A difficult change, Marco x Ace

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view post Posted on 27/10/2015, 11:07
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Marco

Marco aveva sperato di avere almeno una reazione di preoccupazione, da parte di Ace. Vederlo riflettere sulle conseguenze delle sue azioni. Invece non ebbe che, di nuovo, quel tono arrabbiato con cui si rivolgeva a tutti loro.

CITAZIONE
"Sarò io ad uccidere Barbabianca e la mia ciurma non avrà niente a che fare con questa storia, quindi vedi di non mettere in mezzo i miei uomini! Inoltre non ti puoi permettere di dire che sono solo arrabbiato, non conosci le mie motivazioni e quindi non hai il diritto di prendere voce in capitolo! E non ho nemmeno bisogno della vostra 'cortesia', so cavarmela benissimo da solo."

Oltre a ciò che già sapeva, cioè che Ace era un capitano che teneva ai suoi uomini e che aveva intenzione di proteggerli, c'era qualcosa di nuovo in ciò che aveva detto. Non che si fosse sbottonato tanto, ma una cosa fu chiara: c'era una motivazione al suo comportamento, per quanto apparisse fuori da ogni logica. Non era come gli altri pirati, che sfidavano gli imperatori per il potere, era qualcosa di più personale. Personale nei confronti di Barbabianca, ovviamente.
Marco voleva sapere che cosa fosse, voleva capire. Ma era altrettanto chiaro che non era chiedendoglielo direttamente che avrebbe ottenuto una risposta. Doveva lasciare che Ace si aprisse naturalmente con loro, il dramma era che al momento non vedeva alcuno spiraglio possibile.
Sospirò: Ace si era ormai allontanato da solo. Almeno la direzione era quella della cucina. "Hai ragione, io non so niente di te" disse infine, tornando ad affiancarlo, per quanto sapesse che gli avrebbe dato fastidio. "Volevo solo farti presente le conseguenze, ma evidentemente le conosci di già e se hai deciso in questa maniera, avrai i tuoi motivi. Non ho altro da dire a questo riguardo." Si fermò un attimo, indeciso sul da farsi. Il Babbo gliel'aveva affidato, ma era chiaro che Ace non desiderasse la sua compagnia. Era davvero un compito difficile! "Anche se sì, mi piacerebbe conoscerti meglio. Ma purtroppo non accadrà, no?" Doveva dargli tempo, non poteva pretedere che diventasse suo amico in un paio di minuti. "Comunque devo andare in cucina a controllare la situazione, ci vediamo in giro." Disse l'ultima frase con la speranza che lo seguisse e mettesse qualcosa sotto i denti: dopo le battaglie dei giorni precedenti aveva bisogno di recuperare.
 
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view post Posted on 27/10/2015, 17:18
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Portgas D. Ace

CITAZIONE
"Hai ragione, io non so niente di te" "Volevo solo farti presente le conseguenze, ma evidentemente le conosci di già e se hai deciso in questa maniera, avrai i tuoi motivi. Non ho altro da dire a questo riguardo."

Il giovane non poté trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo, irritato. Non era il primo stupido che capitava e sapeva bene a quali rischi andava incontro. Almeno aveva ammesso che aveva ragione e che non sapeva niente di lui. Si trattenne dal sospirare, sollevato dal fatto che, comunque, non sembrava intenzionato a fare domande -al quale Ace non avrebbe sicuramente risposto-.

CITAZIONE
"Anche se sì, mi piacerebbe conoscerti meglio. Ma purtroppo non accadrà, no?" "Comunque devo andare in cucina a controllare la situazione, ci vediamo in giro."

Guardò il biondo di sottecchi. Sembrava aver capito che non aveva intenzione di diventare loro amico, forse non c'erano solo stupidi su quella nave.
Strinse le labbra e lo osservò in silenzio per alcuni istanti, indeciso se seguirlo oppure no.
In fondo anche tu stavi cercando la cucina, no? Seguilo e non fare storie per una volta.
Si disse mentalmente, stringendo i pugni per pochi secondi e poi sospirando tra sé.
I suoi compagni glielo avevano detto prima, già era tanto se era riuscito a resistere così tanto e ormai non sapeva quanto altro sarebbe potuto andare avanti senza mettere qualcosa sotto i denti, così si arrese per una volta al suo bisogno primario e seguì il biondo verso le cucine della nave.

