Revolutionary Brothers, [VM 18] AcexSabo

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view post Posted on 4/11/2013, 11:23
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Sabo

Aveva ormai rinunciato a difendere le proprie azioni davanti ad Ace; in fondo, non poteva dire di non capirlo. Se fossero stati a posizioni invertite anche lui sarebbe stato terrorizzato e preoccupato e arrabbiato. Ma non aveva potuto non farlo e se con le sue azioni era riuscito a salvare il fratello, tanto gli bastava. E poi era stata una decisione molto egoista. Annuì alla storia del pesce, pensando anche che Rufy forse stava sfinendo Iulo ed era meglio andare a recuperarli prima che fosse troppo tardi. Gettò la lenza in acqua e non ci volle molto tempo prima che arrivasse un mostro da cucinare a puntino. Fortunatamente durante la cena Rufy fu troppo preso dall'ingozzarsi con il cibo per costituire una fonte di problemi, e dopo lo rispedì a giocare con Capitolina mentre Ace riempiva la dispensa e lui si occupava dei piatti. Stava finendo di asciugarli quando vide Ace uscire sul ponte. Sorridendo, lo raggiunse.

CITAZIONE
“No, stavolta non hai il permesso di mummificarmi”

Gli scoccò un'occhiataccia, perché pure dopo tutto quello che avevano passato continuava a far polemica, ma poi lasciò perdere. Le ferite si erano già cicatrizzate e questo bastava a renderlo tranquillo, dato che comunque non aveva mai cessato di sentirsi in colpa per quello che aveva dovuto fare in prigione. Vedere che non aveva fatto danni definitivi e che le ferite sarebbero scomparse lo risollevava molto. Si sedette a fianco a lui e respirò un po' dell'aria salmastra del mare. Sentiva ancora addosso quell'aria chiusa di Impel Down, aveva l'impressione che non gli sarebbe passato tanto facilmente, come ricordo. Ma la pelle di Ace che finalmente era tornata calda e l'aria fresca della sera erano un buon inizio. Poco dopo, anche Rufy si avvicinò a loro e Sabo fu contento che venne dalla sua parte anziché da quella di Ace. Non avevano parlato sul fatto che entrambi erano andati a salvarlo senza comunicare fra di loro: il fatto che a lui non importasse abbastanza fintantoché tutti e tre erano al sicuro lo rassicurava e gli impediva di avere un'altra conversazione che forse non avrebbe gradito.

CITAZIONE
“Grazie ragazzi”

Sabo si limitò a sorridere. Capiva perché Ace si fosse inizialmente arriabbiato e capiva che non volesse, ma lui era davvero felice che fossero riusciti a salvarsi e francamente non avrebbe potuto rimanere fuori a fare nulla. Non aveva davvero bisogno di dirgli grazie, ripensandoci, perché Sabo sentiva di aver agito in maniera molto egoistica. Sentiva di non poter vivere senza di lui.
Non poté nascondere un sorriso quando Rufy sformò totalmente il nome di Iulo, ma non era così contento del fatto che l'amico di unisse a loro, motivo per cui si staccò da entrambi i fratelli e si sistemò un po' all'indietro. Non aveva problemi con Iulo, solo che si sentiva un po' imbarazzato a stare vicino a loro in quella maniera, così abbracciati, in presenza di estranei. Meglio farer finta di nulla. Quando Rufy spiattellò allegramente di essere figlio di Dragon notò benissimo l'occhiataccia che Iulo gli aveva scoccato, ma si limitò ad alzare le spalle. Certo capiga che avere uno che parlava così tanto fosse assolutamente pericoloso, ma non trovava la storia così tragica. A Rufy non importava nulla di suo padre, di sicuro non avrebbe tirato fuori l'argomento con chiunque, non come aveva fatto ora solo perché sapeva che Iulo lo conosceva. E aveva già i suoi problemi con la marina che cercava di arrestarlo perché era un pirata, il rischio che lo prendessero c'era comunque a prescindere che si sapesse di suo padre. Senza contare che, essendo Garp in marina, era abbastanza sicuro che gli alti gradi già ne sapessero a sufficienza di quella storia.

CITAZIONE
“…e poi ha trasformato Sabo in una ragazza perché non facesse di nuovo di testa sua”

