You jump, I jump, [VM 18] Lucci x Kaku ~ Isola del CP9

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 4/9/2017, 20:47
Avatar


Group:
Kidd x Law
Posts:
8,412
Location:
Da Pinguinolandia

Status:


kaku
Kaku

Kaku stava giusto per aprire la porta per uscire a cena, quando qualcosa lo trattenne.
Non un qualcosa di fisico.
Forse semplicemente l'istinto di una preda, forse il destino. Non gli seppe mai dare un nome, ma non aprì la porta della stanza. Se l'avesse fatto, avrebbe visto Califa bussare alla porta di Jabura. Invece, andò alla finestra per inspirare l'aria notturna e pura. Il cuore era ancora accelerato, non era il caso di presentarsi in quelle condizioni, in cui sarebbe bastata la minima occhiata di Lucci per tradirsi. Sorrise al cielo, quando un rumore attirò la sua attenzione. Un rumore di erba calpestata, che avrebbe potuto essere anche solo smossa dal vento. Peccato che non c'era poi così tanto vento e, secondo, essendo un agente segreto sapeva distinguere i passi dai fruscii naturali. Abbassò lo sguardo e vide Lucci e Auron dirigersi verso la foresta, in silenzio. Hattori stava sulla spalla del suo padrone, intento a ripulirsi le piume.
Un senso di inquietudine assalì Kaku.
Che Auron volesse discutere con Lucci riguardo alla faccenda del bagno?
No, avrebbe chiamato anche lui.
Teoricamente avrebbe dovuto fregarsene e stare nella sua stanza. Non erano affari suoi. Però...
In silenzio saltò sul davanzale e si accovacciò su di esso, calcolò le distanze e saltò nuovamente, atterrando con leggerezza sull'albero più vicino.
Lucci e Auron non parvero essersi accorti di nulla, perciò continuò a seguirli facendo attenzione a non fare il benché minimo rumore. Dalla distanza alla quale si trovava non riusciva a sentire quello di cui parlavano, eccetto brusii indefiniti e, di tanto in tanto, qualche parola.
"Un bambino?" si chiese.
Saltò ancora.
Era molto abile a muoversi in silenzio, sui tetti, fra la vegetazione, purtroppo era così concentrato su ciò che aveva davanti, che non si rese conto che, dal momento in cui aveva lasciato la sua stanza, due occhi maligni lo avevano seguito.
Black Mamba era seduto sul tetto, la sua lingua serpentina assaggiava l'aria, così carica d'attesa e dell'eccitante sapore della vendetta.
Non riuscì a trattenere un ghigno mefistofelico.


-Sto arrivando.- sbraitò Jabura.
Certo che certa gente era davvero insistente!
Non aveva ancora finito di asciugare e pettinare i suoi lunghi capelli corvini, perciò quando aprì di colpo la porta sfatto e fresco (o meglio caldo) di doccia sia a lui che alla persona che aveva bussato venne un accidente.
-Ca-Califa?-
-Vuoi darti una sistemata, razza di molestatore?!- esclamò lei.
Istintivamente si sistemò i calzoni e prese ad abbottonarsi la giacca, mentre la donna si aggiustò gli occhiali. Per quanto imbarazzante, quella situazione le permise di distogliere lo sguardo dal compagno.
-Allora? Che c'è? E' pronta la cena?-
-Non sono la tua segretaria.- replicò lei -Comunque, no. Posso parlarti un momento?-
Jabura sgranò gli occhi.
Califa parlargli??
-Se è per la giacca, nessun problema... ne avevamo già discusso, o sbaglio?- borbottò.
-Non è per quello.- disse lei -Ma ti ringrazio di nuovo.-
Mosse un passo verso di lui, il pugnale, celato nella manica destra.
Un graffio.
Un solo graffio.
CITAZIONE
«So che mi renderai fiero, Califa.»

"Mi dispiace..." pensò.
Un movimento rapido, il tradimento fu consumato.
 
Top
view post Posted on 14/9/2017, 23:52
Avatar

The storm is approaching

Group:
Admin
Posts:
11,895
Location:
Red Grave

Status:


H5gmebX
Rob Lucci

La foresta era avvolta da un'atmosfera spettrale, quella notte.
La luce della luna filtrava nel sottobosco in sottili fasci d'argento e il silenzio regnava irreale, statico, come se il vento e tutta la fauna notturna si fossero accordati per non disturbare l'ultima conversazione tra maestro ed ex allievo.
Per la verità, più che di una conversazione si trattò di un pacato monologo: Lucci si limitò ad ascoltare Auron parlare e a commentare di tanto in tanto, mentre si addentravano nel bosco.
Il maestro disse poco sulla loro partenza e praticamente nulla sull'attuale posizione dell'ex CP9 col Governo; parlò invece di Ganta, il bambino che si era perso, e dei suoi allievi presenti e passati. Raccontò a Lucci di come il Governo avesse adottato schiere di bambini orfani nell'arco di due o tre generazioni, di come li avesse addestrati, con quali particolari aspettative, e di come queste non sempre fossero state soddisfatte. In molti erano morti prima ancora di diventare agenti professionisti. Molti altri avevano concluso prematuramente la loro carriera, cadendo in missione nel nome della Giustizia. C'era stato poi chi ce l'aveva fatta e sotto la bandiera del Governo Mondiale era invecchiato; chi aveva scelto di tradire per inseguire altri e più egoistici scopi; e ancora chi, come lui e i suoi compagni, dalla Giustizia era stato tradito, sacrificato, usato come capro espiatorio per insabbiare colpe e situazioni scomode.
«Non so chi saranno i miei allievi, domani», continuò ancora Auron, che camminava avanti a Lucci e aveva smesso di guardarlo da un pezzo. «Non so cosa faranno delle loro vite, se metteranno in pratica ciò che hanno imparato solo ed esclusivamente per adempiere alla Giustizia Assoluta. Non lo so e non mi riguarda.»
Rallentò e alzò lo sguardo: uno sprazzo di cielo trapelava dai rami intrecciati sopra le loro teste. Non una stella a rischiarare l'oscurità. «Ma so che hanno il diritto di diventare adulti. Almeno questo, il Governo glielo deve. Non sei d'accordo?»
Alla luce di tutto quel discorso, la domanda suonava retorica. Lucci comunque annuì e per un po' anche il maestro smise di parlare.



Black aspettò che Kaku lo distanziasse ancora, prima di muoversi a sua volta. Saltò giù dal tetto e atterrò sul ramo più vicino, producendo un netto fruscio di foglie. Non era abile come l'ex carpentiere a spostarsi di albero in albero, non poteva neanche contare sull'utilizzo del Geppo, ma aveva dalla sua i poteri del Serpe Serpe.
Si mutò quindi in forma ibrida e proseguì l'inseguimento strisciando da un ramo all'altro, la lunga coda coriacea che si avvitava rapida alle cortecce, mimetizzandosi perfettamente. Giunto a un metro scarso dalla sua preda, s'arrestò.
Kaku era su un ramo più basso e gli dava le spalle. Troppo concentrato sulla conversazione tra Rob Lucci e Sir Auron, per notarlo.
Un sorriso trionfante gli affiorò sulle labbra. Non poteva presentarsi occasione migliore.
Sguainò il pugnale già intriso del suo stesso veleno, lo rimirò alla luce della luna e con affetto, quasi con devozione, vi posò sopra un bacio.
Per te, fratellino. Goditi lo spettacolo!
Fu un attimo. Black Mamba scattò fulmineo alle spalle di Kaku, pronto a tappargli la bocca per impedirgli di urlare e allertare il compagno. Ogni traccia di umanità sparì dal suo volto quando gli affondò la lama nella schiena.



«Califa... che cazzo significa!?»
«Non c'è bisogno di essere così molesti. Rilassati e non rendere tutto più difficile.»
«Come faccio a rilassarmi, maledizione!?» Jabura fissò ancora una volta il pugnale con cui Califa lo aveva ferito ad un braccio, incredulo. Sentiva il sangue scorrergli sotto le dita e uno strano e inquietante formicolio diffondersi giù verso il gomito e su per la spalla. «Perché?!»
«Te l'ho già detto: lavoro per il Cipher Pol, adesso. E il Governo mi ha ordinato di...»
«Stronzate!!» ringhiò Jabura. «Tu stai con noi! Sei una di noi!»
«Smettila! Ti ho già detto di non fare chiasso!»
Jabura la ignorò, venendole più vicino. Fremeva di rabbia, ma non nei suoi confronti. «Chi è stato a convincerti? Tuo padre? Il maestro? Chi ti ha messo questa fottuta idea in testa?!»
«BASTA!!» Sbottò la donna, tirandogli un calcio per allontanarlo.
Jabura attivò il Tekkai meglio che poté: non si smosse di un millimetro, non replicò e -Califa lo notò con una stretta al cuore- non provò nemmeno a ricambiare il colpo.
«Non posso perdere tempo con te, Jabura. Ho ancora molto da fare.»
«Califa...»
«Tra poco il veleno ti paralizzerà del tutto. Se combatti, otterrai solo di mandarlo in circolo più velocemente.» Estrasse le manette di agalmatolite e vide lo sguardo del lupo rabbuiarsi. «Mi rincresce, ma ti consegnerò alla Giustizia con o senza la tua collaborazione!»
 
Top
view post Posted on 27/11/2017, 21:42
Avatar


Group:
Kidd x Law
Posts:
8,412
Location:
Da Pinguinolandia

Status:


kaku
Kaku


Non capiva il senso delle parole del maestro. Era un discorso che ben si sposava in altre occasioni. In un certo senso, gli pareva il malinconico monologo di un anziano. La voce era sempre quella autoritaria di Auron, ma quel velo di malinconia toccava le corde dell'animo di Kaku, turbandolo e stonando nel suo cervello. Si sporse un poco, pronto al prossimo salto, quando una mano si chiuse intorno alla sua bocca con una presa ferrea. Un forte strattone e poi un lancinante dolore che gli annientò i sensi per interminabili secondi.
Sentì lo schioccare di una lingua accompagnato da una risatina, poi venne trascinato giù dall'albero.

Era chiaro che per Auron fosse una sorpresa. Non se lo aspettava mica un colpo di scena del genere. Avrebbe reso il tutto più doloroso e lo meritava, perché aveva addestrato lui quei due, nella fattispecie Rob Lucci e sembrava preoccupato più per loro che per il suo fratellino, anche lui suo allievo.
Tantatataaaaan, the live start!
Si gustò con estasi il volto di Auron impallidire per l'improvvisata e quello di Lucci sbiancare per il regalo che si era portato giù dall'albero.
-Credo che i tanto osannati membri della Cp9 si stiano arrugginendo. Ne ho colto di sorpresa ben due e tre col loro maestro.-
Rise e, con la mano che ancora chiudeva la bocca di Kaku, attirò il giovane agente contro di sé, conficcandogli il pugnale ancora più in fondo.
Kaku lanciò un grido soffocato che si udì a malapena. I suoi occhi riuscirono a mettere a fuoco Lucci, poi la vista si fece nuovamente più debole, sempre di più. E sentiva di perdere le forze, gli arti formicolavano, non reagivano...
"Lucci..."
-Cosa ci fai qui, Black Mamba?- domandò Auron.
-Sono venuto ad accelerare un po' i tempi.- rispose il secondino, mostrando per un attimo la lingua biforcuta. -No, non è vero. Volevo vedere la tua faccia contorcersi per il dolore e la disperazione.-
Se all'inizio disse quelle parole con un tono divertito, quando gli occhi dietro le lenti scure incontrarono quelli di Lucci, l'intonazione divenne cupa e tagliente.


