You jump, I jump, [VM 18] Lucci x Kaku ~ Isola del CP9

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view post Posted on 1/9/2016, 11:38
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Rob Lucci

Avrebbe dovuto sapere che tirando troppo la corda finivi per farti male, ma non poteva immaginare in che modo.
Lucci si ritrovò schiacciato contro il muro, gli occhi sgranati per la sorpresa e l'improvvisa mancanza d'aria nei polmoni, a chiedersi se quel bastardo di Ener si stesse ancora divertendo a giocargli tiri mancini dall'alto dei cieli.

CITAZIONE
-Lucci?-

Sentirsi chiamare da Kaku lo indusse a riprendere fiato. Notò lo smarrimento negli occhi della giraffa e non seppe esattamente come sentirsi: la voglia di conficcargli gli artigli nel didietro era frutto di solo una delle tante emozioni contrastanti. Un attimo dopo, però, sentì il pavimento cedere sotto i suoi piedi e la questione perse subito d'importanza.

Il crollo fu repentino, quasi non gli diede tempo di pensare. Solo l'istinto gli suggerì di trasformarsi in leopardo all'ultimo secondo, cosicché Lucci arrivò al suolo sulle quattro zampe, sommerso da una cascata di detriti e polvere. L'acqua che zampillava dai tubi completava il quadro del disastro con un'ironia a dir poco irritante. Che pena. Era più pulito prima di entrarci, nella doccia!
Si scrollò di dosso una montagnetta di calcinacci con la testa dolorante e le orecchie ancora piene del fracasso generato dallo schianto. Quindi si portò di fianco a Kaku e tentò di mettere a fuoco la stanza oltre il velo opaco sollevato dal polverone.

CITAZIONE
-Ouch... Che botta... tutto bene Lucci?-

«Sì. Tu stai bene?»
A rispondere, purtroppo, non fu la voce di Kaku.
«Lucci...? Kaku...?»
...Bensì quella del maestro.
«Ma cosa...!?»
E di un Lusky a cui mancava tanto così perché gli venisse una sincope dal nervoso.
Avevano appena sfondato il soffitto della sala riunioni.
Lucci si sentì mancare. Non poteva essere vero. Quelle cose non potevano succedere a lui!
Forse stava continuando a sognare sulla nave dei deliri mentali. Certo, questo avrebbe giustificato una situazione così assurda e imbarazzante, peccato che non stava in piedi: il Rob Lucci del Titanic si sarebbe fatto una grassa risata al suo posto, mentre lui non aveva voglia di ridere, aveva solo voglia di dileguarsi e non prima di aver ucciso tutti i testimoni.
Il lungo silenzio denso di sconcerto –da ambo le parti– fu infine spezzato da Lusky: «Ma vi ha dato di volta il cervello!?! Che diavolo stavate facendo??»
Lucci deglutì e rivolse uno sguardo teso a Kaku.
«Stavamo... Stavo spiegando a Kaku come usare la forma ibrida di uno zoo zoo» Fu la prima cosa sensata che gli venne in mente. «Ma c'è stato qualche piccolo imprevisto.»
La sua voce non tremava e non tradiva incertezza: era abituato a mentire. Ma la scusa rimaneva poco credibile e Auron non mancò di farglielo notare, inarcando un sopracciglio: «Nel bagno della tua stanza?»
«Beh... Non eravamo lì per quell-»
«Di grazia, avete intenzione di restare in quello stato ancora per molto o vi decidete a comportarvi da persone serie??» lo interruppe Lusky, che evidentemente trovava ridicolo e offensivo essere costretto ad intrattenere conversazione con due animali parlanti.
Peccato che tornare umani, per Lucci e Kaku, in quel momento significava rimanere nudi di fronte a due autorità del Governo Mondiale.
Lucci non trovò altro modo per farlo presente se non rimanendo chiuso nel silenzio, la coda che scattava nervosamente alle sue spalle.
«Oh.» Fu il commento impacciato di Lusky quando si rese conto della cosa.


Torna umano, giraffolo, non possiamo rischiare di rompere un altro pavimento! :fua:
 
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view post Posted on 6/9/2016, 17:19
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kaku
Kaku


Era un incubo. Un dannato incubo! La verità era che non si era ancora svegliato! Era certo che se avesse controllato i suoi dati anagrafici ci avrebbe trovato scritto "Rob Kaku"!!
Il panico gli stava ingarbugliando le interiora e non aveva idea di cosa fare per... uno strano luccichio catturò la sua attenzione. Si voltò di scatto verso la finestra, ma non vide nulla, perciò tornò subito a concentrarsi su un modo per uscire da quella situazione altamente imbarazzante.
Oh, cavolo... Auron era un conto, ma Lusky era un altro!! Non era conosciuto per il suo senso dell'umorismo e neppure per la propensione al perdono.
A volte credeva di capire da chi aveva preso Califa, poi si ricordò della sua trasformazione in pecorella di sapone. L'umorismo non era di Lusky, ma della sua signora.
Quindi, in parole povere, era fritto!!
Scoccò un occhiata colpevole e supplice a Lucci per ricevere consiglio, ma fu Auron a soccorrere entrambi.
-Usciamo un momento.- propose a Lusky -E voi due ricomponetevi.-
Era una parola.
Annuì e rimase in silenzio ad aspettare che la stanza si svuotasse.
-Lucci... è un incubo!- esclamò poi, voltandosi verso di lui prima di riassumere le sue sembianze.
Tutt'intorno c'era polvere e vapore.
Forse avrebbero dovuto pagare i danni.
Forse avrebbe dovuto sfruttare le tecniche apprese a Water Seven nel campo dell'edilizia, anche se la maggior parte riguardavano la costruzione di navi.
-E adesso?- domandò -Forse potremmo fuggire.- la buttò lì.
Un secondo luccichio attirò la sua attenzione e si accorse di un dettaglio inquietante.
Credeva che fosse un gioco di luce solare sul vetro.
Peccato che la finestra fosse completamente aperta.
-Oh merda!- esclamò.
Contemporaneamente, un fruscio disordinato seguì ad un innaturale spostamento di foglie all'esterno.
Qualcuno li stava spiando e probabilmente aveva immortalato quei minuti di vergogna.


Almeno fuggiamo... poteva essere un'idea...
 
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view post Posted on 16/9/2016, 17:42
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Rob Lucci

CITAZIONE
-Lucci... è un incubo!-

No, era molto peggio. Da un incubo ci si poteva svegliare, ma da quella figura di merda non c'era via di ritorno!
Lucci riassunse forma umana e contemplò i resti del soffitto sparsi per la sala, il suo metro di giudizio che oscillava tra un ottimistico Possiamo ripararlo e un più sincero Siamo fottuti.
Non potevano permettersi di pagare i danni: non avevano più uno stipendio. E non potevano neanche coinvolgere terze persone se volevano evitare domande scomode.
Dovevano arrangiarsi da soli, possibilmente prima che altri venissero a saperlo.