Stava riflettendo sulle problematiche di Rufy come rivoluzionario più collegate a lui stesso che non alla vita piratesca, quando sentì distintamente che il fratellinò ne aveva combinatò un'altra delle sue. Impallidì, e poi fissò Iulo, la cui espressione, dall'annoiata che era prima, era diventata improvvisamente interessata, con un sorriso appena accennato e gli occhi che gli brillavano. Allora diede un leggero scappellotto a Rufy. "Era solo un travestimento," disse. "Per non farmi scoprire ho dovuto prendere il posto di una tizia lì ad Impel Down, non è stato divertente. Tra l'altro, penso che questa ti sarebbe piaciuta, frusta e tutto" aggiunse, sperando che Iulo si interessasse abbastanza a Sady-chan per chiedergli più informazioni sulla cosa. Ma dal leggerò inclinarsi dell'angolo della bocca capì che non sarebbe stato così. "Oh, davvero? Era solo un trasvestimento?" Si voltò verso il fratellino. "E' davvero così, Rufy?" Lui scoccò un'occhiata nervosa ad Ace, che gli aveva appena sussurrato che sarebbe stato meglio evitare una cosa del genere, e poi annuì. "Sì, era solo un trasvetimento, penso. Di sicuro." Se avesse avuto un cartello dietro con scritto 'vi sto mentendo', probabilmente la cosa non sarebbe stata tanto esplicita, e Sabo non poté trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo. Non c'era niente da fare, Rufy era proprio fisicamente incapace di mentire in qualsiasi maniera. "Oh, per favore, per favore, ditemi che ci sono delle foto!" Iulo sembrava a metà fra lo scoppiare a ridere e la curiosità di scoprirne di più. "No!" ribatté Sabo, che dal calore che provava era sicuro di essere diventato bordeaux. Ok, era un'ammissione, ma dubitava che ci fosse qualche possibilità di fargli cambiare idea e almeno poteva ringraziare per il fatto che non l'avesse visto, il che sarebbe stato decisamente peggio. "Non posso credere che tu sia arrivato a tanto..." ridacchiò Iulo, dopo aver messo per un attimo il broncio per non aver visto delle foto. "Dai, dai, dai, raccontatemi com'era!" Sabo scoccò un'occhiataccia a Rufy per impedirgli di peggiorare la sua situazione. Tipo parlare di corde o roba varia. "Non c'è niente da raccontare, era un'operazione sottocopertura come un'altra. E Iva-san mi ha preso alla sprovvista. Non è stato bello, ma è durato poco, fine del discorso." Iulo rimise il broncio, ma poi si voltò verso Ace. "E tu non ne hai approfittato nemmeno un pochino? No? Ma non eri quello che aveva avuto solo donne?" Almeno Ace non era imbecille come Rufy, per lo meno, ma comunque era un argomento che voleva evitare alla grande. "Stavamo cercando di evadere da Impel Down, secondo te avevamo tempo per pensare a certe cose?" affermò, cercando di dissimulare l'imbarazzo che provava a ricordare che, sì, avevano avuto un sacco di tempo per pensare (e fare) certe cose. "Uffa, non ci credo che non avete niente da dirmi..." borbottò Iulo. "Almeno descrivetemela!" Sabo stava per riscoccare un'occhiataccia, ma stavolta Rufy lo anticipò, facendo un gesto inequivocabile con le mani: "aveva delle tette belle sode. E grandi." "Ok, basta così!" esclamò Sabo, alzandosi in piedi di scatto, con una chiara sfumatura di viola in viso. "Andiamo a dormire." Rufy iniziò a protestare: "Ma io non ho ancora sonno!" Sabo si limitò ad afferrarlo per la collottola: se avesse fatto il bravo avrebbe potuto stare un pochino più sveglio, invece così si arrangiava. "Vuoi chiamare la tua ciurma?" disse in direzione di Ace. "Usa pure il mio lumacofono, così non verrai intercettando." Era un suo modo per spostare la discussione su altro e dare chiara idea che non voleva parlare di quella cosa mai più. "Ma proprio adesso che la conversazione diventata interessante?" esclamò Iulo balzando in piedi e seguendolo mentre trascinava Rufy verso la sottocoperta. "Erano davvero così grandi?" Sabo tappò la bocca a Rufy prima che potesse rispondere, com'era sua impressione. Lo lasciò solo quando dovette avere le mani libere per preparare le brande. Iulo si sdraiò sulla prima libera. "Sono molto stanco, per controllare Law non ho praticamente dormito... Non potresti fare tu il primo turno di guardia?" gli domandò sorridendo. Sabo gli scoccò un'occhiataccia, ma poi sorrise. "Certo!" Quindi si appoggiò contro la parete ed incrociò le braccia. "Ma prima preferisco assicurarmi che Rufy dorma sul serio." Non ci volle in effetti molto, perché il fratellino dopo due minuti che aveva toccato il materasso già russava con la bocca ben aperta. "Prova pure a svegliarlo, non ci riescono nemmeno le cannonate," commentò, mentre tornava nella cambusa. Sentì il suono di un cuscino che gli veniva lanciato contro ma non lo colpiva e ridacchiò. Di imbarazzo ne aveva già avuto abbastanza per quella sera. "Come va?" domandò al fratello, circordandolo con le braccia da dietro e dandogli un leggero bacio in testa. Non sapeva esattamente com'era andata la prima volta che li aveva chiamati, anche se poteva immaginarlo. Insomma, se volevano bene ad Ace solo la metà di lui, probabilmente erano solo felici e sollevati di quello che era successo, ma Ace sicuramente si sentiva in colpa per quello che avrebbe potuto causare alla sua ciurma a causa della sua esecuzione. "Credo che sia meglio evitare di raccontare esattamente quello che è successo... E non parlo so di... Lo sai," balbettò, arrossendo. I comandanti e il capitano sapevano che era un rivoluzionario, ma preferiva che il resto della ciurma evitasse di pensare troppo, ad esempio a com'era riuscito ad intrufolarsi ad Impel Down senza problemi. "Possiamo dire che ci hanno catturato assieme, tanto con la mia taglia è sicuro che mi avrebbero messo al primo livello, e poi dire che siamo stati aiutati da Jinbe e Law." Il che, tra l'altro, era vero. Sabo era entrato ad Impel Down, ma sapeva che da solo sarebbe stata una follia, aveva potuto permetterselo solamente perché sapeva che aveva dei rinforzi dentro, e senza di loro e senza gli aiuti esterni non sarebbe mai riuscito a salvare Ace. E non gli interessava prendersene il merito.

Già, chissà come mai.... XD E dire che la mia amica riusciva a scrivere lunge soap opera credo anche con avventure lesbo... XD
ps siamo a 600 risposte **
 
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view post Posted on 9/11/2013, 13:31
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eae220134475878
Portgas D. Ace

Decise che, da quella storia, lui si sarebbe tenuto fuori. Ma proprio fuori totalmente, fuori come un balcone. Gli veniva un po’ da ridere in effetti, anche se sapeva che era l’ultima cosa che avrebbe dovuto fare perché no, non era divertente e al posto di Sabo lo sarebbe stato molto meno, immaginava che quel piccolo dettaglio avrebbe voluto tenerlo segreto. Come altre volte anche ora Sabo non era stato per niente convincente nel cercare di rappezzare la storia, oltretutto contava su Rufy per mentire, cosa inutilissima dato che ciò non rientrava nel campo di competenza del minore, mentire era la cosa che probabilmente gli riusciva meno di tutte. Il problema è ad Ace veniva ancora più da ridere man mano che la situazione evolveva e invece doveva cercare di trattenersi, perché altrimenti avrebbe venduto immediatamente la verità a Iulo e non ci teneva per niente a dividersi la colpa con Rufy, quindi si impegnò per far finta di niente. Almeno finché Iulo non si rivolse direttamente a lui per chiedergli se non ne avesse approfittato. Ecco, adesso aveva un buon motivo per non ridere più, in compenso non poté evitare di arrossire ma fortunatamente con il buio e un po’ di fortuna nessuno se ne sarebbe accorto “Purtroppo non ne ho avuto l’occasione, sai com’è, stavo cercando di non crepare là dentro” rispose cercando di fare finta di niente, almeno lui non era così scarso a mentire come Rufy e se avesse detto solo che non voleva farlo Iulo non gli avrebbe mai creduto “E comunque Ivankov l’ha ritrasformato quasi subito”. Rufy si voltò a guardarlo con una faccia che gli piacque molto poco ma, dopo che Ace ebbe ricambiato lo sguardo, si limitò a tacere per fortuna. Non poté però evitare di ridere stavolta dopo la ‘descrizione’ che ne diede Rufy, non era esattamente quello che avrebbe risposto lui alla stessa domanda anche se non poteva dire che non fosse azzeccata.
“Ah, grazie” rispose quando Sabo gli propose di usare il suo lumacofono. Una volta che l’ebbe recuperato si trovò, come non di rado, a fissarlo senza esattamente sapere cosa fare. Nell’ufficio di Magellan aveva dovuto sbrigarsi perché non aveva molto tempo ma ora che di tempo ne aveva da vendere era di nuovo giunto al non sapere cosa dire. Era abbastanza facile stavolta, doveva solo dire che era libero e stava bene e la chiamata avrebbe alleggerito gli animi dei suoi nakama, eppure non gli era così semplice come avrebbe dovuto essere. Perché sapeva di aver fatto una cazzata. Sapeva che se non fosse andata così avrebbe messo a repentaglio la vita di quasi duemila persone e non si sarebbe mai potuto perdonare che anche solo uno di loro fosse stato ucciso per lui. Sospirando compose il numero e rimase in attesa di una risposta dall’altra parte. Non passarono più di cinque secondi che sentì un gran trambusto e una serie di urli più o meno definiti e dovette spostare il lumacofono perché non gli si perforassero i timpani. “Ace, Ace sei tu??” rispose una voce abbastanza trafelata che Ace riconobbe essere quella di Marco. Strano sentirlo così, di solito era molto più composto nei propri modi. Si lasciò scappare una risatina “Bel modo di rispondere ad una chiamata, innovativo, bravo!” rispose “E se non fossi stato io?”. Ma dall’altra parte l’ironia venne bellamente ignorata perché si sentì solo un coro di urla tra le quali Ace poté solo riconoscere il proprio nome “Uhm… ragazzi… tutto bene?” chiese incerto sul da farsi, più che altro incerto se di là lo sentissero e lo ascoltassero o meno. “Stai bene? Dove sei?” si sentì urlare da una voce che non capì a chi appartenesse “Sì sì, sto bene, siamo riusciti ad uscire qualche ora fa”. Sentì un altro coro di grida festanti al di là del ricevitore e non poté non sorridere, sembrava che ci fosse mezza ciurma attaccata al lumacofono e l’altra metà dietro a chiedere cosa stavano dicendo e quello che ne risultava era un gran casino. “Brutto pezzo di cretino, ci hai fatto preoccupare!” si sentì indirizzare stavolta da quella che riconobbe essere Haruta ma non fece in tempo a rispondere che sentì Jozu dirle di lasciarlo stare e che ne aveva probabilmente avuto abbastanza di suo. In effetti sì, pensò Ace, tuttavia sentiva che non si sarebbe scampato una lavata di capo una volta tornato.
CITAZIONE
"Come va?"

