You jump, I jump, [VM 18] Lucci x Kaku ~ Isola del CP9

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view post Posted on 10/12/2015, 23:19
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Kaku


CITAZIONE
«Vincete un giro sulla giraffa più alta del mondo!»

Poco ci mancò che Kaku non sputasse un polmone. Sia perché Lucci aveva fatto quella proposta bastarda, sia perché il bimbo porcino riuscì a portare a segno un colpo con Tekkai al suo petto, trovandolo totalmente impreparato.
Scoccò un'occhiataccia a Lucci. Poi ci pensò su e promise a se stesso di comprare una cerniera nuova a Fukuro!
La sfida di Hattori fu accolta prima da tre bambini, che le provarono proprio tutte per colpire il povero piccione e il suo disgraziato padrone. Per Lucci non parve essere un problema, almeno per quello poteva stare tranquillo.
Hattori, invece, aveva il suo bel da farsi coi marmocchi.
La bambina dai capelli turchini si scagliò contro Lucci per colpirlo con un Rankyaku, il bimbo porcino ci provò rotolando come una palla da bowling con Tekkai, mentre il marmocchio con gli occhialini aveva preso di mira Hattori e lo inseguiva usando il Geppo.
-Accidenti...- mormorò Kaku. Il moccioso se la cavava bene, tanto che iniziò a temere per il proprio futuro prossimo.
-Ah, però, sono intraprendenti questi marmocchi.- commentò Jabura -E non mi sembra che ci sia uno Spanda fra loro.-
-Fortunati.- replicò lui, schivando il colpo di un bambino con gli occhiali e spedendolo dal lupo. Jabura gli sferrò un pugno (dosando le forze), ma, il bambino usò il kamie per schivarlo.
-Sono anche bravi.- commentò Jabura.
Il bambino con gli occhiali arrossì un poco e l'uomo ne approfittò per rincarare la dose.
-Noi non eravamo al loro livello a quest'età... ti ricordi della mia sorellina Robin, Kaku? Non siamo riusciti a salvarla quando quei pirati attaccarono l'isola.-
L'uomo iniziò a piangere, prima silenziosamente, poi sempre più rumorosamente e i giovani assassini in erba gli si avvicinarono dispiaciuti.
-Signor Jabura.... ci dispiace tanto...-
-Signor Jabura...-
Qualcuno si mise persino a piangere con lui.
"Sempre il solito." commentò fra sé Blueno.
-La mia sorellinaaaaa!-
-Signor Jaburaaaaa!-
-Rankyaku!!-
Di sorpresa, il lupastro colpì tutti i marmocchi con colpi di dosata ma efficace potenza, mettendoli al tappeto.
-Ahia!-
-Non vale, signor Jabura!-
-Non vale, non vale?! Mocciosi, siete assassini!- li rimproverò con aria da spaccone -Dovete essere pronti a tutto! Alla vostra età io avevo già appreso la maggior parte delle rokushiki!-
"E quando ho eseguito il primo shigan Lucci era solo un poppante." si ripeté mentalmente Kaku.
Beh, comunque ai bambini faceva bene una competizione sleale. I loro obbiettivi in genere non erano persone leali.
Iceburg a parte.
Odiava ammetterlo, ma Water Seven era stato un lavoro molto, ma molto più stressante del solito, perché c'erano degli scrupoli di mezzo. Però lui faceva il suo lavoro per bene e lo aveva fatto fino alla fine, che ne dicessero lo Spanda e i suoi amichetti belli. Stava rimuginando su quegli anni passati, su quei giorni in cui a momenti aveva scordato di essere un membro del cp9, che quasi non si accorse che i marmocchi erano tornati alla carica, tutti contro Lucci e Hattori sta volta.
-Volete un consiglio, marmocchi?- urlò Jabura -Provate con dell'erba gatta!- e giù a ridere come un idiota. -Forza, piccoletti!-
Hattori gli svolazzò sopra e gli sganciò sopra un ricordino per difendere il suo padrone, da bravo animaletto domestico.
-Maestro, quante tecniche conoscono?- domandò Blueno. Califa si voltò verso lui e Auron.
-Maledetto piccione!- urlò Jabura.
Hattori volò basso verso di lui e il bimbo con gli occhialini usò l'uomo come scaletta per tentare di raggiungere il piccione.
Kaku dedicò la sua attenzione al bambino che non riusciva negli shigan.
Auron scoccò un'ultima occhiata ai suoi allievi, poi rispose.
-Alcuni padroneggiano molto bene il Tekkai e il Rankyaku. Con lo Shigan ci sono ancora bambini con qualche problema... oh, poi c'è anche Trevor, quel bambino con gli occhiali, che ha imparato a usare il kamie. Ma sulla media, siamo a 4 su 6 tecniche.-
-Jabura ha imparato il Kamie per ultimo, chapapapa!- disse Fukuro, saltellando qua e là col Geppo.
E il lupo, ormai libero da ogni infantile impedimento, gli saltò addosso per sfogare la frustrazione.
"Un cane e la sua pallina..." pensò Kaku.
Lucci se la cavava ancora bene, nonostante le ferite e l'abilità dei marmocchi, riusciva a non farsi neppure sfiorare. Hattori non rischiava di farsi prendere, dopotutto poteva volare molto in alto. Infatti, lo vide svolazzare in cerchio sopra il bambino chiamato Aidan. Quello irritato, si tolse gli occhialini dalla testa e raccolse un sasso.
-Adesso ti faccio vedere io, stupido piccione.
E fece una cosa che Kaku non si sarebbe aspettato.
Usò gli occhiali come fionda.
Hattori si fermò come di scatto, quasi ne fosse spaventato.
"Non è possibile?" Kaku sudò freddo.
Aidan fece partire il sasso.
Il piccolo proiettile improvvisato sfrecciò verso il piccione colpendolo di striscio all'ala e facendogli perdere qualche piuma.
-L'HO PRESO!- urlò Aidan.
Kaku desiderò uccidere Lucci.


