo sguardo in terra e tenere la mente impegnata a cercare i suoi fottuti vestiti, perché no, non avrebbe pensato a quel genere di cose, adesso. Non era proprio il momento.
Trovò i pantaloni e se li rimise, constatando che si erano impregnati di umidità, come anche le bende e la camicia. Gli sembrò di udire una risatina di Kaku, ma prima che potesse voltarsi a verificare, arrivò il rumore di passi dal lato opposto del ponte.
Terminò di vestirsi in silenzio, mentre Hattori gli si posava sulla spalla come di consueto. Stava giusto sistemando il cravattino al suo piccolo pennuto quando arrivò Jabura, con un sorriso che non finiva mai e un'espressione più irriverente del solito stampata in faccia.

CITAZIONE
-Buongiorno!-
-Buongiorno...-

Lucci non rispose, limitandosi a sostenere lo sguardo del lupastro con le mani infilate in tasca. Non amava chiacchierare con quello scemo di prima mattina, specie dopo un'overdose di demenza immaginaria.
Notò con interesse le orecchie da giraffa di Kaku mettersi sull'attenti, nervose, e anche se non lo diede a vedere ne fu un po' divertito.
Purtroppo per lui, il divertimento tra poco sarebbe stato tutto di Jabura.

CITAZIONE
-Che hai da fissare con quella faccia?-
-Nulla, nulla, giraffol-

Jabura che, ancora scosso dalle risate, riuscì a sghignazzare qualcos'altro, prima di ripiegarsi su sé stesso.
«Dimmi, Kaku, come fa una giraffa a tendersi all'infinito
Lì per lì Lucci non collegò. Che stava blaterando quell'idiota? Soprattutto, perché era così in vena di spirito, considerando anche lo screzio avuto con lui la sera precedente?
Poi ricordò.
Quella frase... quell'esatta espressione, non era il nome della "tecnica" che Kaku aveva usato nel suo sogno mettendosi sulle punte, e dopo a testa in giù, in equilibrio sul naso?
«Jabura! Cotanto clamore non si confà quest'ora del giorno! YO-YOI!»
«Lucci ti picchierà di nuovo, Chapapa.»
...No, impossibile.
Forse ricordava male, o era solo una bislacca coincidenza. Ma Jabura continuava a sghignazzare come un ossesso e la cosa cominciava a infastidire Lucci.
«Se sei di nuovo sbronzo è un tuo problema,» lo ammonì «risparmiaci la tua stupidità.»

Jabura gli rivolse un'occhiataccia e scattò in piedi. Non aveva dimenticato il conto in sospeso con quel bastardo, nossignore. Però...
Però il sogno sul Titanic ebbe di nuovo il sopravvento. Più precisamente fu la vista di Lucci, con quegli straccetti da pezzente e la faccetta da ragazzino innocuo, ad avere la meglio su tutto il resto.
Non riuscì proprio a trattenersi.
«Altrimenti cosa farai? Mi sputazzganerai in faccia??»
E giù a ridere della grossa.

Una scintilla di rabbia balenò negli occhi di Lucci, per spegnersi un attimo dopo sotto una doccia di freddo stupore.
Era troppo. Troppo per essere una semplice coincidenza.
Jabura... sapeva.
Jabura aveva fatto il suo stesso sogno!
Gli aveva sentito sparare tutte quelle scempiaggini e aveva visto lui e Kaku a quel ridicolo ballo di terza classe...! E...
Lucci deglutì, gli occhi fissi sul lupastro, increduli.
Jabura sapeva di lui e Kaku. Di come Spandam (...sì, Spandam) fosse stato cornificato, magari aveva visto persino il ritratto che lui aveva fatto a Kaku col diamante...
Non trovò parole per replicare, per quanto velocemente avesse elaborato quelle informazioni e stesse cercando di darvi spiegazione. E Jabura se ne stranì non poco, perché se Lucci aveva un debole (dopo le giraffe), era quello di cedere alle sue provocazioni piuttosto facilmente.
Smise di ridere e rilevò in effetti qualcosa di anomalo negli occhi del felino. Sembrava scioccato. Scioccato ma non stranito come avrebbe dovuto essere.
Come se quelle cose per lui avessero senso.
...Come se le avesse vissute.
«No... Non dirmi che...» balbettò Jabura, sbigottito, e sentendosi sull'orlo delle risate si voltò verso Kaku, quasi a cercare conferma del suo presentimento.


Jabura ha rischiato la vita, ma ha scioccato Lucci: ne è valsa la pena x°D
 
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view post Posted on 7/11/2015, 01:02
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Kaku


CITAZIONE
«Dimmi, Kaku, come fa una giraffa a tendersi all'infinito?»

Spalancò gli occhi e avvampò. Fece un passo indietro, preso in contropiede.
-Sei caduto dal letto e diventato più scemo?- domandò a Jabura, che si lasciò scivolare l'insulto di dosso, perché la sua stilettata aveva colpito e affondato.
Il rosso fece finta di nulla mentre tutt'intorno si levarono commenti. Riguardanti più la pelle del lupo che la cosa della giraffa. Ma la domanda restava. Perché Jabura sapeva? Era già piuttosto imbarazzante che avesse fatto una cosa del genere nel mondo dei sogni. Se poi c'erano anche testimoni era un disastro totale.
CITAZIONE
«Altrimenti cosa farai? Mi sputazzganerai in faccia??»

Quasi ci restò sul posto.
Rimase sconcertato a fissare Jabura che rideva perché sapeva. Piano piano iniziò a capire anche il resto della questione e si voltò lentamente verso Lucci, trovandolo immerso nel suo stesso stupore.
CITAZIONE
«No... Non dirmi che...»

Voltandosi nuovamente verso Jabura, lo vide cercare una risposta nei suoi occhi. E purtroppo gliela diede.
Jabura scoppiò nuovamente a ridere, più forte di prima e si trascinò di nuovo sul ponte, come quella volta.
-Smettila!- borbottò.
-Di cosa state parlando?- domandò irritata Califa. Eh, già, lei non poteva saperlo, in quella parte non c'era.
-Tranquilli, tranquilli, è una cosa normale...- fece il lupastro piegandosi su Kaku e appoggiandosi col gomito sulla sua spalla. -Dovresti fare qualcosa per quelle orecchie e la coda giraffina, potresti far rizzare gli istinti carnivori di qualcuno.- gli disse sottovoce e accennò col capo a Lucci. Kaku rimase in silenzio, senza saper cosa dire. Si riprese giusto ricordandosi della coda e delle orecchie e le fece sparire.
-Basta stupidaggini... mi spiace per il turno di guardia, Blueno, il tempo di un caffè e ti do il cambio.-
-Nessun problema.- disse il diretto interessato, tenendosi ben lontano da una situazione che rischiava di diventare incandescente. Da un lato c'erano Lucci e Kaku, quasi colti in castagna (perché sì, li aveva visti nudi sul ponte quella notte e aveva deciso di non svegliarli per evitare la situazione imbarazzante che ne sarebbe seguita), dall'altro c'era Jabura che aveva di nuovo manie suicide. Perlomeno teneva il ponte pulito.
-Ok, ok, torno serio...- fece nuovamente il lupo. -Comunque è strano. Cioè, anche voi avete sognato-
-No.- mentì spudoratamente Kaku.
Jabura gli rise in faccia.
-Ahahahaha!! Sì, come no!! E che mi dici di...-
E sciorinò una lista di fatti imbarazzanti che lo vedevano protagonista. Gli altri guardavano prima lui, poi Lucci e infine il rosso con aria stupita.
"Conta fino a dieci..."
-Hai ballato sulle punte.-
-Fai sogni scemi.- gli rispose "Conta fino a dieci"
-Povero Spandam!!-
"Ma anche no!" rabbrividì solo al pensiero.
Jabura invece era oltremodo divertito.
-Ahahahaha... e poi... il trenino... muhahah.. il trenino.... Muhahahaha! Il trenino espress- Istintivamente, Kaku sferrò all'altro un calcio in pieno volto. Non per cattiveria, ma per autoconservazione.
Gli scappò così, d'istinto.