Ace indicò il lumacofono con un dito “Vedi tu come ti sembra che vada” disse mentre si sentiva un gran rumore di nuovo.
CITAZIONE
"Possiamo dire che ci hanno catturato assieme, tanto con la mia taglia è sicuro che mi avrebbero messo al primo livello, e poi dire che siamo stati aiutati da Jinbe e Law."

Ace lo guardò sentendosi un pochino in colpa “A loro non posso mentire, e comunque lo sanno già perché mi hanno catturato” non era difficile, era su tutti i giornali il fatto che Teach l’avesse consegnato alla marina. Oltretutto il babbo e i comandanti sapevano chi Sabo fosse in realtà quindi non aveva proprio senso “Non chiederanno comunque come sei entrato e, nel caso, puoi essere entrato con Rufy” rispose alzando le spalle. Non sarebbe stato poi così strano e, dato che entrambi erano andati a salvarlo aveva più senso che l’avessero fatto assieme. Si sentirono parecchie urla di gente varia che lo salutava e manifestava gioia per la sua evasione prima di poter riconoscere di nuovo una voce unica “E dammi qui!… Ace, dove ti trovi adesso?“, Marco si era riappropriato del lumacofono. “Sto riaccompagnando Rufy ad Amazon Lily, si stava allenando là prima di avere la splendida idea di entrare ad Impel Down per aiutarmi ad evadere” commentò sarcasticamente. Si sentiva abbastanza libero di dare la propria posizione dato che sapeva che sia il lumacofono della Moby Dick che quello di Sabo erano sicuri, in caso contrario si sarebbe ritrovato un codazzo di navi della marina entro un paio d’ore e francamente avrebbe preferito evitare, almeno per un po’ ne aveva avuto abbastanza, della marina. “Amazon Lily? Pensavo non ci potessero entrare gli uomini” chiese un po’ confuso Marco. “Sì beh, è una storia lunga, è amico con Boa Hancock e si allena su un isolotto vicino ad Amazon Lily” disse Ace per evitare di dover spiegare tutto. “Noi siamo vicini all’isola degli uomini pesce, vuoi che veniamo a prenderti là?” chiese Marco con un po’ più di tranquillità, sembrava che il resto della ciurma si fosse calmata un po’. “No, è meglio aspettare che scada la data prevista dell’esecuzione e comunque ho lo striker, tornerò da solo appena possibile” rispose. In realtà aveva temuto che non l’avessero più rivoluto con loro ma non sembrava così invece ed Ace tirò internamente un sospiro di sollievo. Seguì un coro di ‘stammi bene’ e di saluti in generale che fece sorridere di nuovo Ace “Ciao a tutti, a presto!” gridò a sua volta prima di interrompere la comunicazione. “Branco di pazzi sconsiderati” commentò ridacchiando e pensando che in vita sua era sempre stato attorniato solo da gente simile.
Si appoggiò con la schiena a Sabo, con la testa reclinata sulla sua spalla “E poi avevo già detto che c’eri anche tu con me“ disse per tornare al discorso di prima. Probabilmente sarebbe apparso nei rapporti della marina quindi non aveva senso nasconderlo e sì, c’era la possibilità che aumentassero le taglie di tutti quelli coinvolti quindi anche quella falsa di Sabo “Con tutto il casino che hai fatto là dentro te la aumenteranno ad almeno diecimila berry” disse ridacchiando. Si chiese un attimo se avrebbero aumentato anche la sua, non gli sarebbe dispiaciuto in fondo, anche se non se lo meritava granché perché aveva fatto ben poco. Se fosse stato in grado di usare l’haki come Sabo e Rufy avrebbe potuto aiutare di più, lo sapeva anche se gli scocciava parecchio ammetterlo, che era anche uno dei motivi per cui aveva perso contro Teach, avrebbe avuto possibilità in più se avesse saputo usare l’haki correttamente. Sentiva che si era un po’ sviluppata, più che altro quella dell’osservazione che già sapeva usare un po’, ad Impel Down era sempre ammanettato con l’agalmatolite e forse era per quello ma riusciva a percepire quante persone avesse attorno più o meno e anche le guardie che si spostavano, a volte riusciva anche seguire le loro presenze. Non aveva imparato affatto a riconoscere quelle che gli erano note invece, per questo non aveva riconosciuto Sabo al posto di Sady-chan.
Si girò leggermente per riuscire a dare un paio di baci sul collo a Sabo, non aveva intenzione di dormire, avrebbe fatto compagnia volentieri al fratello mentre era di guardia, approfittandone per stare un po’ da solo con lui in tranquillità. “Consolati, almeno Iulo non c’era mentre eri una ragazza, può farsi raccontare com’eri ma non ti ha visto di persona” osservò “E comunque avrai qualcosa di nuovo da scrivere nel tuo libro” aggiunse con una risatina. Chissà perché dubitava che quella parte l’avrebbe inserita. Sabo almeno non si era dovuto conciare in maniera ridicola come quando invece aveva dovuto fare Ace tempo prima, certo era andato in giro molto poco vestito –e quel poco di tessuto che c’era era di dubbio gusto-, però almeno aveva il corpo giusto per farlo, lui si era vestito da donna mentre era ancora un uomo, francamente non riusciva a decidere qual’era la cosa peggiore, posto che comunque sarebbe potuto ritornare sé stesso dopo poco tempo. Non riusciva a non provare un piccolo moto di gelosia verso Iulo all’interesse che aveva dimostrato, insomma sì, era una cosa normale data la situazione ma Ace era ben contento che non avesse avuto l’occasione di vedere Sabo da ragazza. Si raggomitolò un po’ di più su Sabo, sentendo il suo petto premergli sulla schiena ogni volta che respirava e rimase per lo più in silenzio osservando l’orizzonte finché Iulo non apparve sul ponte qualche ora più tardi per dar loro il cambio. Non aveva molta intenzione di dormire da solo quindi avvicinò come poteva le brande per essere vicino agli altri due, riuscendo a sistemarle in modo da poter almeno toccare Sabo con un braccio.
Si svegliò la mattina successiva grazie all’odore della colazione, guardandosi attorno vide che gli altri erano già alzati ma poco dopo vide Iulo buttato su una branda, poco più in là. Entrato in cucina trovò Rufy che si stava già ingozzando, saggia cosa, meglio tenerlo lontano dai fornelli, così si adoperò per dare una mano a Sabo prima di sedersi a mangiare. Iulo riapparve nel primo pomeriggio e qualche ora più tardi avvistarono Amazon Lily e puntarono a nord ovest per arrivare a Ruskaina, l’isola dove si stava allenando Rufy, dato che comunque ad Amazon Lily non avrebbero potuto mettere piedi, in quanto uomini. Trovarono Rayleigh che fu contento di rivedere Rufy e disse ad Ace che era lieto di vedere che stava bene e che fosse riuscito a scappare. Ace lo ringraziò, raccomandandogli ancora una volta Rufy e ringraziandolo per prendersi cura di lui. Non amava ancora l’idea di quell’uomo ma era innegabile che avesse fatto molto per Rufy, almeno la cortesia gliela doveva. Si doveva sforzare di non pensare chi fosse in realtà Rayleigh, più che altro perché temeva che facesse paragoni tra lui e suo padre, ovviamente non glieli avrebbe mai esposti ma Ace era sicuro che li facesse comunque e la cosa non gli piaceva affatto. “Non andrete via adesso, vero?” chiese Rufy passando lo sguardo su di loro “Ancora non sono scaduti i tre giorni, potete restare qui finché non sapete cosa fare” aggiunse fissando invece Iulo stavolta, dato che aveva capito che era lui che doveva convincere più che altro.