CITAZIONE
-E adesso? Forse potremmo fuggire.-

«No, non possiamo» borbottò, massaggiandosi le tempie con una mano mentre rifletteva su come rimediare a quel disastro. Insabbiare un omicidio sarebbe stato molto più semplice.
Allora percepì qualcosa, un guizzo di luce, come un piccolo flash, a cui diede veramente peso solo dopo l'esclamazione di Kaku.
Lucci dirottò lo sguardo sulla finestra, le pupille ridotte a due fessure verticali. Non vide nessuno, ma il rumore di foglie suggeriva che ci fosse qualcuno, o che ci fosse stato fino ad un attimo prima.
Si precipitò al davanzale, pronto ad uccidere a vista. Con orrore però scoprì che fuori non c'era anima viva: solo le chiome verdeggianti del bosco agitate appena dal vento.
Si voltò verso Kaku con veemenza. «Tu lo hai visto?!»
«Puuuuuur!»
Il tubare di Hattori dal cornicione, al piano di sopra, riaccese la speranza e rinfervorò l'istinto omicida.
«Chi era?» ringhiò, sporgendosi a guardare il piccione.
«Kuruppo! Kuruppo!»
Lucci aggrottò le sopracciglia. Hattori sosteneva di aver visto un... leone, o qualcosa del genere. Non ne era sicuro. Non aveva il minimo senso!
«Kumadori?» Ma non lo riteneva capace di una cosa del genere. Forse era l'unico idiota che non ci avrebbe visto malizia nel sorprenderlo nudo con Kaku.
E infatti Hattori agitò la testolina in segno di diniego.
«Merda!» sbottò Lucci, picchiando un pugno sul davanzale. La sola idea che qualche bastardo li avesse spiati e fotografati completamente nudi lo mandava in bestia, ma realizzare che gliel'aveva fatta sotto il naso era insopportabile. «Non possiamo lasciarlo vivo!»
«Maestro! Maestro!» La voce squillante di una bambina riecheggiò oltre la porta. «Il pranzo è pronto! Il signor Jabura ha catturato un cinghiale di duecento chili e se non ci sbrighiamo ha detto che se lo mangerà tutto da solo!»
«Centonovantuno. Chapapa~!»
Lucci sudò freddo.
Guardò Kaku, ancora nudo come lui, e d'un tratto constatò quanto la sua idea di fuggire si fosse fatta sensata e allettante.
«D'accordo, scendiamo tra un attimo. Voi andate pure...»
«Dobbiamo chiamare il signor Giraffa e il signor Piccione.»
«Shirin vuole chiedere a Kaku un altro giro sullo scivolo-giraffa. Chapapa!»
«Ehi!! Ti avevo detto di non dirlo, spione!»
Le cose si mettevano male. Auron non poteva tergiversare per molto e c'era il rischio che Fukuro salisse a cercarli. Non avevano tempo da perdere.
Lucci afferrò Kaku per una mano e scattò verso il varco aperto sul soffitto. «Geppo!»
Ebbe come un déjà vu. Dov'è che l'aveva già vissuto?
Ah, già: sul Titanic non avevano fatto altro che correre e scappare, anche se mai per salvarsi la dignità.

Il bagno della sua stanza, ossia la metà ancora agibile, verteva in condizioni catastrofiche, ma la camera da letto era intatta. Lucci vi spinse dentro Kaku e si chiuse la porta alle spalle come se solo facendolo potesse far sparire il caos provocato; quindi indicò con un cenno i vestiti provvidenzialmente lasciati da Califa: «Sbrighiamoci.»
Hattori decise di facilitare il compito a Kaku tirandogli le mutande in faccia.


Sia chiaro: non pensavo di svignarmela, ma i vestiti sono diventati una priorità xD
 
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view post Posted on 29/9/2016, 00:01
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Kaku


Fu tutto così veloce che avrebbe quasi vomitato l'anima. Sorvolando sulla gentilezza di Hattori, (-Lucci, glielo spieghi tu che non era reale?!-) e sul piccionese da madrelingua di Lucci, Kaku si rivestì di tutto punto e seguì Lucci fuori dalla stanza. Avrebbe riflettuto su entrambe le cose a tempo debito.
Corse per il corridoio attento ad evitare chiunque (e le possibili strane domande), specialmente Fukuro. Non fu facile, dato che, appurato che i due compagni non si trovavano nello studio (in cui era accaduto un misterioso quanto sospetto incidente), Fukuro e il suo minuto seguito stavano già salendo le scale. Presto avrebbero raggiunto il loro piano e il tempo si riduceva drasticamente se per farlo si esercitavano nel Geppo.
Oh, fantastico, aveva anche iniziato a farsi assurde paranoie.
Si avvicinò alla finestra per vedere se scorgeva qualcuno all'esterno.
Qualcuno, forse Dio (Eneru? Dubitava. Troppe bestemmie...) aveva deciso di dar loro una mano, perché l'occhio allenato di Kaku scorse un movimento sospetto.
-Là!- esclamò indicando dei cespugli a cento metri dalla torre che si muovevano. Sembrava che qualcosa di grosso ci si fosse impigliato dentro. Senza aspettare ordini, Kaku saltò giù e usò il Geppo per atterrare incolume e il Soru per accorciare le distanze con la cosa. Vide il cespuglio agitarsi ancora di più, come in preda al panico.
Se non ne fosse andato del suo onore avrebbe riso di quella stranezza.
La cosa nascosta nel cespuglio riuscì a liberarsi con un grande sforzo proprio mentre stava per afferrarla.
-Dannazione!- esclamò Kaku, ma giurò di aver sentito il fugiasco dire: -Per un pelo!-
-Lucci, da quella parte!!-
Dovevano prenderlo assolutamente. Non potevano lasciarlo scappare se, come aveva intuito, li aveva fotografati. Ma anche solo visti!
E poi cos'era?
Un nuovo tipo di spia?
Un killer?
Un reporter tanto folle quanto coraggioso?!
La voce di Jabura in lontananza segnò l'inizio della fine di quella corsa contro il tempo.
(E anche quello gli ricordava qualcosa, ma il premio era meno allettante)

Hattori, basta, non era reale!! X°°°D
 
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view post Posted on 20/10/2016, 14:49
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Rob Lucci

Dopo aver indossato i suoi vestiti -pantaloni neri e camicia leopardata: a San Popula qualcuno aveva avuto il senso dell'umorismo- Lucci si lanciò all'inseguimento dell'intruso insieme a Kaku. Pregustò la vittoria quando lo vide raggiungere un cespuglio che si agitava come se qualcuno vi si fosse impigliato dentro, ma non durò molto perché l'invisibile fuggiasco scampò alla cattura per un soffio.

CITAZIONE
-Lucci, da quella parte!!-

Lucci balzò con un altro Soru nella direzione indicata da Kaku. Non poteva vedere quel bastardo, ma poteva sentire i suoi passi sull'erba e il suo respiro sempre più affannato dirigersi verso la foresta. Se fosse riuscito a raggiungerla, le possibilità di scovarlo nel fitto della vegetazione sarebbero state le stesse di trovare un ago in un pagliaio. E visto ciò che c'era in ballo, non poteva permettersi di rischiare.
«Rankyaku»
Il colpo squarciò l'aria dinnanzi a Lucci con una diagonale perfetta. Il fuggitivo, forse colpito di striscio, imprecò, arrancò per un breve tratto e riprese a correre, salvandosi da una caduta che gli sarebbe costata molto cara. Ma Lucci aveva guadagnato terreno: il destino dello sconosciuto era praticamente segnato, se non fosse che
«Vi sembra il momento di appartarvi nel bosco? Muovete il culo, sto morendo di fame!»
...il prossimo Rankyaku l'avrebbe volentieri rivolto a qualcun altro che aveva un talento naturale per fargli perdere le staffe.
«Eheheh...»
Non fu tanto il sogghigno, quanto il clic meccanico che lo seguì a riportare l'attenzione di Lucci sul fuggiasco: il rumore di un grilletto. «I miei ossequi, agenti!»
Ci furono due forti sibili, poi due proiettili apparsi dal nulla esplosero ad un palmo dai loro nasi e sprigionarono una fitta cortina di fumo. L'ingresso della foresta fu come inghiottito dal bianco mentre l'aria diveniva tossica e irrespirabile.