Maledetti cecchini XD
 
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view post Posted on 11/12/2015, 20:55
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Malgrado la loro tenacia, Lucci riuscì a schivare gli attacchi delle reclute senza difficoltà, evitando di distrarsi alle frecciatine di Jabura (uno: perché tanto sapeva che dalla sua bocca uscivano solo idiozie; due: perché l'occhiataccia di Kaku era stata molto chiara circa la sua pensata di fargli fare lo scivolo-giraffa, ergo non erano ammessi errori).
Ciò che lo impensieriva un poco, era Hattori: i bambini lo inseguivano senza dargli un attimo di pace. Avrebbe dovuto specificare che andava colpito solo lui, non il piccione, ma la forza dell'abitudine lo spingeva sempre a parlare al plurale quando vestiva i suoi panni.
Comunque, anche il pennuto sapeva il fatto suo. Da anni assisteva agli scontri di Lucci con l'occhio vigile ed i riflessi pronti, attento a non lasciarsi coinvolgere negli attacchi. Sarebbe filato tutto liscio, non fosse stato per la sua maledetta fobia per i cecchini (rinnovata dopo il sogno sul Titanic): quella lo fregò, e come il bambino lo prese di mira con una fionda improvvisata accadde l'inevitabile.
Lucci si arrestò per osservare le piume di Hattori ricadere verso il basso, fluttuando leggere nel cielo limpido.
Lu lu la la lu. gli risuonò un motivetto in testa.
Accidenti a quello stupido sogno!
Pochi secondi dopo, il piccione tornò da lui, gli si artigliò alla spalla e lì si appallottolò, nascondendosi dietro la chioma bruna. Tremava come una foglia, ma i suoi occhietti saettavano adirati mentre Aidan continuava a esultare L'ho preso! acclamato dai compagni.
Lucci sentì lo sguardo poco benevolo di Kaku investirlo. Lo incontrò, e poiché non sapeva davvero come tirarsi fuori dalla situazione -che lui stesso aveva provocato-, restò con la bocca cucita. O quasi.
«Sarai felice di sapere che per fortuna non mi sono fatto niente!» tubò Hattori, la testina bianca che sbucava tra i suoi capelli.
Jabura si sganasciò nuovamente dal ridere -dopo aver agguantato la palla umana e avergli chiuso la zip- .
«Stento a credere che lo faccia parlare lui quel piccione, a volte.» commentò Auron.
Blueno annuì, greve e comprensivo.
«Già. Ha parlato così per cinque anni, a Water Seven.»
«E' disturbante! L'ho sempre detto che non è normale.» convenne il lupo, che doveva ancora decidere se gli stava più sulle palle la voce umana di Lucci o quella "Hattorizzata". Probabilmente non avrebbe mai trovato una risposta.
Lucci però non poteva sentirli, perché le urla dei ragazzini lo assordavano.
«HO VINTO!» esclamò ancora il moccioso con gli occhiali-fionda, vittorioso e tutto soddisfatto.
«Dovevate colpire me-ehm, Rob! Non me!» protestò il piccione, indicando il suo padrone con fare un po' sconnesso. Hattori aveva ancora il cuore a mille, non era semplice coordinarsi nel ventriloquismo.
«Tu NON l'hai detto!» ribatté Aidan, da saputello impertinente. E poi, indicando Jabura «E comunque sei il piccione di un assassino: devi essere pronto A TUTTO!»
Anche Lucci desiderò uccidere uno dei suoi, ma era Jabura. Ed era un desiderio ricorrente, per la verità.
«Fuori la mia giraffa!»
«SIII! VOGLIAMO LA GIRAFFA!!!»
«Non rompete! Il piccione l'ho preso io, il primo giro tocca a me!»
I marmocchi cominciarono a saltellargli intorno frenetici, strattonandolo da ambo i lati per le braccia. Lucci guardò Kaku con la solita aria ermetica, ma, a ben vedere, vagamente sconsolata.
«Immagino che questa la dovrò pagare a caro prezzo.» asserì, stavolta con la sua vera voce.


...Tutti sullo scivolo-giraffa!!


Edited by Vegethia - 12/12/2015, 12:49
 
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view post Posted on 16/12/2015, 19:16
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Kaku


Eccome se avrebbe dovuto pagarla e salata pure!
Kaku optò per fare lo gnorri, dopotutto, quella di Lucci poteva essere una promessa di non immediato mantenimento.
-Giraffa! Giraffa! Giraffa!-
I bambini alterarono due coretti molto insistenti.
-Scivolo! Scivolo! Scivolo!-
Lui continuò a fare finta di nulla, dopotutto, non sapevano mica a quale giraffa si stesse riferen -Fuori la giraffa, Kaku!- urlò Jabura, unendosi al coro dei marmocchi che ripeterono, guardandolo maniacalmente.
-Fuori la giraffa, Kaku!!-
Si pietrificò sul posto.
-Scivolo giraffa! Scivolo giraffa!-
"Dovresti provare in uno zoo."
Ecco, ci si metteva pure Roronoa Zoro nei suoi ricordi a infastidirlo.
Maledetto il momento in cui aveva mangiato quel frutto!
-Ehm... vi portiamo allo zoo più tardi, se il maestro sarà d'accordo.- tentò con un sorriso cordiale.
-Non credetegli!- esclamò il lupo -Non vedete quel naso lungo? Fuori la giraffa, giraffolo!-
Kaku digrignò i denti.
-Un giorno ti ucciderò, sappilo, sacco di pulci..- mormorò a denti stretti, rivolto a Jabura che se la godeva davvero un sacco.
Poi si voltò verso Lucci e gli scoccò l'ennesima occhiataccia, prima di sospirare.
-Giraffa! Giraffa! Giraffa!!-
-Va bene, va bene...-
Con un grande sforzo interiore e una grande sofferenza per il suo orgoglio, Kaku si trasformò davanti ai marmocchi e al suo maestro. Si chiese cosa ne avrebbe pensato Auron, se l'avrebbe giudicato ridicolo. Beh, ormai quello era il suo potere e lui si era già adattato. Essere una giraffa non era poi così male. Decisamente.
-Io primo! Io primo!- esclamò Aidan saltellando sul posto.
-Prima gli anziani, giovanotto.- rispose chinandosi su di lui. Per poi colpire Jabura con un possente colpo di collo che colse il lupastro totalmente di sorpresa e lo fece volare in un cespuglio alla sua destra.
-Ora io!- esclamò Aidan e si aggrappò saldamente alle sue corna. Kaku alzò la testa in alto e il bambino rise e rise e rise. Quando fu alla sua massima altezza, Aidan si mise in piedi cominciando a farsi vedere.
-Guardate come sono in alto! Uuuuhuuuuu!! Sono il re del mondo!-
Istintivamente, Kaku alzò la testa verso l'alto (per scorgere qualche fulmine) e il bambino scivolò. Fortunatamente ricadde sulle chiappe sul suo collo e iniziò a scivolare lungo la schiena della giraffa ridendo come un pazzo. Una volta giù, Aidan decise che voleva il bis. Gli altri bambini, urlarono per reclamare il loro turno.
-Avanti il prossimo...- sospirò abbassando la testa. "Che umiliazione..."
Un conto era farlo per beneficenza... un conto era farlo davanti al vecchio maestro al quale aveva sempre voluto dimostrare la sua forza.
Neppure si mise il problema di Lucci, che ormai, quella notte, aveva visto il suo lato peggiore.
Ma certo non lo lasciò impunito.
-Ehi, piano, chi non aspetta il suo turno non farà un giro sul leopardo!-

Uhuhuhu tié, vendetta!
 
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view post Posted on 21/12/2015, 16:32
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Rob Lucci

Alle parole di Aidan, Lucci rabbrividì un poco per l'effetto di un potente deja-vu. Si ritrovò curiosamente a pensare a Paulie, chiedendosi se avesse partecipato al sogno come lui, se come Kaku adesso scrutava il cielo sereno con la sensazione che un fulmine potesse folgorarlo di punto in bianco (per qualcosa che non aveva fatto, tra l'altro). Se era così, Lucci si era guadagnato un nuovo motivo d'astio da parte del carpentiere della Galley-La.
Vide il bambino scivolare giù dal collo di Kaku con un'aria entusiasta e non condivisa dalla sua giraffa preferita; lui però non ci badò e preferì ammirare l'imponenza di quella trasformazione completa che vedeva solo ora per la prima volta.

Anche Auron osservava le nuove fattezze di Kaku, assieme ai suoi quanto mai fantasiosi utilizzi, in un silenzio composto, finché non poté fare a meno di domandare a quelli più vicini a lui: «Questa trovata da dove se l'è tolta?»
«Oh, l'ha fatto a San Popula, coi bambini della città.» gli spiegò Blueno, «Ci servivano soldi per le cure mediche di Lucci e ognuno di noi s'è inventato qualcosa per racimolare del denaro.»
«Io espiai le colpe del pubblico facendo Seppuku, ma l'anima benevola di mia madre decise di salvarmi!» singhiozzò Kumadori.
«Deve mancarti davvero molto!» si unì al suo dolore Jabura (riapparso dal cespuglio con qualche spina di rovo disseminata qua e là sui vestiti).
«...Capisco.»
Auron non rivelò che la madre di Kumadori era viva e vegeta, e non certo perché ci tenesse a preservare il momento di commozione; piuttosto pensava alla complicità sviluppata dal suo gruppo di allievi nel tempo. Erano stati sì addestrati per collaborare ed essere fedeli al Governo Mondiale (e al figlio di Spandine, nel caso specifico), ma l'iniziativa che avevano preso a San Popula esulava da tutto ciò. Era stata un'azione personale e degna di una squadra di compagni per scelta, non più mossa da ordini superiori.
E poi Lucci e Kaku...
(Sentì il secondo accennare ad un giro sul leopardo.)
«Quei due sono parecchio affiatati.»
«Quelli? Sono culo e camicia!» li descrisse in modo spiccio ma efficace Jabura.
Califa e Blueno annuirono silenziosi.