Magari così avrei preso voti migliori di quelli che prendevo XD Sicuramente ci avrei messo più impegno XD Noi abbiamo già provato ad allontanarci dallo yaoi e abbiamo constatato che è meglio attenersi a questo, mi pare XD Miseria, 600 sono tante ** La cosa diventa sempre più preoccupante XD
 
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view post Posted on 10/11/2013, 12:27
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Sabo

Sapeva già che ad Ace non piaceva mentire alla sua ciurma e non voleva farlo, ma Sabo gli stava solo chiedendo di evitare di dirgli che si era fatto direttamente arrestare senza passare prima ad avvertirli, anche se i comandanti lo sapevano, non voleva che il resto della ciurma pensasse che si faceva gli affari suoi. Comunque, anche entrare con Rufy poteva andare, al massimo avrebbe detto che non c’era verso di far cambiare idea a Rufy e quindi era andato per proteggerlo ed aiutarlo al posto di Ace. Sorrise nel vedere com’era in realtà contenta l’intera ciurma che Ace stesse bene e com’era contento lui della cosa e di sentire le loro urla, anche se così facendo non si capiva una mazza di quello che stavano dicendo al lumacofono. Per un attimo, gli passò nella mente il fatto che nessuno di loro stesse chiedendo di lui. Non che fosse una cosa strana, i comandanti sapevano che era solo di passaggio e con gli altri non aveva legato per niente, dato che aveva passato la maggior parte del tempo con Ace, ma dovette ammettere che la cosa un pochino lo intristiva. Be’, lui almeno aveva avuto Iulo come appoggio, il che era meglio che niente, ma era in momenti simili che ricordava chiaramente come il suo gruppo non fosse affatto paragonabile ad una ciurma.

CITAZIONE
“E poi avevo già detto che c’eri anche tu con me“

Annuì. Almeno gli altri sapevano che stava bene anche lui, il che lo rassicurò un pochino di più sul fatto che nessuno avesse chiesto di lui, probabilmente avevano immaginato che se Ace era tranquillo voleva dire che stavano tutti bene.

CITAZIONE
“Con tutto il casino che hai fatto là dentro te la aumenteranno ad almeno diecimila berry”

Sabo lo guardò molto male. “Solo?” Sapeva che non avrebbe dovuto esserne contento, ma dato che Ace lo stava di nuovo prendendo in giro si sentì in dovere di difendersi. “Ti valuti proprio poco.” Perché sì, quello che aveva fatto era stato salvarlo, il che significava che la taglia avrebbe dovuto commisurarsi al suo salvataggio. “Se me la devono aumentare i così poco, che non lo facciano del tutto,” aggiunse. Almeno avrebbe potuto continuare a tenere un basso profilo e la cosa gli sarebbe andata benissimo, anche se significava doversi ancora sopportare le frecciatine di Ace.

CITAZIONE
“Consolati, almeno Iulo non c’era mentre eri una ragazza, può farsi raccontare com’eri ma non ti ha visto di persona” “E comunque avrai qualcosa di nuovo da scrivere nel tuo libro”

Ecco, appunto. “Ah, sì, giusto, grazie per l’aiuto prima, sei stato prezioso” commentò, facendo riferimento al fatto che l’avesse lasciato da solo a tentare di far star zitto Rufy, cosa che era praticamente impossibile. “Oh, sì, lo scriverò come ho scritto minuziosamente com’eri vestito in Bretagna. Cosa che potrebbe scapparmi casualmente a bordo della Moby Dick, sai com’è.” Ovviamente non aveva alcuna intenzione di farlo, per lo meno non se lui gliene avesse dato l’occasione, per cui sperava che la parentesi di Impel Down fosse finalmente chiusa una volta per tutte. Non ci teneva proprio a ricordarsene, grazie tante. Avrebbe voluto dirgli di andare a dormire, ma ammetteva che era piacevole rimanere lì abbracciato a lui e ricordarsi com’era piacevole il suo calore, per cui lo strinse maggiormente ed appoggiò la testa sulla sua spalla, in maniera da far coincidere le loro guance. Almeno finché Iulo non venne a dare loro il cambio, motivo per cui si allontanò in fretta prima che l’amico avesse la possibilità di commentare. La mattina successiva trascinò via Rufy prima che facesse abbastanza casino da svegliare Ace e lo distrasse con del cibo. Per il resto del viaggio cercare di farlo star buono fu un dramma, fortunatamente Capitolina ci mise del suo per dargli una mano ed arrivarono abbastanza in tempo all’isola prima di impazzire. E trovarono Rayleigh, il quale non sembrava affatto stupito che ce l’avessero fatta a salvare Ace, anzi, sembrava quasi orgoglioso del suo pupillo, motivo per cui Sabo si sentì in dovere di ringraziarlo perché stava effettivamente facendo un ottimo lavoro ad allenare Rufy.