mi sa l'abbiamo perso
 
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view post Posted on 9/11/2015, 16:52
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Rob Lucci

Era peggio di quanto pensasse. Non solo Jabura, ma anche Kaku aveva fatto il suo stesso sogno: glielo avrebbe letto in faccia pure un cieco.
E gli altri?
Lucci li passò rapidamente in rassegna.
Fukuro e Kumadori? Probabile. Il primo evitava il suo sguardo ma aveva i tipici, luccicanti occhietti da gnorri di chi sapeva affari compromettenti e aspettava solo l'occasione buona per sputtanarli al mondo. Il secondo era come sempre di difficile interpretazione, ma Lucci già se lo vedeva tentare un seppuku perché Tom aveva lanciato il Titanic contro l'iceberg. Per fortuna, erano entrambi troppo ritardati per intuire che la storia tra lui e Kaku avesse un fondo di verità.
Califa? Sicuro. Da quando li aveva incrociati si era sistemata gli occhiali sul naso già una decina di volte: un'abitudine che le si accentuava nei momenti di imbarazzo. Anche se la stronzata dello sputo e del ballo se li era risparmiati, almeno lei.
Blueno? Forse no. Non dava l'impressione di capirci un granché sui riferimenti fatti da Jabura, né sul perché se la stesse ridendo così tanto. Inoltre Lucci non ricordava di averlo visto sulla nave (sempre che questo avesse una qualche rilevanza). Fu tentato di dirgli che avrebbe dovuto svegliare lui e Kaku per il turno al timone -il che li avrebbe risparmiati dall'incubo assurdo- ma la reputò una pessima idea ancor prima di finire di formulare il pensiero.
Poi il lupastro, quel lupastro che per i suoi gusti ronzava sempre troppo vicino ai suoi interessi, fece la domanda X.

CITAZIONE
-Comunque è strano. Cioè, anche voi avete sognato-

-No.-

No, certo.
Hattori ridacchiò sommessamente, portandosi le ali al becco. Dopo cinque anni di ventriloquìa ininterrotta a Water Seven, Lucci riusciva persino a ridere in quel modo senza muovere un muscolo facciale.
Tipico di Kaku.
"Il mio naso non ha nulla che non va" diceva a sei anni, e passava la notte a piangere perché gli altri bambini lo prendevano in giro.
"Mi piacciono le giraffe" a ventitré, cioè poche settimane prima, e continuava a ripeterlo come se dovesse convincere prima di tutto se stesso.
"Non faccia un altro passo, o mollerò la presa" a diciassette, sul Titanic. E non si sarebbe buttato.
Jabura finì di sconquassarsi dalle risate e prese ad elencare una serie di cose imbarazzanti sul sogno che nel sogno sarebbero dovute restare.
Lucci strinse i pugni, irrigidendosi.

CITAZIONE
-Hai ballato sulle punte.-

Poteva ancora salvarsi.

CITAZIONE
-Povero Spandam!!-

Doveva solo stare zitto. Solo questo.
Ma ovviamente

CITAZIONE
-Ahahahaha... e poi... il trenino... muhahah.. il trenino....Muhahahaha! Il trenino espress-

Ovviamente Jabura si confermava un completo idiota.
Lucci gli tirò un pugno in faccia, centrandolo appena mezzo centimetro sotto il piede di Kaku. Si rese conto solo allora che avevano agito in sincronia, per il bene comune.
Jabura vide per un attimo le stelle, poi rovinò in terra col volto paonazzo. Adesso sì che sarebbe tornato serio davvero, giusto un paio di minuti per riprendersi.
Come se nulla fosse, Lucci rimise la mano in tasca e si voltò verso gli altri, deciso a fare il punto della situazione evitando dettagli sconvenienti.
«E' evidente che stanotte si è creata una sorta di connessione inconscia tra noi. Avete vissuto tutti l'affondamento?»
Come si aspettava, Califa, Fukuro e Kumadori annuirono. Blueno no.
«A dire il vero... io ho solo sognato te e Paulie vincere i biglietti per il Titanic al bar. Poco dopo mi sono svegliato.» omise che prima di svegliarsi, nel suo sogno, l'intero locale fu infestato dai gas intestinali di Magellan e dovette porvi rimedio personalmente: una vicenda che si sarebbe portato nella tomba.
«...Quindi non sei mai salito sulla nave.» rifletté Lucci «Forse è per questo che sei riuscito a svegliarti e noi no.»
«Ma com'è possibile?» domandò Califa, raddrizzandosi la montatura con le dita tese «Siamo stati avvelenati?»
«Strappammo noi lo squalo maledetto dal mare, YO-YOI!! Me ne assumerò io la colpa facendo seppuku!»
«Al gatto diamo solo le lische ha detto Jabura, io l'ho sentito. Chapapa! Ma noi non abbiamo un gatto. Il gatto è Lucci ha detto Blueno. Chapapa!»
Lucci scosse leggermente il capo, ignorando i due suonati.
«Anche ammesso che il pesce contenesse delle tossine, non spiega quello che è accaduto. Le sostanze allucinogene non creano questa specie di sogni collettivi, per quanto ne so.» di certo il Governo non ne era a conoscenza: in quel caso avrebbe sguinzagliato i suoi scienziati per studiare il fenomeno, e loro l'avrebbero saputo «Comunque, abbiamo altro a cui pensare ora.»
Scrutò in lontananza, sul mare, il profilo ancora indistinto dell'isola su cui aveva trascorso quasi la metà dei suoi anni. Gli sembravano passati secoli dall'ultima volta che l'aveva vista.
Si rivolse quindi a Kaku.
«Andiamo a prendere questo caffè e torniamo al timone.»
Hattori accolse la notizia con gioia, tubando affamato sulla sua spalla.


se non chiude quella cerniera perderemo anche Fukuro, presto o tardi xD
 
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view post Posted on 9/11/2015, 23:43
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Kaku


Rimase piacevolmente spiazzato nel vedere che il sincronismo con Lucci ancora funzionava.
Nessuno fortunatamente fece altre domande su cosa avessero fatto loro due sulla nave dei sogni, l'esempio di Jabura era stato sufficiente per arginare altri commenti idioti. Salvo quelli di Fukuro e Kumadori. Fortunatamente quei due non avevano afferrato bene il concetto, perciò poteva risparmiarsi la fatica di chiudere loro la bocca (non che con Fukuro funzionasse).
Se come diceva Lucci, comunque, a provocare quell'assurdo sogno collettivo non era stato il pesce, la domanda restava. Che diavolo era successo quella notte? Perché i ricordi sembravano così vivi.
C'era il gelo, ma anche il calore.
In quel momento Kaku ricordò il calore di quella notte nella carrozza con Lucci. Un calore che aveva provato anche nella realtà e che perciò poteva misurare col metro della realtà. Era così dannatamente realistico per essere un sogno, che se gli avessero detto di essere finito in un mondo parallelo, non avrebbe avuto esitazioni a crederci. Quando sentì la risatina di Hattori (ergo di Lucci) abbozzò un sorriso. Per un attimo aveva pensato al pennuto indemoniato. Per il restante attimo aveva pensato di aver ritrovato il lato comico dell'altro.
Lucci, però, riportò la calma generale prima che tutto degenerasse e il suo lato comico sparì con quello distinto e fiero del leader.
CITAZIONE
«Andiamo a prendere questo caffè e torniamo al timone.»