Intanto Lucci s'impietriva all'ultima esclamazione di Kaku, quasi Eneru l'avesse centrato con una saetta.
Neanche per sogno, sbottava ogni solco tra le sue sopracciglia aggrottate (anche se in sogno aveva fatto cose ben più umilianti).
Ma il sasso era ormai lanciato.
«Quale leopardo?!» gridò un moccioso «Avete anche un leopardo?»
Fukuro si aprì un angolino della cerniera con nonchalance e Lucci, sebbene fosse lontano, percepì all'istante il suo dannatissimo impulso di strombazzare ai sette mari che lui aveva mangiato il Felis Felis, ficcandolo in una situazione che non aveva voglia di affrontare; perciò si sentì autorizzato a stroncare la minaccia sul nascere colpendolo con un Rankyaku -non troppo forte ma in grado di spazzarlo via, di nuovo-.
Jabura cadde sulla schiena e dopo due minuti o poco più di risate ininterrotte, quando fece per parlare, si sentì intimare dal rivale: «Provaci e ce ne sarà anche per te.»
Già, il giro sul leopardo implicava senz'altro un terzo giro sul lupo, che Jabura (per quanto non la vivesse così male come i suoi colleghi) preferiva evitare.
Allora, con la coda dell'occhio, Lucci scorse i bambini -poco convinti- organizzarsi in fila indiana per il giro sullo scivolo, forse speranzosi nel bis annunciato da Kaku. Ne afferrò un paio per la collottola e li sollevò da terra bisbigliando loro con la machiavellica voce di Hattori: «Non vi fate passare davanti, mammolette! E' ovvio che non c'è nessun leopardo.»
Uno dei due bambini s'illuminò, facendo infervorare anche l'altro. «Già! Hai visto che naso lungo aveva quello? Uno così dice le bugie per forza!»
E scoppiò il caos per accaparrarsi il posto sullo scivolo.
Lucci si sentì vagamente in colpa. Cercò lo sguardo di Kaku (per farlo dovette reclinare completamente la testa all'indietro) e ricominciò a parlare senza l'ausilio del piccione, nel tentativo di rabbonire il compagno.
«Gli avrei offerto un giro sul mastino, ma sarebbe stato noioso, e poi si sarebbero presi le pulci, lo sai.»
«Le avrai tu le pulci, gatto di merda!!»

In quel momento Auron richiamò l'attenzione dei bambini, strappando Kaku dall'ingrato compito e scongiurando l'ennesimo battibecco tra Lucci e Jabura.
«Basta così per stamattina. Tornate agli alloggi, riprenderete gli allenamenti dopo mangiato.» lanciò un'occhiata generale all'ex CP9 e aggiunse «Voi venite con me, abbiamo un po' di cose di cui discutere.»
Soffermandosi su due dei suoi vecchi allievi, l'uomo pensò che qualcuno avrebbe anche avuto delle inaspettate sorprese.


Non potevamo rischiare che i bambini si prendessero le pulci, Kaku ù.ù
 
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view post Posted on 1/1/2016, 20:49
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Kaku


Kaku fece per ribattere (e scatenare così una lite triangolare), quando Auron, con poche parole, fece cessare tutto. I membri del cp9 si lanciarono occhiate d'intesa e poi seguirono il loro ex maestro nei meandri della foresta, sino a raggiungere l'edificio centrale dell'isola. I bambini li seguivano a diversi metri di distanza, chiacchierando concitatamente fra loro riguardo agli allievi più anziani.
Arrivati all'entrata della torre, Auron congedò i marmocchi e non volle sentire storie.
-Domani avrete modo di porre tutte le domande che vorrete.- li rassicurò però il maestro. Inutile dire che per i piccoli fu una scarica di adrenalina. Eccitatissimi corsero via, obbedendo agli ordini.
Quel domani fu accolto con una nota d'inquietudine dai membri del cp9.
In particolare, Kaku si chiese cosa sarebbe successo nel presente. Perché se l'indomani i marmocchi li avrebbero sommersi di domande, voleva dire che... che cosa? Che la notizia del loro fallimento non era arrivata all'isola?
Che Auron se ne fregava?
Che voleva costringerli a tenere lezioni su cosa non fare in missione?
Perché in tal caso, sicuramente, in cima alla lista ci sarebbe stato: mai avere un capo idiota e raccomandato.
Attraversato il portone cessò il chiacchiericcio fra Kumadori e Jabura, persino Fukuro si chiuse la cerniera. La tensione si sarebbe potuta tagliare con un coltello e Kaku non aveva ancora trovato un idea plausibile, perché le varianti erano troppe. Accelerò il passo, portandosi accanto a Lucci e gli scoccò un'occhiata interrogativa, ma prima che potesse aprire bocca, Auron si fermò e aprì una porta alla loro destra.
-Accomodatevi.- disse.
Notò che era la sala delle riunioni dove, almeno da quello che ricordava, si riunivano i responsabili dei corsi sia marziali che scolastici, insieme a dirigenti o autorità varie. Il che non lo rassicurava proprio.
Attraversata la soglia, l'intera squadra manifestò in qualche modo la sua sorpresa.
Kaku si voltò per vedere le reazioni dei due ai quali Auron alludeva. All'inizio credeva si riferisse a lui e Lucci, ma a quanto pare non era così. Nella stanza, oltre ad Auron, c'erano altre due persone.
Uno era un uomo alto coi capelli chiari e gli occhiali, dall'aria distinta ed elegante, Kaku lo riconobbe immediatamente, era Lusky, il padre di Califa.
La donna era rimasta dapprima a bocca aperta, poi aveva chinato lo sguardo. Doveva esserci rimasta male e poteva capirla. Non era così che avrebbe voluto incontrare nuovamente il genitore.
L'altro ad avere la bella sorpresa fu Kumadori.
In realtà fu una sorpresa collettiva, ma... beh... la seconda persona era una vecchia rinsecchita dalla lunga chioma leonina rosa e abiti altrettanto vistosi.
-Ma... madre?- boccheggiò Kumadori.
-MADRE?!- domandarono tutti con gli occhi sbarrati.
-Non era morta?!- ululò Jabura.
-Così credevo...- si commosse quello. Gli occhi di Kumadori traboccarono di sinceri lacrimoni di felicità e commozione -Madre, sei risorta?-
La madre rise sguaiatamente.
-Yoiyoiyoi! Sciocco figliolo! Credevi davvero che potessi morire così facilmente? Yoiyoiyoi!-
Per quel che ne sapeva Kaku, la missione in cui la donna si diceva fosse dispersa non era stata affatto facile. Ma nella famiglia di Kumadori dovevano essere tutti un po' toccati.
-Madre, o quale vergogna per me mostrarmi così...- pianse Kumadori -Avrei voluto onorarti con la nostra vittoria... lascia che espii le mie colpe e ti renda fiera, madre!-
"No, sul serio?!" Jabura e Kaku ebbero di fatto lo stesso pensiero e la stessa reazione, trovandosi a guardare i due congiunti con gli occhi stretti a fessura.
-No, figliuolo, lascia che sia io ad espiare per averti tenuto nascosto d'essere ancora viva!-
Entrambi fallirono miseramente il rito suicida come da copione, perciò non ci fu da preoccuparsi, ma a quanto pare sentirono di non aver espiato abbastanza e fu solo un colpo di tosse di Lusky a porre fine al teatrino.
-Bentornati.- disse pacato.
Auron chiuse la porta alle loro spalle.
Tutti tacquero.
-Abbiamo ricevuto il rapporto completo sul disastro di Enies Lobby.- disse l'uomo.
-Ovviamente, vogliamo sentire ciò che avete da dire al riguardo.- l'interruppe Auron. -Per quel che mi riguarda, le notizie sono state totalmente stravolte. E mi risulta inoltre che abbiate portato a compimento egreggiamente la missione a Water Seven. E quella era la loro missione, no?-
Kaku, Califa e Blueno annuirono. Il rosso guardò Lucci, aspettando che parlasse in qualità di loro leader.