Tra poco scopriremo di avere addosso il malocchio. Non ce ne va dritta una! x°D
 
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view post Posted on 2/11/2016, 16:21
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Kaku


Tossì rumorosamente, ma fu abbastanza pronto di spirito da non respirare troppo di quel gas.
Purtroppo il danno era fatto e quando la cortina fumogena si diradò, non c'era più alcun segno dello spione. Non percepiva la sua presenza, né il suo respiro, il suo odore o qualsiasi altra cosa. Con le lacrime agli occhi per il fumo e lo sguardo affranto guardò il compagno.
-E adesso che facciamo?- era una situazione davvero pessima.
-Che diavolo era quel fumo?-
Si corresse.
Lo era in quel momento.
Il mastino era arrivato. Quando c'era odore di guai e figure di merda lui c'era. Almeno per Kaku. Commovente...
-Immaginavo ci fosse del fuoco tra voi, ma fino a questo punto.- rise lo sciagurato con l'espressione più beffarda e perversa che ricordasse di avergli mai visto.
-Oh, ma va al diavolo.- sbottò Kaku.
-Sembrerebbe proprio che abbiate fatto fuoco e fiamme, eh?-
-Sparisci.-
-Che hai, Kaku, ti vedo irritato. Lucci è tutto fumo e niente arrosto?-
E giù a ridere ancora.
-Insomma piantala!!!- esclamò sull'orlo di una crisi di nervi. Inutile dire che il lupastro non la piantò finché non gli tirò un Rankyaku alle parti basse. Messi in salvo i gioielli di famiglia, Jabura si rifugiò sull'alto ramo di un albero.
-Va bene! Va bene!! Pace! Non c'è bisogno di...- ovviamente ne aveva ancora per un bel pezzo -... incendiarsi!-
Kaku optò maturamente per ignorarlo, riportando all'attenzione di Lucci il problema.
-Se era davvero un reporter, quelle foto faranno il giro del mondo. E anche quest'isola sarà conosciuta... è un bel guaio. Non mi va di parlarne con il maestro o altri, ma è grave.-

Se avesse saputo cosa aveva in riservo per loro il futuro, avrebbe riso di quelle foto. Avrebbe riso di cuore.


Hattori, quanto hai pagato Basil?!!
 
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view post Posted on 11/11/2016, 23:49
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Rob Lucci

CITAZIONE
-Che diavolo era quel fumo?-

«Gas lacrimogeno» ipotizzò, tenendo coperti naso e bocca con il dorso della mano per inalare meno fumo possibile.
Un'arma inoffensiva ma resa efficace dall'effetto sorpresa: la spia era riuscita a farla franca, con rabbioso disappunto di Lucci.
Poco dopo, a rendere le cose ancor più seccanti, arrivò anche Jabura in vena di spiritosaggini. O di farsi linciare, dipendeva dai punti di vista.
Lucci lo ignorò finché poté (dieci secondi?), poi tirò un Rankyaku in faccia al deficiente, agendo ancora una volta in sincronia con Kaku -che però aveva scelto un bersaglio migliore, doveva ammetterlo-. Mentre il lupo portava in salvo il didietro su un albero e lui meditava di inseguirlo e pestarlo per sbollire la rabbia repressa, Kaku fece il resoconto della pessima situazione in cui si trovavano.
CITAZIONE
-Se era davvero un reporter, quelle foto faranno il giro del mondo. E anche quest'isola sarà conosciuta... è un bel guaio. Non mi va di parlarne con il maestro o altri, ma è grave.-

Aveva ragione. Quelle foto andavano recuperate e distrutte, non solo per una questione personale.
Anche se a pensarci... se quel reporter era lì, su un'isola non segnalata sulle mappe e irrintracciabile dai comuni Log Pose, doveva avere avuto una soffiata da qualcuno del Governo. Oppure s'era infiltrato sulla nave a San Popula, ipotesi improbabile ma non impossibile.
La cosa certa, comunque, era una sola: «Quel tipo non può andarsene senza un'imbarcazione. Deve averne una ormeggiata o nascosta da qualche parte. Se la troviamo prima di lui...»
«Devo dire agli altri che vi serve del tempo per spegnere i bollenti spiriti?!»
Lucci se lo fece scivolare addosso, ma non riuscì a reprimere un fremito d'insofferenza. Se fosse stato ancora un leopardo gli si sarebbe drizzato il pelo sulla schiena dal nervoso.
«Perlustreremo la costa subito dopo pranzo», propose a Kaku. «Preferirei farlo adesso, ma abbiamo quell'altra faccenda in sospeso e credo sia meglio farsi vedere dal maestro e da Lusky per non destare sospetti.»
Avrebbe mandato Hattori a fare un giro di ricognizione della costa, nel frattempo. Sperando che non pretendesse una ricompensa in diamanti.


Quando Lucci entrò in sala da pranzo, la tavola era già imbandita e i posti attorno ad essa quasi tutti occupati. Ad uno dei capotavola sedeva il maestro, circondato da Lusky e dalla madre di Kumadori (entrambi seduti a fianco dei rispettivi figli); all'altro capo del tavolo erano stati sistemati i bambini in impaziente attesa di mangiare.
«Alla buon'ora...» commentò tagliente Lusky non appena li vide varcare la soglia. Ovviamente non aveva gradito di essere stato piantato in asso col maestro dopo l'incidente del soffitto.
Lucci prese posto in una delle sedie libere al centro della tavolata e attese che anche Kaku e il decerebrato facessero lo stesso. L'ultimo a sedersi fu Blueno, solo dopo aver portato due vassoi ricolmi di carne di cinghiale. «Questa a sinistra è al sangue, quella a destra ben cotta. Servitevi pure.»
I bambini accolsero con entusiasmo l'arrivo delle pietanze, ma gli adulti non furono da meno e iniziarono a mangiare voracemente. Anche Lucci si scoprì più affamato del solito -merito delle attività extracurriculari con Kaku- e per un po' non levò gli occhi dal piatto se non per riempirlo di carne rigorosamente al sangue.
L'appagato silenzio fu rotto poi da Jabura che, a modo suo, si complimentò con Blueno per la cottura del cinghiale. «Almeno qualcosa di utile hai imparato lavorando in quella bettola!»
«Era un bar» si piccò l'altro. «E ci venivano persone rispettabili da tutta Water Seven.»
«Come no!» Sghignazzò il lupo con la bocca piena. «E nel frattempo le tue Rokushiki si sono arrugginite.»
«Sempre meglio di te, che di arrugginito hai il cervello» gli ricordò Lucci. «Ammesso che tu lo abbia davvero.»
«Cerchi grane, bastardo?!»
«Non cominciate...»
Il maestro si schiarì la voce, richiamando la loro attenzione. «A proposito di Water Seven...» cominciò, forse per stroncare l'ennesimo battibecco sul nascere «Stando agli ultimi comunicati del Governo, fino a ieri mattina vi trovavate lì vicino. Lo hanno riferito i medici dell'ospedale di San Popula.»
«Come siete arrivati qui così presto?» chiese Lusky, intento a versarsi del vino nella coppa.
Califa si asciugò le labbra, poi raccontò dei pirati di Candy, di come li avessero neutralizzati prima che questi sbarcassero al porto e di come fossero partiti la stessa mattina per l'isola, navigando tutto il giorno senza mai fermarsi. Blueno aggiunse che avevano avuto il vento a favore durante la notte, un vero colpo di fortuna.
Lusky si bloccò all'improvviso.
«Ma oggi è il 15 di aprile.» Folgorò i due con lo sguardo. «Non avrete preso il mare la notte del 15 aprile??»
Lucci mandò giù un boccone lanciando un'occhiata infastidita a Lusky. Non invidiava Califa per avere un padre del genere. «Qual è il problema?»
«È una notte di sciagura! Immane disgrazia!» esclamò la madre di Kumadori nello stesso tono melodrammatico del figlio «Quella notte ricorre l'anniversario di una delle tragedie più grandi della storia! L'affondamento di un'enorme nave da crociera, il mastodontico, l'inaffondabile...»
«...Titanic» terminò Lucci, all'unisono con qualcun altro dei suoi.
«Ne eravate al corrente?»
«No, ma abbiamo fatto un sogno tutti quanti insieme, chapapa! Eravamo passeggeri. All'inizio era divertente: abbiamo cantato e ballato in terza classe, ma poi abbiamo urtato l'iceberg e...»
«Avete fatto quel sogno??» Lusky adesso aveva abbandonato le posate sul piatto e li fissava con aria allarmata.
Anche il maestro sembrava teso, mentre la madre di Kumadori aveva cominciato a recitare una serie di implorazioni, della serie Che Eneru li abbia in grazia...
La grazia di Eneru, Lucci se la risparmiava volentieri; la storia del sogno invece lo incuriosiva. Avrebbe potuto dare finalmente una spiegazione a quella notte di delirio. Jabura però lo anticipò: «Spiegatevi meglio. Cosa c'è dietro questa storia? Significa che porta male sognare il Titanic??»
A volte dimenticava che oltre ad essere idiota e irritante all'inverosimile, il lupastro era anche uno sciocco superstizioso.
«Così si dice», rispose Auron dopo qualche secondo di titubanza, «È senz'altro positivo che siate arrivati sani e salvi a destinazione. In genere, chi ha la sfortuna di rivivere la notte dell'incidente cade in un sonno talmente profondo che nemmeno una tempesta riuscirebbe a svegliarlo.»
Fortuna che Blueno era rimasto sveglio...
«Tuttavia il vero inconveniente è un altro. Secondo la leggenda, lo spirito della nave maledì il capitano e tutti i passeggeri, quella notte, condannandoli a morire con lei. Ma chi sopravvive al disastro, porta ancora addosso la maledizione del Titanic...»
«State all'erta, vi dico! Poiché terribili cose capiteranno in questa vita a chi in sogno è scampato alla morte!»
Le ultime parole della madre di Kumadori suonarono come una sentenza, ammutolendo i presenti.
Alla fine Lucci si lasciò sfuggire uno sbuffo ilare. «È la storia più ridicola che abbia mai sentito.»
«Smettila di bestemmiare!! Vuoi portarci ancora più sfiga, dannato gatto?!»
«Non adirarti con lui! Lascia che espii io le sue colpe facendo seppuku, yoyoi!»
«Siete morti tutti, nel sogno?» domandò di colpo Lusky.
Blueno, un po' perplesso e un po' imbarazzato, cercò lo sguardo del maestro. «Andiamo, non crederete sul serio che...»
«Qualcuno di voi è sopravvissuto?» insisté il padre di Califa, squadrandoli uno per uno. I suoi occhi si erano come rabbuiati.
Jabura deglutì, poi fece scattare gli occhi su Califa. Anche Kumadori e Fukuro fecero lo stesso: forse non l'avevano vista personalmente, ma sapevano che sulle scialuppe di salvataggio del Titanic erano stati imbarcati prima le donne e i bambini.
Lucci, invece, era il solo a guardare Kaku.