Jabura non aveva perso totalmente i sensi e questo disturbava fortemente Califa più di qualsiasi "molestia sessuale" ricevuta. Ignorò i suoi tentativi di parlare.
Patetici.
Sapeva che un tradimento era sempre dietro l'angolo quando si trattava del loro lavoro.
Patetico.
Ripeteva fra sé quella parola per schermare il proprio cuore.
Patetica...
Con uno scatto rapido gli chiuse le manette ai polsi.
-Mi dispiace.- disse voltandogli le spalle e lottando con ogni oncia della sua volontà per non far trapelare le lacrime mentre i marines la superavano e prendevano in consegna il prigioniero. Lusky però se ne accorse e le mise una mano sulla spalla.
-Sei stata brava, Califa.- disse piano, per poi ordinare, a voce più alta -Ora occupatevi degli altri.-




E che l'inferno inizi Q^Q
 
Top
view post Posted on 17/3/2018, 19:24
Avatar

The storm is approaching

Group:
Admin
Posts:
11,895
Location:
Red Grave

Status:


H5gmebX
Rob Lucci

Stavolta non c'era un transatlantico inghiottito dal mare, non c'erano le grida disperate di migliaia di persone a rimbombargli nei timpani, né la morsa fredda dell'oceano a penetrargli nelle ossa, ma a Lucci si gelò il sangue nelle vene esattamente come era accaduto in sogno sul Titanic.
Dal groviglio di rami e foglie che tessevano la volta della foresta era piombato giù qualcuno. Un uomo che non riconobbe, ed un altro, tenuto in ostaggio, che avrebbe riconosciuto anche senza la sua vista felina, tante erano le notti in cui lo aveva guardato addormentarsi al suo fianco.
Kaku.

CITAZIONE
-Credo che i tanto osannati membri della Cp9 si stiano arrugginendo. Ne ho colto di sorpresa ben due e tre col loro maestro.-
-Cosa ci fai qui, Black Mamba?-
-Sono venuto ad accelerare un po' i tempi. No, non è vero. Volevo vedere la tua faccia contorcersi per il dolore e la disperazione.-

Allo sgomento seguirono le deduzioni. Alle deduzioni la rabbia, che divenne cieca, pulsante e incontrollabile quando Kaku lanciò un grido soffocato per il dolore.
«Lascialo!»
Le parole si fusero in un soffio, un ruggito che fece spaventare e allontanare Hattori dalla sua spalla.
Lucci non si era reso conto di essere diventato per metà leopardo. Jabura avrebbe spiegato il fenomeno farneticando su demoni contenuti nei Frutti che percepivano particolari stati d'animo dei possessori e si risvegliavano di propria volontà; ma adesso Jabura non c'era e Lucci aveva chiara solo l'intenzione, no, l'impellenza di uccidere il bastardo che stava pugnalando il suo uomo alle spalle.
«Non così in fretta!» Lo anticipò lo sconosciuto estraendo il pugnale, insanguinato quasi fino all'elsa, per puntarlo alla gola di Kaku. «Resta dove sei, se ci tieni a lui.»
«Black Mamba!» ruggì il maestro «I piani non erano questi!»
Lucci a stento lo sentì. A stento elaborò che l'uomo che li aveva allenati da bambini, che li aveva accolti così benevolmente da adulti, in realtà aveva tramato alle loro spalle per tutto il tempo. Nella sua mente, solo l'immagine di Kaku alla mercé di un folle che gli faceva tuonare il cuore nel petto.
Black sogghignò, scoprendo i canini ricurvi. «Con tutto il rispetto per il suo piano, maestro, conosco un metodo migliore. Più rapido. Più efficace. Parecchio più divertente.»
Lucci serrò i pugni. Tremava, e non sapeva più se la sua fosse rabbia o angoscia.
Guardò Kaku.
"Posso attaccarlo. Posso distruggerlo" diceva con lo sguardo "Ho solo bisogno di sapere che puoi difenderti. Che se mi muoverò, tu sarai al sicuro."
Kaku era ferito, ma forse non così gravemente. Forse, poteva ancora usare il Tekkai...
Cercò nei suoi occhi una conferma, un cenno d'intesa, qualunque segnale gli lasciasse intendere che aveva ancora la situazione sotto controllo.
Non lo trovò.
Qualcosa in Kaku non andava, e Lucci si sentì più impotente di quando, ferito ed esausto sul ponte dell'esitazione, aveva visto Cappello di Paglia resistere al suo ultimo Rokuogan.
«Torna umano e non provare a fare un passo» gli ordinò Black Mamba, il volto deformato da un ghigno che era insieme di minaccia e di provocazione.
Forse Auron aveva con sé delle manette di agalmatolite ed era pronto a usarle, anche se non ne dava l'impressione. Lucci sentì i suoi occhi addosso e capì che il maestro lo stava studiando in attesa di una sua controffensiva. Se la aspettava, certo, perché nonostante Kaku fosse in pericolo, aveva addestrato lui Rob Lucci, e Rob Lucci non era stato programmato per cedere alle minacce di nessuno. Era un'arma che viveva per la Giustizia Assoluta, senza un'anima, senza legami, senza niente da perdere.
«Subito, bastardo!» Black premette di più la lama contro il collo di Kaku.
Auron non poteva sapere che quell'arma giaceva sepolta sotto le rovine di Enies Lobby.

Lucci chiuse gli occhi e quando li riaprì, con un lungo respiro forzato, sul suo volto non c'erano più macchie di leopardo.
Non permetterò che ti accada nulla di male.
Kaku era il suo compagno, il suo cuore, l'unica cosa bella che quella vita di sangue e sacrificio gli aveva dato. Non avrebbe rischiato di perderlo.
Non dopo San Popula. Mai dopo il Titanic.

Auron rimase incredulo.
Black Mamba stesso restò a contemplarlo in silenzio per un paio di secondi, prima di scoppiare in una risata compiaciuta, a tratti esaltata: aveva avuto la conferma che voleva.
«Che le dicevo, maestro?» sghignazzò, abbassando il pugnale. «A volte basta solo usare... la leva giusta
Avvicinò le labbra all'orecchio di Kaku e gli sussurrò, sfiorandolo con la lingua serpentina: «Gli piaci proprio tanto!»
Lucci sentì la rabbia divampare come un incendio nella sua testa. E non fu il solo.
All'improvviso una piccola sagoma bianca sbucò dall'alto, calò in picchiata sul secondino di Impel Down e prese a beccarlo e ad artigliarlo forsennatamente.
Hattori poteva anche avere le forme morbide e il becco sottile di un colombo, ma in certe occasioni tirava fuori l'energia di un falco.
«Ma che diavolo...!? Maledetto uccello di merda!!!» Inveì Black, proteggendosi la testa come meglio poteva.
Lucci scattò in avanti, approfittando della sua momentanea distrazione. Stavolta, però, Auron non rimase a guardare. Con un Soru gli fu addosso e, rapido come solo un maestro di Rokushiki sapeva essere, lo pugnalò ad un fianco.
Lucci incassò e indietreggiò, digrignando i denti. Non aveva tempo per lui, ora. Voleva correre da Kaku, voleva fare a pezzi quel Black Mamba...
Poi realizzò.
Si portò una mano sul taglio ancora fresco. Non sentiva nulla: né il bruciore, né il tocco delle sue dita sulla pelle.
«Crepa! Stupido piccione!»
Anche Hattori ebbe la peggio, costretto a scansarsi e ad alzarsi di quota per evitare i fendenti del nemico.
«Basta così.» Sentenziò Auron, ponendosi alla stessa distanza tra i due uomini. Mostrò a Lucci il pugnale avvelenato, che gettò sull'erba ai suoi piedi, quindi si voltò verso Black. «Vale anche per te.»
Black Mamba sbuffò, riluttante, quasi fosse un ragazzino a cui avevano appena rovinato la festa di compleanno.
«Non credere che finisca qui» sibilò a Kaku, spingendolo malamente verso Lucci. «Con voi due ho appena iniziato.»



Ignaro di ciò che stava succedendo ai suoi compagni, Blueno guardò i posti vuoti davanti alla tavola e non trattenne un borbottio seccato.
«Che fine hanno fatto tutti?»
«Jabura era affamato. Faccio una doccia e scendo, ha detto. Chapapaaaa!»
«Manca anche Kumadori. Era andato a chiamare sua madre, ma non è più tornato...»
«Infatti, chapapa! E Kaku e Lucci? Li vado a cercare?»
«No, meglio di no» rispose subito Blueno. Escludeva che i compagni si fossero... come dire, appartati poco prima di cena, ma dopo averli visti dormire nudi e abbracciati sul ponte della nave... chi poteva dirlo? Meglio proteggerli dalla civetteria di Fukuro, in ogni caso.
«Mio padre e il maestro saranno qui a momenti» assicurò Califa, celando il nervosismo per la sparizione non prevista di Kaku. «I bambini stanno giocando nel cortile. Puoi avvertirli tu, Fukuro?»
«Conta su di me! Chapapa!» E prima di ballonzolare fuori dalla porta: «Califa?»
«Sì?»
«Non essere triste per tuo padre! Jabura dice che è solo uno s...»
«Vai, Fukuro!» Salvò la situazione Blueno.
«...Beh, comunque, dice anche che ti vuole bene e ti perdonerà! Chapa!»
Quando la bocca più larga e mal sigillata del CP9 sparì dalla sala da pranzo, per andare incontro a un'imboscata dei marines, Califa aveva di nuovo gli occhi lucidi dietro le lenti degli occhiali.
«Tutto... bene?»
Blueno le offrì una timida possibilità di confidarsi.
Per Califa era l'ultima occasione, se non di tornare sui propri passi, di provare a salvare il salvabile.
«Certo. Che molestie! Vai a controllare lo stufato, mi sembra che sia pronto.»
E non appena Blueno le diede le spalle, tirò fuori nuovamente il pugnale.

Hattori ci ha provato... T^T
 
Top
view post Posted on 14/4/2018, 17:21
Avatar


Group:
Kidd x Law
Posts:
8,412
Location:
Da Pinguinolandia

Status:


kaku
Kaku

Kaku si maledisse mille, duemila volte, per essere stato così sprovveduto. Per colpa sua anche Lucci era stato ferito. Erano stati traditi e usati, lacrime di rabbia si affacciarono dai suoi occhi, pungenti come centinaia di aghi. Avrebbe solo voluto poter dare UN colpo a quel bastardo. Un solo rankyaku, uno ben assestato. Ma... beh, se il dio era Eneru, poteva anche stare fresco... era iniziata... la maledizione li stava colpendo. Però, avrebbe dovuto avere effetto su di lui, a Lucci doveva andare bene... lo cercò con lo sguardo, gli occhi pieni di disperazione.
-Luc... ci... - mormorò, con mano tremante cercò quella forte dell'altro. Era proprio una mano da carpentiere, altro che spia... se solo non avessero avuto quella vita, se solo fossero stati veramente il Lucci e Kaku di Water Seven...
-Per...dona... mi... -
Perdonami per essere stato disattento, per essere un peso, perdonami perché ti sto trascinando nella maledizione, perdonami se credo a queste cose come quel cretino di Jabura...
Strinse forte la mano di Lucci, ma, mentre lo faceva, il piede di Black Mamba calpestò le mani di entrambi a terra.
-Ehi, ehi, ehi! Non è il momento delle smancerie! Quelle riservatevele per quando sarete ad Impel Down! O forse non potrete?- si fece fintamente pensieroso -Può darsi che non vi vedrete più dopo questa notte, forse dovrei concedervi una pomiciata o due...-
Li calpestò di nuovo.
-O forse no?! Dopotutto il nostro è un mondo crudele, non è forse vero, Rob Lucci?!-


Fuori due. Prima Jabura, poi Blueno. Restavano due agenti. Califa si domando se il sollievo che provò nel cuore dipendesse dal fatto che aveva solo paura di agire all'inizio o se era solo l'idea di tradire quello zotico lupastro ad infastidirla, a molestarla. Assurdo...
-Signorina Califa!- uno dei soldati richiamò la sua attenzione. -Kumadori ha scoperto il nostro piano!-
-Come sarebbe a dire?!- saltò su Lusky.