Parla, leader!! >_<
 
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Rob Lucci

Domani, aveva detto Auron ai bambini. Un avverbio che sollevava in Lucci molte domande, probabilmente le stesse che leggeva negli occhi di Kaku quando l'ebbe accanto, davanti alla porta della sala riunioni.
Forse non sarebbe stata necessaria una partenza anticipata, dopotutto. Forse su quell'isola erano davvero ancora i benvenuti.
Le sue congetture furono interrotte dalla vista di Lusky e dalla donna del paese di Wa, madre di Kumadori, apparsa come il colpo di scena d'uno spettacolo drammatico.
Lucci rimase impassibile, ma dentro di sé fu solidale alla reazione del resto dei compagni. Che diavolo, Kumadori li aveva tediati per anni parlando della madre defunta; invece eccola lì, viva e vegeta e toccata almeno quanto il figlio.
«Puuuur!» borbottò Hattori.
Appunto, convenne Lucci.
Quale insulto avesse espresso il piccione lo sapevano solo loro due.
Ben presto Lusky riportò l'attenzione su argomenti più seri, riguardanti i loro attuali rapporti col Governo, o per meglio dire la brusca interruzione degli stessi dopo i fatti di Enies Lobby.
A Lucci premeva capire, in primis, se sull'isola potevano ritenersi al sicuro; in secondo luogo, fino a che punto Spandam avesse compromesso la loro posizione con le autorità. Ma fu Auron a scegliere da dove cominciare.
«Sì. A Water Seven è andata meglio di quanto sperassimo.» rispose Lucci al maestro, anche a nome degli altri agenti infiltrati «Oltre ai progetti di Pluton abbiamo anche arrestato Nico Robin.»
«Per poi farvela sfuggire sul ponte dell'esitazione.» replicò Lusky critico.
«Spandam se l'è fatta sfuggire.» puntualizzò seccamente Lucci. Sapeva riconoscere una falla nei suoi piani, e sapeva sin dall'inizio che mandare Spandam da solo lo era (quell'uomo riusciva ad essere pericoloso per la sua stessa vita), ma non aveva avuto scelta: Cappello di Paglia non gliel'aveva lasciata.
«Spandam ha affermato di essere stato attaccato da una specie di gorilla lungo il ponte.»
«Non sarà stato il suo stupido elefante a rivoltarglisi contro?» azzardò Jabura in risposta ad Auron. Considerando l'inettitudine dell'ex capo, il dubbio che potesse trattarsi di Funkfleed era lecito.
«No, era Cutty Flam, che avrebbe potuto evitare, se avesse fatto in fretta.» Ma badare ad una donna indifesa e resa del tutto innocua dall'agalmatolite era un compito troppo grande per quell'idiota, evidentemente.
«...E poi ha detto che non siete stati sconfitti, ma vi siete fatti soffiare le chiavi delle manette di Nico Robin. A parte Lucci e Blueno, che sono stati visti combattere da più testimoni.»
«Questa poi...!» ringhiò Jabura a denti stretti. «E la torre tranciata da lui di netto, nello scontro con Roronoa? Non l'hanno vista!?» era troppo arrabbiato per sbellicarsi dal ridere al pensiero di un Kaku ancora incapace di controllare del tutto il suo frutto del diavolo.
«Comunque siete stati sconfitti dalla ciurma di Cappello di Paglia.» tagliò corto Lusky, facendo un rapido resoconto dell'esito della battaglia «I progetti di Pluton sono andati distrutti, Nico Robin è scappata coi pirati, e l'isola Governativa è letteralmente in macerie!»
«E' questa la conseguenza più pesante dell'intera vicenda.» convenne Auron, con una calma che lasciava trasparire minor preoccupazione, rispetto a Lusky, per le sorti dei suoi vecchi allievi. «Il Buster Call è stato un provvedimento eccessivo, che non ha portato a nulla, piuttosto ha distrutto uno dei principali simboli della giustizia mondiale.»
Lucci inarcò un sopracciglio e inclinò leggermente la testa da un lato mentre formulava un pensiero che riteneva comune: «Il Buster Call non è nostra responsabilità. Solo il nostro ex capo aveva il potere di richiederne uno.»
Auron, Lusky e la madre di Kumadori si scambiarono una lunga occhiata silenziosa. Lucci capì di aver sfiorato un nervo scoperto, forse proprio il cuore pulsante della questione. Quel punto poteva essere stato oggetto di intensi dibattiti anche tra i piani alti del Governo.
Finalmente il maestro parlò, confermando un sospetto che già si andava insinuando in lui: «Spandam sostiene che è stato un'idea vostra. Che l'avete costretto a richiederlo.»
«Io quel bastardo lo ammazzo!» ululò Jabura, infiammandosi all'istante «Sono tutte stronzate!»
Lucci non si voltò a guardare il resto dei suoi compagni, ma non dubitava che se l'avesse fatto, vi avrebbe scorto la stessa rabbia inespressa che ribolliva in lui, e che invece gorgogliava, visibile come un vulcano in eruzione, in Jabura.
Si appellò ai nervi saldi e tentò di articolare una risposta un po' meno istintiva.
«Per una volta, ha ragione lui: è totalmente falso.»
Sforzandosi di ricordare gli ultimi momenti condivisi con quella carogna, aggiunse: «Ho scortato Spandam e Nico Robin fino alla prima torre del ponte dell'esitazione e non ha chiamato il Buster Call in mia presenza. L'ha fatto solo dopo...»
«...per errore.» terminò Califa. «Doveva usare l'altro lumacofono, ma ha preso per sbaglio quello d'oro.»
«Si può essere più deficienti??» incalzò Jabura.
Auron sospirò, incrociando gli avambracci sul petto.
«Lo sappiamo. Cioè, lo immaginavamo. Qualche superstite ha raccontato questa versione dei fatti, dalla trasmissione ascoltata sull'isola, ma non essendovi testimoni oculari...»
«...E' solo la vostra parola contro quella di Spandam.» fece presente Lusky. «E non c'è bisogno di ricordarvi che stiamo parlando del figlio di Spandine, colui che distrusse Ohara e liberò il mondo dai suoi demoni.»
Una sorte di eroe per il Governo Mondiale, insomma. Mentre Lucci e gli altri, con sola eccezione di Califa e Kumadori, rimanevano un pugno di orfani graziati e allevati dal Governo; poco o nulla importava che avessero fatto carriera nel Cipher Pol: la loro parola rimaneva quella dei figli di nessuno.
«La soluzione migliore è che vi consegniate alle autorità spontaneamente.» continuò Lusky «Patteggiando un accordo con Spandam, forse riuscirete a riavere il vostro lavoro dopo qualche anno dietro le sbarre... o, volendo essere ottimisti, dopo un periodo di sospensione dagli incarichi governativi.»
Quella prospettiva scatenò nell'orgoglio di Lucci un'onta di indignazione pura.
«Non ci prenderemo le colpe di quell'incompetente, men che meno lavoreremo ancora per lui!»
Piuttosto, si sarebbe tolto lo sfizio di uccidere Spandam con le sue mani e di rendere così un servizio all'umanità.
«Ma non avete scelta!» insisté l'uomo. «Spandine sta cercando un capro espiatorio per suo figlio e a farne le spese sarete comunque voi. Se non patteggiate è probabile che vi spediscano ad Impel Down!»
«Una scelta c'è, e l'abbiamo già presa.» replicò Lucci in tono risoluto, come a dire che non erano tornati sull'isola in cerca di consigli. «Non ci costituiremo. Non torneremo nel Governo Mondiale.»
Il padre di Califa lo investì con uno sguardo glaciale. Non appariva neanche troppo sorpreso, forse perché in parte aveva ipotizzato una risposta del genere (come anche Auron e la madre di Kumadori), ma l'asprezza nei suoi occhi era tale che sembrava potesse corrodere i muri.
«E cosa pensate di fare, esattamente? Di vagabondare e vivere alla giornata per il resto dei vostri giorni? Dopo una vita di sacrifici, rinuncereste così alla vostra posizione?»
Da un lato, Lucci lo capiva. Capiva quanto fosse insensato e disonorevole per dei killer professionisti della loro portata darsi alla macchia, tuffarsi in una vita che nulla aveva a che fare con loro. Ma non poteva non tener conto dei suoi compagni, di come lo avessero salvato a San Popula, di come la sera precedente avessero esternato il desiderio di partire per altre isole e intraprendere nuovi mestieri mollando -almeno per il momento- la carriera da assassini.
E, soprattutto, non poteva non tener conto di Kaku, di ciò che era diventato il loro legame e di cosa sarebbe stato disposto a fare per esso.
Salti tu, salto io.
Già. C'era un fondo di verità anche nell'oblio dei sogni più assurdi.
«Anche se fosse così, la cosa non ti riguarda.»
Stavolta il messaggio sfiorò il limite dell'arroganza. Lusky gli rispose con un'altra smorfia carica di disprezzo. Non poteva immaginare quanto somigliasse alla Califa del Titanic, che con ogni sguardo evidenziava quanto fosse inadatto Rob Lucci in prima classe.
«E voi tutti appoggiate quest'idea sconsiderata?» lo sguardo dell'uomo trafisse uno per uno i membri dell'ex CP9, a partire da Kaku, il più vicino a Lucci, per finire con la figlia, sulla quale sostò per interminabili secondi.