Edited by Cacciatrice Bianca 972 - 2/12/2015, 21:43
 
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view post Posted on 29/10/2015, 10:31
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Marco

Tirò internamente un sospiro di sollievo quando si accorse che Ace lo stava seguendo. Era una vittoria, piccola, ma pur sempre una vittoria. Ora doveva solo trovare il modo di farla fruttare. Camminò deciso, ma non abbastanza in fretta da essere perso di vista, e scese sottocoperta, al secondo piano, a raggiungere la sala mensa. Vi entrò prima di Ace, e scese ancora le scale per raggiungere la cucina vera e propria, grande quanto bastava per quella ciurma (cioé enorme). Satch era lì che impartiva ordini ai cuochi.
"Ciao" lo salutò in fretta. "C'è Ace di sopra, riusciamo a dargli qualcosa da mangiare?"
"Scherzi?!" Satch e tutti gli altri cuochi si offesero all'idea che non fossero in grado di sfamare qualcuno. Poi Marco afferrò Satch per la collottola prima che si precipitasse su in sala mensa.
"Non puoi servirgli il cibo semplicemente così, non lo mangerebbe perché sei tu a darglielo" gli spiegò.
Satch mise su il broncio, ma poi annuì. "Va bene, allora. Ragazzi, pronti?" I membri della quarta divisione esplosero in un coro festante, e poi uno alla volta salirono in sala mensa con un piatto pronto, fino a riempire tutta un'intera tavolata. Poi Satch invitò Marco a seguirlo e iniziò ad elogiare tutti i piatti presenti, che andavano dagli antipasti ai dessert. "Quello è paté di mostro marino, è una ricetta nuova ma devi provarla. Ti ho messo anche un po' di prosciutto e melone, affettati vari, e una torta di verdure che fa sempre bene..." Parlava rivolto in direzione di Marco, come se avesse fatto tutto per lui, ma era chiaro che in realtà lo faceva unicamente per Ace.
E poi Marco non avrebbe potuto mangiare tutta quella roba nemmeno in una vita intera. Si sedette comunque al tavolo, spiluccado qualcosa dal piatto più vicino, fingendo indifferenza.
"Quindi, dove siamo diretti?" Satch si sedette di fianco a lui.
"San Sebastian. Saremo lì in tre settimane circa."
Satch sbuffò. "Ma è un'isola piena di vecchi."
"Per forza, ci vanno a trascorrere la pensione tutti gli anziani delle isole vicine. Ma il Babbo ci vuole andare."
"Non capisco perché. O meglio, lo capisco che ci sono un sacco di suoi amici, però la noia..."
Parlavano fra di loro, fingendo di non prestare alcuna attenzione a quello che Ace faceva o non faceva, ma la realtà era che Marco, seppur di sottecchi, non lo perdeva d'occhio un attimo. Aveva necessità di vederlo mangiare, per riprendersi. In realtà avrebbe anche voluto abbracciarlo, accarezzargli i capelli disordinati e dirgli che andava tutto bene, qualunque fosse il suo problema, ma sapeva bene che il solo provarci l'avrebbe fatto arrostire all'istante. Per il momento doveva accontentarsi di nutrirlo.
 