Fukuro si trovava coi ragazzini, in attesa della cena. Canticchiavano e sbattevano le posate reclamando cibo, quando uno dei bambini si arrampicò sul corpo tondo del membro della cp9.
-Fammi fare cavalluccio!- lo supplicò.
-Chapapa!- esclamò quello, saltellando per la sala col piccolo cavaliere ben aggrappato ai capelli. -Chapapa, dateci la pappa!-
-Chapapa, dateci la papà!- gli fecero eco i ragazzini.
Risate e battiti di mani, Fukuro continuò ad intrattenere i marmocchietti con sommo gusto.
-Chapapa!-
-Chapapa!-
Ma dov'erano gli altri? Si stavano perdendo tutto il divertimento!
-Chapap...!-
Sentì affondare qualcosa nel braccio.
Il bambino che portava a cavalluccio lo guardò con occhi impauriti ma decisi. Aveva appena adempiuto alla sua prima missione.

Kumadori non poté fare nulla per Jabura e Fukuro, il cuore gli pianse e quasi si spezzò. Se solo fosse riuscito a decifrare subito il messaggio di sua madre... ma non era stato mai un genio e i codici non facevano per lui. Pur sapendolo, sua madre gli aveva lasciato un messaggio criptato.
Erano in pericolo, dovevano fuggire dall'isola.
Con un po' di fortuna scoprì che sua madre era stata portata nelle segrete, perché si era opposta al piano fin dall'inizio.
"Aspettami, madre, non lascerò che ti mandino davvero lassù, non ora che ti ho ritrovato, yoiyoiyoi!"
Kumadori conosceva piuttosto bene quel posto, perché aveva espiato numerose volte al posto dei suoi compagni. Quei sublimi sacrifici ora l'avrebbero aiutato a salvare almeno sua madre, poi avrebbe pensato a come salvare gli altri.
"Califa, oh, che tristezza!"
L'agente si fermò con una brusca fermata davanti ad una cella.
-Madre!-
La piccola sagoma dietro le sbarre spalancò gli occhi, inorridendo.
-Kumadori! Che ci fai qui?-
-Sono venuto a salvarti, madre!-
-Figlio stupido! Devi fuggire, non capisci la situazione in cui ti trovi? Dovete scappare!! Lasciate quest'isola o verrete portati ad Impel Down!-
-Oh, madre, il cuore mi si riempie di gioia agrodolce nel sapere di averti dalla mia parte in questo momento. Ti prego di lasciarmi espiare dopo questa mia disobbedienza, ma non posso lasciarti qui!-
I capelli di Kumadori s'agitarono, attorcigliandosi intorno alle sbarre. Con un certo sforzo, riuscirono a piegarle il tanto da permettere alla donna di uscire.
-Andiamo, madre.-
-Stupido figlio... - commossa, la donna fece per prendere la mano del figlio, quando un bagliore sinistro attirò la sua attenzione.
-Attento!- gridò, gettandosi verso di lui per spingerlo via, ma Kumadori la allontanò da sé, finendo trafitto da quello che sembrava proprio un pugnale.
-Perdonami madre... - disse -Stavolta sarò io a vegliare su di te dall'alto.-
Il corpo dell'agente cadde a terra.
Califa, alle sue spalle, ripose il pugnale. Avrebbe voluto essere puntigliosa rispondendo che non sarebbe morto, ma tacque. Finire ad Impel Down era come morire, eppure non riuscì a gioire di essere scampata a quel destino.

-Allora, Rob Lucci, ti ricordi di me?- domandò Black Mamba. -No? Oh, certo, ci siamo intravvisti solo in qualche occasione, ma tu non ricordi quelli che ritieni deboli. E Nero te lo ricordi?-

DANDANDAAAAAN! Sempre più carogne, moglia, solo per te XD
 
Top
view post Posted on 2/5/2018, 23:45
Avatar

The storm is approaching

Group:
Admin
Posts:
11,895
Location:
Red Grave

Status:


RJ7LL6V
Rob Lucci

Che stupido.
Lucci quasi non se ne capacitava, mentre il veleno si propagava nel suo corpo e gli paralizzava rapidamente le membra.
Si era fatto accecare dalla rabbia. Si era esposto all’attacco di Auron abbassando la guardia come un novellino... lui! Lui che in missione non ammetteva mai errori, che non concedeva a nessuno di perdere la testa, per nessuna ragione, perché quando lavoravi nel Cipher Pol 9 anche una piccola distrazione poteva costarti molto cara.
Incrociò lo sguardo di Kaku e il cuore gli si serrò in una morsa. Vedeva la frustrazione dentro le sue lacrime, il senso di colpa in ogni solco del suo viso...

CITAZIONE
-Luc... ci... -
-Per...dona... mi... -

Era insopportabile. Insopportabile vederlo così disperato, insopportabile realizzare di non averlo saputo proteggere.
«Kaku...» Scosse la testa, stringendogli forte la mano a sua volta.
Non è colpa tua.
Uno scatto repentino tra loro e una fitta acuta, dolorosa alle dita. Black Mamba gli calpestò le mani come carta straccia, non dandogli il tempo di parlare.

CITAZIONE
-Ehi, ehi, ehi! Non è il momento delle smancerie! Quelle riservatevele per quando sarete ad Impel Down! O forse non potrete? -
- Può darsi che non vi vedrete più dopo questa notte, forse dovrei concedervi una pomiciata o due...-

Un altro pestone, più forte di prima. Anche col torpore che s’impadroniva delle sue braccia, Lucci sentì il palmo della mano affondare nel terreno e alcuni ciottoli appuntiti penetrargli nella carne.
Sollevò lo sguardo iniettato d’odio su Black.

CITAZIONE
-O forse no?! Dopotutto il nostro è un mondo crudele, non è forse vero, Rob Lucci?!-

Chi diavolo era, quel bastardo? Come faceva a sapere di lui e Kaku?
Erano solo alcune delle domande che saettavano come piccoli lampi di lucidità nella sua testa, dominata dalla furia e dal primordiale istinto di uccidere. Ma non era di alcuna consolazione immaginare in quanti pezzi avrebbe sbrindellato il corpo di Black Mamba, non appena lo avesse avuto tra le mani: le sue gambe non rispondevano, i marines stavano arrivando e il resto dei suoi compagni, unica possibilità di salvezza per lui e Kaku, era disperso e ignaro del pericolo.
Se non era già troppo tardi anche per loro...
Seguì con lo sguardo annebbiato il maestro Auron che si allontanò per comunicare al lumacofono: coordinate sulla loro posizione, qualcosa riguardo ai giovani allievi del neo-CP9... Non riuscì a sentire altro, perché il secondino di Impel Down tornò alla carica parandosi di fronte a lui.

CITAZIONE
-Allora, Rob Lucci, ti ricordi di me? No? Oh, certo, ci siamo intravvisti solo in qualche occasione, ma tu non ricordi quelli che ritieni deboli. E Nero te lo ricordi?-

Lucci non replicò né si sforzò di ricordare. Mai rispondere alle domande di uno squilibrato, neanche sotto tortura: una vecchia lezione imparata tanti anni prima, proprio su quell’isola.
Il silenzio prolungato però cominciò a spazientire Black Mamba, che non gradiva essere ignorato dai suoi prigionieri.
«Sto parlando con te... stronzo!»
Lucci vide il pugno arrivare ma non poté evitarlo, né attutirlo con un Tekkai: la paralisi era ormai troppo estesa. Ci vide rosso per un istante e poi si ritrovò con un lato della faccia a terra e l’altro a pulsare nella frescura notturna, in bocca l’inconfondibile sapore metallico del sangue.
Black rise con aria appagata, come se avesse atteso da molto tempo quel momento e volesse goderselo fino in fondo. Afferrò Lucci per i capelli, lo tirò su a sedere e domandò a un palmo dal suo naso: «Allora? Adesso ti ricordi meglio?»
Lucci qualcosa la ricordò, sì.
Qualcosa che non gli aveva insegnato la rigida educazione del Governo, bensì l’irriverenza del suo alter ego sul Titanic.
Mirò e sputò, preciso e impassibile a dispetto delle sue condizioni. Purtroppo gli occhiali da sole schermavano gli occhi quel verme, ma l’importante era il messaggio (Fottiti! avrebbe aggiunto Jabura).
Il secondino mollò la presa su di lui e trasalì. Era incredulo e sfrigolava di rabbia. «Tu... come... osi...!?»
Ripulì la lente insanguinata col dorso di una mano e poi, inveendo contro Lucci, gli sferrò un primo calcio ad un fianco, un secondo alle costole. Fu sul punto di colpirlo di nuovo in pieno volto, quando, colto da una lucida consapevolezza, si bloccò con la gamba alzata.
«Giusto... con te questi metodi non funzionano.» Sorrise, leccandosi le labbra... e puntò Kaku.
Stavolta fu Lucci a trasalire.
«Sai, il bello di questo incarico è che devo solo portarvi vivi a Impel Down...» Spiegò Black con calma, avvicinandosi al membro più giovane dell’ex CP9. «A nessuno importa in che condizioni ci arriviate...»
Estrasse il pugnale e con la mano libera agguantò il mento Kaku, esponendo il suo viso al bagliore pallido della luna. «Vediamo se sarai in grado di riconoscere il tuo uomo, quando avrò finito di giocare con lui...»
«Fermo!» Ringhiò Lucci, cacciando fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni. Tentò di reagire, di correre da Kaku, ma ottenne solo di sollevarsi di pochi centimetri da terra, puntando i gomiti sul terreno e tossendo sangue.
Il secondino rise, spietato. «Ma bene, vedo che ti è tornata la lingua! Scopriamo se ti è tornata anche la memoria...»
«Lascialo andare... Non so di chi parli...»
«Sciocchezze. Hai conosciuto Nero poche settimane fa, sul treno marino diretto a Enies Lobby.»
Lucci cercò di tornare indietro a quel momento, ma non era facile. Non con un pazzo criminale che minacciava di sfigurare Kaku davanti a lui.
Chiuse gli occhi e ripeté quel nome nella sua testa, una, dieci, cento volte, come sfogliando un archivio invisibile.
Nero...

«Chi sarebbe questo tizio?»
«Coogy mi ha detto che probabilmente sarà il nuovo membro del CP9... Si chiama Nero ed è capace di utilizzare quattro Rokushiki...»
«T-tu sei Rob Lucci. Non ho mai avuto l’occasione di presentarmi. Abbi un po’ di pazienza, prima ammazzo questo tizio...!»
«Franky va catturato vivo. Perdere il controllo delle emozioni è come perdere di vista l’obiettivo della missione... Direi che basta così. Ti concedo tre secondi per toglierti di torno...»


«Nero... la matricola...?»
«Bingo!» esclamò Black, ma non c’era ombra di divertimento nella sua espressione. «Proprio lui. Il ragazzo che hai ucciso perché hai ritenuto inutile per la tua squadra...» Si rivolse a Kaku e gli scostò qualche ciocca di capelli dalla fronte col dorso del pugnale. «Sai, aveva pressappoco la tua età, Kaku... Una giovane promessa per il Governo... ma a te non è passato per l’anticamera del cervello di prendere le sue difese, vero? Ti sei limitato a guardarlo morire... perché eri d’accordo, mi chiedo, o perché non volevi contraddire lui? Sei fedele a quello stronzo fino a questo punto?»
«Non era solo debole» lo interruppe Lucci «Era sconsiderato... totalmente inaffidabile e...»
«ERA MIO FRATELLO, BASTARDO!» Esplose Black, scagliandogli contro il pugnale che mancò per un soffio uno zigomo di Lucci.
«Nero era la mia unica famiglia! E tu l’hai ucciso perché non ti aggradava... Ma ti giuro, Rob Lucci... ti giuro che rimpiangerai di averlo fatto per il resto della tua vita!»