CITAZIONE
“Non andrete via adesso, vero?” “Ancora non sono scaduti i tre giorni, potete restare qui finché non sapete cosa fare”

Dall’espressione che aveva fatto Iulo non sembrava troppo entusiasta, ma disse “devo verificare che quest’isola sia abbastanza sicura.” Sinceramente, Sabo non sapeva se fosse una buona idea rimanere lì, data la presenza di Rayleigh, ma dopo tutto quello che aveva fatto forse Rufy si meritava ancora un po’ di compagnia ed Ace avrebbe potuto sopportarlo per un paio di giorni, dopotutto era anche colpa sua. Per cercare di alleggerire la cosa Sabo fece riferimento al fatto che Rufy si fosse stancato facilmente dopo aver usato l’haki del re e che quindi aveva bisogno ancora di molto allenamento, motivo per cui Rayleigh se lo trascinò subito via con Rufy che protestava dietro. “L’isola è sicura, è fuori dalle rotte della marina e comunque non sospettano minimamente di Hancock, possiamo restare,” comunicò Iulo tornando sul ponte della nave. Alzò le spalle. “Si tratta solo di due giorni, un posto vale l’altro.”
I due giorni più lunghi dell’intera vita di Sabo, probabilmente. A differenza di quando Ace era stato arrestato, l’adrenalina gli era calata di molto, dato che non c’era nulla da fare se non aspettare di scoprire quale sarebbero state le conseguenze delle sue azioni. Per di più, c’era anche il piccolo problema che non voleva che Ace si sentisse a disagio, costretto a stare troppo vicino a Iulo o Rayleigh, due persone con cui decisamente non andava molto d’accordo. Iulo aveva deciso che si sarebbe allenato approfittando dell’isola deserta, per cui Sabo decise che l’avrebbe imitato, cercando di tenere occupata la mente in altre cose che non fosse farsi problemi sulle conseguenze. Aveva anche la netta impressione che l’evasione avrebbe potuto creare problemi a Sengoku, dato che era responsabilità sua, e quindi si chiedeva se Iulo fosse felice della cosa, ma non aveva il coraggio di chiederlo. Per di più, non voleva costringere Ace ad allenarsi con la storia dell’haki. Più che altro, aveva deciso che non poteva affatto ricattarlo con cose come “te l’avevo detto”, non perché non fosse vero, ma perché sapeva che il fratello si sentiva abbastanza in colpa per conto suo senza voler rigirare il coltello nella piaga. Motivo per cui si limitava a dire “vado ad allenarmi, vieni?” lasciandolo totalmente libero di decidere cosa e come fare. Se gli avesse chiesto una mano con l’haki non gliel’avrebbe negata, ma non l’avrebbe costretto a farlo, per il momento. Iulo era ancora migliorato con l’haki e con la spada, motivo per cui era ottimo come partner durante gli allenamenti, ma ogni tanto stava per conto suo ad allenare Capitolina o a “suonare” il pianoforte (soprattutto quando iniziava a nevicare, isola del cavolo!), per cui Sabo poteva dedicarsi totalmente ad Ace o ai suoi allenamenti senza rischiare che i due litigassero. Rayleigh aveva di nuovo preso seriamente il suo compito di tutor di Rufy, il quale sembrava particolarmente felice dell’intera situazione, dato che probabilmente non si poneva il problema delle conseguenze di quello che avevano fatto. E nonostante arrivasse la sera completamente pieno di lividi e graffi era sempre di ottimo umore e mangiava per venti persone, cosa che tutto sommato contribuiva a mettere Sabo di buon umore e, sperava, permettesse ad Ace di sopportare la presenza di Rayleigh.
Tra una cosa e l’altra, tra una tempesta di neve ed un bagno fresco per sopportare l’afa, tra un cercare di evitare che Ace stesse troppo in presenza di Iulo o Rayleigh, tra Anna che ogni tanto chiamava sempre più preoccupata (era in missione, e le cose non stavano andando tanto bene), i due giorni passarono più in fretta di quanto avesse osato sperare, nonostante le preoccupazioni, che però ritornarono tutte assieme sotto forma di nodo alla gola quando, risvegliatosi una mattina, notò chiaramente il giornale appoggiato sul tavolo. Preso un profondo respiro, si avvicinò. Appoggiata sopra il giornale, c’era la sua nuova taglia: 220 milioni di berry. Guardò la cifra più volte per assicurarsi di non essersi sbagliato, e poi non poté trattenere un sorriso. Alla faccia dei diecimila berry che voleva appioppargli Ace. Sapeva che non avrebbe dovuto essere così contento, ma non poteva farci niente. Certo, era una cifra distante da quella dei fratelli, ma era comunque altissima per essere la sua seconda taglia. Anzi, la prima, dato che l’altra era falsa. “Ti vedo soddisfatto,” commentò Iulo, che era comparso sulla soglia che dava sul ponte, con un’espressione polemica. Sabo tentò di smettere di sorridere e di assumere un’aria colpevole, mentre allungava la mano per prendere il giornale e leggere cosa la marina aveva deciso di dichiarare. E chiaramente tutta la felicità che aveva provato all’avere una cifra alta come taglia scomparve, perché non gliel’avevano data in quanto pirata, gliel’avevano data in quanto rivoluzionario. La marina, non potendo in alcun modo difendersi dal fatto che si erano fatti scappare Ace, aveva deciso di dare la colpa ai rivoluzionari. In pratica avevano accusato Dragon di essere l’ideatore del piano di fuga, di cui Sabo era stato incaricato, insinuando non proprio sottilmente che avesse decisi contatti con un imperatore pirata e chissà, forse, non era l’unico criminale con cui faceva affari. E mentre loro, il povero governo mondiale buono ed indifeso, aveva fatto di tutto per assicurare pericolosi criminali alla giustizia, i rivoluzionari avevano tirato giù la prigione permettendo la fuga di un numero spropositato di pirati. C’era pure la lista. “Se lo sono inventato,” commentò alla fine della lettura, lanciando il giornale sul tavolo, ma la mano gli stava tremando. Era vero che aveva aperto parecchie celle, ma comunque a scappare davvero erano stati in pochi, se Magellan poi non aveva saputo fare il suo lavoro… “Sono stato prudente, avevo già una taglia che mi indicava come membro dei pirati di Barbabianca, stanno solo cercando…” Non sapeva davvero cosa dire. Era pronto ad accettare le conseguenze di ciò che aveva fatto, se lo avessero riguardato personalmente. Ma quello che la marina aveva fatto era di gran lunga peggiore. “Non importa che se lo siano inventato o no,” disse Iulo. “Ci hanno dato la colpa e tanto basta.” Girò il giornale verso di lui ed ammirò il titolo disgustato. “Abbiamo speso anni a cercare di farci una reputazione decente contro quello che diceva il governo, e adesso è stato buttato tutto nel cesso, con il governo che ne esce pulito. Sarà un disastro anche cercare di recuperare la fiducia di quei governi che hanno da sempre problemi con i pirati.” Si voltò di nuovo a fissarlo. “Hai fatto un casino.” Sabo si limitò a fissarlo, perché non sapeva cosa dire. Non c’era altro da dire. Recuperò il suo zaino senza aggiungere nulla e chiamò Neal, aveva bisogno di notizie vere. “Immagino abbiate letto il giornale,” fu il suo primo commento, quando rispose. “Come l’hanno ideata, questa storia? È per il fatto di Ace e quel re?” domandò Sabo, che sapeva dai tempi di Garp che stavano indagando su quella questione. “In realtà, no. È partito tutto da te,” rispose Neal, stupendolo. “Sono solo voci, i piani alti hanno mantenuto un gran riserbo su questa storia, ma pare che abbiano scoperto di dove sei realmente e non credo si siano bevuti la mia storia di copertura. Più che altro, credo che abbiano scoperto che la tua partenza da Goa coincide con l’arrivo di Dragon e hanno pensato di fare due più due, anche se dubito che ne abbiano la certezza.” Sabo sospirò pesantemente: sapeva che c’era il rischio, ma insomma, i suoi genitori di certo non avevano più denunciato la sua scomparsa dato che lo credevano morto e quindi nessuno sapeva di lui, tranne Ace, Rufy, Dadan e… Garp. Ok, forse questo poteva spiegare molte cose… “C’è un’altra cosa che vi devo dire,” aggiunse Neal. “Avete letto sul giornale che hanno cacciato Barbanera dalla flotta? La scusa ufficiale è che non vogliono rischiare dato i collegamenti con Barbabianca.” Sabo quella parte non l’aveva vista, ma era un’idiozia, dato che Barbanera era quello che aveva consegnato Ace alla marina, quindi aspettò di sapere che cos’era successo veramente. “In realtà è perché, dopo che ve ne siete andati, anche Barbanera è entrato ad Impel Down e ha tirato giù tutto. A quanto pare, l’unico suo obiettivo fin dall’inizio era entrare lì per prendersi in ciurma i prigionieri più pericolosi. Ha anche sconfitto Magellan, solo che… Hanno dato la colpa a voi anche di quello,” concluse. “Iva-san sta bene?” domandò Iulo preoccupato. “Non ho ancora notizie, ma penso che ne abbia approfittato per evadere. Che senso ha rimanere in una prigione che è già stata distrutta? Appena so qualcosa vi faccio sapere.” Sabo ringraziò ed abbassò la cornetta. La situazione peggiorava di minuto in minuto, ma questa storia di Barbanera poteva essere un modo, se si fosse scoperto, per mettere in cattiva luce la marina che nascondeva le cose e le mistificava. Anche se la preoccupazione maggiore al momento riguardava proprio Barbanera stesso, che, era chiaro, aveva un piano ben congeniato in testa e che per il momento pareva funzionare. “Non dire di questa cosa ad Ace, per favore,” disse Sabo ad Iulo. Ace aveva detto ben chiaro che aveva ancora intenzione di prendersi la sua vendetta, per cui al momento voleva che gli arrivassero meno notizie possibili a quel riguardo. Il pugno gli arrivò senza preavviso, mandandolo a sbattere contro la parete. Sentì in bocca il gusto del sangue, per i denti che avevano tagliato la pelle, e alzò lo sguardo a fissare Iulo chiedendosi se non fosse impazzito. “Ne ho abbastanza delle tue stronzate,” gli disse lui. “Ace, sempre Ace. Hai appena causato un danno incomparabile a noi, e tutto quello a cui sai pensare è Ace! È anche colpa sua se hai combinato questo guaio, dato che te l’avevo detto che non doveva combattere contro Barbanera. Sarebbe compito degli amici far notare quando fanno cazzate, ma tu sei sempre lì a difenderlo, anche adesso che dovresti solo incazzarti con lui per quello che ti ha fatto.” Sabo rimase a fissarlo senza dire una parola. Lo capiva, ma non riusciva ad essere arrabbiato con Ace, anche perché sapeva che si sentiva già abbastanza in colpa per conto suo. “Arrabbiarsi non serve,” mormorò, mentre gli tornava in mente la paura che aveva provato quando aveva scoperto che volevano giustiziarlo. “Io credo che lui sappia già che-“ Ma non riuscì a finire la frase, perché Iulo lo interruppe. “Sai qual è la soluzione? Farti a pezzi.” Sabo pensava che scherzasse, ma quando vide Capitolina trasformarsi in spada capì che invece era parecchio serio, motivo per cui estrasse immediatamente il bastone per parare il colpo. “Possiamo dire che non è vero niente che sei uno di noi, che ti abbiamo ammazzato per dimostrare che la marina racconta balle. Tanto ormai…” Era assolutamente ingiusto da parte di Iulo dire quelle cose, lui ci teneva alla rivoluzione, anche se forse non aveva avuto molte maniere di dimostrarlo ultimamente. Capitolina stava rosicchiando il bastone ed immaginò che anche con l’Haki non ci avrebbe messo molto a distruggerlo, per cui alzò una gamba per cercare di colpire Iulo, che incassò il colpo lasciando però andare la spada, che per un attimo si ritrasformò il lupa e, così facendo, fece perdere l’equilibrio già precario a Sabo, che scivolò all’indietro di schiena. Allungò la mano per recuperare il bastone che era caduto a terra per il colpo, mentre tentava di pararsi con il braccio dall’altro fendente. Consapevole che un morso della lupa avrebbe potuto tranciargli il braccio, fece uscire le lame intenzionato a restituire immediatamente il colpo, prima di accorgersi che Capitolina si era bloccata un attimo prima di morderlo. Allora cercò di deviare la sua traiettoria, colpendo Iulo al fianco solamente di striscio. “Scusa!” esclamò, notando la maglia tagliata e il sangue che comunque iniziò a fuoriuscire. “No, scusami tu,” rispose Iulo, mentre lasciava che Capitolina gli leccasse la ferita. “Ho avuto una reazione esagerata.” Sabo si rialzò e recuperò la cassetta del pronto soccorso, per poi premergli una garza bagnata di disinfettante sul fianco. “Hai ragione tu, ho fatto un casino,” ammise. Non voleva rovinare tutto, davvero, voleva solo salvare il fratello, il che non avrebbe dovuto essere una colpa. Fissò Iulo, e poi si voltò verso il lumacofono. Avrebbero dovuto chiamare Dragon e chiedergli che cosa fare, ma aveva paura. Non voleva morire, non voleva nemmeno lasciare la rivoluzione, e non voleva lasciare il fratello così. Il fatto era, adesso, che stava davvero cominciando a dare ragione ad Iulo sul fatto che fosse colpa di Ace che non aveva ascoltato nessuno, benché ritenesse ingiusto farlo non riusciva a non pensarci, perché le conseguenze erano state davvero, davvero gravi.