Dici che dovremmo cercare Basil per farci togliere il malocchio? O è lavoro per Mihawk? XD
 
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view post Posted on 1/12/2016, 18:18
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kaku
Kaku

Kaku guardò Lucci a sua volta con aria tesa, mentre un grosso pezzo di carne si staccò dalla forchetta.
Hattori tubò, sentendosi giustamente chiamato in causa e attirando l'attenzione di Auron su Lucci e, di conseguenza, su Kaku.
Il maestro scosse il capo, pensieroso.
-Sono d'accordo con Lucci, è sicuramente tutta una superstizione.-
-Non ti ci mettere anche tu, giraffa!- berciò Jabura, poi si voltò verso i superiori con uno scatto rapido -E cosa possiamo fare per evitare queste cose terribili?-
A quel punto si creò un cupo silenzio. Anche chi era scettico tacque per sentire la risposta, perché dopo una notte come quella, non si sarebbero stupiti più di tanto. Negli occhi di Auron, Lusky e della mamma di Kumadori erano calate delle strane ombre. La situazione era davvero così grave?
-Non dovremmo chiamare un esorcista?- rise nervosamente Jabura, ma venne ignorato, sia lui che Kumadori che si propose di espiare per tutti (e ci provò pure). Anche gli occhi di Califa erano spenti e malinconici, effettivamente, pensò il lupastro, era da un po' che sembrava un po' strana. Che sapesse di quella storia? Qualcosa in lui gli suggeriva che c'era dell'altro, ma sul momento non riuscì a capire cosa.
-Insomma, un modo c'è o non c'è?- domando spazientito, Kaku.
-No.- rispose Lusky. -E non è detto sapere quando queste cose accadranno.-
-Per il momento...- aggiunse Auron -Il consiglio per i sopravvissuti è di stare in guardia.-
Kaku sentì lo sguardo del maestro addosso.
La cena proseguì nel silenzio da parte dei commensali. Si sentivano i rumori delle posate e il masticare dei denti. Al massimo qualche "passami il sale". Anche i bambini non osavano parlare, perché se i grandi erano preoccupati, voleva dire che c'era qualcosa che non andava.
Fu un sollievo per gli ex agenti potersi ritirare per la notte. E per Kaku e Lucci il non dover subire una grossa ramanzina da Lusky e Auron. Il rosso non riusciva a dormire. Erano passate ore dalla cena, eppure quella brutta sensazione d'angoscia non voleva lasciarlo. Si trovò a guardare fuori dalla finestra numerose volte, per leggere nel cielo chissà quali presagi.
"Ora sì che ci vorrebbe Basil Hawkins..." pensò, abbozzando un sorriso. L'inquietudine non se ne andò ancora. Era solo una sensazione?
Cose terribili...
Che fosse già iniziato tutto?
"Che sciocchezze..." pensò.
Un colpo d'ali attirò la sua attenzione sul piccolo piccione bianco, che si posò sul davanzale davanti a lui.
-Neanche tu riesci a dormire, eh?- domandò.
-Puuuurr...-
-Forse mi sto lasciando influenzare da quell'imbecille di Jabura, ma... - sospirò di nuovo e alzò gli occhi al cielo "Ora parlo coi piccioni... quacosa di terribile è già successo!"
Il rosso decise di rientrare, ma poi ebbe un'altra idea.
Molto audace e sfrontata.
Bussò alla porta della stanza di Lucci (un'altra stanza, adiacente alla sua) con Hattori in spalla.