Il piccolo Ganta guardava con occhi rossi di pianto il signor Fukuro mentre i marines lo incatenavano per trasportarlo fuori dalla torre. C’erano voluti due uomini per tirare su Blueno e ben tre per Kumadori, sottoposti allo stesso impietoso trattamento, però veder maneggiare il corpo privo di sensi di quell’omone con la bocca a zip che tanto lo aveva fatto giocare e ridere nei giorni precedenti, era lo spettacolo più doloroso.
«Smetti di piangere, Ganta. Abbiamo fatto il nostro dovere!» Aidan l’aveva ripetuto almeno cinque volte dal compimento della missione, ma a lui continuava a sembrare così crudele, così ingiusto...
«Erano brave persone...!»
«No, erano fuorilegge!»
«Bambini, non dovreste stare qui» li richiamò il capitano Verygood, chiudendo la comunicazione al lumacofono. «Rientrate nelle vostre stanze e aspettate il maestro Auron, vi raggiungerà tra poco.»
«È tutto pronto per il trasporto dei prigionieri?» domandò spiccio Lusky al capitano.
«Affermativo. Sir Auron mi ha appena informato che anche gli altri due agenti sono stati neutralizzati. Perderanno i sensi a breve...»
Califa non batté ciglio davanti alla notizia, ma il rumore dei suoi battiti divenne per un attimo assordante. Una parte di lei sapeva che sorprendere Lucci e Kaku sarebbe stato difficile, se non quasi impossibile; sapeva che fintanto che fossero stati liberi di agire, l’intero complotto ai danni dell’ex CP9 avrebbe potuto fallire, e questa possibilità le era stata di conforto. Fino a quel momento, realizzò, forse quella parte di lei sperava che la missione fallisse.
Ma ora era davvero finita.
«Signorina Califa... perché?» Ganta alzò timidamente lo sguardo su di lei, scosso da un nuovo singhiozzo. «Credevo che fossi loro amica...!»


Lacrime a palate per tutti, nessuno escluso.
In compenso, però, è tornato lo Sputazzagan xD


Edited by Vegethia - 31/8/2018, 17:57
 
Top
view post Posted on 8/6/2018, 15:09
Avatar


Group:
Kidd x Law
Posts:
8,412
Location:
Da Pinguinolandia

Status:


kaku
Kaku

Se le condizioni di Lucci erano critiche, quelle di Kaku erano disperate.
Era stato colpito prima dell'altro, perciò l'effetto del veleno era ad uno stadio più avanzato. Benché possedesse ancora qualche baluginio di coscienza, non riusciva a muovere un muscolo. Eppure non poteva permettere che Lucci... che Lucci soffrisse. Se proprio quel tipo doveva sfigurarlo, beh, Kaku lo avrebbe provocato.
Per prima cosa rise.
O almeno ci provò. Il verso che gli uscì fu qualcosa di simile a quello di un rantolo sommesso o al gracchiare di una rana.
Black strinse la presa sul suo collo, dardeggiando prima con lo sguardo verso Lucci, poi tornò a fulminare lui.
-Cosa c'è di così divertente, Kaku?-
-In realtà... un paio di cose...- disse piano -Tuo fratello era... un inetto... e tu... hai dovuto avvelenarci per... per poterci... solo... sfiorare... buon sangue non mente, eh?-
Le pupille del secondino si contrassero d'ira.
Non ci vide più.
Colpì Kaku con un pugno il doppio più potente di quello sferrato a Lucci. Lo ribaltò, facendolo ricadere a pancia in giù sull'erba.
Il rosso sputò sangue, aveva il labbro spaccato e forse non solo quello. Le dita del secondino si strinsero intorno ai suoi capelli e lo strattonarono all'indietro con forza.
-Voi signori agenti scelti vi credete padreterni, vero?- lo sbatté a terra -Prova a ripeterlo, Kaku.-
E lo ripeté. Eccome se lo fece. Black Mamba lo rivoltò nuovamente e lo strattonò per il bavero. A quel punto Kaku raccolse le energie rimaste per mettere insieme l'attacco e colpì. Gli sputò dritto in faccia, forse ci mise in mezzo un po' di Shigan o di Rankyaku, perché quello che colpì e fece barcollare Black Mamba fu uno Sputtazgan in piena regola.
-In.et.ti.- sillabò Kaku con un ghigno sfrontato.
Il secondino ci vide rosso. Anzi, non ci vide proprio più. Afferrò la faccia di Kaku e gli sbatté la testa a terra. Stavolta il dolore fu lancinante. Già dopo il primo colpo, la vista si oscurò. Sentì il seguito di quello sfogo altre tre, quattro volte.
Inetti, inetti... lo stava facendo danzare al suo ritmo. Non gli importava di soffrire, se poteva alleviare la sofferenza di Lucci.
Lucci...
La sua voce...
Forse urlava, ma non lo sentiva bene.
Ricadde a terra. Gli parve di percepire la parola "piccione" e un tramestio confuso.
-Adesso basta.- tuonò una voce.
Era Lusky.
-Abbiamo finito. Salpiamo.-
Una voce di donna... la conosceva... era... Califa? No, impossibile...
Poi sprofondò definitivamente nel limbo del dolore e del veleno.


Black Mamba lasciò ricadere la sua vittima, seccato.
-Che amici fedeli hai, Rob Lucci... - disse rialzandosi in piedi e calcando su quel "fedeli" con tanto gusto. Guardò poi Hattori, che volava nervosamente sopra le loro teste.
-Se gli strappassi la testa e le ali chi soffrirebbe di più?-
-Abbiamo finito.- replicò con voce piatta Califa.



Mi spiace che sia breve dopo averti fatto attendere. Ma non c'era molto che potessi fare, mi sa...
 
Top
view post Posted on 31/8/2018, 17:25
Avatar

The storm is approaching

Group:
Admin
Posts:
11,895
Location:
Red Grave

Status:


RJ7LL6V
Rob Lucci

CITAZIONE
-Cosa c'è di così divertente, Kaku?-
-In realtà... un paio di cose...- disse piano -Tuo fratello era... un inetto... e tu... hai dovuto avvelenarci per... per poterci... solo... sfiorare... buon sangue non mente, eh?-

Hattori indietreggiò sul ramo basso di un albero e si rannicchiò tra le foglie, incapace di smettere di tremare.
In tanti anni trascorsi al fianco di Lucci a vedere applicata la Giustizia Assoluta aveva imparato a distinguere diversi tipi di criminali e aveva capito, forse prima e meglio dell’ex leader del CP9, che quelli più pericolosi non erano semplicemente malvagi. Erano gli uomini soli, i disperati. Quelli che una volta persa la propria ragione di vita, consumati dal dolore e dalla solitudine, avevano votato l’esistenza ad una missione di vendetta personale. Gli uomini come Black Mamba.

CITAZIONE
-Voi signori agenti scelti vi credete padreterni, vero?- lo sbatté a terra -Prova a ripeterlo, Kaku.-

Il colombo ritrasse la testolina, nascondendola sotto l’ala.
Sentì Kaku reagire; Black colpirlo più forte, ancora e ancora, rispondendo alle provocazioni in preda ad una furia crescente.
Sentì Lucci urlare. Urlava a Kaku di smetterla, perché la responsabilità era sua, perché lui aveva ucciso Nero, perché Ti amo, e non sopporto che ti facciano del male!
Non lo diceva a parole, ma Hattori lo percepiva forte e chiaro nella sua voce incrinata.
Si scoprì gli occhi per vedere il suo migliore amico provare a rialzarsi e scivolare di nuovo nel fango, nello strenuo tentativo di mettere in moto un corpo che non rispondeva alla sua volontà.
Realizzò in quel momento che malgrado fosse Kaku a sanguinare, era Lucci a spezzarsi, colpo dopo colpo.
Non poteva restare a guardare.

Lucci serrò la mascella e si sollevò a fatica sui gomiti, la vista sempre più annebbiata dagli effetti del veleno.
Kaku era a terra, forse svenuto; ma il sollievo di vederlo libero dalla presa del secondino durò ben poco. Per distrarre quel bastardo, anche Hattori stava rischiando grosso.
«Fottuto piccione!» imprecò Black, riparandosi dalle beccate aeree. «Se ti prendo giuro che...»
Un fruscio di passi sull’erba, e poi:

CITAZIONE
-Adesso basta.-

Lucci non fu sorpreso di sentire la voce austera di Lusky sopraggiungere dal bosco alle sue spalle.

CITAZIONE
-Abbiamo finito. Salpiamo.-

Quell’altra voce, invece, gli fece sgranare gli occhi per l’incredulità.
Non può essere lei, si disse, categorico.
Doveva essere un effetto della tossina, la mente che perdeva lucidità e alterava le sue percezioni... Ma ciò che la vista gli restituì, per quanto assurdo, incomprensibile, impossibile da accettare fosse, confermò il suo primo sospetto:
«Califa...?»
Lei non batté ciglio.
Non parlò, non lo guardò neppure, concentrata solo su Hattori che volava nervosamente sopra la sua testa.

CITAZIONE
-Che amici fedeli hai, Rob Lucci... -

La consapevolezza investì Lucci come l’ultimo treno in corsa a Water Seven prima dell’acqua laguna.
Improvvisamente tutto fu chiaro: lo strano comportamento di Califa nei giorni precedenti, l’assenza dei suoi compagni adesso, e...

«Lucci, sono io. Sono venuta a lasciarti dei vestiti puliti.»
«Sì. D'accordo.»
«...Lascio qui anche i tuoi, Kaku.»


...il motivo per cui Black Mamba sapeva della sua relazione con Kaku.
Da incredulo, il suo sguardo divenne rabbioso e accusatorio. «Come... hai potuto?!»
Califa incrociò i suoi occhi per un attimo, talmente impassibile da ricordare solo vagamente la ragazzina timida che Lucci aveva conosciuto proprio su quell’isola, più di venti anni prima.
Hattori le volò più vicino, stridendo qualche protesta dall’alto.

CITAZIONE
-Se gli strappassi la testa e le ali chi soffrirebbe di più?-
-Abbiamo finito.- replicò con voce piatta Califa.

Lucci digrignò i denti.
«Sporca traditrice...» sibilò, mentre anche i gomiti cedevano sotto il peso del suo corpo.
Lusky gli scoccò un’occhiata furente. «Fatelo stare zitto.»
«Ci penso io!»
«Tu hai già fatto abbastanza, Black Mamba» decretò Auron, parandosi in tutta la sua imponenza di fronte al secondino. «Vai ad aiutare il capitano Verygood e i suoi uomini!»
Black s’irrigidì, tanto che persino Lucci, ormai interamente paralizzato, avvertì la sua riottosità verso il superiore.
«Bene...» Obbedì infine, aggirando il maestro. «Ma si ricordi che non sono più i suoi allievi. Adesso sono i miei prigionieri!»
«A proposito di allievi, Sir Auron...» Lusky si frugò nella tasca interna della giacca ed estrasse una lettera. Era vidimata col sigillo del Governo Mondiale. «Come da accordi col direttore Spandam, in cambio della sua collaborazione, le nuove reclute del CP9 potranno continuare l’addestramento qui. Non è più richiesto il loro intervento al fronte...»
Lucci non riuscì ad afferrare altro del discorso. Nella sua mente le parole e le immagini si confusero, fino a svanire come colori di un acquerello lasciato a dissolversi sotto la pioggia.
Qualcosa di leggero, alla fine, gli sfiorò la testa.
Si sforzò di aprire gli occhi, ma vide solo una massa bianca indistinta davanti a sé.
«Kuruppo...»
Hattori lo accarezzò di nuovo; il tocco delle sue piume simile ad un alito di vento fresco tra i capelli.
«Vattene...» mormorò Lucci.
Non puoi seguirmi, non stavolta.
Le parole non vennero fuori, ma era certo che il colombo avesse compreso.
Ironia della sorte: in quel bosco lo aveva trovato, del tutto impreparato a prendersi cura di un pulcino appena sgusciato dall’uovo; in quello stesso bosco lo stava lasciando andare, del tutto impreparato a dirgli addio.
Beh, almeno uno dei suoi compagni si sarebbe salvato...
Con quella flebile speranza anche la mente di Lucci si spense, scivolando in un sonno artificiale e senza sogni.