Lol, no, niente storie lesbo XD Era solo per provare che anche a scuola di possono scrivere certe cose, se si è abbastanza pronti XD Be’, dai, almeno abbiamo dimostrato che non sono 600 post di porno XD
 
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view post Posted on 16/11/2013, 16:57
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Portgas D. Ace

Non era sicurissimo che l’idea di rimanere lì fosse ottima. Non si fidava per niente di Rufy, di quello che avrebbe potuto dire o, ancor peggio, fare, contava che la presenza di Rayleigh lo tenesse buono e impegnato a sufficienza per impedirgli di fare danni ma insomma, lo conosceva e sapeva che non c’era mai da star tranquilli. E francamente gli scocciava anche un po’ il fatto di non avere nulla da fare, Rufy era impegnato tutto il giorno ad allenarsi e Sabo passava molto tempo con Iulo a fare lo stesso, gli chiedeva se voleva andare anche lui ma la maggior parte delle volte rifiutava, un po’ perché sapeva che gli altri due si sarebbero allenati con l’haki e non aveva voglia di cimentarcisi ora né, soprattutto, di far vedere a Iulo che non era capace di usarla. Anche se l’altro probabilmente era a conoscenza della cosa non aveva voglia di dimostrargli in che misura non ne fosse capace, già si sentiva abbastanza inferiore dato che sia Sabo che Rufy potevano usarla e le ultime batoste che aveva preso non avevano migliorato la cosa. Quindi al massimo si limitava a star seduto a guardarli mentre combattevano tra loro, approfittando delle pause o dei momenti in cui Iulo spariva per stare un po’ con Sabo. Rayleigh non rappresentava nemmeno più un grosso problema, si trovò ad ammettere a sé stesso Ace, a parte che non si vedevano mai se non a cena il fatto che stesse attivamente aiutando Rufy l’aveva comunque posto sotto una luce un po’ diversa.
Due giorni più tardi si svegliò con la chiara consapevolezza che era il giorno in cui la marina avrebbe dovuto far sapere che era evaso. Per lui non era una cosa molto importante, non gliene fregava proprio niente di quello che avrebbe fatto la marina se non che di mezzo c’era anche Sabo e solo per quello la faccenda poteva diventare complicata. Si alzò per andare a cercare Sabo e Iulo, magari avevano già qualche novità ma quando li trovò non gli piacque per niente la scena che gli si parò davanti “Cosa cavolo è successo?” chiese guardando Sabo che medicava Iulo. Non era ancora scemo del tutto, due metri più in là aveva visto chiaramente il bastone di Sabo con le lame sguainate, oltretutto data l’occhiataccia peggio del solito che gli aveva riservato Iulo non ci voleva un genio a fare due più due. Passò oltre ai due guardandosi attorno e trovando dopo poco quello che cercava. E sbiancò leggermente leggendo la taglia che avevano dato a Sabo. Quando gli aveva detto che gliel’avrebbero aumentata di poco non l’aveva fatto per prenderlo in giro ma per sperare che così sarebbe passato abbastanza in sordina quello che aveva fatto, aveva idea che maggiore sarebbe stata la taglia maggiori sarebbero stati i casini per lui. E se fosse stato solo quello, si disse più tardi, sarebbe andata ancora molto bene ma ancora non aveva letto il resto. Si sedette senza staccare gli occhi dal giornale mentre continuava a leggere, non afferrava pienamente la gravità della situazione ma dalla reazione degli altri due, che sembrava avessero appena tentato di ammazzarsi a vicenda, la cosa sembrava abbastanza seria. Ace non ci avrebbe visto nulla di male se Dragon avesse avuto veramente rapporti con Barbabianca in realtà, alla fine questi aveva liberato e proteggeva molte isole, Dragon stesso era il peggior criminale del mondo, non sarebbe stato così strano se avesse avuto qualche interesse con uno dei quattro imperatori. Ma tenne per sé queste considerazioni dato che probabilmente non sapeva di cosa stava parlando, era sicurissimo che gli altri due non sarebbero stati per niente d’accordo e già tirava una brutta aria, non c’era bisogno di peggiorare le cose. Ma Sabo figurava comunque come uno dei pirati di Barbabianca no? Taglia e tutto, mentre non aveva niente a legarlo ai rivoluzionari se non il fatto che fosse di Goa “Se può essere d’aiuto possiamo far dichiarare al babbo che è stato lui a mandarti a liberarmi e che non c’entri niente con i rivoluzionari” tentò Ace quasi sussurrando ma senza riuscire a staccare gli occhi dal giornale, al momento non ce la poteva fare a guardare nessuno dei due “E che sia stata la marina a mettere di mezzo Dragon per giustificare il fatto di non essere stata capace di fermare due uomini, se lo dichiara Barbabianca in persona dovranno ascoltare per forza, se glielo chiediamo sono sicuro che lo farà”. Oddio, tanto sicuro non lo era ma dato che loro non ci avrebbero perso proprio nulla era una cosa che contava si sarebbe potuta fare tranquillamente. Dubitava anche che a Iulo sarebbe andata bene però e sapeva benissimo che gli attribuiva la colpa di tutto quel casino, non a torto anche ed Ace sapeva bene che non poteva ribadire niente. La colpa era sua, era vero, anche se in fondo non era stato lui a chiedere a Sabo di andare a liberarlo, si era fatto catturare come un coglione perché non aveva voluto ascoltare né lui né i suoi nakama quando gli dicevano di lasciar perdere ma aveva messo a repentaglio solo la propria pelle, non aveva trascinato nessun altro con sé. Allo stesso tempo sapeva anche che lui avrebbe fatto lo stesso per i fratelli e quindi sentiva di non poter biasimare Sabo più di tanto. Quello che gli dava più fastidio era il non poter fare nulla per aiutarlo ad uscire da quella situazione, il sentirsi completamente inutile proprio ora, in un momento in cui più che mai avrebbe voluto aiutarlo. Sospirò e si alzò senza guardare negli occhi nessuno dei due, prese al volo il proprio zaino e uscì sul ponte, scendendo poi sull’isola e correndo fino ad arrivare quasi dall’altra parte. Si fermò dando un pugno ad una palma, sradicandola e mandandola a sbattere contro ad altre. Niente, non era un buon modo di sfogarsi e non l’aveva fatto sentire meglio neanche un po’ quindi si lasciò cadere seduto, appoggiando la schiena contro un masso. Aveva gli occhi appannati dalle lacrime ma si sforzo di non lasciarle cadere, ultimamente stava piangendo un po’ troppo per i propri gusti e neanche quello avrebbe aiutato. Da quando era stato accolto sulla Moby Dick aveva imparato che quando aveva un problema la soluzione era parlarne con qualcuno per chiedere un consiglio ma al momento era solo e la persona alla quale avrebbe voluto rivolgersi era proprio quella a cui aveva causato il problema e quindi non poteva certo chiedere a Sabo. Non sarebbe mai andato da Rufy in una situazione simile, dubitava che sarebbe stato d’aiuto e non voleva farsi vedere ancora a pezzi, Impel Down era bastato. Rayleigh era fuori discussione, la sua opinione su di lui era cambiata, vero ma non così tanto da permettergli di andare a parlargli di una cosa del genere.