Il caffè fu una vera benedizione per il suo organismo.
Man mano che la caffeina entrava in circolo sentiva ogni sua cellula risvegliarsi e la mente aprirsi disponibile ai ragionamenti e ai piani. Perché era ciò che stavano per fare: pianificare, ragionare, agire. Se non aggiungeva il dettaglio che erano tutti ricercati, sarebbe stato un normale meeting del cp9. Mancava solo...
-Ci manca solo quel fesso.- Jabura parve leggere i suoi pensieri.
Califa si mise una zolletta di zucchero.
-Non iniziare a molestarmi di mattina presto.-
-Chiedi alla nostra giraffa cos'è una molestia.- ribatté quello, ricevendo un calcio allo stinco dalla suddetta giraffa. -Che vuoi? Non è vero? Credimi, era molesto lavorarci anche in sogno.-
-Sembrava ti divertissi.- lo prese in giro Kaku.
-Solo perché era masochisticamente dipendente dal caffè, tutto qui.- replicò Jabura. -Avessi avuto una lumacamera, accidenti...- Scoccò un'occhiata a Lucci e decise che non era il caso aggiungere che anche a lui pareva che loro due si divertissero e molto alle spalle del loro ex capo. -Ma a proposito di quel deficiente, non pensate che anche nell'isola sappiano già della nostra situazione? Sarebbe come gettarci nella fossa dei leoni.-
-Chapapapa forse dovremmo attraccare di nascosto senza dare nell'occhio.-
Tutti tacquero e presero a fissare Fukuro, incapaci di commentare.
-Cosa pensi di fare?- domandò Blueno dopo secondi di doveroso silenzio, rivolto a Lucci. Gli sguardi ora si rivolsero al leader. E non erano le stesse occhiate di compatimento. Dipendevano tutti da lui. Anche quelli che, come Jabura, non l'avrebbero mai ammesso, neppure sotto tortura.


Un giorno gli metteranno della colla, vedrai. un giorno molto vicino.
 
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view post Posted on 14/11/2015, 13:29
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Rob Lucci

Mentre Hattori finiva di rimpinzarsi con le poche scorte di cereali trovate in dispensa, Lucci gli versò mezzo dito di caffè dentro un bicchierino da liquore, tornando poi a sorseggiare il suo, completamente amaro.
Intercettò lo sguardo di Jabura che parlava dell'ex capo: quel vigliacco nato nella parte privilegiata delle società persino in sogno. In effetti, aveva provato un certo piacere nel beffarsi di lui con Kaku (e non l'aveva visto sputazzganare in un occhio dal suo fidanzato, purtroppo), ma rimpiangeva di non essere stato abbastanza cosciente da cantargliele di santa ragione.
Perché Spandam si meritava ben più che un matrimonio sfumato dopo i fatti di Enies Lobby. Se erano ricercati dal Governo lo dovevano soprattutto a lui; non poteva passarla liscia.

CITAZIONE
-Chapapapa forse dovremmo attraccare di nascosto senza dare nell'occhio.-

Finì di bere il caffè senza considerare quella proposta alquanto irrealizzabile (a meno di lasciare Fukuro e Kumadori sulla nave). Però l'intenzione di non creare scompiglio come a San Popula era indubbiamente corretta.

CITAZIONE
-Cosa pensi di fare?-

Lucci poggiò i gomiti sul tavolo e incrociò le dita davanti alla bocca, valutando le loro prossime mosse.
«Approderei sul versante est.» cominciò «Dubito che servirà a nascondere la nave, se non l'hanno già avvistata sarà solo questione di tempo.»
L'unico edificio presente sull'isola sorgeva al centro di una giungla selvatica e si articolava su più piani, offrendo una buona panoramica del mare circostante. Lucci, che aveva atteso l'arrivo delle navi del Governo molte volte da lassù, lo ricordava nitidamente.
«Tuttavia quel lato dell'isola ha sempre avuto una vegetazione fitta, sarà più facile muoversi senza dare nell'occhio.» scoccò uno sguardo eloquente a Fukuro e proseguì «Forse non troveremo anima viva e non serviranno tante precauzioni, ma è meglio evitare contatti con ospiti inattesi.»
Capitava di rado che i comuni agenti del Governo Mondiale si recassero lì in assenza di scopi precisi, ed era troppo presto perché avessero già organizzato una spedizione per cercarli, d'altra parte, la prudenza non era mai troppa.
«Quindi ci dirigeremo subito alla base, dove avremo più probabilità di trovare il Se-» si fermò, correggendosi «Auron. Non possiamo fare a meno di parlare con lui.»
Suonava strano pronunciare il suo nome, nonostante fossero passati così tanti anni. Per lui, come per il resto dei suoi compagni, Auron era sempre e solo stato il Sensei, il loro maestro di Rokushiki. Un agente di storica fama nel Cipher Pol, che dopo una lunga e brillante carriera da assassino s'era "congedato" per anzianità, ritirandosi a condurre una vita solitaria sull'isola. In realtà, non era mai completamente uscito dal giro della giustizia in nero, piuttosto aveva cambiato ruolo: da esecutore a formatore di nuove generazioni di killer professionisti. Un mestiere che aveva finito col diventare la sua vocazione e che lo aveva condotto ad insegnare le Sei Arti al gruppo di Lucci; in assoluto gli allievi di cui andava più fiero, almeno prima del Bustercall a Enies Lobby.
Adesso, solo Eneru sapeva cosa pensava di loro e come li avrebbe ricevuti. E non solo lui.
Califa abbassò lo sguardo, fissando inespressiva il fondo della sua tazza da caffè. Anche suo padre si trovava lì. Cosa doveva aspettarsi da lui?
«Se non siamo i benvenuti sull'isola, ce ne andremo.» concluse Lucci.
«Come sarebbe?! Siamo appena arrivati!» protestò Jabura.
«Vuoi forse combatterli?»
Una domanda che suonava più come un rimprovero. Non che non ne fossero in grado, anzi, con tutta probabilità lui, Kaku e Jabura avevano ormai superato il maestro in termini di forza fisica, ma il punto era un altro. Era una questione di rispetto.
Quella era la loro casa, quell'uomo li aveva addestrati. Non era affatto la stessa cosa che punire un pugno di piratucoli ostili, come a San Popula.
«No, no.» precisò subito Jabura, seccato.
«Se sono contro di noi, segnaleranno subito la nostra presenza al Governo,» sottolineò Lucci «e allora dovremo andarcene comunque.»
«E se glielo impedissimo? Possiamo prenderli in ostaggio e...»
«E' fuori discussione!» esclamò Califa, irritata. L'ultima cosa che voleva era vedere suo padre legato e sbattuto in una cantina come un prigioniero, per mano sua.
«Inutile arrovellarsi prima del tempo. Spiegheremo le nostre ragioni, diremo come sono andate veramente le cose ad Enies Lobby. Quando chiariranno le loro posizioni, decideremo di conseguenza.»
Hattori terminò la colazione appollaiandosi soddisfatto sulla sua spalla. Nel farlo, gli scoprì in parte il collo segnato dai morsi di Kaku durante le loro effusioni notturne.