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view post Posted on 29/10/2015, 19:45
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Portgas D. Ace

Il giovane si fermò una volta messo piede nella sala mensa, che già di per sé gli risultava immensa. Non osava immaginare come fosse il resto della nave.
Certo, sapeva che la ciurma di Barbabianca era molto numerosa, ma quanti erano i suoi membri con esattezza non avrebbe saputo dirlo, anche se dovevano essere molti più di quanto Ace immaginasse, e mentre cercava di fare una stima approssimativa dei posti presenti in quella stanza, la sua attenzione venne catturata da una moltitudine di persone che portavano cibo, spuntati da dove, Portgas non se ne curò. Solo quella vista fece venire l’acquolina in bocca al ragazzo, che spostava lo sguardo da un piatto ad un altro mentre alle sue orecchie arrivavano indistinte le parole di Satch, come se fossero un brusio poco interessante. Insomma, non gliene fregava nulla di quali pietanze fossero presenti, aveva la possibilità di mettersi in un angolo della tavolata –molto distante dai due comandanti, possibilmente- e mangiare, sperava, in santa pace.
Andò dunque a sedersi nell’angolino più lontano dai due che poteva trovare in quella tavola imbandita, così come aveva stabilito internamente pochi secondi prima, mentre ancora era incantato da tutto quel ben di Dio, e prese a mangiucchiare qualcosa. Prima guardandosi intorno con la solita aria corrucciata che lo aveva contraddistinto da quando aveva messo piede su quella nave, ma poi aveva inevitabilmente ceduto ai sapori di quei cibi che, Divini Kami!, erano a dir poco squisiti, così aveva deciso di ignorare totalmente il biondo ed il castano e di fregarsene di tutto.
Poteva anche sembrare ben poco... Umano nei modi di mangiare? Non sapeva come dire, non aveva un termine esatto in realtà, ma non gli importava più di tanto. Insomma, non appena si convinse a fingere che i due non esistessero aveva dato fondo al suo peggior modo di mangiare. Ma che gli importava, finché poteva riempirsi lo stomaco avrebbe continuato ad agguantare ogni pietanza che gli si trovava vicina.
In fondo poteva pur sempre bruciare i due uomini se avessero anche solo osato dire qualcosa sul suo modo di sfamarsi. E poi, che diamine, non mangiava da giorni! Ne sentiva la necessità!

Edited by Cacciatrice Bianca 972 - 2/12/2015, 21:42
 
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view post Posted on 1/11/2015, 18:56
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Marco

Almeno non si poteva dire che Portgas D. Ace avesse perso l'appetito. Al contrario, da quanto stava divorando, si poteva dire che stava recuperando tutte le energie perse nei giorni precedenti. Marco sorrise fra sé: erano abituati a gente che non aveva proprio metodi educati a tavola, e sinceramente era solo contento che si fosse seduto a mangiare, per quanto distante da loro, senza fare ulteriori storie.
"Satch..." sussurrò, quando vide l'amico alzarsi per andare da Ace. Proprio adesso che avevano fatto un minuscolo passo in avanti, non era proprio il caso di svegliare can che dorme.
"Non vado a disturbarlo, voglio solo vedere se va tutto bene." Satch si liberò dalla sua presa e trotterellò vicino ad Ace, riservandogli uno dei suoi grandi sorrisi. "Allora, ti piace? E' buono, vero?" gli domandò. "Qui cuciniamo sempre al meglio per tutta la famiglia. Puoi averne quanto ne vuoi." Dato che a Marco non piaceva la situazione, si alzò per raggiungerli ed evitare il peggio, ma Satch continuò: "lo so che noi non ti piacciamo, ma tu a noi piaci, quindi non fare complimenti, ok?"
"Satch" lo ammonì Marco.
"Va bene, va bene, torno in cucina" alzò le mani lui. "Fatemi un fischio se ne volete ancora."
A Marco, a dir la verità, si era chiuso lo stomaco. Guadò Ace senza sapere veramente cosa dirgli; erano ancora ad un punto che non bastava dirgli vuoi essere un amico, non era una cosa che voleva, nemmeno se poteva fargli trascorrere delle giornate migliori. Non restava che aspettare e dargli il tempo di calmarsi. E alla fine non c'era davvero niente che potesse dire per modificare la realtà, cioè che l'avevano imbarcato a forza. "Mi dispiace" disse infine. "Ma siamo pirati e tendiamo a prendere quello che vogliamo."
 