Chiedo venia, questo post è veramente palloso t.t
Che infame, Spanda!
 
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Kaku

Il resto del cp9 si consultò rapidamente con lo sguardo. Kaku fu il primo a rispondere.
-Certo. Noi il nostro lavoro l'abbiamo fatto bene.- disse fissando Lusky, poi gli altri due, ma specialmente Lusky,
-Se quello è un'idiota, non vedo perché dobbiamo rimetterci noi.- aggiunse Jabura.
Gli altri annuirono. Califa rimase in silenzio per qualche secondo interminabile.
-Anche io sono d'accordo.- disse poi con voce calma. -Ma non vogliamo essere di disturbo a voi e a quest'isola, perciò, se non siamo bene accolti, ce ne andremo.-
La donna guardò poi Lucci.
-Ma vi rendete conto che in questo modo metterete a rischio tutto ciò per cui avete lavorato in questi anni?- s'irritò Lusky. E anche se pareva rivolto più alla figlia, era un chiaro rimprovero verso tutti gli agenti del cp9.
-E' un vero insulto accettare simili condizioni.- replicò la figlia, approvata praticamente da tutti.
-Perché il direttore non accetta di essere un impiastro?- borbottò malignamente Kaku, ma senza sorridere.
Lusky gli scoccò un'occhiata gelida. In pratica, che il figlio di Spandine facesse una magra figura non era contemplato.
-Voi non capite la portata di uno scandalo di questo genere.-
-Fino a prova contraria, chi ha premuto quel tasto è stato lui!- ribatté Kaku. -E non aveva davvero capito cosa fosse un Buster Call. Come può accettare che sua figlia debba pagare per gli errori di qualcun altro?!-
Il gruppo guardò Kaku con stupore.
Kaku era troppo nero di rabbia per potersi controllare, anche se per un attimo il ricordo di Califa sua madre che ce l'aveva con Marco suo padre e rendeva la sua vita difficile riaffiorò nella sua mente. Lusky stesso rimase muto e stupito da quello sfogo, tanto che il rosso temette che anche lui avesse avuto lo stesso pensiero.
-Noi il nostro lavoro l'abbiamo fatto bene.- ripeté, scacciando quell'idea e calcando le parole.
-Andiamo, Kaku.- Jabura gli mise la mano sulla spalla. -Tanto a questi non interessa, togliamo il disturbo.-
Poche volte si era trovato d'accordo con Jabura. E quella era una di quelle.
Il gruppo seguì l'esempio dei due e tutti si voltarono. Califa congedò suo padre con uno sguardo triste, Kumadori scoppiò in pianto.
-Madre, mi spiace doverti lasciare dopo averti appena ritrovata! Ma non posso abbandonare i miei compagni di sventura!-
E giù a piangere a dirotto.
La donna rispose a suon di lacrime anche lei, approvando il gesto di quel figlio nobile e onesto.
Lusky avanzò per fermare gli agenti, quando Auron si intromise.
-Direi che per oggi il discorso finisce qui. Potremmo parlarne domani con calma, che ne dite?- domandò, rivolgendosi più al padre di Califa che ai suoi allievi. -Ci sono senz'altro soluzioni migliori di queste, forse si riuscirà persino a convincere Spandam a lasciar cadere le accuse.-
-Dubitiamo che serva a qualcosa.- replicò con calma Blueno.
-Sì, è stata senz'altro una giornata dura per voi.- replicò Lusky -Forse domani sarete più propensi a ragionare.-
Kaku guardò prima lui, poi Lucci e alzò gli occhi al cielo. Presagiva che l'indomani la conversazione avrebbe avuto uguale esito.
-Le vostre stanze sono come le avete lasciate.- disse Auron -Ci rivediamo per parlare di questa questione domani pomeriggio. Nel frattempo, fate pure quel che volete.-


Mezz'ora dopo, la squadra si ritrovò fuori dall'edificio.
-Adesso che facciamo?- domandò Blueno.
-Non mi piace stare dove non sono gradito.- berciò Jabura.
-Sono d'accordo.- disse cupo Kaku. Era molto irritato.
Forse aveva avuto delle aspettative troppo alte da quell'isola e dai loro maestri. Non immaginava che un uomo tutto d'un pezzo come Lusky leccasse così il culo a Spandam e famiglia. Tutta la stima infantile che aveva provato per lui era stata mandata in frantumi in pochi minuti.





Se ci fosse stato Spandam, me lo sarei sbranato XD
 
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Rob Lucci

Mentre i compagni confermavano la sua linea di pensiero, ribattendo con tenacia ai rimproveri di Lusky, Lucci capì che gli agenti dell'ex CP9 gli appartenevano come non gli erano mai appartenuti sotto il vessillo del Governo Mondiale.
Nessuna esitazione, nessun ripensamento nelle loro parole né nei loro occhi; nemmeno in Califa e Kumadori che avevano molto più degli altri da perdere.
Erano irremovibili. Uniti nel loro progetto e nel ritenere inaccettabili le pretese di quell'idiota di Spandam.
Lucci diede le spalle al maestro, seguendo gli altri verso l'uscita. Stava già pensando ai preparativi per il viaggio, al fatto che non avessero viveri e che alla squallida nave pirata servisse una revisione più approfondita, quando Auron li richiamò, insistendo perché si fermassero sull'isola.
Per loro era la cosa migliore, e Lucci accettò. Per quanto detestasse l'idea di sorbirsi un altro inutile e sterile discorsetto dal padre di Califa, il pomeriggio seguente.

Una volta fuori dall'edificio la sua stizza svanì quasi del tutto. Notò però che lo stesso non accadde per Kaku e Jabura.