Basil, aiutaci tuuuuuu!! Scusa, Lucci, Hattori non riesce a dormire u.u


Edited by kymyit - 6/12/2016, 18:24
 
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«Puuuur!» tubò inquieto Hattori quando Lucci spense la luce nella sua camera provvisoria per la notte. Non vedeva l'ora di mettere la parola fine a quella giornataccia.
«Andiamo, non ricominciare» sospirò, disteso sul letto, chiudendo gli occhi. «So che sei sopravvissuto anche tu, ma era solo uno stupido sogno.»
Il piccione brontolò qualcos'altro. Difficile capire se il punto fosse la maledizione del Titanic, la paura per le relative conseguenze, o il fatto che Lucci avesse pensato prima a Kaku alla domanda di Lusky. Nelle ultime ore Hattori era diventato parecchio nervoso. E si capiva che non avrebbe dormito manco per il cavolo.
«Non ti succederà niente» tagliò corto Lucci, sperando invece in una sana dormita per schiarirsi le idee.
Quasi ad accontentarlo, Hattori fece un versetto scettico, volò fuori dalla finestra e lo lasciò ai suoi pensieri. La quiete durò pochi secondi appena, poi qualcuno bussò alla porta della stanza.
Di tutte le persone presenti in quella torre, ce n'era solo una che Lucci avrebbe voluto incontrare ed un'altra che avrebbe preferito evitare come la peste. Perciò quando si alzò, aprì la porta e si trovò di fronte proprio Jabura, non poté fare a meno di pensare che sì, la storia della maledizione era una stupidaggine, ma la sfortuna continuava a perseguitarlo come se volesse convincerlo del contrario.
«Che vuoi?» domandò secco all'idiota.
«Nervosetto?» insinuò quello, entrando nella stanza senza essere invitato «Beh, faresti bene ad esserlo!»
«Non ho tempo da perdere con te...»
«La faccenda è seria» disse il lupo, parlando a voce bassa e chiudendosi la porta alle spalle. Nel suo volto, al posto del consueto ghigno beffardo, profonde rughe di tensione. «Tu non sei preoccupato? Per Califa e Kaku, intendo.»
Lucci sbuffò ancora una volta, infilando le mani in tasca. Aveva già capito dove voleva andare a parare quel discorso, ma concesse all'altro il beneficio del dubbio. «Perché dovrei?»
«Ma per la maledizione, no? Insomma, hai visto le facce del Maestro e di Lusky! Se ne sono così convinti, avranno le loro ragioni. Magari ci sono stati dei precedenti...»
«Coincidenze, vorrai dire. Non essere più stupido di quanto tu già non sia, non esiste nessuna maledizione.» Lucci era stanco di ripeterlo, ma soprattutto era stufo di sentire certe stronzate. Ener solo sapeva cosa avevano passato lui e Kaku per cercare di salvarsi la vita su quella dannata nave, trovava a dir poco assurdo che venissero puniti dal destino per questo.
«In ogni caso, Kaku e Califa sono perfettamente in grado di badare a loro stessi. Ora, levati dai piedi.»
«Ma non possiamo sapere cosa gli capiterà!» insisté Jabura, infervorandosi. «Ho un pessimo presentimento. E tu non dovresti prenderla alla leggera, cazzo, è del tuo ragazzo che stiamo parlando!»
Lucci ci rimase di sale.
Una parte di lui avrebbe voluto uccidere Jabura, come sempre. Un'altra, però, gli impediva di arrabbiarsi sul serio, perché quello del lupastro non era né un insulto, né una provocazione volta a urtare la sua pazienza. Era come se avesse constatato un semplice dato di fatto.
Kaku, il suo ragazzo.
Non l'aveva mai posta in questi termini. Insomma, non ne aveva sentito il bisogno, e poi era successo tutto così in fretta...
Jabura sembrò carpire il pensiero al volo, dal momento che il gattaccio non rimaneva mai a corto di parole (e di insulti) con lui, se non per passare alle mani. Sbatté le palpebre come se la cosa lo stupisse sinceramente.
«Ah... Non è ancora ufficiale?» Ridacchiò. Poi, con aria quasi indignata (per lui l'amore era una cosa seria!), aggiunse in un bisbiglio: «Ehi, non sarete solo amici di letto?»
Fu un ringhio l'unica cosa capace di uscire dalla bocca di Rob, mentre dei disegni scuri gli macchiavano il volto e un paio di lunghe zanne spuntavano dalle sue labbra.
«Okay, okay! Sono affari vostri.» Jabura mise le mani avanti per calmarlo. Non gli andava d'iniziare una zuffa in piena notte, non solo perché i gatti al buio erano notoriamente avvantaggiati, ma perché dopo una giornata del genere avevano tutti bisogno di riposare. Specialmente Califa, che dormiva sul loro stesso piano. «Volevo solo dire che non dobbiamo sottovalutare tutta questa storia.»
Lucci non lo sentì nemmeno: meditava su quale fosse il modo più silenzioso per trucidare qualcuno. Non trovandolo, stritolò il pomello tra le dita e spalancò la porta della stanza. «Sparisci.»
L'alternativa più rosea era uscire con un Rankyaku in culo, probabilmente, perciò Jabura eseguì senza fiatare.
Cinque minuti dopo o poco più, bussarono di nuovo.
Il felino scattò a sedere sul letto, gli occhi che brillavano nel buio come segnali di pericolo.
Stavolta nessun santo avrebbe protetto quel timorato di Ener.
«Hai deciso di morire, idiota??» sibilò.
Naturalmente, adesso oltre la soglia c'era un'altra persona.
Il tuo ragazzo, echeggiò nella sua mente la voce del lupastro. Lucci si pentì di non avergli fatto ingoiare i denti prima che iniziasse a parlare.
«...Scusa» mormorò. «Non credevo fossi tu.»
Allora notò la presenza di Hattori. Forse aveva importunato Kaku mentre dormiva, anche se il compagno non aveva l'aria di uno appena sveglio. «Ti ha dato noie?»


Io appoggio Jabura, andiamo a consultare un esorcista!! Anche se ho paura di Basil o.o
Kaku inizia a parlare il piccionese x°D

CITAZIONE
Scusa, Lucci, Hattori non riesce a dormire u.u

Certo, certo... Hattori u.u :shifty:
 
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view post Posted on 9/1/2017, 17:37
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Kaku

CITAZIONE
«...Scusa» mormorò. «Non credevo fossi tu.»

Dopo un attimo di perplessità, Kaku rispose con un sorrisetto ironico.
-Uhm... è forse passato Jabura?-
CITAZIONE
«Ti ha dato noie?»

-No, affatto.- rispose. -Ma forse preferisci che di notte non se ne vada in giro...-
Ok, prima mossa fatta.
-Sembrava un po' irrequieto.- mentì -Forse gli animali sentono quando si avvicinano disastri... Scusa, magari ti ho disturbato...-
Si grattò la testa nervosamente.
-La verità è che non riesco a prendere sonno.- ammise guardando di lato e poi sbirciando nuovamente Lucci. Cavolo, incorniciato dallo stipite della porta e illuminato dalla pallida luce lunare era uno spettacolo da mozzare il fiato. Arrossì un poco. Fantastico, con quel colorito peperonico la sua innocente futura richiesta sarebbe sembrata quasi indecente.
-Quindi... vado a farmi una camomilla, tu ne vuoi?- domandò sperando di cavarsi d'impaccio.





Perdono, lo so che è corto ma... beh, devi invitarmi tu u.u
 
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view post Posted on 10/1/2017, 21:13
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A vederlo appollaiato beatamente sulla spalla del rosso, Hattori non sembrava irrequieto. Kaku, invece, pareva strano... quasi impacciato. Tanto che per un attimo Lucci se lo rivide bambino, con le dita fasciate, le gambe costellate di cerotti e gli occhi pieni di soggezione quando incontrava il suo sguardo.
Perché stava tergiversando?

CITAZIONE
-La verità è che non riesco a prendere sonno.-

Lucci batté le palpebre.
A colpirlo, non la confessione del compagno, ma il rossore comparso sulle sue guance. E la proposta inespressa che doveva esserci dietro.

«Kaku.» Non aspettò nemmeno di sentirgli completare la frase successiva. Sorrise nella penombra della camera, senza perdersi una sfumatura di Kaku grazie alla vista felina. «Dormi con me?»



Scusami tu, il fluff ha preso il sopravvento!!
 
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view post Posted on 13/1/2017, 16:55
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Kaku


Kaku arrossì di colpo, sentendosi praticamente scoperto. In molti sensi, dato che lo sguardo felino di Lucci sembrava praticamente denudare la sua anima.
-Beh... se non disturbo...- disse piano. Hattori lo precedette volando dentro a stanza e accomodandosi con tutti i comfort su un trespolo appartato in un angolo. Il suo sporco lavoro l'aveva fatto.
Kaku accolse l'invito di Lucci e lo seguì nella sua stanza. Forse perché ora era con lui, gli sembrò che parte dei suoi timori fosse rimasta fuori dalla porta. L'altra era destinata a sciogliersi dimenticata, qualsiasi cosa fosse successa in quella stanza.
Seguendo l'esempio dell'altro, Kaku si sdraiò sul letto mettendosi di fianco di fronte al moro.
-Non lo so...- disse piano -Ho questa brutta sensazione... forse mi sono davvero lasciato influenzare da Jabura... -
Sperò che Lucci non lo cacciasse via per questo, sapeva che di lupastro gliene bastava uno solo.
Accarezzò la folta chioma corvina dell'altro, cosa che trovava molto rilassante. I suoi occhi poi...
Ok, quelli erano piuttosto eccitanti.
Kaku sperò di potersene beare in eterno o almeno molto a lungo in modo da averne memoria eternamente, avendo come il sentore che presto qualcosa avrebbe distrutto quella effimera parentesi nella sua vita costellata di sangue.


idem... più o meno.... coccolami come sai, Lucci!!!
 