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view post Posted on 5/11/2015, 17:33
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Portgas D. Ace

Ace si fermò, con la bocca piena, non appena Satch gli si avvicinò, e lo sguardo che gli rivolse non era proprio dei più amichevoli. Era vero, stava mangiando nonostante fosse in quello che per lui era territorio nemico, ma lo faceva solo per avere le forze necessarie a far fuori Barbabianca, anche se il castano sembrava intenzionato a fargli cambiare bersaglio visto quanto sembrava divertirsi ad infastidirlo e lui non era esattamente dell’umore giusto, anzi, era lì lì per lanciargli una fiammata contro.

CITAZIONE
"lo so che noi non ti piacciamo, ma tu a noi piaci, quindi non fare complimenti, ok?"

Quella era l’unica frase che aveva veramente ascoltato, dato quanto poco aveva dato peso a ciò che aveva detto prima, e quasi per istinto digrignò i denti. Lui non piaceva a nessuno, per cui non credeva a quelle parole dette senza che lo conoscesse davvero.
Aaah... se solo avesse saputo di chi era figlio il ragazzo che aveva di fronte, di certo non avrebbe detto quelle parole e non sarebbe stato così allegro nei suoi confronti. Si trattenne dal sospirare.

CITAZIONE
"Mi dispiace" "Ma siamo pirati e tendiamo a prendere quello che vogliamo."

Ace lo guardò, in silenzio per i primi istanti, quasi stesse soppesando le sue parole, poi fece un verso sprezzante.
"Tsk. Anche io sono un pirata e tendo a prendermi ciò che voglio. Vi pentirete di avermi preso sulla vostra nave."
Si alzò da tavola e si avviò verso l’uscita della cucina, in fondo aveva mangiato e si sentiva a posto -anche se aveva mangiato meno di quanto facesse di solito, se solo Rufy l’avesse visto lasciare tanto cibo su quella tavola si sarebbe preoccupato!-, inoltre aveva approfittato dell’essersi seduto lontano per farsi scivolare nella tasca dei pantaloni uno dei coltelli che erano stati portati col cibo, perché si sa, le persone normali mangiano con le posate, ovviamente scegliendo il più grande. Adesso doveva solo aspettare di poter agire indisturbato, sperando che Marco non volesse tenerlo d’occhio anche di notte, altrimenti, si promise, avrebbe accoltellato lui nel sonno.

Edited by Cacciatrice Bianca 972 - 2/12/2015, 21:44
 
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view post Posted on 7/11/2015, 22:54
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Marco

Per un attimo, per un solo attimo, Marco aveva creduto che forse le cose stessero migliorando. Almeno non aveva cercato di aggredire Satch come la prima volta, era un passo in avanti. Ma molto piccolo, ovviamente. Per certe cose ci voleva indubbiamente tempo.

CITAZIONE
"Tsk. Anche io sono un pirata e tendo a prendermi ciò che voglio. Vi pentirete di avermi preso sulla vostra nave."

Non credo, pensò Marco fra sé. Certo non era una situazione facile, ma sinceramente, le sfide gli erano sempre piaciute. Ci aveva provato con le buone, e continuava a credere che potesse essere la strada giusta, ma dopotutto non poteva essere male tentare un'altra strategia. A fare il buon padre poteva pensarci il Babbo, appunto.
Lo raggiunse sulla soglia della sala mensa. "Vieni, ti faccio fare un giro turistico della nave, così non ti petdi più e io potrò evitare di farti da baby-sitter. E tu di avermi intorno" aggiunse, sperando di suonare convincente. Quasi senza farci caso, aveva alzato il braccio per incoraggiarlo spingendolo con la mano. Si fermò giusto in tempo, le punte delle dita che avevano sfiorato la sua schiena a contatto con la camicia gialla, ma si ritrasse giusto in tempo. Con una falcata, lo precedette oltre la porta della mensa e non stette nemmeno ad aspettare una risposta. "Ponte uno: la parte esterna della nave. C'è la cucina e la mensa, la palestra, la stanza degli addetti alla navigazione e la cabina del babbo. Ponte due: il primo sottocoperta, le camere dei comandanti e il bagno comune. Ponte tre, secondo sottocoperta: infermeria e camerate delle divisioni. Ponte quattro, tutto il resto, fino al ponte cinque, che è la darsena della nave." Aveva parlato in fretta, giusto perché aveva paura che Ace se ne andasse prima che avesse finito il discorso, mentre il suo interesse era renderlo il più possibile familiare con la vita della nave. Poi tornò a voltarsi verso di lui e si avvicinò molto, chinandosi in modo che i due volti fossero alla stessa altezza. "La mia camera è proprio la prima scendendo le scale, sulla destra. Se ti interessasse saperlo."
 