Figura imbarazzante fra tre.. due... uno... XD
 
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Kaku


CITAZIONE
«Inutile arrovellarsi prima del tempo. Spiegheremo le nostre ragioni, diremo come sono andate veramente le cose ad Enies Lobby. Quando chiariranno le loro posizioni, decideremo di conseguenza.»

-Sono d'accordo.- rispose Kaku. -Fra poco attraccheremo, perciò direi che è ora di prepararci per qualsiasi evenienza.-
Calò il silenzio. Erano tutti d'accordo.
Ovviamente speravano tutti che non ci fossero evenienze tragiche, ma dovevano essere pronti a tutto. Kaku rifletté che anche se sarebbe successo il finimondo, lui si sarebbe abituato immediatamente a quella nuova condizione di ricercato. Sì, non era poi così male essere un fuorilegge. Qualcuno gli avrebbe detto che era infantile, ma lui non l'avrebbe mai ammesso. Lanciò un'occhiata a Lucci e si accorse di un'altra terribile evenienza che stava verificandosi. Hattori (ma l'aveva fatto apposta per la storia del diamante?! Possibile che fosse così intelligente?!) aveva scoperto il collo di Lucci e il suo morso spiccava sulla pelle dell'altro. Non c'era modo di farlo passare per una ferita qualsiasi, dannazione! Sudò freddo. Come aveva fatto ad essere così ingenuo e a lasciarsi andare così senza pensare alle conseguenze?
Facendo finta di nulla esaminò da sotto la tesa del cappello gli altri.
Califa stava giocherellando col cucchiaino del caffè e guardava la tazza, pensierosa.
Jabura stava guardando storto Fukuro, che sparava a raffica le solite frecciatine su lui e Gatherine. Kumadori stava suicidandosi ad occhi chiusi. Blueno era anche lui impegnato col suo caffè, quindi nessuno li aveva visti.
-Oh, chapapa. Cos'è quel segno sulla tua spalla, Lucci?-
Kaku, mai come in quel momento, sentì di voler uccidere qualcuno.
Jabura, che stava tentando di strozzarlo, si voltò verso il rivale. Kaku si sentì con un piede nella fossa e agì più o meno d'istinto avvicinandosi ai due con un sorrisetto malizioso (forse un po' tirato).
-Fukuro, ma non avevi detto che Gatherine aveva letto la lettera?-
-Quale lettera?!- saltò su Jabura. -Non l'avrai fatto?!-
-Chapapa, visto che non volevi mandargliela, gli ho detto io cosa c'era scritto.-
-Ma tu... ma brutto!!- Jabura gli saltò praticamente addosso come una bestia feroce e afferratogli i lati della bocca iniziò a strapazzarglieli come se volesse fargli a pezzi quella maledetta fogna. -Se non gliel'ho mai mandata un motivo c'era! Era corrispondenza privata! Maledetto, muori!-
-Chapapa... non era corrispondenza se non la condividevi!-
-Ma io ti ammazzo!!-
-Non farlo!- s'intromise Kumadori. -Sono certo che non l'ha fatto in cattiva fede! Lascia che espii io al suo posto, yoiyoi!-
-Tu zitto o ti faccio ingoiare quel bastone!-
Kaku si voltò con calma e si lasciò sfuggire un sorrisetto soddisfatto.
Non si accorse però che Califa aveva sollevato lo sguardo e l'aveva puntato sul collo del moro.


mi sa non la scampano XD


Edited by kymyit - 15/11/2015, 20:09
 
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-Oh, chapapa. Cos'è quel segno sulla tua spalla, Lucci?-

Non fece in tempo a capire di cosa stesse parlando Fukuro che Kaku cominciò a fomentare i suoi pettegolezzi. Lucci ne restò perplesso. Poteva aspettarselo dal Kaku del Titanic, quello che aveva fatto indiscrezioni sui nobili alla cena di prima classe (a proposito, non c'erano almeno un paio di quelle facce sugli avvisi di taglia della marina?), ma per il "vero" Kaku era un comportamento insolito.
Poi si sentì stranamente osservato. Voltò lo sguardo e scovò gli occhi di Califa che lo puntavano all'altezza del collo, come se qualcosa li avesse catturati, lasciandola incuriosita e interdetta allo stesso tempo ("Kaku l'ha molestato sessualmente!"). Quando si rese conto che anche Lucci la stava osservando, la donna tornò subito a concentrarsi sul caffè appena consumato, con tutta l'aria di una ragazzina sorpresa a spiare nel buco della serratura.
Lucci sfiorò il punto che Califa stava fissando e avvertì i contorni rialzati del morso sotto le dita. Sussultò. Per un attimo risentì gli ansimi di Kaku all'orecchio, i suoi denti che lo mordevano mentre facevano l'amore...
«Forse ti ha punto un insetto?» chiese un ingenuo Blueno (era riuscito a scorgere a malapena un rossore sul suo collo).
«Non è niente.»
«YOYOI! Ci sono zanzare tigri molto aggressive sull'isola!»
«...Sarà.»
Ci mancavano solo quei rintronati a mettere la pulce nell'orecchio a Jabura, che per la cronaca non riconobbe il segno del morso da sotto la mano di Lucci, ma fiutò la verità ugualmente.
«Pffff... mi sa tanto che quella è opera di una zanzara-giraffa!» sghignazzò.
Lucci provò il familiare, allettante desiderio di gonfiarlo di botte.
Si alzò da tavola con uno scatto e lo tirò su per la camicia, scrutandolo torvo.
«Adesso stai abbaiando troppo, idiota.»
«Non osare darmi del cane, bastardo!»
«Ci risiamo...» sospirò Califa «Smettetela!»
Blueno capì di aver acceso accidentalmente una miccia tra i due e forse per il senso di colpa si prodigò a scongiurare l'ennesima zuffa. Anche se a farne le spese sarebbe stato Fukuro.
«Perché Gatherine ha rifiutato Jabura? Eppure sapeva che guadagnava bene.»
«Che cazzo te ne frega, Blueno!? Fatti gli affari tuo-»
«E' innamorata di Lucci. Chapapa! Spera di diventare la signora Rob un giorno, chappapa!»
A quel punto un ormone di Lucci, silenziosamente, morì. Jabura invece andò fuori dai gangheri e si svincolò dal rivale per accanirsi su Fukuro con rabbia amplificata.
«Come ti salta in mente di dire queste stronzate!?»
«Tanto lo sapeva tutta Enies Lobby, chapapa!!» strillò Fukuro nel panico, aprendosi uno spiraglio all'angolo della bocca-cerniera che Jabura aveva sigillato con forza.
Lucci decise che non avrebbe partecipato a quella scenetta penosa un secondo di più. Si sistemò il colletto e lanciò un rapido sguardo a Kaku.
«Diamoci una mossa, stiamo per arrivare.»
Hattori incrociò le ali sul petto e squadrò il rosso con gli occhietti luccicanti. Non avrebbe dimenticato quel diamante tanto facilmente.