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view post Posted on 9/3/2017, 20:11
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Rob Lucci

Lucci si stranì nel leggere in Kaku le stesse preoccupazioni di Jabura, tanto che per qualche secondo gli fu impossibile replicare.
Lo fissò intensamente, sforzandosi di analizzare il problema (se ne esisteva uno) e di non pensare che stavano a letto insieme e che sarebbe stato fin troppo semplice sfilarsi i vestiti a vicenda.
Aveva sempre reputato Kaku il più acuto e ponderato tra i suoi colleghi. A differenza di quell'idiota di trentacinque anni che credeva ancora al malocchio e alle storie di fantasmi, non parlava mai a vanvera e lui si fidava del suo punto di vista.
Forse stava davvero prendendo tutta quella storia alla leggera.
Sotto l'aspetto razionale, la maledizione rimaneva assurda e troppo inverosimile per darle credito, certo; ma adesso, mentre si perdeva negli occhi di Kaku e si lasciava accarezzare dalle sue mani, Lucci capiva che dietro il suo scetticismo c'era dell'altro.
C'era il rifiuto.
Il rifiuto categorico che potesse succedere qualcosa a Kaku, che un oscuro e inevitabile destino incombesse su di lui e sul resto dei compagni.
«Il maestro e Lusky hanno fatto la loro parte» considerò alla fine, cingendo un fianco del rosso. «Ma non farti suggestionare: resta solo una leggenda frutto di qualche mente superstiziosa. Inoltre...»
Strinse Kaku sotto il tepore delle coperte, le loro fronti così vicine che quasi si sfioravano. «Non permetterò che ti accada nulla di male.»
Lucci chiuse gli occhi, offrendo a Kaku l'incavo della sua spalla, per poi riaprirli lentamente.
Era stanco, ma non dormì subito. Restò ad ascoltare. Ascoltava il respiro dell'altro farsi sempre più regolare, indovinava il numero dei suoi battiti contro il petto, non smetteva di scrutare il buio che li circondava come una sentinella.
Tenne Kaku stretto tra le braccia fin quando non lo sentì sprofondare nel sonno; solo allora, posando un bacio tra i suoi capelli ramati, si concesse di dormire anche lui.


Lucci dormì con Kaku tutta la notte, e tutte le altre notti a seguire.
Il terzo giorno dopo il crollo del pavimento riebbe accesso alla sua stanza, riparata alla buona con del compensato e altro materiale da riciclo, ma per quanto si fosse allontanato dalla camera di Kaku, non rinunciò ai loro incontri clandestini.
Di giorno, la presenza degli ex membri del CP9, degli allievi e di Auron e Lusky in continuo viavai tra la torre e il campo di addestramento, azzerava ogni possibile momento d'intimità. Ma di notte era diverso. Di notte tutti dormivano, e anche quando qualcuno tirava tardi nei corridoi, a Lucci bastava trasformarsi in leopardo e percorrere i cornicioni esterni del palazzo per sgattaiolare nella stanza di Kaku dalla finestra.
Una parte di lui lo trovava divertente; del resto, i felini erano animali notturni.
Ma quel gioco sarebbe durato ancora per poco, come la loro permanenza tra le mura che li avevano visti crescere e diventare agenti del Cipher Pol.
Dopo una settimana, non potevano rischiare di trattenersi ancora sull'isola: il Governo li stava cercando e il maestro avrebbe corso guai seri continuando a coprirli.
Così, al tramonto del settimo giorno, la stiva della nave un tempo appartenuta ai pirati di Candy straripava di provviste, i pennoni sfoggiavano vele immacolate e pronte ad essere spiegate; i preparativi per la partenza erano quasi ultimati.
A completare il tutto, Lucci, chino sul ponte del veliero, stava inchiodando le assi che sarebbero diventate sedili di una piccola imbarcazione di legno.
«Chapapa, non sono troppe quattro scialuppe per noi?»
«Le scialuppe non sono mai troppe» replicò il moro, senza distogliere lo sguardo dalla costruzione. Il suo alter ego del Titanic sarebbe stato più che d'accordo.
«Gyahaha! Cinque anni in una metropoli d'acqua e sei più idrofobo di prima.» Jabura aveva appena finito di caricare i rifornimenti di alcolici e si era fermato a guardarlo, stravaccandosi accanto a Fukuro a ridosso del parapetto. «Sicuro che questa bagnarola reggerà il nostro peso?»
Lucci gli lanciò un'occhiata ostile e insieme provocatoria. «Scopriamolo subito: sali e vediamo se affondi.»
«Col cazzo. Sali prima tu!»
«Anche Jabura ha paura dell'acqua. Chapapa! Dopo quel sogno ne è terrorizzato! Chapapa!»
Mentre i due idioti cominciavano ad accapigliarsi («Chiudi quella maledetta zip o ti lego alla polena!»), Lucci avvertì dei passi alle sue spalle. Si voltò, certo che non potesse trattarsi né di Blueno né di Kumadori –entrambi erano alla torre ad occuparsi della cena– e vide Califa trasportare una pila di lenzuola pulite verso le cabine.
Forse lei aveva visto Kaku mentre faceva le ultime riparazioni in giro per la nave.
«Califa...» fece per chiamarla.
«QUESTE SONO MOLESTIE SESSUALI!»
Sbottò talmente forte che persino Jabura e Fukuro si zittirono, voltandosi esterrefatti.
Manco avesse avuto davanti Spandam!
La bionda si lasciò scappare un sussulto, poi si aggiustò la montatura degli occhiali come nulla fosse. Sembrava che quell'esplosione di nervi avesse colto di sorpresa anche lei. «Ah. Lucci. Ti serve qualcosa?»
«Kaku.» Rispose lui, telegrafico. «Se lo vedi, digli di venire qui per le scialuppe.»
La collega annuì e si avviò svelta sottocoperta. Lucci e gli altri rimasero a seguirla con gli occhi finché non sparì dalla loro visuale.
Nessuno fiatò per un po', ma il pensiero era comune: per quanto fosse incline agli sbalzi d'umore, Califa non era mai stata così nervosa.
«Lucci ha fatto arrabbiare Califa!» constatò poi ad alta voce Fukuro, gli occhietti che saettavano in alto a destra e promettevano di montare delle balle astronomiche su quel fatto.
Il felino inarcò eloquentemente un sopracciglio in risposta.
«È sempre così, negli ultimi giorni.» Osservò Jabura, incrociando gli avambracci sul petto con un'aria pensierosa che non gli si addiceva. «Salta su per qualsiasi cosa.»
«Sarà triste di lasciare suo papà? Anche se è antipatico. Chapapa...»
Lucci posò il martello per terra e si scrollò la polvere dalle mani. «Può darsi.»
Ognuno viveva l'ansia da separazione a modo suo. Kumadori, per esempio, si struggeva da una settimana intera e scoppiava in un piagnisteo ogni volta che incrociava la madre nei corridoi. Cioè ogni dieci minuti.
«Sarà... ma è strana» fece il lupo, non del tutto convinto da quella motivazione. «Molto strana.»


Troppo fluff, lo so, ma mi hai istigato tu!!
Per il resto, sono pronta a piangere malissimo come Kumadori.
 