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view post Posted on 9/11/2015, 22:09
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Portgas D. Ace

Ace portò lo sguardo sul biondo, in silenzio quella volta e senza replicare, poiché un giro della nave gli sarebbe potuto tornare maledettamente utile per trovare anfratti in cui nascondersi o luoghi in cui mettere a punto assalti e agguati. Si stavano rovinando da soli, quei pirati di Barbabianca, nel dargli tutta questa libertà.
Si costrinse ad ascoltarlo con attenzione, cercando di memorizzare ogni stanza che poteva tornargli utile. Cucina e mensa. Cabina del capitano. Cabine comandanti. Ponte quattro tutto il resto, probabilmente poteva trovarci l’armeria. La darsena della nave non era sicuro potesse risultargli utile, ma se la appuntò mentalmente.
Poteva anche sprecarsi a ringraziarlo per avergli facilitato di molto le cose.
"Ti ringrazio per questa panoramica navale, trovare l’occorrente mi sarà molto più semplice."
Quanto poi fosse ironico quel ringraziamento, solo lui lo sapeva, ma si riscosse da ogni pensiero che poteva aver avuto in quel momento quando si ritrovò il comandante vicino. Fin troppo vicino al proprio viso.

CITAZIONE
"La mia camera è proprio la prima scendendo le scale, sulla destra. Se ti interessasse saperlo."

Inclinò gli angoli della bocca in un piccolo ghigno poco gentile a quelle parole, soffiando fiato reso decisamente più caldo del dovuto, grazie ad un aumento che aveva imposto alla propria temperatura corporea, in faccia a Marco, con il solo intento di portare il biondo ad allontanarsi da lui, sia mai che lui si tirasse indietro.
"Saprò da quale luogo girare alla larga per evitarti, allora."

Edited by Cacciatrice Bianca 972 - 2/12/2015, 21:46
 
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view post Posted on 11/11/2015, 14:40
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Marco

Marco apprezzava i piccoli passi che stavano facendo. Almeno adesso Ace non aveva protestato troppo riguardo alla sua gita turistica, e l'aveva persino ringraziato. Poteva essere soddisfatto di se stesso.

CITAZIONE
"Saprò da quale luogo girare alla larga per evitarti, allora."

"Touché" mormorò Marco. Se pensava che soffiandogli contro quel fiato caldo servisse ad allontanarlo si sbagliava di grosso. Anzi, avrebbe sicuramente ottenuto l'effetto contrario, perché Marco lo trovava decisamente eccitante. "Ma farò del mio meglio per farti cambiare idea" sussurrò, senza allontanarsi di un minimo dal suo viso. "Dai, vai a riposarti che non ti sei ancora ripreso, ragazzino." Gli accarezzò leggermente i capelli - giusto un attimo, non più di quanto gli avrebbe fatto rischiare la vita, e poi si allontanò. Il Babbo gli aveva detto di occuparsi di lui, ma aveva anche altri impegni sulla nave e credeva fosse importante lasciargli i propri spazi.
Vide Satch che lo guadava dalla soglia della cucina con un sorriso soddisfatto difficilmente equivocabile. "Smettila" gli intimò Marco.
"Oh, avanti. E' da un pezzo che non hai più una storia." Satch lo seguì nonostante Marco stesse continuando per la sua strada, ignorandolo.
"Resterà così" disse infine. "E' un ragazzino."
 
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view post Posted on 11/11/2015, 17:28
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Portgas D. Ace

CITAZIONE
"Touché" "Ma farò del mio meglio per farti cambiare idea" "Dai, vai a riposarti che non ti sei ancora ripreso, ragazzino."