L'hai detto tu no? Hattori non perdona xD
 
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view post Posted on 21/11/2015, 21:41
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Kaku

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«Pffff... mi sa tanto che quella è opera di una zanzara-giraffa!»

Fece per alzarsi e far ingoiare i denti a Jabura, ma Lucci lo precedette e Kaku rimase basito ad osservarlo.
E fortuna che scoppiò nuovamente una discussione accesissima su Jabura e Gatherine, perché Kaku si riappropriò della sua aria calma e finì il suo caffè. Fu mentre si alzava che incrociò lo sguardo con Hattori. Ricambiò l'occhiata, cercando di decifrare il pennuto. Decisamente inquietante, specie dopo averlo visto sotto una luce diversa.
-Io torno al timone.- disse.
Ci volle poco ad arrivare all'isoletta che li aveva visti crescere nel corpo e nella mente. La nostalgia pervase l'animo di Kaku. Nonostante i sacrifici e le sofferenze, quello era il posto più vicino alla definizione di casa che potessero avere. Virò con cura e diresse la nave al versante est, dove, come aveva detto Lucci, la vegetazione era molto più fitta e se non li avevano avvistati prima, sarebbe stato difficile che lo facessero in quel momento.
Gettata l'ancora, il gruppo si assassini era pronto a sbarcare.
-E mi raccomando, non fatevi vedere o sentire.- ammonì Blueno.
-Perché guardi anche me?!- saltò su Jabura, ricevendo un'occhiata eloquente. -Non paragonarmi a quei due cretini, capito?-
Kaku si risparmiò ogni commento superfluo e si guardò intorno. Dato che era da molto che non metteva piede là, gli venne naturale constatare come quell'isola fosse, sì, rimasta la stessa, ma le sue proporzioni erano diverse. Non era più un luogo enorme, in cui sentirsi impauriti, intimoriti, spaesati. Lo stesso sentiero che conduceva all'approdo era più stretto, tanto che allargando le braccia, riusciva a raggiungere i due estremi. Un Kaku appena più giovane non li avrebbe neppure sfiorati, quello minuscolo di molti anni prima arrivava appena a metà. E quegli alberi... anche loro, per quanto fossero cresciuti col tempo, non l'avevano fatto con la sua stessa velocità.
Chissà come li avrebbe accolti Auron, il loro vecchio maestro. Ci sarebbe stato qualcun altro oltre ai dipendenti del governo? Altre reclute, per esempio, altri bambini come loro.
-Ti sei imbambolato?- gli fece Jabura, superandolo.
-Piantala con queste molestie sessuali.- gli rispose lui, superandolo a sua volta.
Califa li trucidò con lo sguardo.
-Finitela di comportarvi come bambini.- disse alterata.
-Non facciamoci riconoscere.- ripeté Blueno,
Jabura e Kaku gli indicarono Kumadori e Fukuro. Il primo stava già piangendo per la commozione e singhiozzava così rumorosamente, che gli uccelli intorno stavano iniziando ad agitarsi.
-Oh, santo cielo.- sospirò.
-Ora ricordo perché non siamo mai andati in missione tutti insieme.- ribatté Kaku, calandosi il cappellino sugli occhi.

Nel frattempo, dall'altra parte dell'isola, la nave pirata attraccata ad est era stata individuata e Auron, l'assassino che aveva addestrato le reclute del cp9 fin da quando erano solo bambini, era stato informato.
L'uomo scrutò la foresta con il bioccolo con attenzione, prima di dare disposizioni. Sulla sua bocca si dipinse un sorriso triste.


Hattori si scoprirà l'arma segreta XD
 
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view post Posted on 22/11/2015, 23:56
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In coda al resto del gruppo, Lucci avanzò per il sentiero immerso nella foresta, guardandosi intorno con circospezione.
La natura e le intemperie avevano fatto il loro corso negli anni, eppure quel bosco coi suoi alberi imponenti, le sue radici nodose ad affiorare dal terreno come dorsi di serpente, rimanevano così familiari. Persino il rumore del vento tra le fronde produceva un suono affabile, confidenziale.
Se fino a poco prima, ripensando agli allenamenti col maestro, gli era sembrato di aver abbandonato l'isola da secoli, adesso Lucci aveva l'impressione di non essersene mai andato veramente. Come se fosse partito da lì per una breve missione e vi avesse fatto ritorno il giorno successivo, pronto a perfezionare i suoi Shigan contro una roccia.
Vide Kumadori esplodere in singhiozzi di commozione e Fukuro saltellare per la gioia, intonando una filastrocca d'esultanza. Jabura continuava a punzecchiare Kaku, con aria più spensierata di prima. Nella loro compostezza, anche Kaku, Califa e Blueno davano idea d'essere felici di trovarsi lì, o quantomeno, di condividere le sue stesse impressioni nel respirare finalmente aria "di casa".
«Puuur!» Hattori tubò emozionato sulla sua spalla e gli ricordò che nemmeno lui faceva eccezione. Era appena un pulcino incapace di volare quando Lucci l'aveva trovato sull'isola, ma come tutti gli uccelli ricordava su quali rami era stato costruito il suo nido.
Il moro alzò lo sguardo oltre le chiome degli alberi dinnanzi a sé, dove la costruzione che li aveva ospitati da bambini spuntava in lontananza, simile ad un grande obelisco, stagliandosi solitaria contro il cielo azzurro.
In dieci minuti l'avrebbero raggiunta e si sarebbero palesati a coloro che li avevano cresciuti, non più come allievi o agenti governativi, ma come ricercati e responsabili di un clamoroso fallimento: a testimoniarlo, i segni della sconfitta che Lucci si portava addosso, coperti sotto strati di fasciature.
«Sembra tutto tranquillo.» osservò Blueno, voltandosi appena verso di lui. In sottofondo, Fukuro canticchiava frasi sconnesse al ritmo tedioso del Chapapa-pa! Chapapa-pa!.
Lucci fece per muovere un altro passo, ma si arrestò di colpo. Aveva sentito qualcosa.
«Zitti.» ordinò.
Jabura eseguì il comando tirando la zip a Fukuro, Kumadori schiacciandosi i palmi delle mani contro la bocca (come se altrimenti non potesse smettere di blaterare).
Lucci si sfilò le mani di tasca e scrutò immobile un punto nel fitto della foresta, in attesa. Allora le risentì.

«Shigan! Ugh...!»
«R-Rankyaku! AH! Che male!»