CITAZIONE
-Non mi piace stare dove non sono gradito.-
-Sono d'accordo.-

«Puuuur!» Hattori concordò con loro, incrociando le ali sul petto e imbronciandosi.
«Calmatevi.» fece Lucci in tono piatto «Non importa se non condividono le nostre idee. Non hanno intenzione di denunciarci, è questa la cosa importante.»
«Per ora...» commentò dubbioso Blueno.
Lucci restò in silenzio. Tentò di giudicare a mente fredda il discorso avuto poco prima col maestro e Lusky. Auron non sembrava affatto un problema, forse appoggiava addirittura la loro dipartita dal Governo. Quanto a Lusky...
Il felino studiò Califa, come per vagliare le possibilità che l'uomo tradisse il sangue del suo sangue.
«Non credo lo faranno.» ma non era una certezza «In ogni caso non ci fermeremo qui per molto, questo sarebbe il primo posto dove gli agenti del Governo verrebbero a cercarci.»
«Quindi restiamo almeno fino a domani...» si rassegnò Jabura. «E ora?»
Lucci alzò un poco le spalle, infilando le mani in tasca. «Io faccio un giro dell'isola. Giusto per sicurezza.»
E per non avere Jabura tra le scatole, ovviamente.
«Io potrei andare ad aiutare nelle cucine.» propose Blueno. «Tra un paio d'ore si mangia e noi siamo in sette...»
E non mangiavano poco, no di certo.
«Io andrò a pescare! Chapapa!»
«Scordatelo, sono due giorni che ci ingozziamo di pesce! Andiamo a caccia e mettiamo un po' di carne succulenta sul fuoco!!»
«Non dovresti infierire sulle creature del bosco per saziare la tua ingordigia! Yoyoi!»
«Perché, i pesci sono stronzi? Non è la stessa cosa?! E poi, a meno che la giraffa non si offra come pranzo, non c'è soluzione.»
Califa non fiatava. Lucci la osservò di nuovo, il riflesso sulle lenti degli occhiali a schermarle lo sguardo. Ebbe l'impressione che avesse a stento ascoltato le loro parole dopo la discussione con Lusky.
«Califa?»
«...Pensavo di andare in biblioteca.» disse alla fine, quasi trasalendo dal suo mutismo. «Non ci sono carte nautiche sulla nave, non abbiamo neanche un log pose affidabile.»
Problemi a cui avrebbero dovuto ovviare prima di intraprendere un nuovo viaggio.
«D'accordo. A dopo allora.»
Il gruppo si divise e i cinque si congedarono da Lucci. Jabura si portò dietro Fukuro e Kumadori, puntando ad un sentiero che dava nel fitto della foresta, ma gongolando verso lui e Kaku, rimasti soli (o lasciati soli appositamente, dipendeva dai punti di vista). Lucci lo fissò con diffidenza. Hattori aveva già spiegato le ali.
«Chapapa! Kaku non viene a caccia con noi?»
«Nah. Lui preferisce dare la caccia ai leopar...Ma che cazzo!? Fottuto piccione!!»
Il colombo bianco tornò a posarsi fiero sulla spalla del suo padrone, con lo stomaco alleggerito.
«Sgancia pure a comando?!! E' mostruoso!»
Lucci si voltò dalla parte opposta della giungla senza rispondere agli insulsi latrati del lupastro. Spostò gli occhi su Kaku, apparentemente inespressivo. In realtà, aveva atteso quel momento da quando era iniziata la giornata.
«Andiamo?»


Gongolo anch'io, finalmente soli uhuhu**
 
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Kaku


Kaku si concesse una risatina maligna. Aveva pensato lui stesso a menare Jabura per bene. Giusto per non ammettere che gli faceva un gran favore a lasciarlo solo con Lucci. Hattori lo aveva preceduto..
Certo la cosa diventava un po' preoccupante.
CITAZIONE
«Andiamo?»

-Aha.-
Kaku su accodò all'altro, seguendolo.
Dopo qualche minuto, l'isola era precipitata in un silenzio assordante, infranto solo dai rumori del vento e dal verso degli animali. Il resto del gruppo si trovava forse troppo lontano per farsi sentire o forse, contrariamente al solito, quella situazione aveva lasciato in tutti loro, compresi il trio chiassoso, la bocca tanto amara da non riuscire ad aprire bocca.
Un insulto colorito di Jabura riecheggiò spaventando gli uccelli e smentendolo.
Kaku raggiunse Lucci.
-Sembra tutto tranquillo.- disse, accennando al mare -Non ho visto altre navi... però...- rimase pensieroso per qualche minuto a fissare l'orizzonte. Pochi secondi di interminabile silenzio, poi esternò ciò che covava da tempo dentro di sé.
-Ci sto pensando da un po', in effetti... Ma poi la missione è entrata nel vivo e ho smesso di pensarci.-
Si levò il cappellino e lo sistemò, ripulendolo da qualche filo d'erba che era rimasto impigliato dopo l'allenamento dei loro successori.
-Forse questo lavoro non fa per me. Forse è un segno del destino....-
S'interruppe.
Non era mai stato certo della cosa, dopotutto, la cp9 era tutto ciò che lui era in passato e nel presente. E dubitava di poter avere un futuro.
Ma se avesse potuto avere un futuro diverso....
-Se dovessimo lasciare l'isola, tu cosa vorresti fare?- domandò a Lucci.
Hattori fece un piccolo sbadiglio, coprendosi il beccuccio con l'ala, poi volò verso Kaku.
-EHI!- esclamò quello, scansandosi appena in tempo prima di venire colpito. -Ma che gli prende?!-
Nell'evitare il guano, Kaku roteò su se stesso, andando a urtare Lucci.
-Sbaglio o si è incattivito?- gli chiese alzando il capo con un sorrisetto, indicando il piccione.

Oh, Jabu sta bene... è solo con Kumadori e Fukuro u.u
 
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Lucci ascoltò la confessione di Kaku chiedendosi da quanto tempo tenesse celati i suoi dubbi. Dalla partenza da San Popula? Dalla battaglia di Enies Lobby?
Chissà, forse addirittura da prima.
Forse, Kaku a Water Seven non aveva sempre indossato una maschera di falsità, dopotutto. Talvolta, mentre lo vedeva sfrecciare sui tetti della metropoli dell'acqua col sorriso sulle labbra, o scherzare con gli altri carpentieri del Dock Uno alla Galley-La, Lucci si era persino domandato se non preferisse quel tipo di vita alla gravosa esistenza da agente del CP9.
Ma tanto, che importanza aveva? Il Cipher Pol non era un'organizzazione da cui potevi decidere di uscire quando volevi, licenziandoti dall'oggi al domani. Anche Kaku lo sapeva bene.

CITAZIONE
-Se dovessimo lasciare l'isola, tu cosa vorresti fare?-

La domanda di Kaku lo colse un po' alla sprovvista.
Lucci era preparato all'evenienza di combattere per la propria libertà, ma non si era mai chiesto cosa volesse farne. Inoltre, benché i rapporti col Governo Mondiale apparissero ormai insanabili, non riusciva ad immaginare un futuro lontano dalle missioni, dal sangue, dagli omicidi autorizzati.
Hattori lo tolse dall'impiccio di rispondere, non proprio nel modo più elegante.
Oh, beh, poco male: Kaku gli era quasi finito addosso. Lucci adorava il suo piccione.

CITAZIONE
-Sbaglio o si è incattivito?-

«Già... È di malumore da stamattina» commentò contemplando brevemente il pennuto, per poi incontrare lo sguardo del biondo e il suo sorriso. «Comincio a credere che non riesca a distinguere il sogno di stanotte dalla realtà.»
Questo spiegava lo screzio fatto a Jabura e il terrore nei confronti del moccioso con la fionda. Quanto a Kaku... non capiva perché volesse infierire su di lui; del resto si era sempre comportato bene con Hattori.
«Non lo avrai abbandonato o consegnato a quell'impiastro di cecchino?»
«Kuruppo!» si agitò Hattori, indignato, arruffando le piume e fissando Kaku con un luccichio sinistro negli occhi. Lucci lo accarezzò sotto il beccuccio nel tentativo di acquietarlo, ma col pensiero rivolto altrove. A quelli che erano i suoi progetti iniziali, per esempio, e a come qualcuno li stesse influenzando molto più di Auron e Lusky messi insieme.
«Fino a due giorni fa, l'unica cosa che volevo era trovare Spandam, dargli una lezione e riprendermi il mio posto nel Cipher Pol» ammise. «Ma adesso...»
Una lunga pausa densa di incertezza.
Lucci distolse lo sguardo da Kaku e scrutò il mare come se non lo vedesse. Alcune ciocche di capelli sospinte da un filo di vento gli si agitavano davanti al volto, ma lui non sembrava notarle.
«Non avrei mai detto che tra tutti, ad incasinarmi i piani saresti stato proprio tu.»