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view post Posted on 26/6/2017, 00:42
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Kaku

Quando Kaku incontrò Califa sottocoperta e quella gli riferì il messaggio di Lucci, ebbe la stessa impressione avuta dagli altri sul ponte. Presto o tardi avrebbero dovuto fare una chiacchierata. Sul ponte trovò tre dei compagni. In effetti, il più strano terzetto mai visto. Lucci, Jabura e Fukuro. Tre nemici mortali fianco a fianco... Si domandò se non fosse in qualche altro sogno. Uno di quelli davvero assurdi, perché almeno quella pazza notte a bordo del Titanic aveva mantenuto i loro rapporti uguali. Si avvicinò con un sorrisetto dipinto sul volto.
-Eccomi, qui.- disse sorridendo a Lucci e prese a controllare le scialuppe, mentre Jabura sproloquiava come suo solito.
-Vi dico che sta per succedere qualcosa di terribile, ci sono troppi segni.-
-Oh, non fare il Basil Hawkins.- si lasciò sfuggire con uno sbuffo. Di portasfiga ne bastava uno.
Jabura storse la bocca.
-Oh, senti, signorino d'alta classe, sei tu quello che ha da preoccuparsi di più in tutta questa faccenda.-
In effetti.
Sentì come un brivido attraversargli il corpo. Un brivido freddo.
-Io non credo alle superstizioni.- disse, comunque, fissando l'altro dritto negli occhi -Però è vero, c'è qualcosa di strano. Specie Califa. Forse dovresti parlarle, Lucci.-
-Perché lui??- esclamò Jabura, per poi tacere quando gli altri lo fissarono sorpresi. Fukuro assottigliò gli occhietti rapaci e aprì la zip che gli sigillava la bocca. Giusto il tanto di dire -A Jabura pia- -TACI!!- che il lupastro gli si gettò letteralmente addosso tentando di bloccargli una volta per tutte quella maledetta cerniera. Possibilmente per non riaprirla mai più.
Kaku accennò un sorriso all'allegra scenetta, poi si rivolse al moro.
-Ormai siamo pronti. Manca solo Kumadori. Sarà difficile per lui separarsi da sua madre.-
Probabilmente avrebbero dovuto impedirgli di fare Harakiri una ventina buona di volte. Sarebbe stata dura...
-Mi mancherà questo posto.- continuò Kaku inspirando l'aria del tramonto. Forse fare quattro salti per l'isola non sarebbe stata un'idea malvagia. Purtroppo dovette cestinarla quando venne annunciata la cena. I lavori erano ormai ultimati, almeno quelli allo scafo. Altri avrebbero potuto eseguirli a bordo. L'indomani quell'isola sarebbe vissuta solo nei loro ricordi, probabilmente non avrebbero potuto tornarvi mai più.
Il gruppo di agenti s'incamminò verso l'edificio. Una rapida doccia e un cambio d'abiti e sarebbero stati pronti per la cena. Kaku ormai trovava normale camminare al fianco di Lucci e così doveva essere per tutti, dato che nessuno fece commenti al riguardo. Uno a uno si separarono per entrare nelle loro stanze, lui esitò un poco sulla porta della sua.
-Beh, allora a dopo cena.- ridacchiò facendo l'occhiolino all'altro. Chiusa la porta arrossì imbarazzato, pregustando però, l'incontro clandestino di quella notte.

Eccomi moglia!! Perdona l'immenso ritardoooo!! Il momento è infine giunto!! Q^Q


Edited by kymyit - 27/11/2017, 21:40
 
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view post Posted on 28/8/2017, 17:09
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Rob Lucci

CITAZIONE
-Ormai siamo pronti. Manca solo Kumadori. Sarà difficile per lui separarsi da sua madre.-
-Mi mancherà questo posto.-

Lucci scrutò per l'ultima volta il mare mentre il sole moriva all'orizzonte.
La partenza dall'isola si preannunciava difficile per tutti, vuoi per la separazione da un familiare e dall'unico posto che potevano considerare casa, vuoi per un brutto presentimento sul futuro.
Perfino Hattori era giù di tono. Nei boschi di quell'isola aveva imparato a volare, tra le sue fronde aveva avuto un nido e aveva sperato di ricostruirsene uno, prima o poi. Ma capiva che non ne avrebbe avuta più l'occasione: stavano per ripartire e dalle facce abbacchiate dei suoi compagni si rendeva conto che sarebbe stato un addio, questa volta.
Lucci la viveva in maniera diversa. In lui, la sete di vendetta verso Spandam e la consapevolezza che quel luogo non fosse sicuro per il gruppo prevalevano cinicamente sulla malinconia. Ma c'era anche un'altra ragione, più profonda e inconfessata, per cui quel posto non gli sarebbe mancato più che tanto.
Lanciò un'occhiata a Kaku che ora camminava al suo fianco verso la base, i dorsi delle loro mani così vicini che quasi si sfioravano.
Tutto ciò che lo faceva davvero sentire a casa sarebbe partito insieme a lui.

Arrivati alla torre, l'ex leader del CP9 si congedò dai compagni per prepararsi alla cena. Salutò con un cenno Fukuro, scambiò qualche insulto con Jabura e sostò invece davanti alla porta della stanza di Kaku.

CITAZIONE
-Beh, allora a dopo cena.-

«A dopo.»
Lo vide fargli l'occhiolino e sparire dietro la porta con uno di quei sorrisi che riservava solo a lui, solo quando erano da soli.
Rimase immobile, come incantato a fissare l'uscio chiuso. Per un secondo o due la sua espressione fu di nuovo quella del Rob Lucci artista di strada e passeggero clandestino del Titanic, nell'atto di ammirare un giovane rampollo dell'alta società mentre si affacciava a guardare il tramonto sul mare, e giudicare chi tra i due fosse lo spettacolo mozzafiato.
Lascia perdere amico, non potrai mai avvicinarti a lui! risuonò perentoria la voce di Cutty Flam dentro la sua testa.
Poi qualcosa di bianco invase il suo campo visivo muovendosi su e giù, insistentemente.
Hattori gli stava sventolando un'ala davanti alla faccia.
«Kuruppo!» Protestò.
«Sì. Sono ancora qui.»
Lucci lo rabbonì con una carezza sotto il becco. Raggiunse quindi la sua stanza e si preparò per una doccia veloce, mentre il colombo si appollaiava borbottando sull'attaccapanni all'ingresso.
Sperava che la cena di quella sera (un banchetto all'insegna di piagnistei e musi lunghi, con ogni probabilità) non togliesse troppo tempo all'incontro notturno con Kaku. E poi avrebbe dovuto parlare anche con Califa, sperando che Jabura non lo anticipasse. Era buono solo a far salire i nervi e l'ansia, quel dannato lupastro.

Aveva appena finito di asciugarsi e rivestirsi quando udì qualcuno bussare con decisione alla sua porta.
Era il maestro Auron.
Gli riferì che uno degli allievi era scomparso nella foresta da quel pomeriggio, dopo il solito addestramento, e che a nulla erano valsi gli sforzi dei bambini di setacciare il bosco. Nessuno era riuscito a trovare Ganta; così il maestro aveva deciso di scendere in campo in prima persona, malgrado l'ora tarda.
«Potrebbe essere caduto nel vecchio pozzo ed essersi ferito. Ti va di unirti alla ricerca? Col tuo frutto del diavolo dovresti essere avvantaggiato al buio, stando a quanto dice Fukuro...»
Lucci giudicò strana quella richiesta. E benché Auron parlasse col tono austero di sempre, giurò di sentire come una nota stonata nella sua voce.
«Le reclute del futuro CP9 non dovrebbero imparare a cavarsela da soli?» obiettò.
«Le politiche del Governo sono leggermente cambiate. Non possono permettersi di perdere nessuna nuova leva, dal momento che sette dei loro agenti più qualificati si sono dati alla macchia.»
Negli occhi di Lucci guizzò un lampo di collera. «Ci sono stati costretti!»
«Lo so, lo so.» Il maestro chiuse gli occhi e scosse lentamente il capo. Era stato impossibile trovare un punto di accordo sull'argomento e da alcuni giorni, tanto per i veterani del Cipher Pol quanto per i giovani ex agenti, la discussione era stata tacitamente archiviata.
Ora l'uomo sospirò con aria stanca. Per la prima volta da quando erano approdati sull'isola, Lucci riconobbe nel suo volto tutti i segni del tempo passato. «Speravo di approfittarne per fare due chiacchiere, prima che tu e gli altri partiste.»
Lucci ci pensò su un attimo. In fondo, doveva aspettarsi un discorso di congedo da Auron; non era mai stato un padre per loro, ma rimaneva comunque la figura più vicina ad un genitore che avessero avuto da bambini.
Recuperò giacca e piccione dall'appendiabiti e accettò di unirsi alla ricerca.
Stava attraversando il corridoio deserto come ai vecchi tempi, con Hattori in spalla e il maestro Auron ad aprire la stada, quando passò di nuovo davanti alla stanza di Kaku. Rallentò istintivamente il passo per lanciare uno sguardo alla porta.
Provò all'improvviso una sensazione strana, come una leggera inquietudine... ma si dileguò in fretta com'era venuta.
Rimase solo il desiderio forte, inspiegabile, di vedere Kaku un'altra volta.
Era stupido ed era superfluo, perché a breve avrebbero cenato, dormito e magari fatto altro assieme, ma avrebbe voluto rivederlo proprio in quel momento, anche solo per informarlo che avrebbe ritardato a cena.
«Non ti tratterrò a lungo.» Lo richiamò Auron, fermandosi a sua volta e guardando prima in direzione della camera di Kaku e poi Lucci. «E nel frattempo, sono certo che Kaku saprà tenere lontano Jabura dal tuo piatto.»
Lucci annuì distrattamente. «Sì.»
Oh, senti, signorino d'alta classe, sei tu quello che ha da preoccuparsi di più in tutta questa faccenda.
Represse con una smorfia le ultime parole di intimidazione del lupo e riprese a camminare.
In pochi minuti si allontanò fuori dalla torre insieme ad Auron, completamente ignaro del pericolo che li attendeva.