Erano voci acute... infantili. Avvicinandosi cautamente alla loro fonte, Lucci individuò alcuni bambini intenti ad allenarsi (x), non più lontani di dieci metri.
«Nuove reclute?» ipotizzò Califa in un sussurro.
Il felino annuì: «Probabile.»
Anche Jabura si affiancò a lui per curiosare e non mancò di fare a Fukuro un'osservazione degna della sua imbecillità.
«Ahahaha! Quel ciccione sembri proprio tu da piccolo!»
«YOYOI! Non dovresti offendere la sensibilità delle persone, Jabura!»
«Quel bambino ha un naso da maiale. Chapapa!»
«...»
«Sssst!» li zittì Califa, proprio quando uno dei bambini tentò uno shigan contro un albero e lo fallì, scoppiando in lacrime con l'indice fratturato stretto nella mano sinistra.
«Bwahaha! Che mezze cartucce!» ridacchiò Jabura.
«Tu non eri migliore alla loro età.» gli ricordò Lucci.
«E tu che ne sai?! Quando ho imparato a lottare non eri neanche nato!»
E quando ho eseguito lo Shigan, eri ancora un poppante. continuò la voce di un diciottenne Jabura nella memoria di Lucci, per concretizzarsi nel presente:
«E quando ho eseguito il primo Shigan, tu eri solo un poppante!»
Lui e Jabura erano sempre stati in competizione da quando aveva iniziato a ricordare. Certe cose non cambiavano mai. Altre invece...
Lucci guardò Kaku con la coda dell'occhio, pensando a quando il lupastro lo prendeva in giro in quanto membro più debole e più piccolo del gruppo. Era ben lontano dal sospettare che un giorno, quel bimbo col naso quadrato, l'avrebbe addirittura superato.
«Taci o ci farai scoprire,» disse quindi a Jabura, mentre il ghigno altezzoso di un giovane Rob Lucci, ormai diventato grande, si dipingeva sulle sue labbra «Numero Tre.»
Jabura ci mise appena mezzo secondo a capire -del resto era l'unico a cui realmente importasse di quella stupida classifica in Doriki- e di colpo il suo colorito diventò bordeaux. Era talmente imbarazzato e colto alla sprovvista da quel mezzo insulto che riuscì a malapena a mettere insieme una risposta.
«Cosa... Come mi hai chiamato, maledetto!??»
«Colpito e affondato!» tubò beffardo Hattori.
«E tu chiudi il becco, fottuto piccione! Cioè...!» tornò a folgorare Lucci con una faccia indecifrabile «...SMETTI DI PRENDERMI PER IL CULO!!?»
«Fai silenzio, Jabura!» lo rimproverò Califa allarmata «Uno si è girato verso di noi!»


Beccati questa, lupastro xD
 
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view post Posted on 1/12/2015, 01:28
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Kaku


Kaku guardò prima uno e poi l'altro. Lucci si era svegliato stranamente allegro quella mattina. Beh, forse era lo stress. Jabura era un ottimo antistress per lui.
Avrebbe voluto poter dire altrimenti, non aveva la stessa soglia di sopportazione purtroppo.
CITAZIONE
«Fai silenzio, Jabura!» lo rimproverò Califa allarmata «Uno si è girato verso di noi!»

Trattenne il fiato, lo fecero tutti.
Un bambino col moccio al naso fissava la fitta vegetazione e tutti loro stettero immobili per non farsi scoprire, persino Kumadori e Fukuro fecero del loro meglio, segno che avevano preso sul serio la situazione.
-Ganta, il tuo avversario è davanti a te!- lo rimproverò aspra una voce ben nota alle orecchie del CP9.
Kaku mosse appena la testa per poter vedere bene l'uomo che li aveva allenati fin dalla più tenera infanzia. All'apparenza, sembrava cambiato molto. Aveva capelli più corti, con qualche spruzzata di grigio, ma il fisico non sembrava aver risentito del tempo e neppure quella voce, sempre alta, tonante e perentoria. Il bambino si voltò nuovamente e tornò a concentrarsi sugli esercizi e l'intera squadra (non sapeva se anche Lucci, ma suppose di sì) tirò un sospiro di sollievo.
-Forza! Shigan e poi Geppo!-
-Shigan!- esclamarono i ragazzini. La maggior parte di loro riuscì a praticare fori perfettamente circolari sugli alberi, uno solo non ci riuscì, lo stesso che si era rotto le dita poco prima e che si mise a piangere per il dolore. Kaku s'intenerì un poco. Dopotutto anche lui era solito fratturarsi le dita molto spesso. E se non fosse stato per qualcuno, lo Shigan non l'avrebbe mai imparato.
-Quanto ancora volete stare nascosti là dietro?- domandò il maestro con voce calma.
Un attimo dopo, L'uomo era piombato addosso a Fukuro e l'aveva colpito con un calcio, facendolo volare qualche metro più in là. Senza neppure mettere piede a terra, aveva colpito Califa con l'altra gamba, scagliandola su Jabura. Poi aveva cercato di colpire lui e Kaku aveva schivato il colpo per un pelo.
-Lasciami, che sono queste molestie?!-
-Ti ho chiesto come stATTENTA!- Jabura spostò bruscamente Califa e parò con difficoltà una sequela di calci usando il Tekkai, ma non resistette molto e prese l'ultimo colpo in piena faccia.
Il maestro atterrò in mezzo al gruppo e scoccò un'occhiata di sfida a Lucci, poi si accanì su Kumadori e Blueno, poi di nuovo contro Kaku e Jabura. Il suo viso non accusava lo sforzo, sebbene degnato da nuove rughe e cicatrici. Kaku decise di approfittare della distrazione dell'uomo, intento a parare un calcio di Califa, per colpirlo di sorpresa con un pugno ben assestato al fianco, ma quello dovette prevedere la sua mossa, perché gli afferrò il polso e strattonandolo lo fece rovinare a terra. Il rosso si rialzò subito e vide quello che era il loro maestro lanciarsi contro Lucci.
-ATTENTO!- si lasciò sfuggire.



Quale sarà il numero di scarpe del maestro? X°D
No, Ener fetente, più lo rileggo, più il battibecco fra Lucci e Jabura mi fa morire X°°°D
Numero tre... ma Lucci!! X°D
 
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Rob Lucci

CITAZIONE
-Ganta, il tuo avversario è davanti a te!-
-Forza! Shigan e poi Geppo!-

Il pericolo sembrava scampato.
Cavolo, forse aveva fatto agitare troppo il lupastro, ma la tentazione di smontarlo proprio nel teatro della loro infanzia, dove una volta Jabura si dilettava a bullizzare i più piccoli, era stata irresistibile. E in fin dei conti, beh, ne era valsa la pena.
Udì poi i bambini eseguire lo Shigan su ordine del maestro: qualcuno riuscì meglio di altri, forando il legno per diversi centimetri, uno solo di loro sbagliò, con gli occhi subito traboccanti di lacrimoni. Lucci li contemplò per pochi secondi, accorgendosi solo all'ultimo che l'attenzione di Auron si era concentrata su di loro.