***

XTMbeGy
Se il sonno fu disturbante, il risveglio risultò addirittura molesto.
Di certo nessun possessore di frutti del diavolo poteva dire di amare l’acqua, ma il Felis Felis aveva reso Lucci per metà un felino; per lui si trattava di una repulsione tutta naturale.
Ecco perché l’improvvisa doccia d’acqua gelida si rivelò tanto efficace quanto sgradita.

«Sveglia, stronz’addormentato

Lucci spalancò gli occhi in un misto di panico e sorpresa.
Per un attimo boccheggiò, convinto di trovarsi ancora a bordo del Titanic, ammanettato nella cabina del commodoro Smoker mentre veniva invasa dall’acqua. Invece il respiro gli tornò subito. A non svanire furono un senso generale di debolezza, l’impressione di avere braccia e schiena immobilizzate, gli sghignazzi chiassosi di qualcuno.
Scosse la testa per togliersi i capelli bagnati dalla faccia, e lo vide: al di là delle sbarre brune di agalmatolite che delimitavano la sua cella, Black Mamba gongolava, reggendo tra le mani un secchio vuoto.
«Non mi dirai che sei davvero idrofobico?»
Prima che a parole, Lucci rispose con un’occhiata tagliente e assassina. «Vai all’inferno.»
Il carceriere gettò la testa all’indietro e riattaccò a ridere così sguaiatamente che per poco non perse gli occhiali da sole. Accendere Rob Lucci di rabbia forse non era appagante quanto vederlo soffrire, ma diavolo se era divertente!
Dal suo canto, Lucci non fece caso alle risa, né al gesto precipitoso con cui Black riaccomodò le lenti sul naso (dritto e affusolato, proprio come quello di Nero); aveva riconosciuto lo sciabordio delle onde contro lo scafo e l’emblema orizzontale sotto la serratura della sua cella –probabilmente identico a quello che adesso spiccava sul vessillo e sulla vela maestra. Si trovava su un vascello della Marina, rinchiuso nelle prigioni.
«Sai, non vedo proprio l’ora di andarci!» replicò il secondino, ricomponendosi. «Ma per vederti bruciare lì dentro, insieme ai tuoi amichetti...»
Lucci seguì lo sguardo del Mamba e intravide, a pochi centimetri alla sua destra, il profilo inconfondibile di Kaku. Aveva il capo chino, una catena di agalmatolite al collo e mani e braccia costrette da corde.
Si mosse istintivamente, per rendersi conto di essere legato allo stesso modo all’albero della nave.
«Corde...?» Il cigolio delle funi sembrò non piacere affatto al funzionario di Impel Down.
Black ringhiò, si girò verso due marinai alle sue spalle (cadetti della Marina, a giudicare dalle divise immacolate e dalle facce impaurite) e proruppe: «Chi è il coglione che ha legato questi due con le corde??»
«Ci... ci è stato ordinato così, signor Mamba!»
«Due di loro non hanno i frutti del diavolo, quindi le manette non sono necessarie...»
«Questi stronzi qui hanno entrambi uno Zoan!» Ruggì Black, senza quasi lasciarli finire. Indicò poi un’altra cella, attigua a quella di Lucci e Kaku. «Questi altri non hanno mangiato un frutto del diavolo, sono strambi e basta: a loro andavano messe le corde!»
Lucci non vide Fukuro addormentato accanto a Kumadori (né i lunghi capelli del collega a fungere da copertina per entrambi), ma intuì a chi si riferisse Black.
«N-Noi ci siamo attenuti agli ordini della signorina...!»
«Al diavolo!» Black Mamba li zittì, agitando una mano in aria. «Hanno comunque i collari di agalmatolite.»
Tornò a guardare Lucci e gli rivolse un sorriso sfottente. «Vi donano, sai? Del resto siete o non siete cani bastardi del Governo?!»
«Chi... hai chiamato... cane? Gattaccio... maledetto...» Un mugolio dalla cella di fronte.
Lucci roteò gli occhi, esasperato. Jabura si confermava un totale imbecille, anche quando dormiva!

Black scrutò con la coda dell’occhio il prigioniero in dormiveglia, ammanettato vicino a Blueno (che invece continuava a ronfare alla grande). Il lupo non gli interessava, ma sapeva che il muccone si trovava sul treno marino quando Nero era stato ucciso e che, al pari di quel bastardo di Kaku, non aveva mosso un dito per impedirlo. A tempo debito l’avrebbe pagata anche lui.
Si voltò e tornò sui suoi passi, imboccando le scale che portavano al ponte superiore e comunicando con un cenno ai marines che la sua visita era terminata.
«Goditi la traversata, Rob Lucci...» Ridacchiò, i canini aguzzi e ricurvi in bella mostra. «Saremo a Impel Down in meno di venti minuti!»

La porta si chiuse alle spalle degli uomini con un sonoro clang metallico. In pochi secondi, nella prigione calò una calma surreale, turbata solo dal rumore delle onde contro la chiglia e dal russare sommesso di Fukuro -una specie di “chapaaa” sospirato.
Lucci quasi non attese di sentire i passi di Black e dei marines allontanarsi. Si voltò verso destra, le catene di agalmatolite a tintinnare contro il collare della stessa lega.
«Kaku?»
Nessuna risposta.
Tentò di muoversi, spingendo la schiena in avanti e testando la resistenza delle funi che lo legavano all’albero. Erano solide e strette, ma forse non abbastanza strette, per lui...
Decise di fare un tentativo. Si era giocato gli artigli per via dell’agalmatolite, ma poteva ancora contare sulle sue tecniche, finché ne aveva le energie.
Chiuse gli occhi per concentrarsi, per costringersi a non pensare a Kaku e ai suoi compagni incatenati e sbattuti in cella come luridi pirati dopo una vita al servizio del Governo Mondiale. Quando la sua mente fu abbastanza sgombra da prendere il pieno controllo del corpo, eseguì:
«Ritorno alla vita.»
Fibra dopo fibra, i suoi muscoli entrarono in tensione e cominciarono a perdere volume a vista d’occhio. Lucci non aveva mai usato quella particolare combinazione di Reazione vitale e Kami-e in forma umana, ma l’effetto fu quello sperato: la morsa delle funi si allentò gradualmente, permettendogli di liberare le spalle e le braccia in una manciata di minuti.
Tante grazie al coglione che aveva ammanettato Fukuro e Kumadori.
Per la verità, quella mossa non cambiava la sua condizione (anzi, la peggiorava: sarebbe arrivato ad Impel Down stanco e coi morsi della fame, considerando che, oltre ad aver accelerato bruscamente il suo metabolismo, aveva saltato la cena della sera prima), ma l’intento di Lucci non era certo quello di evadere.
Si svincolò dalle corde più in fretta che poté, per correre da lui.
«Kaku…»
Lucci gli s’inginocchio di fronte e gli sollevò la testa, prendendola con delicatezza tra le mani. Nella luce sbiadita dell’alba, il volto di Kaku era una maschera di lividi e sangue rappreso.
Perché lo hai fatto? Stupido!
Probabilmente non aveva lesioni profonde, probabilmente Roronoa lo aveva conciato anche peggio durante la sua battaglia ad Enies Lobby, ma Lucci provò comunque una stretta al petto nel vederlo ridotto così.
Girò intorno a Kaku e armeggiò con le funi che lo tenevano legato, sciogliendone i nodi con le dita ancora gonfie e indolenzite dal pestone di Black. Senza più nulla a bloccarlo, il busto del compagno cadde in avanti. Lucci lo strinse a sé prima che potesse cadere.
«Sei stato un pazzo!» Sussurrò, la voce a spegnersi contro le labbra dell’altro.
Per un attimo, con gli occhi chiusi, la fronte di Kaku nell’incavo del suo collo, Lucci dimenticò dove si trovasse e da quanti potenziali spettatori fosse circondato. Poi sentì di nuovo Fukuro russare e Jabura borbottare nel sonno e Kumadori implorare scuse a sua madre, e scoprì che non gliene importava nulla. Che lo vedessero pure.
Gli importava solo di avere Kaku tra le braccia, di sentire di nuovo il suo respiro e i suoi capelli corti solleticargli la pelle.
Ma l’abbraccio non poteva durare a lungo; tra poco qualcun altro sarebbe sceso a terminare il lavoro dei marines o ad annunciargli l’arrivo nella prigione di massima sicurezza.
Lucci adagiò Kaku con la schiena contro la parete, quindi si tolse giacca e camicia e usò quest’ultima per tamponargli il viso. L’indumento era umido, perfetto per rimuovere il sangue, anche se l’acqua salata avrebbe bruciato un po’ sulle ferite.
«Ma che... CAZZO!»
Era solo a metà dell’opera quando Jabura, ancora non del tutto sveglio, cominciò a litigare con le sue manette.
Ci fu un gran fracasso di catene sbatacchianti e imprecazioni soffocate e poi, di nuovo, un «Cazzo!» più consapevole.
«Smettila.» Lucci gli avrebbe suggerito di usare almeno un sinonimo, ma non era in vena d’umorismo. Continuò a tamponare il mento di Kaku con un lembo della camicia, senza voltarsi. «Anche le sbarre sono di agalmatolite. Non uscirai di qui nemmeno strappandoti le mani dai polsi.»