Califa era l'unica a non essersi ritirata nelle sue stanze dopo l'ispezione delle scialuppe.
Al primo momento buono, allontanatasi dagli sguardi dubbiosi dei colleghi, era sgattaiolata all'ultimo piano della torre, sul terrazzo che era stata la sua postazione preferita molti anni prima, quando era solo una bambina in cerca di pace da sei maschiacci pestiferi e rumorosi.
Stavolta non era da sola.
Davanti a lei, occultati dal progressivo calare della sera, c'erano una decina di uomini, tutti rigorosamente in divisa e tutti estremamente silenziosi.
Tra essi, ne spiccavano tre per grado e per uniforme: Lusky, suo padre, impassibile come sempre nel completo nero pece del Governo Mondiale; il capitano Verygood, avvolto nel lungo cappotto bianco, a capo del piccolo plotone di marines radunato tutt'attorno; il terzo uomo Califa non lo conosceva, ma indossava un vestito verde militare con finiture dorate che da solo bastava ad indicarne la provenienza. Un secondino della prigione di massima sicurezza, Impel Down.
«Ripassiamo il piano» prese parola Lusky, parlando a voce bassa ma chiaramente udibile dai presenti «Finora è andato tutto come previsto, ma adesso comincia la fase più delicata dell'operazione. Un solo errore ora potrebbe costarci caro.»
«Il resto dei miei uomini ha già preso posizione, Sir Lusky», lo informò il capitano Verygood, «Ciascun gruppo ha con sé le manette di agalmatolite, come richiesto, ed è pronto alla cattura dei fuggitivi.»
«Molto bene.» Lusky si voltò verso la figlia «Califa?»
Lei abbassò lentamente lo sguardo sui manifesti che aveva di fronte, come se fino ad allora la mente l'avesse estraniata da tutto ciò che le accadeva intorno. Indicò due volti stampati negli avvisi di taglia e si ascoltò dire ai marines:
«Kaku e Jabura... dobbiamo neutralizzare prima loro. Hanno un douriki di 2200 e di 2180, rispettivamente. È importante prenderli di sorpresa, mentre sono isolati; non riusciremmo a spuntarla nemmeno contro uno di loro se si rendono conto di essere in pericolo...»
«Di questo non devi preoccuparti, dolcezza. Crolleranno ai nostri piedi prima ancora di capire cosa sta succedendo!»
Califa si voltò verso il secondino, aggiustandosi nervosamente la montatura sul naso.
Quel tizio non parlava in modo normale: sibilava parole. Ed era impossibile guardarlo negli occhi per capire cosa gli passasse per la mente, dal momento che indossava un paio di lenti scure, anche ora che il sole era tramontato da un pezzo.
Non le piaceva per niente. Anzi, a dire il vero lo trovava un po' inquietante.
«Perché una guardia carceraria partecipa all'operazione? Che molestia sessuale è mai questa?»
«Black Mamba è stato autorizzato da Spandam» spiegò Lusky «O per meglio dire, Spandam ha chiesto e ottenuto il permesso dal direttore Magellan. Le sue abilità ci torneranno molto utili durante la missione.»
Verygood inarcò un folto sopracciglio scuro. «Abilità...?»
«Ho mangiato anch'io un frutto del diavolo: lo Zoo Zoo Serpe Serpe.» Black Mamba scoprì i denti in un ghigno. I suoi canini mutarono repentinamente in lunghe zanne acuminate, tra le quali fece capolino la lingua violacea e biforcuta. «Una piccola dose del mio veleno può uccidere in pochi minuti un uomo. Una dose più consistente può fare lo stesso con un lupo, o un leopardo. E quanto alla giraffa...» sogghignò «Sono curioso di scoprirlo!»
«Non dobbiamo ucciderli!» Protestò Califa allarmata. «Vanno catturati vivi. Gli ordini sono questi!»
«Preferibilmente vivi», soggiunse Lusky avvicinandosi alla figlia «Questi sono gli ordini di Spandam. Ed è per questo che ad ognuno di voi è stata consegnata un'arma imbevuta di veleno: non è una dose letale, naturalmente, servirà solo a stordire gli obiettivi e a consentirci una facile cattura.»
«Confermo. La paralisi li renderà inoffensivi come agnelli!»
Califa infilò una mano nel generoso decolleté ed estrasse un piccolo pugnale d'argento. Quando lo tirò fuori dal fodero, la lama bluastra brillò sotto i raggi pallidi della luna.
«Basta... una piccola ferita?» chiese in un sussurro.
«Sì. Una piccola ferita e il veleno andrà in circolo nel giro di qualche minuto. Non appena gli obiettivi saranno innocui, potrete ammanettarli con l'agalmatolite.»
«Molto bene» sorrise Verygood, che si era prospettato quella missione molto più difficile e pericolosa senza la collaborazione degli agenti governativi «È un ottimo stratagemma!»
«Capitano!» Intervenne un marine avvicinandosi ai quattro col fiatone. «Sir Auron ha appena lasciato la torre con Rob Lucci!»
Lusky e Verygood si scambiarono un cenno d'intesa. Black e Califa furono scossi nel medesimo istante da un fremito, ma solo il primo tradiva impazienza ed eccitazione: negli occhi della donna dilagavano smarrimento e paura.
«È il momento.» Annunciò il capo esecutivo della vecchia generazione del CP9.
«Tutti ai vostri posti, veloci! E badate a non farvi sentire!»
Verygood ed i marines sciamarono al piano sottostante in piccole file ordinate. Black Mamba sparì dietro di loro, ancora sogghignante, sfiorando l'impugnatura del suo pugnale: «Giustizia sarà fatta!»
Califa mosse un passo avanti.
Traballò, non per le ginocchia incerte ma per il cuore che le pulsava in gola talmente forte da ostacolarle il respiro.
Non poteva credere a ciò che stava facendo. Eppure era lì, ed era tutto reale.
Stava per tradire i suoi compagni.
Stava per voltare le spalle a chi l'aveva soccorsa da un Buster Call e consegnarli a Spandam, l'uomo che l'aveva condannata a morire sotto lo stesso Buster Call.
«Non esitare ora, abbiamo bisogno di te.» Lusky le si avvicinò, stringendola per le braccia e guardandola dritta negli occhi. «Tu sei la chiave di questa operazione, Califa. Ne va anche del tuo futuro!»
Lei trasalì, sentendosi riportare bruscamente coi piedi per terra. Ritrovò il suo punto fermo negli occhi chiari del padre, ma la voce le uscì ancora strozzata dalla gola. «Non so se riuscirò...»
«Ci riuscirai. Loro si fidano di te: potrai avvicinarli senza destare sospetto e colpirli. Una volta in manette, non avranno altra scelta se non collaborare. Nessuno si farà male.» La guardò ancora per pochi istanti; poi si sbilanciò in una carezza che da troppi anni mancava al viso della sua bambina, ormai diventata donna. «So che mi renderai fiero, Califa.»


Sto già malissimo per loro, ma non sto nella pelle.
Verso i mari dell'angst e oltre!!
 
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