CITAZIONE
-Quanto ancora volete stare nascosti là dietro?-

Non ebbe modo di chiedersi se il loro ex insegnante facesse sul serio o meno: pensò solo a scansarsi per evitare la sua carica, improvvisa e fulminea.
Gli vide mettere fuori gioco Jabura temporaneamente e constatò che malgrado l'età avanzata, Auron non aveva perso il suo smalto. Tutt'altro. I continui allenamenti sull'isola dovevano averlo fortificato nel corpo come nello spirito.
In un attimo di stasi Lucci si sentì trafiggere dal suo sguardo (se possibile, più austero di quanto ricordasse), che sostenne con fermezza, studiandone le intenzioni. Voleva dargli il benservito per conto del Governo, o era solo una specie di test di benvenuto?
L'avrebbe scoperto a breve, perché l'uomo aveva ripreso a combattere e non sembrava minimamente intenzionato a risparmiare nessuno dei suoi vecchi allievi.

CITAZIONE
-ATTENTO!-

Sentì l'avvertimento di Kaku ma non poté apprezzarne la premura: il sensei gli fu addosso, sfoderando un poderoso gancio destro. Lucci gli bloccò il pugno nel palmo di una mano, il braccio teso e irrigidito al massimo.
Hattori volò via spaventato dalla sua spalla per andarsi a posare sul ramo di un albero sopra le loro teste.
Ora che il suo piccolo complice di ventriloquia era al sicuro, Lucci poté passare al contrattacco. Balzò indietro e sferzò l'aria con un Rankyaku, che tuttavia Auron evitò con disinvoltura, riapparendo alle sue spalle e restituendogli un calcio.
Il leader del CP9 lo schivò in tempo, ma dovette voltarsi in fretta per rispondere ad una serie di colpi rapidissimi e precisi.
Forse il maestro non aveva intenzioni ostili -nessuno Shigan, nessuna Rokushiki con chiara volontà di spezzare le ossa a qualcuno- ma di certo non dava tregua. E non stava andando troppo per il sottile.
Quando finalmente Lucci riuscì a colpirlo in volto, di striscio, Auron usò il Soru e indietreggiò quanto bastava per caricare un nuovo pugno. Rob mimò la sua mossa, poi si lanciò verso di lui senza esitare. I pugni impattarono l'uno contro l'altro, in un violento cozzare di nocche che sembrò far vibrare l'aria circostante. Se quello scontro fosse avvenuto appena una decina di anni prima, Lucci non era certo che avrebbe mantenuto integre tutte le falangi.
Allora avvertì un fastidio risalirgli lungo il braccio, accentuarsi sui muscoli più contratti. Non abbassò la guardia, ma l'avversario sembrò cogliere l'occasione per sferrargli un calcio al fianco destro rimasto scoperto. Non avrebbe fatto in tempo a schivarlo, era troppo vicino.
«Tekkai!»
Funzionò, perché in effetti riuscì ad incassare il colpo del maestro senza farsi male. D'altro canto, però, una fitta acuta gli investì i muscoli dell'addome e del petto simultaneamente, ricordandogli con eloquenza che fino a due giorni prima stava in coma su un letto d'ospedale e che il medico, al suo risveglio, non gli aveva raccomandato riposo assoluto per almeno due settimane tanto per dare fiato alla bocca.
Per quanto fosse frustrante riconoscerlo, il suo fisico non rispondeva ancora come lui voleva.
Auron lo colpì di nuovo, costringendolo a pararsi con un avambraccio e ad arretrare di qualche passo.
Adesso la fitta si fece dolorosa e alcune delle suture minacciarono di riaprirsi. Lucci rilassò un poco i muscoli, suo malgrado; forse il prossimo colpo l'avrebbe preso in piena faccia, com'era successo a Jabura.


Nel frattempo Fukuro sarà volato chissà dove xD
Salvami giraffolo!
 
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view post Posted on 2/12/2015, 00:45
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Kaku


-Rankyaku!-
Auron sferrò un potente calcio a Lucci. Un colpo che, Rankyaku o meno, avrebbe potuto uccidere chiunque. Il fendente del calcio e il calcio stesso, però, furono intercettati a metà strada dalla gamba di Kaku.
Il rosso sentì il dolore pulsare come vivo nonostante il Tekkai ma strinse i denti. Atterrò barcollando appena, frapponendosi fra l'uomo e Lucci, con le braccia abbandonate lungo i fianchi. Riprese fiato e si preparò a difendersi nuovamente. Poi avrebbe dovuto spiegare perché si era frapposto fra lui e Lucci, perché dopo quella notte di furore nel mondo dei sogni, beh, la giustificazione che Lucci (la ex macchina da guerra del Governo Mondiale) fosse convalescente mica stava tanto in piedi.
Auron batté piano le mani, un gesto che normalmente significava la fine degli esercizi massacranti.
-Passano gli anni,- iniziò l'uomo -ma certe cose non cambiano. Voi due andate sempre molto d'accordo.- commentò guardando Lucci e poi Kaku. -E siete diventati molto più forti. Anche tu, Jabura, ma dovresti tenere la guardia alta. Anche voi altri. Califa, dovresti-
-Aspetti, aspetti!- saltò su il lupastro. -Ci ha attaccati per misurarci?!-
-Califa dovresti tenere il baricentro più basso in difesa.-
La ragazza si sistemò gli occhiali sul naso. Dietro di lei, gli altri membri del Cp9 si avvicinarono alla spicciolata.
-Ma dico, ehi, mi ascolta?!- sbottava Jabura inviperito.
-Se ci chiedevamo da chi avesse preso Fukuro...- mormorò Blueno.
-Maestro, ci ha attaccati solo per questo?- domandò Kaku.
Auron accennò alla vegetazione alle loro spalle. Semi nascosti fra i cespugli, i piccoli aspiranti agenti segreti osservavano tutto con tanto d'occhi.
-Stavo tenendo una lezione, è il mio lavoro, no? Spero abbiate imparato qualcosa anche voi sette.-
Fukuro si aprì un poco la cerniera.
-Il Maestro prende un 40 scarso di piede.- annunciò.
Il maestro sentì il prepotente bisogno di sopprimere il suo allievo.
-E' la sua vergogna segreta, ha sempre avuto dei piedi piuttosto pic-
Un potente Rankyaku mandò il poveretto a volare qualche cespuglio più avanti. Poi, con una venuzza ballerina sulla fronte e l'aria più truce del suo repertorio, Auron si voltò verso i restanti sei.
-Avete imparato qualcosa?-
Tutti, d'istinto, quasi si misero sull'attenti.
-Quell'idiota non cambia mai, ma anche lei, maestro...- fece Jabura, piano.
-E' vero, non sembrano passati anni da quando lasciammo l'isola.- commentò nostalgico Kaku.
-Questi bambini...- iniziò Califa -Entreranno a far parte del cp9 anche loro?-
-Yoiyoi... maestro, vuole forse che espii i peccati del mio amico Fukuro?-
Sconsolato, Auron scosse il capo.
-Bentornati a casa.- disse poi con un sorriso benevolo.


Pochi minuti dopo, Jabura pensò che forse sarebbe stato meglio prendere ancora più calci.
E Kaku era quasi d'accordo.
-Come abbiamo fatto a finire in questa situazione?- si chiese il lupo, mentre una ragazzina si precipitava a tirargli un calcio con Tekkai.
-Come mai hai quel naso così strano?- domandò il bambino col naso porcino.
Già, come avevano fatto a finire a fare i baby sitter a quel gruppo di marmocchietti?


Lucci, dammi un bacino sulla bua!!
 