Rovistò nello zaino fino a trovare il lumacofono e dopo averlo osservato qualche secondo compose il numero di quello di Marco, rimanendo in attesa di una risposta che però non venne. Ace riprovò e stavolta qualcuno rispose ma la voce che Ace sentì non era quella che si aspettava. “…Jozu?” chiese Ace riconoscendo la voce dell’altro comandante “Ero convinto di aver fatto il numero di Marco..” disse quasi più a sé stesso che all’altro. “Marco non c’è, è fuori, è uscito stamattina presto ma non so dove sia andato o quando tornerà” rispose Jozu “Posso svegliare il babbo però, lui lo saprà sicuramente”. “No, non è necessario, non era una cosa importante” rispose Ace, aveva bisogno ora e quindi non c’era senso se anche avesse saputo che Marco sarebbe tornato due o tre giorni più tardi. La conversazione poi verté immancabilmente sulle notizie uscite quella mattina, cosa di cui Ace non aveva veramente voglia di discutere con lui in quel momento e ascoltò distrattamente quando Jozu chiese di Sabo, rispondendo solo che sì, non era una bella situazione. “Tutto bene Ace? Hai bisogno di qualcosa? Non siamo lontani da dove ti trovi, in qualche giorno di navigazione potremmo raggiungerti…” disse Jozu un po’ in pensiero. “No no” si affrettò a rispondere Ace senza lasciarlo finire, sperando di suonare abbastanza convincente e abbastanza normale “Come ho detto non era nulla di importante”. Dopo aver salutato Ace riattaccò e ripose il lumacofono nello zaino, sentendosi, se possibile, ancora peggio di prima. L’unica persona con la quale avrebbe potuto parlare in quel momento era Marco e Marco non c’era. Sospirò ricacciando indietro di nuovo le lacrime e sforzandosi di trovare un’altra soluzione che però gli sembrava inesistente in quel momento. Non seppe nemmeno quante ore rimase seduto lì a pensare e ripensare, almeno la stagione era stata clemente, sembrava essere primavera quel giorno e non c’erano state né nevicate né un caldo insopportabile. Si rialzò quando notò che il cielo si stava tingendo un po’ troppo di arancio, doveva rientrare prima o poi, non poteva continuare a scappare per sempre. Sì, scappare, perché tecnicamente era quello che stava facendo anche se dentro di sé lo chiamava ‘liberare gli altri della mia presenza indesiderata al momento’. Sotto sotto sapeva che faceva comodo anche a lui perché non aveva avuto il fegato di guardare in faccia Sabo quella mattina e il pensiero di tornare adesso lo spaventava più di quanto avrebbe dovuto. Forse sarebbe rimasto fuori ancora un po’, oppure avrebbe potuto dormire nella grotta con Rufy quella notte, invece di tornare alla nave. Ma poi avrebbe dovuto giustificare il fatto di essere lì e Rufy non era uno stupido, avrebbe capito subito che qualcosa non andava ed Ace non voleva parlarne con lui. Decise di avvicinarsi comunque seguendo la costa per evitare di perdersi nella giungla, avrebbe deciso cosa fare una volta arrivato. Si tolse gli stivali e camminò nella sabbia, guardando per lo più in basso e fermandosi ogni tanto per apprezzare il silenzio e il rumore delle onde, in verità più che altro per impiegare più tempo possibile nel tragitto. Nonostante il silenzio era talmente sovrappensiero che non si accorse dei movimenti dietro di sé fino all’ultimo secondo e si voltò pronto a colpire, pensando che uno degli animali selvatici della foresta avesse deciso di attaccarlo. Rimase di stucco invece vedendo delle fiamme blu guizzare da quello che era senza ombra di dubbio Marco che stava ritornando in forma umana. “Che ci fai qui?” riuscì a chiedergli nonostante la sorpresa “Ho letto il giornale stamattina e ho deciso di venire a vedere come te la passavi” rispose Marco scrollando le spalle. Volava decisamente più veloce di quanto navigasse la Moby Dick, per questo ci aveva messo solo un giorno ad arrivare lì e probabilmente aveva usato l’haki per individuarlo sull’isola. Dopo averlo fissato per qualche secondo Ace sentì che non riusciva più a mantenere la bella facciata che si era imposto, era solo molto contento di rivederlo e che Marco avesse deciso di volare fin lì, forse era stata la sua decisione più azzeccata di sempre. Si avvicinò a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla e iniziando a singhiozzare senza più riuscire a trattenersi. “A quanto pare ho fatto bene” mormorò Marco alzando le braccia per circondargli le spalle. Lasciò che si sfogasse prima di incitarlo a parlare ed Ace fu sollevato di aver qualcuno abbastanza esterno alla faccenda a cui poter raccontare tutto. Si sentiva un bambino e uno stupido che piange sul latte versato ma magari una volta che si fosse sfogato avrebbe avuto il cervello più libero per ragionare. O così almeno si augurava per giustificare il proprio comportamento.
“Cosa vuoi che ti dica?” chiese Marco una volta che Ace fu tornato silenzioso “Hai fatto le tue scelte e sapevi cosa potevi sacrificare quando sei partito,” continuò ammonendolo con un gesto di non interromperlo dato che aveva visto che Ace stava per farlo “sapevi che c’era una possibilità di poter perdere qualcosa”. Va bene, tecnicamente Ace lo sapeva ma aveva sempre considerato la possibilità remota anni luce, tanto da non dover nemmeno essere presa in considerazione. Ora capiva di aver sbagliato, ma ora era anche troppo tardi per tornare indietro e far diversamente e tutti i suoi ‘mi dispiace’ non avrebbero cambiato la situazione. Però non aveva nemmeno desiderato di poter parlare con Marco per sentirsi dire quel che già sapeva e per sentirsi anche peggio di come stava, quel che cercava era una soluzione. “Non dipende da te” rispose Marco scrollando le spalle quando Ace gli domandò cos’avrebbe dovuto fare “Non spetta a te prendere decisioni ora, non è più la tua vita quella in sospeso”. Altra cosa che Ace già sapeva, anche se sentirselo dire era comunque molto diverso da quando si limitava semplicemente a pensarlo. “L’unica cosa che puoi fare è accettare le conseguenze delle tue azioni”. Che, tradotto, Ace immaginò significasse accettare quello che Sabo avrebbe deciso di fare senza lamentarsi, dato che se l’era cercato. “Dovrai comunque tornare prima o poi” disse Marco poco dopo, mettendogli una mano su una spalla e spingendolo un po’ avanti per indurlo a camminare. Quando arrivarono alla nave era già calato il buio ed Ace si sforzò di fare meno rumore possibile in caso Sabo o Iulo stessero dormendo, anche se poteva essere anche perché una parte di lui al momento temeva un incontro con Sabo più del dovuto.