Confessa lo sgarro che hai fatto ad Hattori. Quel diamante era il suo tessssoro!
 
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Kaku

CITAZIONE
«Non lo avrai abbandonato o consegnato a quell'impiastro di cecchino?»

Kaku sorrise con una punta d'imbarazzo.
-No, no... è solo che... Hai presente il dottor Trafalgar? Cioè, il Chirurgo della Morte... ero piuttosto preso dalla situazione e-
CITAZIONE
«Kuruppo!»

-Magari te ne parlo quando il suo intestino di calma un po'- aggiunse in fretta. Riaprire certe ferite in un piccione, in quel piccione, poteva essere pericoloso.
CITAZIONE
«Fino a due giorni fa»

iniziò Lucci, ricatturando la sua attenzione. Kaku ascoltò fino alla fine, restando di sasso a quell'ultima frase.
CITAZIONE
«Non avrei mai detto che tra tutti, ad incasinarmi i piani saresti stato proprio tu.»

Fare l'ingenuo non serviva. Però sorrise, affiancandosi all'altro e osservando il mare di fronte a loro. La brezza soffiava leggera, trasportando l'odore salmastro delle onde misto a quello di Lucci, due odori, secondo Kaku, che si univano alla perfezione e inebriavano i sensi. A Water, Lucci aveva un profumo molto simile, un odore capace che gli trasmetteva tranquillità. Ma mancava qualcosa che lo rendeva unico, vero. Era terrificante, ma l'odore di sangue misto a quello della sua pelle, dei suoi capelli e del sale marino che impregnava l'aria, era l'odore di Lucci. Un odore che portava sicurezza e pace al tempo stesso. Kaku sapeva, o almeno credeva, che Lucci fosse invincibile. E benché Cappello di Paglia lo avesse sconfitto, quel dettaglio fu come cancellato dall'ennesima folata di vento.
Pervaso dalla sicurezza che accanto a quell'uomo nulla potesse andare storto, che nulla di male sarebbe davvero potuto accadere, Kaku si sentì più fiducioso verso il futuro ignoto che li attendeva tutti.
-Io?- domandò innocentemente. -Se tu che mi hai incasinato la vita, signor artista di strada.- sogghignò poi da sotto la tesa del cappello, lanciando un'occhiata maliziosa al diretto interessato.
-Ora dovrai prenderti la responsabilità delle tue azioni.- rincarò la dose.
Dopo il sogno di quella notte, si sentiva ancora un po' su di giri.
E dopo le cose fatte prima di quel sogno, si disse.
Prese la mano di Lucci e la strinse con la sua.
-Qualunque decisione prenderai, io ti seguirò.-


Nel frattempo, nella biblioteca, Califa tentava disperatamente di concentrarsi nella sua ricerca di carte nautiche. Purtroppo, aveva la mente altrove da quella mattina e per un attimo temette che Lucci avesse capito qualcosa. Che fosse nervosa di sicuro. Sperò si trattasse solo di questo.
La realtà era più complicata.
-Accidenti...- mormorò rimettendo un atlante al suo posto con un gesto decisamente brusco da parte sua.
Un rumore di passi che difficilmente non avrebbe riconosciuto attirò la sua attenzione.
Lusky entrò nella sala in silenzio, scambiando un'occhiata silenziosa e seria con la figlia, poi si chiuse la porta alle spalle.
Califa inspirò nervosamente.


-C'è rimasto un po' di tempo prima del pranzo, ammesso che quegli impiastri prendano qualcosa...- iniziò Kaku, poi fece un passo all'indietro, senza lasciare la mano di Lucci. Non l'aveva mai lasciata e ancora non gli sembrava vero che lui non lo avesse gettato in pasto ai pesci o ad Hattori.
-Pensavo di andare a vedere se le nostre stanze sono rimaste quelle di una volta.- concluse sorridendo malizioso e reclinando appena il capo in un gesto d'invito.


Ci ho provato, donna, ma il tuo piccione mi spaventa.
Ti offro carne di giraffa come antipasto, donna!! Un'offerta che non puoi rifiutare. xp
 
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view post Posted on 13/2/2016, 13:33
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CITAZIONE
-Io? Se tu che mi hai incasinato la vita, signor artista di strada.-

Sussultò, dirottando lo sguardo su Kaku.
L'aveva detto sul serio?
D'accordo, forse se l'era un po' cercata, ma credeva che l'argomento sogno restasse una sorta tabù per entrambi, considerate l'entità e la quantità di idiozie condivise a bordo del Titanic.
Eppure non si era sbagliato; bastava leggere il sorriso di Kaku, appena in ombra sotto la tesa del cappello, per averne conferma.

CITAZIONE
-Ora dovrai prenderti la responsabilità delle tue azioni.-

Lucci assottigliò lo sguardo, gli angoli delle labbra piegati in un sorriso interessato e che non si sentiva per nulla colpevole. Ma non vedeva l'ora di scontare le sue colpe, se a dettare la punizione fosse stata quella curiosa, sfacciata malizia negli occhi di Kaku.
«Sembra quasi una minaccia.» Commentò. «Ma sono uno che se la sa cavare.»
Altro che zuccherino. Spandam non aveva capito un tubo del suo promesso sposo.

CITAZIONE
-Qualunque decisione prenderai, io ti seguirò.-

Fissò Kaku attonito mentre una strana sensazione gli si allargava nel petto. Come se una morsa fosse stata sciolta o un peso si fosse scrollato di dosso.
Era tutto lì. Quello che alla sua mente serviva, quello che il suo cuore aveva sperato di sentire da quando avevano lasciato San Popula.
Perché se prendere una decisione sul futuro imminente era difficile, fare i conti con la possibilità di dover rinunciare a Kaku era molto peggio.
Gli strinse più forte la mano, guardando le onde scivolare placidamente verso la riva.
Forse il destino non era stato troppo generoso con lui, come col resto dei compagni, prima orfani, poi servitori del Governo e mai padroni delle proprie scelte. Ma si sentiva fortunato.
Molti uomini come loro morivano senza mai sapere cosa fosse la felicità.
Lucci l'aveva assaporata due volte in un solo giorno: svegliandosi accanto a Kaku, quella mattina, e tenendolo per mano adesso, con l'assoluta e incrollabile certezza che niente li avrebbe mai separati.


Non seppe dire quanto tempo trascorse prima che l'altro parlasse di nuovo. Impiegò però meno di mezzo secondo a promuovere l'idea di visionare le loro stanze: Kaku sapeva essere molto convincente.
Senza lasciargli la mano e camminando passo dopo passo al suo fianco, Lucci percorse a ritroso la via da cui erano venuti.
Era conscio del rischio che correvano di essere visti e della necessità di eliminare eventuali testimoni, ma fortunatamente nessuno balzò fuori dalla foresta per coglierli in flagrante, risparmiandogli l'incombenza.
Arrivati nei pressi della grande torre, Lucci sciolse controvoglia le dita da quelle di Kaku e proseguì oltre il portone d'ingresso. Fu una precauzione inutile, comunque, perché anche stavolta non s'imbatterono in anima viva; né nell'androne, né lungo le scale che conducevano ai piani superiori, dove si trovavano le loro vecchie camere.
Imboccò i gradini del quinto piano, con la sola memoria visiva a guidarlo verso una delle porte del corridoio. Dall'ultima volta che l'aveva varcata erano passati più di dieci anni, ma certi ricordi infantili erano duri a morire.
Girò il pomello ed entrò nella semplice stanza appartenuta ad un giovane (forse nemmeno dodicenne) Rob Lucci, aspirante agente del CP9.
Hattori cominciò a tubare irrequieto sulla sua spalla, segno che quell'ambiente era familiare anche a lui, mentre Lucci apriva la finestra in fondo alla camera, inondandola di luce.
Il tempo lì dentro sembrava essersi davvero fermato, poiché ogni mobile e oggetto era esattamente dove lo ricordava: non una maglietta o un libro fuori posto, e non certo perché qualcuno si fosse preso la briga di riordinare dopo la sua partenza.
Per quanto giovane, il proprietario di quella camera era sempre stato un tipo piuttosto preciso.
«Tutto come al solito», constatò Lucci dopo aver dato una rapida occhiata intorno. Giusto un dettaglio lo colpì, inchiodandogli lo sguardo sullo specchio affisso alla parete di fianco al letto.
Non c'era più il profilo di un bimbo di sette anni coi riccioli color miele accanto a lui, ma quello di un uomo adulto. Alto, slanciato e alquanto attraente.
Lucci squadrò Kaku attraverso lo specchio, un sorriso bramoso dipinto sulle labbra. «Beh, il riflesso è un po' cambiato...»