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view post Posted on 3/12/2015, 16:38
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Rob Lucci

Si sarebbe trascinato i dolori di quel Rankyaku per settimane, se lo avesse preso in pieno senza alcuna contromisura; o se qualcuno non fosse intervenuto a bloccare il colpo per lui.
Qualcuno come Kaku, per esempio.
Lucci fissò attonito la schiena del ragazzo, irrigidita dal Tekkai, fargli da scudo. Non poteva vederlo in volto, tuttavia era certo che stesse stringendo i denti per lo sforzo, considerata la potenza del colpo di Auron.
Sulle prime pensò che fosse una mossa stupida. Sì, insomma, non era così necessario soccorrerlo; ma d'altro canto lo fece sorridere, almeno mentalmente. Era strano e, avrebbe osato dire, bello sapere di avere qualcuno pronto a difenderti nei momenti di difficoltà, malgrado tu fossi una macchina assassina per il resto del mondo, e forse anche per te stesso.
Fortunatamente, comunque, il maestro decise di porre fine all'assalto in stile Fukuro (anche Lucci era rimasto senza parole in proposito) e rivelare le sue vere, "benevole" intenzioni.

CITAZIONE
-Bentornati a casa.-

Tre parole in grado di fargli dimenticare tutto, compreso il vago senso di vergogna per le trovate del loro cernierone ambulante, che a quanto pareva, non aveva un briciolo di riserbo proprio per nessuno.
«Maestro...» fece poi, rivolgendosi serio ad Auron. Si accorse appena di Hattori che tornava ad appollaiarsi su di lui, per scrutare i bambini indaffarati a riempire di domande due semi-disperati Kaku e Jabura. «Lei è al corrente della nostra situazione col Governo, ovviamente.»
«Ovviamente.»
Lucci inarcò un po' un sopracciglio. Hattori puntò il bambino moccioloso che per qualche oscuro motivo non gli andava a genio. Certe antipatie nascevano così, a pelle.
«Non dovremmo discuterne?»
«A tempo debito.» Auron incrociò le braccia sul petto e poggiò la schiena contro una grossa quercia, facendogli un cenno verso i suoi giovani allievi «Credo che dovresti dare man forte ai tuoi compagni. Li vedo un po' in difficoltà.»
E non c'era da stupirsi, cavolo. Erano killer, mica baby sitter. Anche se con Spandam accanto, ogni tanto Lucci si era sentito una specie di assistente per minorati mentali.
«Tu sei Rob Lucci?» chiese una vocina alle sue spalle.
Il moro si voltò e vide un ragazzino di pressapoco undici anni fissarlo, pieno di determinazione. Un paio di occhiali da sole gli tiravano indietro i capelli, scoprendogli la fronte e donandogli un'aria da bulletto.
«Non ricordo di averti autorizzato a fare conversazione, Aidan.»
«Sì, però...» il bambino lanciò una nuova occhiata a Lucci, titubante, come se avesse un bel rospo da sputare «So che lui è entrato nella CP9 a tredici anni! Cosa bisogna fare per lavorare così presto col Governo?? Anche io voglio andare in missio-»
«Aidan, frena la lingua e torna ad allenarti.»
Un ordine che non ammetteva obiezioni. E infatti, un attimo dopo, Lucci osservò il ragazzino allontanarsi a testa bassa, i pugni stretti per la frustrazione. Una scena che aveva già visto, una sensazione che aveva personalmente provato.
«Ti ricorda qualcuno?» fece Auron, retorico. «Dovrebbe.»
Lucci deviò il discorso. Non amava parlare di sé. «Mi sembra troppo giovane perché il Governo possa promuoverlo.»
«Lo eri anche tu, come tanti altri. Eppure l'hanno fatto.» commentò il maestro con una punta di asprezza nella voce.
Ad Auron non era mai garbato che il Governo, da una ventina d'anni a quella parte, reclutasse bambini inesperienti per sbaragliarli in missioni potenzialmente suicide. Lo riteneva uno spreco di risorse, un insulto al suo lavoro, e, soprattutto, un massacro autorizzato. Alcuni allievi erano addirittura stati chiamati senza aver appreso tutte le sei Rokushiki e senza la necessaria educazione al rigore e all'obbedienza; com'era successo con quella testa calda di Nero (di cui, probabilmente, Lucci e gli altri non serbavano memoria).
Lucci evitò di addentrarsi nell'argomento, non solo perché non gli interessava, ma perché aveva una visione diversa dall'uomo. Del resto, poteva capire il desiderio di diventare un agente a tutti gli effetti (con tanto di licenza di uccidere), nonostante quei bambini sembrassero davvero troppo immaturi.
«Ohi, Lucci! Qui ce n'è anche per te.» lo richiamò uno scazzato Jabura, schivando l'ennesimo attacco maldestro della bambina «Hai intenzione di restare lì impalato ancora per molto?!»
Controvoglia e solo perché gli parve chiaro di non avere alternative, Lucci si avvicinò al gruppetto delle reclute, pregando che lo trovassero poco interessante e lo lasciassero in pace. Ma naturalmente non fu così.
«Ah! Signore, hai un piccione sulla tua spalla!» lo informò la bambina coi capelli turchini.
«Se non ci stai attento ti farà la cacca addosso. A me è successo una volta, bleah!»
«Perché hai tutte quelle bende? Hai sbagliato anche tu il Geppo e sei caduto?»
Lucci fu tentato di fare subito dietrofront, ma si costrinse a restare sul posto, lanciando a Kaku uno sguardo di sconfinata insofferenza: di quelli che un tempo volevano dire Portati via quel cretino di Paulie, non lo reggo più alla Galley-La, o Se non mi fermi, è la volta buona che ci libero della sua inutilità a Enies Lobby, riferito a Spandam.
Poi il ragazzino col moccio al naso tentò in sordina di importunare Hattori, saltellando dietro di lui per arrivare a toccarlo.
«Fermo dove sei, bifolco!» lo minacciò il piccione, e riuscì a fare sobbalzare il bimbo per la sorpresa.
«Oooh! Il piccione ha parlato!!»
«Il mio nome è Hattori! E questo è Rob Lucci.»
Jabura sghignazzò un poco. Era evidente che quei poppanti mettevano Lucci a disagio, se per comunicare con loro aveva preferito sfoderare il suo alter ego.
«Fatevi sotto, vi sfido a colpirci!» tubò ancora Hattori.
Almeno tre dei marmocchi raccolsero la sfida con entusiasmo.
«Yay!! Cosa vinciamo se ci riusciamo??»
Lucci guardò i tre e poi di nuovo Kaku: ricordò che a San Popula, per racimolare i soldi delle spese mediche, aveva fatto lo scivolo per i bambini della città trasformato in giraffa (lui non poteva saperlo, perché era in coma, ma Fukuro glielo aveva raccontato).
Non era sicuro che il biondo l'avrebbe presa tanto bene, ma poco importava: era escluso che quei mocciosi riuscissero a colpirlo.
«Vincete un giro sulla giraffa più alta del mondo!»


Non odiarmi Kaku xD
Alla prima occasione ci imboschiamo da qualche parte e mi faccio perdonare!** ❤
 
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85 replies since 4/11/2015, 20:32   1173 views
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