Rimase inizialmente immobile, perplesso del fatto che non si fosse spostato per nulla e... Che cosa diavolo voleva dire con quelle parole??. Ace non avrebbe mai cambiato idea, di questo era sicuro, e non doveva neppure chiamarlo ragazzino! Lui era l'uomo che avrebbe fatto vedere al mondo quanto valeva, e per farlo avrebbe preso la testa di Barbabianca. Finalmente sarebbe uscito dall'ombra nella quale aveva vissuto per diciassette anni, e solo grazie alle sue forze. Quel biondino non poteva permettersi di chiamarlo ragazzino.
Strinse le labbra quando percepì la mano del comandante accarezzargli i capelli, seppur leggermente, e nemmeno lui seppe come rimase. Stupito? Di certo, e anche arrabbiato per quel piccolo gesto di confidenza che si era preso senza permesso, ma quando aprì la bocca per ringhiargli addosso chissà quali parole sul fatto che non dovesse permettersi di toccarlo a meno che non volesse trovarsi con un moncherino al posto della mano, Marco si stava già allontanando.
"E per informazione," esordì prima di vedere il biondo sparire dalla sua vista, con un tono che di gentile aveva ben poco "Io non sono un ragazzino!"

Edited by Cacciatrice Bianca 972 - 2/12/2015, 21:44
 
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view post Posted on 18/11/2015, 23:32
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Marco

CITAZIONE
"E per informazione,""Io non sono un ragazzino!"

Quelle parole continuavano a risuonargli in testa, e non riusciva ad ignorarle. Era come se una parte di lui volesse crederci, volesse autoconvincersi che era vero e che poteva guardare ad Ace come avrebbe guardato un suo pari. E c'erano dei fondati motivi per crederlo: Ace era partito per mare e aveva costruito una ciurma che lo rispettava e lo amava, ed ea riuscito a condurla in poco tempo nel New World, quando pirati molto più esperti venivano bloccati nel Paradiso. Non era certo stata solo fortuna, o forza bruta. E se Ace era abbastanza adulto da comandare una nave, poteva essere abbastanza adulto anche per altre cose. Diamine, Marco non lo conosceva affatto! Per quello che ne sapeva, poteva anche avere già esperienze.
Stupito dai suoi stessi pensieri, Marco decise che aveva decisiamente bisogno di una bella doccia fredda, per riprendersi. Innanzitutto, non era da lui farsi prendere così dagli impulsi. Seconda cosa, Ace rimaneva sempre un ragazzino; certo, non aveva dato segno di poter essere manipolato solo per il fatto che gli altri erano più adulti, ma ciò non significava nulla. Era una persona che Marco riteneva di dover proteggere. Anche da se stesso.
Il Babbo poteva aspettare un attimo, e anche i suoi lavori. Entrò nella sua cabina, si tolse in fretta i vestiti e entrò sotto la doccia. Doveva decisamente liberarsi di certi pensieri prima di tornare al lavoro.

Scusa il ritardo ._.
 
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view post Posted on 19/11/2015, 17:59
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Portgas D. Ace

