Il cuore di Kaku mancò un battito.
Deglutì... Si sentì anche idiota. Fece finta di nulla, ma mentre camminava fuori dall'ospedale, mentre correva imboccando un vicolo dietro la piazza, non potè fare a meno di sorridere fra sé. Perché il modo con cui Lucci aveva detto il suo nome... Il modo in cui lo diceva sempre... gli sembrava quasi speciale.
Dolce, profondo...
A volte pensava che fosse perché il suo nome era corto e l'enfasi che gli veniva data era dovuta all'aria in eccesso. Perché a causa di nomi lunghi come Fukuro, Jyabura o Califa, Lucci era abituato a usare una quantita di fiato maggiore. Dicendo Kaku usava la stessa quantità di aria, concentrata in quelle due uniche sillabe.
Questa era la spiegazione razionale ad un desiderio dell'uomo giraffa che non si sarebbe mai avverato. Perché Lucci era violenza e sangue e in quel viso sentimenti ve n'erano ben pochi. E anche se provava gratitudine... forse non sarebbe mai arrivato a desiderare lui in un altro modo.
E invece Kaku desiderava Lucci.
L'aveva vegliato qaulche volta e aveva desiderato mordere quelle sue labbra carnose, carezzare la sua schiena martoriata, come ad alleviarne il dolore. E i suoi capelli... I suoi occhi...
Frenò di bottò.
-Ehi, che diavolo ti prende, scimmiotto?!- ringhiò Jyabura, che gli era quasi finito addosso.
-Nulla.- disse. Stava quasi per imboccare il vicolo sbagliato. Andò a destra -Siamo quasi arrivati.-