«Hanno preso anche voi?! Come avete fatto a...»
Jabura si interruppe.
Aveva notato il volto martoriato di Kaku, e Lucci che tentava di restituirgli un aspetto appena decente pulendogli il sangue. Non seppe decidere quale tra le due cose lo colpisse di più, però, di sicuro, lo facevano discretamente incazzare entrambe. «Che è successo?»
«È una storia lunga.»
Silenzio per qualche secondo.
Jabura studiò il rivale attraverso le due file di sbarre che li separavano. Vedeva solo uno scorcio della sua faccia, ma tanto bastava per capire che aveva una pessima cera, e l'ematoma violaceo stampato su di un fianco non lasciava spazio ai dubbi.
Qualcuno aveva pestato anche Lucci. Solo che prima o dopo aveva preferito concentrarsi su Kaku: quella era la parte peggiore.
O forse, la parte peggiore di tutta la faccenda, era che pochissimi uomini sarebbero riusciti a picchiare a sangue Rob Lucci e Kaku, senza giocare sporco.
«Hanno usato il veleno?»
«Come è stato per voi, suppongo.»
«Sì, ma... perché?» Jabura guardò di nuovo il collega più giovane. Non c’era bisogno di sottolineare che nessun altro aveva subito quel trattamento, dopo essere stato paralizzato.
«Perché ho scoperto di avere un conto in sospeso con uno di loro» si decise a spiegare Lucci; la voce atona, lo sguardo assorto su Kaku. «Ho ucciso suo fratello, e lui è venuto a vendicarsi.»
Jabura elaborò le informazioni senza battere ciglio. Del resto, uccidere era parte integrante del loro mestiere; tentativi di vendetta da parte di familiari e amici dei morti erano rari, ma comunque non una novità. Tra i punti da chiarire, però, ne rimaneva uno fondamentale: «Se gli hai sfasciato tu la famiglia, perché lui ha sfasciato Kaku?»
Lucci s’irrigidì, e quell'istante di tensione malcelata suggerì a Jabura la risposta ancor prima che venisse pronunciata.
«Perché Kaku lo ha provocato... e perché quel tizio, Black Mamba... lo sa
«Intendi dire...»
«Sa di me e Kaku. E ritiene che questo sia il modo migliore per vendicarsi.»
«Che gran figlio di puttana!» (Lucci non ebbe nulla da ridire sulle volgarità, stavolta.) «Come fa a saperlo?!»
«Non ci arrivi da solo?»
Jabura non rispose, forse perché la soluzione non era ovvia come come sembrava all’altro, o forse perché una parte di lui la rifiutava a monte.
Lucci finalmente si voltò, lo sguardo acuto e penetrante malgrado il pallore del volto. «Chi ti ha sbattuto lì dentro? Chi c’era dietro tutta l’operazione?»
«Lei non lo farebbe mai.» Jabura capì dove voleva andare a parare e non gli garbava per nulla.
«Non ha avuto problemi a colpire te e gli altri alle spalle, mi sembra.»
«Ma questo è diverso!» Sbottò il Lupo. «La conosco, Kaku le piace. Insomma, giocavano assieme, da bambini... Non avrebbe permesso che-»
«Jabura.» Lucci ora lo fissava critico, quasi fosse un insegnante alle prese con un alunno ottuso. «Califa ci ha traditi.»
«È solo confusa! Lusky le ha fatto il lavaggio del cervello!»
«Ci ha venduti per riavere il suo posto nel Cipher Pol!»
«Che ne sai che non sia stata costretta a farlo?!»

I toni accesi della discussione finirono per sollevare mugolii di protesta dalla cella vicina, e non solo: Lucci notò che anche sul volto di Kaku era comparsa una smorfia. Decise che l'ottusità del lupastro poteva aspettare, per il momento.
Scostò la camicia dal labbro spaccato del compagno e attese il suo risveglio.

Scusa per l'immenso ritardo, avevo troppe idee per questo post, e alla fine non sono riuscita a rinunciare quasi a nessuna.
È che volevo l'hurt, ma volevo anche il comfort, e soprattutto avevo un bisogno disperato di quell'abbraccio dopo il tuo post!! (Ma io ad Impel Down come ci devo arrivare, donna? xD t.t)
Oh, le battute di Lucci durante l'abbraccio sono quasi identiche a quelle dette sul Titanic, quando Kaku salta giù dalla scialuppa per tornare da lui. Sproloqui vari ed eventuali su WA ♥
 
Top
view post Posted on 7/1/2019, 17:15
Avatar


Group:
Kidd x Law
Posts:
8,412
Location:
Da Pinguinolandia

Status:


kaku
Kaku


Aprì gli occhi, per trovarsi di fronte il volto preoccupato di Lucci. Le cose andavano veramente male se Lucci era preoccupato.
-Ehi!- lo salutò con voce flebile. Lucci sembrava apposto, il nemico non doveva essersi accanito su di lui, non troppo almeno. Ma era bagnato fradicio e iniziava a fare freddo dove... dove si trovavano?
-Siamo già ad Impel Down?- domandò, prendendo la pezza di stoffa dalla mano di Lucci. -Va tutto bene...- aggiunse, tentando si mettersi a sedere, ma non ci riuscì. -Ahia... quello ci è andato giù pesante... -
Voleva a tutti i costi soffocare quel dolore, mostrare a Lucci di stare bene. Il volto che aveva visto appena recuperati i sensi gli sarebbe rimasto impresso a lungo in mente. Almeno finché sarebbero campati. E sinceramente non sapeva quanto sarebbero durati ad Impel Down, per quanto forti, il mondo era loro nemico. Ironico.
Quasi era geloso di Nico Robin. Loro non avevano nessuno là fuori, le persone a loro care erano tutte lì. Quasi tutte.
Non vedeva Hattori, ma non aveva il coraggio di chiedere dove fosse.
-Dov'è Califa?- domandò invece, non con meno preoccupazione.
Jabura borbottò qualcosa.
Kaku guardò Lucci e dal suo viso capì che aveva sentito benissimo, prima di svenire. Era proprio la voce di Califa.
-Ci deve essere... un errore... - mormorò, intontito dal veleno e dal dolore.
-E' quello che dico anche io.- ribatté Jabura. Ma la sua voce tremava. Non voleva ammetterlo, non voleva ammetterlo contro ogni logica. -Sicuramente è stato suo padre a costringerla. Abbiamo fatto il triplo gioco un sacco di volte, no?-
Kaku sospirò, non sapeva bene come rispondere. Una volta tanto voleva essere d'accordo con Jabura, ma non era poi così sicuro e come agente non doveva lasciare che i suoi sentimenti offuscassero il suo giudizio. Bastava guardarsi in uno specchio per capirlo.

Dei passi pesanti attirarono l'attenzione di tutti. Sentirono una risata e un battibecco. Tesero le orecchie.
-E' Califa!- sussultò Jabura, per venire zittito da un sibilo.
-Ci devono arrivare vivi ad Impel Down.- diceva.
-Non voglio mica ucciderli.-
L'altra voce apparteneva a quel Black Mamba. Aveva una mezza idea su cosa volesse fare.
-Se non arrivano integri potresti avere dei problemi.- replicò Califa, con studiata calma. Kaku immagino che si stesse sistemando gli occhiali con l'aria da "queste sono molestie sessuali". -E gli ordini sono di scortarli ad Impel Down.-
-Nessuno però ha mai detto che non posso giocarci un po'.-
-Non hanno detto neppure il contrario. Chiedi pure a chi di dovere.-
Black Mamba sibilò qualcosa, lo disse a denti stretti, a pochi centimetri dal volto della donna, poi se ne andò, probabilmente a lamentarsi con Lusky.
-Non potrai difenderli in eterno.- aveva detto a Califa -E ricorda che so che c'eri anche tu su quel treno.-

Quando i passi si allontanarono, Jabura si voltò verso Lucci, con aria sollevata e vittoriosa.
-Te lo avevo detto?-
Ma quello non voleva dire molto... pensò Kaku. Forse era solo il senso di colpa.
Ad ogni modo, grazie a quel tempestivo intervento, il resto del viaggio trascorse "tranquillo". Kaku poggiò la testa sull'incavo del collo di Lucci e respirò piano. Voleva godersi quel momento finché sarebbe durato, imprimerselo nella mente e nel cuore. Ebbe paura del distacco, una paura terribile. Non si vergognò di stringersi all'altro, come un bambino piccolo.
E Jabura non ebbe nulla da ridire.
Erano davvero messi male...



Passarono ore, lunghe ore, prima che il profilo della prigione sottomarina comparisse all'orizzonte, ma gli agenti non lo videro. Furono i rumori dei marinai agitati per l'imminente attracco e affaccendati nelle operazioni ad far capire ai prigionieri di essere ormai vicini alla bocca dell'inferno che presto li avrebbe inghiottiti.


Sempre in ritardo ma eccomi. Un po' di fluff lo volevo pure io. E poi volevo dare un po' di speranza a Jaburino e una sorta di ultimo regalo per tutti da parte di Califa. Lusky avrà il suo bel da fare a gestire Black...
Stronz'addormentato è bellissimo X°°°D povero Lucci XD


Edited by kymyit - 22/10/2019, 18:36
 
Top
view post Posted on 13/5/2019, 00:16
Avatar

The storm is approaching

Group:
Admin
Posts:
11,895
Location:
Red Grave

Status:


XTMbeGy
Rob Lucci

CITAZIONE
-Ehi!-

«Ehi...»
Era sollevato di vederlo di nuovo cosciente, ma quel sollievo non durò più che un istante. Il modo in cui Kaku lo guardava... il modo in cui cercava di mascherare il dolore, a lui, a cui non aveva mai dovuto nascondere niente, faceva riaffiorare in Lucci la sorda frustrazione della sera prima, avvelenata di rabbia e di senso di colpa.
Non permetterò che ti accada nulla di male.
Qualcosa di male era già accaduto, invece, e lui non aveva saputo impedirlo. Come non poteva impedire che cose peggiori accadessero, tra le mura di Impel Down.

CITAZIONE
-Ahia... quello ci è andato giù pensante...-

Resse Kaku per le braccia, aiutandolo a sedersi. «Piano. Fa' piano...»
Non rispose alla domanda su Califa, ma l'altro sembrò leggerlo in volto come un libro aperto. Sì, li aveva traditi. Sì, li aveva venduti al governo per il suo personale tornaconto, eppure la parte peggiore di tutta la faccenda era un'altra. Non si era limitata a consegnarli alla giustizia; mettendo sulla piazza la loro relazione, Califa li aveva consegnati alla mercé di un pazzo in cerca di vendetta. Lucci si chiese, abbassando gravemente lo sguardo, se Kaku fosse consapevole anche di quello.

CITAZIONE
Dei passi pesanti attirarono l'attenzione di tutti. Sentirono una risata e un battibecco. Tesero le orecchie.
-E' Califa!- sussultò Jabura, per venire zittito da un sibilo.
-Ci devono arrivare vivi ad Impel Down.- diceva.
-Non voglio mica ucciderli.-
L'altra voce apparteneva a quel Black Mamba. Aveva una mezza idea su cosa volesse fare.
-Se non arrivano integri potresti avere dei problemi.- replicò Califa, con studiata calma. Kaku immagino che si stesse sistemando gli occhiali con l'aria da "queste sono molestie sessuali". -E gli ordini sono di scortarli ad Impel Down.-
-Nessuno però ha mai detto che non posso giocarci un po'.-
-Non hanno detto neppure il contrario. Chiedi pure a chi di dovere.-
Black Mamba sibilò qualcosa, lo disse a denti stretti, a pochi centimetri dal volto della donna, poi se ne andò, probabilmente a lamentarsi con Lusky.
-Non potrai difenderli in eterno.- aveva detto a Califa -E ricorda che so che c'eri anche tu su quel treno.-
Quando i passi si allontanarono, Jabura si voltò verso Lucci, con aria sollevata e vittoriosa.
-Te lo avevo detto?-

Scoccò un'occhiata esasperata a Jabura.
Idiota! Perché si ostinava a negare l'evidenza?
«Che sia stata una sua idea, o che sia stata persuasa a farlo da Lusky, non cambia di una virgola la situazione.»
«Ma...»
«E se avesse tenuto la bocca chiusa, con quel bastardo di Impel Down» aggiunse Lucci, senza nascondere una punta di disprezzo nella voce, «adesso potrebbe risparmiarsi la sua patetica pietà!»
«Non parlare così di lei!» abbaiò Jabura, surriscaldandosi. «Non c’entra niente con questa storia, ne sono sicuro!»
«Pensala come vuoi...» Lucci poggiò la schiena contro l’albero e contemplò la catena di agalmatolite fissata in cima. Ragionare con quella, con un muro, o con Jabura, non era poi molto diverso. «Oltre che stupido, sei anche un ingenuo.»
«Lo sai? Non capisci un cazzo di donne.»
«Tu non capisci niente, in generale.»
«Fottiti!»
«Dopo di te.»