Non appena era rimasto solo nella sala mensa, Ace aveva rapidamente deciso di andare ad esplorare il ponte uno, quello esterno ove, a detta del comandante in prima, era situata la cabina del capitano, oltre che alla mensa in cui già si trovava e la palestra che gli sarebbe potuta tornare utile, dato quanti pesi avrebbe potuto trovare al suo interno e a cui, sicuramente, avrebbe trovato un valido utilizzo per il suo scopo.
Con un leggero e per metà trattenuto sospiro, il giovane era uscito all'aria aperta e per i primi istanti si era perso a contemplare lo sconfinato oceano che lo circondava. Beffarda, a volte, la vita, lui che voleva rifuggere il suo passato, dimenticarlo e dimostrarsi migliore, si trovava sulla nave del nemico di colui che sarebbe dovuto essere suo padre, e sentiva che, finché sarebbe rimasto su quella imbarcazione, non un pensiero si sarebbe scostato su ciò che lo aveva portato a compiere quella specie di missione -che svolgeva per sé stesso, più che altro-, ma ancora non capiva come mai nessuno lo prendesse sul serio quando affermava che avrebbe fatto fuori il vecchio, persino la sua ciurma aveva inizialmente riso quando aveva esplicato ciò che voleva fare! Diamine, continuavano tutti a trattarlo come un ragazzino quando invece non lo era, e tutto questo lo faceva infuriare!
Per sbollire la rabbia, e per evitare di dar fuoco alla nave, saltò sul parapetto e lasciò che le fiamme infuriate gli circondassero il corpo, tranne i piedi poggiati in equilibrio sul legno della balaustra, poi le lanciò semplicemente in mare e, ignorando le occhiate di coloro che erano presenti, scese dal parapetto e si mise a camminare per esplorare il ponte ed avere punti di riferimento che gli sarebbero certamente tornati utili.
Voleva andarsene da quella nave il più presto possibile, e l'unico modo che aveva per poterlo fare era trovare il modo più rapido per togliere di mezzo Barbabianca, in fondo il Nuovo Mondo poteva anche attendere un po', di certo non si sarebbe spostato da dove era, per cui Ace avrebbe potuto avere tempo per trovare il piano perfetto.

Tranquilla!


Edited by Cacciatrice Bianca 972 - 2/12/2015, 21:44
 
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view post Posted on 22/11/2015, 21:50
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Una volta terminata la doccia, che l'aveva liberato da certi pensieri, Marco si era rimesso al lavoro: un'immensa pila di fogli lo aspettava sulla sua scrivania, trascurati da troppo giorni, dopo la battaglia che li aveva coinvolti e che aveva distratto un po' tutti, su quella ciurma.
Chiuse quindi la porta, si sedette alla scrivania e si mise al lavoro. Perse quasi totalmente la cognizione del tempo, concentrato su quello che stava facendo, finché fra la pila di fogli non emerse la taglia di Ace. Ovviamente Marco, così come il Babbo, erano già informati della sua esistenza da prima, essendo uno dei più famosi rookie che stava giungendo nel Nuovo Mondo. Era solo quando Ace li aveva apertamente sfidati, che Marco si era messo a cercare informazioni più dettagliate su di lui e sulla sua ciurma, per quanto affidabili potessero essere dei giornali comandati dal governo.
Marco tenne stretta la taglia tra due dita e ne ammirò la fotografia. Quell'Ace non era quello con cui aveva avuto a che fare fino a quel momento, il ragazzo scontroso e arrabbiato con cui era impossibile parlare e che sembrava non prendere sul serio alcuna informazione di buon senso. No, il ragazzo della foto sorrideva, sicuro di sé e felice, soddisfatto.
Per quanto potesse capire che una sconfitta pesante potesse danneggiare l'umore di qualsiasi persona, Marco si ritrovò a pensare che voleva vedere quel sorriso. Voleva assolutamente vederlo di persona. Solo che non aveva alcuna idea di come fare, perché quel giorno le aveva provate tutte ma non era riuscito a scalfire nulla dei muri che Ace aveva alzato attorno a sé.
Bisognava dargli tempo, almeno per il momento.
Con un sospiro, Marco mise da parte la taglia con l'intenzione di occuparsi successivamente della sua catalogazione, ma scoprì che non riusciva più a concentrarsi. Tutti i pensieri che la doccia aveva scacciato erano tornati prepotentemente alla ribalta.
Con uno sbuffo, si alzò e uscì dalla sua stanza. Evidentemente, il tempo non era quello che aveva lui.
 