Citazioni varie dal Titanic, per non dimenticare u_u
Carne di giraffa arrivo!!
 
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view post Posted on 24/2/2016, 21:26
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Kaku seguì Lucci con sulle labbra lo stesso sorriso di poco prima. Sorriso che tenne su fin quando entrarono nella stanza dell'altro, fino a che non incrociò il suo sguardo nello specchio. Sorriso, che in quel momento si velò un poco d'imbarazzo. Kaku si grattò il naso e sistemò la visiera del capellino.
-Cambiato è cambiato di sicuro.- concordò, anche se non intendeva lo stesso di Lucci. In quello specchio, nel corso degli anni si era sempre e solo specchiato Lucci. Prima da bambino, poi come leader di fatto del cp9 e infine, come quell'uomo. C'erano delle differenze sostanziali fra quei tre Lucci.
Kaku li ammirava tutti e tre da quando era alto come un soldo di cacio, ma se doveva ammetterlo, non gli dispiaceva troppo quella terza versione dell'altro.
-Lo trovo migliorato.- ammise, sfoggiando nuovamente un sorrisetto serafico.
Era tutto così dannatamente strano.
Trovarsi così cambiati in un luogo così familiare...
Probabilmente se ci si fosse trovato da solo non avrebbe retto.
Se Lucci non si fosse mai più svegliato, non avrebbe retto.
L'idea stessa che quell'isola non potesse più essere considerata la loro casa, il loro rifugio, gli fece venire un groppone alla gola. Se in quel posto non ci fosse stato nessun Rob Lucci bambino da ammirare, rispettare e amare (dapprima come un fratello maggiore o un idolo), per Kaku quel posto non sarebbe mai stato una casa. Quello che voleva, era solo stare con quella persona. Ecco perché si era sentito così sollevato quando erano stati scelti entrambi per la missione di Water Seven. Ricordò quando gli era stata fatta la comunicazione e si era indecisi se mandare quattro persone o tre. Era stato proprio Lucci a consigliarlo ai capi e Kaku si era sentito scoppiare di felicità. Ovviamente aveva celato ogni emozione, ma non era mai riuscito a tradire se stesso, ne fu felice.
La sua casa era ovunque fosse Lucci.
-Sai, riguardo a prima, c'è un posto dove vorrei andare, in realtà.- disse dopo tutta quella riflessione (che fu in realtà assai rapida). Si tese verso l'altro e mettendogli le mani sulle spalle si tese per sussurrargli un ordine all'orecchio:
-Portami su una stella.-


L'hai voluta tu, leopardo!! XD


Edited by kymyit - 27/2/2016, 16:17
 
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Di solito Lucci era bravo a nascondere le emozioni dietro un'aria imperturbabile (era insito nella sua natura, ancor prima che venisse educato per farlo), ma negli ultimi giorni stava perdendo colpi.
Negli ultimi giorni Kaku gli faceva perdere colpi, e se il riflesso ormai svanito di un Rob Lucci adolescente avesse potuto scrutarlo da quello specchio, lo avrebbe di certo giudicato sciocco mentre fremeva alla richiesta dell'altro.
Non avrebbe avuto tutti i torti, forse. Però non credeva di potersi completamente biasimare.
Quel Lucci non poteva ancora vedere il mondo con i suoi stessi occhi; viveva una vita di ombre e imposizioni, dove nessuno sceglieva di restarti accanto di propria volontà.
Cercò lo sguardo di Kaku e per un fugace istante riconobbe il giovane aristocratico che l'aveva seguito nei bassifondi del Titanic, cimentandosi in una corsa folle e rocambolesca al deposito carrozze. Ma anche il complice che l'aveva affiancato nella missione a Water Seven, il compagno che l'aveva salvato dal coma a San Popula. L'uomo di cui era innamorato da anni (ora ne aveva consapevolezza) e che mai aveva osato amare sotto il vessillo del Governo Mondiale.
Quanto si era sbagliato. Quante occasioni perse, e quante da recuperare.
Con uno slancio mosso dal desiderio e la via per condurlo sulla loro stella ben chiara in testa, Lucci catturò le labbra di Kaku tra le sue.
Lo baciò a lungo, intensamente, mentre ogni pensiero scivolava via.
Cinse la vita del compagno quasi senza accorgersene, guidato solo dall'istinto, stringendolo forte tra le braccia. Il calore e l'odore di Kaku erano adesso così vicini da inebriarlo, tuttavia Lucci sentiva di non poterne mai avere abbastanza.
Fece un passo alla cieca verso il letto e si lasciò cadere sul materasso, su di lui, non sciogliendo l'abbraccio che li univa di un millimetro.

Turbato dal gesto improvviso o dal vuoto d'aria che generò, Hattori abbandonò la spalla del suo padrone per appollaiarsi sulla testata del letto, borbottando versetti di rimprovero verso Kaku.
Già, perché quando restava da solo con lui Lucci cominciava a fare cose alquanto strane e imbarazzanti.


Povero piccione, poi ci meravigliamo del fatto che si è incattivito!
Ok, hai il permesso di farlo evadere dalla finestra xD
 
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kaku
Kaku


Kaku fu letteralmente travolto dall'impeto di Lucci. Ricambiò il suo bacio passionale, lasciandogli il completo controllo. Quando l'altro lo strinse a sé, sentì un brivido percorrergli la schiena e si strinse a lui per far durare quella sensazione calda e bella il più allungo possibile, mentre le loro lingue danzavano. Era come lo ricordava. La notte prima e poi il sogno. Nonostante molte cose fossero state stravolte... beh, il sapore di Lucci, il suo calore, il suo impeto, ogni cosa, era stata replicata, no, trasportata in quel mondo. Forse era proprio quello ad incasinarlo, a farlo vivere ancora sospeso in quell'assurda fantasia. Sentì Hattori tubare contrariato e incontrò il suo sguardo.
Si staccò appena da Lucci mettendogli due dita sulle labbra e steso sotto di lui indicò il pennuto con un gesto del capo.
-Pensi di poter fare qualcosa prima che mi scambi per Jabura?- A quanto pare, se l'era legata alle piume la storia del diamante.
O forse era solo geloso di Lucci.
Kaku non ci pensò molto, aveva una stella ad attenderlo e l'unico modo per arrivarci si stagliava su di lui con i suoi occhi taglienti e lunghi capelli scuri. Gli prese il viso fra le mani per riprendere il contatto perduto e cercò la sua lingua per continuare la danza.
Tutto il resto rimase fuori dalla sua testa, fuori dalla porta di quella stanza, fuori dal mondo.
Alzò un poco il bacino per reclamare altro contatto fisico, altro calore, mentre con le mani si beava delle forme del viso di Lucci e dei suoi capelli ricci e scuri, così belli, così selvaggi; s'inebriò del suo profumo e del suo calore che gli pervadeva il corpo e incendiava le gote e anche qualcos'altro.
La sua mente iniziò a non capire più niente.

consiglio una museruola per il piccione u.u
 
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85 replies since 4/11/2015, 20:32   1174 views
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