In altre circostanze, quella tiritera di insulti sarebbe andata avanti per un bel pezzo; in quel caso bastò un movimento di Kaku nella penombra a interromperla.
Il Lupo ammutolì vedendo il collega più giovane stringersi a Lucci, e perse del tutto la voglia di attaccar briga quando Lucci, con una delicatezza di cui non lo credeva capace, accolse Kaku tra le braccia, come se non esistesse nient’altro. Come se non gli importasse niente di più al mondo.
«Ne usciremo, vedrai» sussurrò dopo un po’ Lucci, posando una mano sulla nuca del compagno. «Lo abbiamo sempre fatto.»
E mentre il sole sorgeva all’orizzonte delineando il profilo della Prigione di massima sicurezza; mentre Jabura distoglieva lo sguardo da loro e serrava i pugni; Lucci ripensò alla storia della maledizione, e rifece a se stesso la promessa di quella notte disperata, aggrappato al parapetto del Titanic ad attendere che l’oceano inghiottisse ogni cosa.
Avrebbe protetto Kaku anche a costo della sua vita.

***

«Vi dico che l’ha fatto di proposito!»
«Impossibile, sarà stato un caso.»
«Mi ha scagazzato addosso DUE volte. E mi ha preso in pieno anche se mi stavo muovendo!!»

Black Mamba tese le orecchie verso i marines che borbottavano sul castello di prua. Ormai Impel Down era in vista all’orizzonte e lui si sentiva dannatamente allegro ed eccitato, nonostante la scaramuccia avuta poco prima con la figlia di Lusky. Non vedeva l’ora di tornare a casa per recuperare i suoi strumenti di tortura: aveva carne fresca e molto prelibata con cui divertirsi!
Le chiacchiere degli uomini di Verygood riuscirono però a incrinare il suo buonumore, quasi si fosse accorto di avere ancora una spina conficcata in un dito che credeva guarito.
«Amico, sei davvero sfortunato!»
«Beh, si dice che porti fortuna... Ma ovviamente, è solo un modo carino per consolarti dallo schifo.»
«Ma perché quel cervello di gallina mi ha preso di mira?! E poi cos’era, un gabbiano?»
«No, era più piccolo. Credo che fosse...»

«Un piccione» concluse Black, scrutando il cielo velato di nuvole attraverso le sue lenti affusolate. «Il piccione bastardo di Rob Lucci.»
I tre marines ebbero un sussulto. Non lo avevano sentito arrivare, e Black Mamba non era esattamente il tipo di compagnia che amavano avere accanto. Si era fatto conoscere durante la traversata per essere un tipo irascibile, poco diplomatico e parecchio inquietante.
«Fammi indovinare: hai tu le chiavi della cella.»
«S-Sì!» rispose il marine bersagliato da Hattori, mettendosi sull’attenti. «All’inizio non l’avevamo notato, perché volava assieme ai gabbiani...»
«Notevole...» Commentò il secondino, il cui stupore cresceva di pari passo alla sensazione di fastidio. «Non solo ci ha seguito fin qui, ha anche spiato i nostri movimenti.» E adesso stava attento a non farsi vedere da lui, volando alto tra le nuvole.
«Se doveste rivederlo, sparate a vista!»
Rimase in silenzio per un secondo, poi sogghignò. Quanto sarebbe stato sublime impallinare l’uccellaccio e presentare la sua carcassa al proprietario? Non aveva idea di come l’avrebbe presa Rob Lucci, ma era maledettamente curioso di scoprirlo.

***

Più tardi, un piccolo plotone composto da Lusky, il capitano Verygood e alcuni dei suoi uomini scese sottocoperta per prelevare i prigionieri. L’intera operazione di cattura sarebbe valsa ai marines una sicura promozione con tanto di medaglie, brindisi e banchetto, ma nessuno di loro sembrava pensarci, adesso.
Erano tutti tesi e nervosi mentre l’equipaggio sbrigava le procedure per lo sbarco e il capitano ufficializzava l’arresto dei membri dell’ex Cipher Pol 9.

«Avete il diritto di restare in silenzio. Ogni cosa che direte potrà essere usata contro di voi in un’aula di Giustizia...»
«Ci dia un taglio,» sbuffò Jabura, lasciandosi condurre controvoglia fuori dalla cella. «Conosciamo questa solfa a memoria e sappiamo che sono una marea di cazzate!»
Lusky lo silurò con uno sguardo oltraggiato.
«Jabura, lascialo finire» lo riprese subito Blueno. In assenza di Califa, qualcuno doveva pur dargli un freno.
«Yoyoi! Invero, questi signori stanno solo ottemperando ai loro doveri!»
« Ma noi abbiamo arrestato più criminali di loro, chapapaaa! Sappiamo già come funziona!»
«Visto che lo sapete» sibilò Lusky minaccioso «Fate silenzio!»
Si girò verso l’ultima cella occupata, dove Rob Lucci lo fissava dritto negli occhi, silenzioso come un corvo su una lapide. Sia lui che Kaku avevano un collare di agalmatolite ed erano fermi nell’esatto punto in cui li avevano lasciati la scorsa notte, ma le corde che avevano usato per legarli erano sciolte.
«Le manette» ordinò il veterano del CP9.
Un cadetto avanzò timidamente fino alle sbarre della cella, il passo incerto e lo sguardo pieno di timore reverenziale. Guardò cauto Kaku, poi Lucci allo stesso modo, e fece per aprire la porta.
Lucci si domandò quanti secondi gli ci sarebbero voluti per centrare il capitano Verygood con la visuale libera e un Tobu Shigan ben piazzato. Quanti ne sarebbero serviti a Jabura e agli altri per neutralizzare Lusky, ammesso di riuscire a coglierlo impreparato e di avere fortuna.
Sapeva che era rischioso e che le possibilità di riuscita erano scarse, ma sarebbero state comunque superiori a quelle che avevano di fuggire da Impel Down.
«Non così.»
Lusky congelò i suoi piani di evasione assieme allo sprovveduto marine. «Con chi credi di avere a che fare, ragazzino? Quegli uomini potrebbero ucciderti usando letteralmente un solo dito!»
Il marine sobbalzò voltandosi verso il capitano, la fronte imperlata di sudore e un’espressione stralunata in faccia. «Allora... come devo procedere...?»
Verygood guardò dentro la cella, a disagio; quindi si schiarì la voce ed esclamò: «Rob Lucci, mani dietro la schiena e voltati!»
Lucci ridusse gli occhi a due fessure. Se possibile, aveva assunto un’aria ancora più oltraggiata di Lusky di fronte all’irriverenza di Jabura.
Stava dando ordini a lui? Quel marine che fino a poche settimane prima avrebbe potuto spedire a dirigere il traffico a Water Seven?!
Lo stesso pensiero doveva aver attraversato il capitano Verygood -che era sempre stato rispettoso verso i suoi superiori- perché rettificò subito: «Ehm, si volti... cortesemente...»
«Cortesemente?» latrò Jabura, offeso «Perché a me hanno detto solo di alzare il culo?!»
«Perché tu non fai mai le cose quando te le chiedono per favore! Chapapa!»
«Yoyoi! Quando si obbedisce non si sbaglia mai!! Obbedite sempre con gioia, compagni!»
«Ringraziate che abbia le mani legate, o vi starei già strozzando!!»
«Volete calmarvi? Evitiamo di peggiorare le cose...»
Lucci intercettò lo sguardo stanco di Blueno e, suo malgrado, decise che aveva ragione. Fare resistenza non aveva più senso, a quel punto.
Si alzò senza dire una parola e diede le spalle ai marines, avvicinando i polsi dietro la schiena come gli era stato ordinato.
Ma Lusky non si fidava ancora.
Agguantò le manette di agalmatolite strappandole alla presa del cadetto e le gettò dentro la cella, proprio ai piedi di Kaku. «Mettigliele tu.»
Lucci s’irrigidì, come colto di sorpresa da un comando così semplice.
Non poté vedere che anche gli altri suoi compagni ora guardavano Kaku col fiato sospeso.
Quella di Lusky era una precauzione intelligente, nulla di più e nulla di meno; eppure c’era un che di crudele nella sua richiesta. O forse, era solo crudele immaginare Kaku che chiudeva le manette di agalmatolite ai polsi di Rob Lucci.
«Su, ragazzo» lo spronò il capitano Verygood in toni più miti. «Non rendiamo le cose ancora più difficili.»

***

La luce del giorno ferì gli occhi di Lucci come non succedeva ormai da molti anni, da quando cioè aveva mangiato il Felis Felis.
Non appena riuscì a mettere a fuoco il ponte di coperta, notò che i restanti marines si erano disposti in due file ordinate, l’una di fronte all’altra, delimitando un corridoio che andava dal boccaporto fino allo scalandrone. Aveva già visto quella scena molte volte, quando sbarcava ad Enies Lobby, di rientro dalle missioni governative: i soldati si facevano trovare sul molo disposti secondo quello schema, rigidi come statue di marmo nelle loro divise bianche, e non appena lui metteva piede a terra sfoggiavano il loro miglior saluto militare, senza mai incrociare il suo sguardo.
Stavolta nessuno si sprecava in saluti. Le mani dei soldati erano saldamente ancorate ai fucili; qualcuno si arrischiava persino a guardarlo, chi con timore, chi con curiosità, chi con deliberato atteggiamento di sfida. Comprensibile, visto che i rapporti tra Governo e Marina erano sovente venati di ostilità e buona parte degli uomini fedeli a Sengoku non condivideva i metodi del Cipher Pol.
«Vi scorteremo fino all’ingresso della Prigione. Procedete lentamente e in silenzio: niente movimenti improvvisi o azzardati. Siamo tutti provati dalle circostanze, perciò confidiamo nella vostra collaborazione.»
Il capitano Verygood avanzò, invitando Lucci a fare lo stesso. Dietro di loro, ogni marine accompagnava un prigioniero, con Lusky a chiudere la fila.

Il percorso non contava più di qualche metro, ma a Lucci -in manette, a torso nudo, coi capelli in disordine impregnati di acqua salata e gli occhi di tutti i soldati addosso- parve assai più lungo. Si sentiva una specie di bestia rara, liberata dalla gabbia ed esibita ad uso e consumo della curiosità altrui. Camminò comunque a testa alta, come se nulla fosse cambiato dall’ultima volta che era sbarcato ad Enies Lobby, in qualità di agente in carica del CP9: non avrebbe dato a nessuno il sazio di mostrarsi turbato da quell’arresto; sperava che anche Kaku e gli altri stessero mantenendo tutto il loro autocontrollo.
Quando fu in prossimità della passerella che dava accesso al molo, però, la sua espressione imperturbabile mutò bruscamente.
«Oh... ma guarda chi è arrivato!» Black Mamba sghignazzò, guardando nella loro direzione. «Cazzo, Kaku, hai proprio una faccia orrenda!»
Lucci si bloccò sul posto; i denti stretti, gli occhi iniettati d’odio. «Tu, lurido...»
«Continua a muoverti, in silenzio!» Lo richiamò Verygood afferrandolo per un braccio.
«Black Mamba, l’ordine di rimanere in silenzio vale anche per te!»
Lucci notò solo adesso Califa, accanto al secondino. La donna rifuggì i loro sguardi, ma non poté non soffermarsi sul volto livido di Kaku per qualche secondo.
Black si raschiò la gola e sputò a terra, quindi rivolse alla donna un’occhiata torva. «Non prendo ordini da te.»