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view post Posted on 23/11/2015, 22:11
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Portgas D. Ace

Aveva continuato ad esplorare il ponte fino a che non era calata la sera, nascondendosi ogni tanto per sfuggire quando qualcuno aveva la chiara intenzione di attaccar bottone con lui, la novità del momento, e ringraziando qualunque Divinità esistente quando, all'ora di cena, il ponte finalmente si svuotò. Lui, di certo, alla cena non avrebbe preso parte: troppo chiasso e troppe persone, per non contare la presenza dello stesso capitano, era già stato troppo accettare di seguire Marco quel pomeriggio per mangiare, adesso avrebbe più che volentieri atteso notte fonda per andare a rubar del cibo.
Sedendosi a terra, con la schiena contro la balaustra in legno, rimase a godersi un po' quella calma serale, spezzata soltanto dal baccano che proveniva dalla sala mensa e che, alle orecchie di Ace, giungeva lontano ed ovattato.
Avrebbe atteso che calasse la notte e che tutti fossero andati a dormire, poi sarebbe andato a rubare qualcosa da mettere sotto i denti e, infine, si sarebbe intrufolato nella cabina di Barbabianca per ucciderlo. Sì, sarebbe filato tutto liscio e se avesse avuto fortuna sarebbe pure potuto fuggire con la sua ciurma rubando una scialuppa, così da avere l'occasione di dar fuoco all'intera Moby Dick una volta allontanatosi da essa. Già poteva pregustare la vittoria!
Rimanendo seduto ad attendere che il baccano cessasse, magari anche sperando inutilmente che poi le persone se ne andassero dritte nelle loro cabine, Ace si appisolò senza nemmeno rendersene conto, complici la stanchezza di quei giorni e la narcolessia di cui soffriva.

Edited by Cacciatrice Bianca 972 - 2/12/2015, 21:46
 
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view post Posted on 24/11/2015, 19:45
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Marco

Non aveva potuto cercare Ace come avrebbe voluto. C'erano altre cose da fare e un sacco di compagni lo fermava per chiedergli informazioni su come comportarsi o sulla rotta o su altre cose. E poi venne ora di cena, e Marco non ebbe cuore di rifiutae di sedersi con la sua Flotta per la cena. Stare in compagnia non gli impedì comunque di notare (senza alcuna sorpresa) che Ace non era a mensa, né di informarsi sui suoi spostamenti della giornata. Il fatto che Ace avesse esplorato la nave poteva essere una cosa positiva, ma Marco non era così ottimista da pensare che non ci fosse qualche secondo fine sotto.
Lasciò la sala mensa quando la maggior parte della ciurma era ancora a cenare. Anche il Babbo si trovava lì e Marco aveva chiaramente sentito il suo sguardo seguirlo mentre se ne andava, ma al momento non gli avrebbe dato spiegazioni. Dopotutto, era lui che gli aveva affidato Ace, no? All'esterno era già buio e la maggior parte della confusione proveniva dalla stanza che aveva appena lasciato.
Marco usò l'haki dell'osservazione per individuare le uniche persone all'esterno e poi fece un rapido giro di esplorazione fino a trovare Ace. E, con suo gande stupore, scoprì che si era addormentato senza tante cerimonie contro il parapetto. Non che la sua stanchezza fosse una sorpresa, considerando quanto avesse combattuto nei giorni precedenti, ma Marco non si aspettava che rischiasse di addormentarsi così in una zona aperta.
Non sarebbe comuque riuscito a riposarsi come si deve, per cui Marco lo prese delicatamente in braccio con l'idea di riportarlo nella stanza che gli era stata assegnata. Poi cambiò idea e si diresse invece verso la sua, di camera, e lo adagiò nel suo letto. C'era un che di interesse nella decisione di Marco, ma era derivata soprattutto dall'idea di tenerlo d'occhio. Ace non aveva rinunciato all'idea di uccidere il Babbo, Marco lo sapeva bene, e per quanto avessero deciso di lasciarlo fare per quanto volesse (tanto non ce l'avrebbe mai fatta) Marco avrebbe preferito vederlo prima riprendersi. E se tenerlo d'occhio poteva servire a farlo stare tranquillo, be', accettava di passare un attimo come uno stalker. Certo, se Ace avesse dormito tranquillo fino alla mattina successiva sarebbe stato meglio per tutti. Lo ricoprì con il lenzuolo e poi si rimise alla scrivania, forzandosi mentalmente per lavorare invece di farsi distrarre dal agazzo addormentato nel suo letto.
 
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