Portgas D. AceQuando Ace arrivò al porto dell'isola di Hina, lo trovò completamente deserto, cosa prevedibile, visti i danni provocati dall'attacco di quei pirati. Tuttavia, man mano che si addentrava all'interno del paese, cominciò a individuare delle persone, ben nascoste e barricate in casa.
"Ehi, voi!" chiamò. "Sono della ciurma di Barbabianca, non dovete preoccuparvi."
"Davvero?" domandò un vecchietto, affacciandosi timidamente ad una finestra.
"Certo, guarda," rispose, indicando con orgoglio il tatuaggio sulla schiena. "Sono venuto a sconfiggere i pirati che vi hanno attaccato..." Il suo stomaco brontolò. "Ma prima non avreste qualcosa da darmi da mangiare? Sto morendo di fame." Dopo l'attività fatta la colazione di Marco non gli era certamente bastata.
Il vecchietto lo guardò sbattendo le palpebre: per essere un pirata di Barbabianca, non aveva l'aria molto affidabile!
Dopo lo spuntino (purtroppo la città aveva solo quello da offrire), si recò al tempio che si trovava sulla collina, dove gli era stato detto la nave pirata, salpando, aveva lasciato una piccola guarnigione di controllo. Si trattava di un numero ridotto di uomini, talmente scarsi che Ace non ebbe nemmeno bisogno di usare i suoi poteri del fuoco per batterli (a parte l'intengibilità per evitare i proiettili, che faceva sempre comodo).
Quando ebbe finito con loro, però, sentì un applauso dietro di lui. Si voltò, vedendo Circe dei Vicoli appollaiata comodamente sul tetto del tempio.
"Davvero un bello spettacolo," sorrise lei. "Ma non quanto quello di ieri notte, vero?"
Ace era già arrabbiato per la sua presenza su quell'isola, quindi sbottò: "Di che cavolo parli?"
"Oh, be', diciamo che intendo te, Marco la Fenice e il vostro piccolo... Rituale di accoppiamento a Tokelalu," disse Circe amabilmente. "Ma capisco che in momenti simili sia difficile notare un piccolo siamese che osserva..."
"Maledetta..." Ace si sentì avvampare, e strinse i pugni già trasformati in fuoco. Quello era un momento (e probabilmente sarebbe stato l'unico) privato fra lui e Marco. E adesso quella gli veniva a dire che...
"A proposito, non vedo il tuo principe azzurro - anzi, dalle fiamme azzurre nei dintorni?" proseguì lei. "Ti ha lasciato tutto solo? Cos'era, una notte e via?" Decisamente quest'ultima frase non era molto saggia da dire.
Ace si trasformò in fuoco ed in un attimo fu di fronte a lei. "Se Marco è il principe, io dovrei essere la principessa?" affermò. "Hai sbagliato tutto, perché io sono il drago."
Circe evitò per un soffio il suo pugno di fuoco, quindi rotolò giù dal tetto ed estrasse la pistola, sparandogli mentre correva via. Ace la seguì, evitando i proiettili caricati d'haki, e pose una mano sul terreno, facendo scorrere una lingua di fuoco a circondare tutta l'area. Prima che Circe potesse saltare su un altro tetto per evitare le fiamme, la afferrò per un polso e la sbatté contro il muro, con l'altra mano premuta contro la schiena.
"E adesso parla, cosa c'entri tu con questi pirati e con l'attacco all'isola?"
"Non c'entro niente," cercò di divincolarsi lei. "Il capitano Kaidou aveva sentito di questa ciurma e mi ha mandato a controllare se erano forti abbastanza da essere reclutati, visto che avevano avuto l'ardire di sconfiggere una flotta delle vostre," spiegò, tirando poi un'occhiata ai corpi svenuti dei pirati che Ace aveva sconfitto. "Ma non valevano niente, come hai visto. A Tokelalu mi sono fermata solo a fare rifornimento, come voi."
"Non ti credo."
"Come se mi importasse!"
"Hai minacciato la mia ciurma, e hai..."
sbirciato me e Marco, sì, insomma..."Vuoi uccidermi? Fallo," ribatté lei. "Porta la mia testa a Barbabianca e a Marco la Fenice, così ti daranno una bella pacca sulla testa e potrai provare ad elemosinare qualche briciola della loro attenzione. Sei patetico. Chi è il gattino domestico fra noi due?"
Quella frase peggiorò ancora l'umore già non al massimo di Ace, ma lo distrasse abbastanza da fargli allentare la presa, e Circe ne approfittò. In un attimo si trasformò nella sua forma di gatto e fuggì via arrampicandosi sul tetto prima che lui potesse fermarla.
Ace prese un bel respiro profondo per calmarsi. Sentì un leggero pizzico al braccio, e si accorse che uno dei proiettili era riuscito a colpirlo. Tamponandosi la ferita con l'altra mano, chiuse gli occhi e rievocò le emozioni di quella notte: c'erano ancora tutte, nonostante il pensiero che quella donna fosse lì a guardarli. Non gli importava, poteva anche saperlo il mondo intero, perché era una delle poche cose di cui andava orgoglioso, come quel tatuaggio sulla schiena.
Quello che Circe aveva detto lo aveva colpito al cuore, ma non era la prima volta. Era da quando era nato che le persone lo trattavano così, cercando di distruggerlo. Ma lui sarebbe stato più forte di chiunque altro, e avrebbe ottenuto quello che voleva alla faccia di tutti quelli che lo odiavano.
Voleva far diventare Barbabianca il re dei pirati, e voleva essere speciale anche Marco. E avrebbe ottenuto entrambe le cose.
Si voltò e fece per ritornare al porto.
No, non mi sono sembrati tanti ^^ White Bay mi piace ^^