***

Dalle profondità del quarto livello di Impel Down, dove non filtrava luce che non fosse artificiale, il Direttore Magellan osservava uno degli schermi della sala monitor con la fronte solcata da profonde rughe di rammarico.
Le lumacamere di sorveglianza erano fissate all’ingresso della prigione e restituivano le immagini di sei uomini, scortati da altrettanti marines, in catene davanti al portone principale. Uomini che lui conosceva da molti anni. Uomini che avevano catturato e affidato alla sua custodia pericolosi criminali da tutto il mondo, tutelando i civili e gli indifesi. Uomini di Giustizia, élite del Governo Mondiale, che gli era stato ordinato di rinchiudere in cella, per ragioni non completamente chiare e -sospettava- non esattamente lecite.
«Di che cosa sono accusati?» chiese ancora una volta al suo vice.
Hannyabal spiegò il foglio col comunicato ufficiale del Governo per la terza o quarta volta, quel giorno.
«Mancata cattura della criminale Nico Robin e del pirata Rufy Cappello di Paglia. Distruzione della sede governativa di Enies Lobby. Negligenza nei confronti del Direttore Spandam. Richiesta di Buster Call non autorizzata...»
«...Ma non ci sono testimoni, a parte il direttore stesso.» Rifletté Magellan.
«Fa bene a mettere in dubbio l’autorità del signor Spandam e di suo padre, così la licenzieranno e finalmente io diventerò diretto... Ah! Perdoni il lapsus.»
«Ho proprio una serpe di vice...»
L’altro si schiarì la voce con deliberata nonchalance. «A questo proposito... Le ricordo che il signor Spandam ha chiesto dei permessi speciali per Black Mamba: avrà carta bianca sul trattamento riservato ai nuovi prigionieri.»
«Gli è già stato permesso di lasciare le sue mansioni per partecipare alla cattura!» si allarmò un poco Magellan, che conosceva i trascorsi del fratello di Black nel CP9 e sapeva che si trattava di una ferita ancora aperta per il suo sottoposto.
«Si lamenti pure col direttore e suo padre, io non glielo impedirò di certosh!»
Al possessore del Doku Doku non rimase che sospirare amareggiato. «Il tuo cuore è di pietra, Hannyabal.»
Ma i suoi pensieri erano rivolti agli sfortunati ragazzi del CP9, e ad uno di loro in particolare.
Magellan fissò di nuovo lo schermo finché in mezzo al gruppo non lo individuò: era proprio lui, l’oste che lo aveva gentilmente aiutato da uno dei suoi attacchi di dissenteria più acuti. L’uomo che gli aveva offerto un drink, nonostante avesse reso inagibile il bagno del suo locale. Soprattutto, l’amico che lo aveva destato dal sonno la notte di quel 15 aprile, salvandolo da un’orribile maledizione che non lasciava scampo ai sognatori.

<< LUCCI! Maledetto figlio di una piccionaia!! Ahahah CE NE ANDIAMO A WATEEEEEEEEEEEER!!!!!!>>
<< L'avessi io quell'entusiasmo quando vado a ca***e! >>
<< No ragazzi.. il Titanic se ne va a Water Seven, tra cinque minuti! >>



Magellan strinse gli enormi pugni gorgoglianti di veleno e si voltò per raggiungere il suo ufficio, dove più tardi avrebbe incontrato i prigionieri.
Sarò anche tenuto a rispettare le direttive di Spandam, ma non dimentico la generosità di un amico. Stanne certo, Blueno!


Anche questa volta, in ritardo. Anche questa volta, senza il dono della sintesi. Perdonami!!
Troppe cose da commentare, ma qui non mi dilungo ulteriormente; spero solo che che la pirlaggine di Jabu bilanci la stronzaggine di Black xD t.t
 
Top
view post Posted on 22/10/2019, 17:23
Avatar


Group:
Kidd x Law
Posts:
8,412
Location:
Da Pinguinolandia

Status:


kaku
Kaku

CITAZIONE
«Mettigliele tu.»

Kaku deglutì e trattenne il respiro d'istinto.
Era la mossa più logica da fare, considerato con chi quei Marines avevano a che fare, ma era davvero crudele. Per un attimo desiderò non essere in quella cella con Lucci, per non essere lui a dovergli mettere le manette.
Ma c'era.
Cercò il suo sguardo, un po' come appiglio, un po' per scusarsi. E in parte per rassicurarlo. Ovviamente non era certo di poter comunicare tutte queste cose in una volta sola. Sollecitato, si alzò piano, barcollante e ancora dolorante. Raccolse le manette e le mise a Lucci, con estrema delicatezza. Si soffermò a tenergli le mani per pochi secondi.
-Ti amo...- gli disse muovendo solo le labbra, per far restare quelle parole solo loro. Forse le uniche cose che gli sarebbero rimaste in quel futuro ignoto.
Kaku aveva paura, ma sapeva vincerla.
Solo, non sapeva bene come affrontare la paura per qualcun'altro. Non voleva perdere Lucci, non voleva perdere i ritrovati compagni. Ma sopratutto non voleva perdere Lucci, temeva per lui più di quanto temeva per se stesso ed era buffo, perché Lucci sapeva cavarsela molto bene, come aveva già ampiamente dimostrato. Ma c'era quel secondino e il suo rancore, quindi Impel Down si apriva davanti a loro come l'autentico cancello dell'inferno.
Lusky gli fece mettere le manette e poi ordinò a lui e Lucci di uscire dalla cella, assicurandosi che le restrizioni di agalmatolite fossero ben assicurate. Strinse le manette di Lucci, scoccando un'occhiata a Kaku. Sembrava quella di un maestro deluso. Trucchetto vecchio, sembrava dirgli, come se non le avessi controllate.
Kaku si sentì un po' imbarazzato, ma resse lo sguardo. Quello che aveva voluto era semplicemente una sorta di ultima gentilezza nei confronti dell'uomo che amava.
Che Lusky lo capisse o meno, fatti suoi.
Non sapeva ancora come esprimersi nei confronti di Califa. In parte era d'accordo con Jabura, ma Lucci aveva ragione. Poteva venderli come squadra, ma lei aveva deliberatamente venduto loro due, il loro legame, ben conscia di cosa avrebbe comportato. Questo non poteva accettarlo.
In confronto tutto il resto era una pallida imitazione del dolore.
Persino quando attraversarono i metri che separavano la nave dalle porte della super prigione, non provò la stessa sofferenza mentale. Solo quando il secondino si rivolse a lui provò una fitta di panico e dolore autentici. Più per la reazione di Lucci. E la rabbia. Provò molta rabbia.
Ma non poteva farci nulla.
Ecco...
Così, con le mani imprigionate nell'agalmatolite, si sentì finalmente impotente e disperato. Pronto per il Tartaro.



Ci volle qualche minuto perché il direttore Magellan e il suo vice Hannyabal si mostrassero all'ingresso.
Magellan osservò attentamente i prigionieri. Alcuni non erano per nulla in buone condizioni. Una rapida occhiata a Black Mamba gli fornì grossi indizi sull'accaduto. Benché si trovasse a disagio a giudicare uomini che avevano contribuito a riempire molte delle celle di Impel Down, più per il sentore che qualcosa non andasse che per rispetto, decise di comportarsi secondo il proprio ruolo.
-Per prima cosa, inizieremo la perquisizione dei detenuti.- annunciò -Superate il cancello e spogliatevi.-
Nessuna stanza privata, pensò Kaku.
Doveva dare via immediatamente la sua dignità, il prezzo da pagare all'entrata, in pratica.
Superate le sbarre, la consegna dei detenuti era diventata ufficiale. Perciò Verygood e il resto dei Marines lasciarono Impel Down. Lusky e Califa si trattennero, per finire di sistemare delle pratiche suppose. I prigionieri vennero svestiti del tutto ed essendo ammanettati, parte dei loro abiti furono tagliati.
-Tanto non vi serviranno più.- disse Black Mamba strappandogli di dosso quello che restava della sua giacca imbrattata di sangue. Kaku trattenne un gemito di dolore. Il secondino gli prese il viso fra indice e pollice, premurandosi di stringere la presa sui lividi. Kaku sostenne il suo sguardo, nonostante quello stringesse la presa.
-Black Mamba.-
La voce autoritaria di Magellan e il suo ordine tacito ma chiaro costrinsero l'interpellato a lasciare la presa. Ma a lui importava aver reso chiare le sue intenzioni a chi di dovere. Infatti, subito guardò Lucci e sorrise, socchiudendo gli occhi da serpe e leccandosi le labbra con la lingua biforcuta.
Lo sguardo di Kaku si adombrò.
"Non cedere alle sue provocazioni, Lucci... "
Le perquisizioni terminarono rapidamente e benché fosse umiliante, furono davvero l'ultimo dei problemi del CP9. Gli agenti della prigione riscontrarono qualche difficoltà con Fukuro, non sapendo bene come comportarsi con la sua cerniera.
-E' una sorta di protesi... - rifletté Magellan.
-Sì, per salvaguardare le vostre orecchie.- disse Jabura -Ehi, ehi! I miei occhiali da sole!!-
Il lupo oppose una certa resistenza, più per principio che per altro, ma alla fine dovette dire addio ai suoi occhiali. In cambio ricevete tutta la compassione di Kumadori e benché litigassero quasi sempre, la accettò di buon grado.
Infine, ci fu un momento in cui il direttore temette che fosse Black a volersi occupare delle perquisizioni di Rob Lucci e Kaku. Soffriva di diarrea, ma non era mica cieco. Aveva ben chiaro il quadro della faccenda, perciò fece svolgere il tutto più rapidamente possibile, poi invitò (ordinò) i prigionieri a superare i cubicoli con delle gogne e degli strumenti di tortura. Ovviamente tutti furono ben contenti di non dovervi entrare, in compenso, quando si trovarono davanti al calderone infernale, ci fu qualche tentennamento.
Gli ex agenti del CP9 vennero fatti camminare lungo una pedana in pietra che s'interrompeva a precipizio sul suddetto calderone pieno d'acqua bollente.
-Siamo sopra i cento gradi.- disse Black Mamba, tamburellando con le dita lungo la schiena di Lucci. Le fece scorrere lungo le cicatrici rappresentanti il simbolo del Governo Mondiale. -Cosa ti preoccupa di più? Il calore? L'acqua? No, Rob Lucci non ha paura di queste cose.-
La mano del secondino lasciò la schiena di Lucci per posarsi su quella di Kaku, come una macabra farfalla foriera di sofferenza.
-Chissà se c'è qualcosa che ti fa preoccupare.-
Kaku sentì le cinque dita premere contro la pelle e prima che potesse aver tempo di voltarsi, fu spinto di sotto.
-Ops.- ghignò Black Mamba -Che sbadato che sono.-

L'impatto fu violento. Il calore devastante ed essendo stato improvviso, Kaku si trovò con la bocca e il naso invasi dall'acqua rovente.
Gli ci volle tutto il suo autocontrollo per impedirsi di agitarsi. Sapeva adattarsi. Lui sapeva adattarsi a qualsiasi situazione. Non avrebbe dato a nessuno la soddisfazione di dire il contrario (di far soffrire Lucci). Riemerse dall'acqua. Ci toccava, era ovvio, perciò poté camminare fino alla pedana che lo avrebbe fatto uscire da quell'inferno liquido. Risalì con calma,sforzandosi di non urlare, di ignorare la pelle bruciante che fumava, ignorando lo sguardo di Black Mamba su di lui.
-Superato il calderone.- diceva Hannyabal -I detenuti vengono smistati nei vari livelli. E' un passo necessario per sterilizzare e disinfettare.-
E per annullare le resistenze dei prigionieri, era chiaro.
Kaku cercò ancora lo sguardo di Lucci. Forse l'ultimo sguardo di Lucci.
"Me la caverò." cercò di comunicargli, ma per la prima volta la paura per l'altro tradì quella falsa sicurezza e temette che lui se ne accorgesse.



Ecco, sono malefica quanto Black e ti lascio la reazione di Lucci a tutto questo. Il nostro secondino è sempre più in pericolo. Solo che ancora non lo sa u.u Sono malvagiaaaa Q^Q
E sbadata. Donna, come abbiamo potuto soprassedere all'anniversario? Siamo imperdonabili!!
 
Top
85 replies since 4/11/2015, 20:32   1174 views
  Share