Beh ma mi auguro che la tua amica le soap opera non le presentasse come compiti in classe però! XD Vero, i numeri un po’ mi confortano, la mole della cosa in sé però un po’ meno XD
 
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view post Posted on 18/11/2013, 13:25
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lph9M
Sabo

CITAZIONE
“Cosa cavolo è successo?”

Ace era arrivato. Sinceramente Sabo non sapeva assolutamente come rispondergli, insomma, la risposta secca sarebbe stata troppo diretta e poi non voleva dare la colpa a Iulo per quello che era successo. Quindi si limitò ad accennare con il capo al giornale che era ancora spiegazzato sul tavolino, occupandosi di terminare di fasciare il fianco. Mentre Ace leggeva in silenzio Sabo recuperò il suo bastone, pulendone la lama e ripiegandolo alla cintura. Poi si voltò verso il fratello che aveva terminato la lettura, continuando a non sapere cosa dirgli.

CITAZIONE
“Se può essere d’aiuto possiamo far dichiarare al babbo che è stato lui a mandarti a liberarmi e che non c’entri niente con i rivoluzionari” “E che sia stata la marina a mettere di mezzo Dragon per giustificare il fatto di non essere stata capace di fermare due uomini, se lo dichiara Barbabianca in persona dovranno ascoltare per forza, se glielo chiediamo sono sicuro che lo farà”.

Sabo scoccò un'occhiata ad Iulo, che si era limitato ad incrociare le braccia e a fissarlo senza dire una parola. "Non lo so..." biascicò allora, cercando di farsi venire in mente qualcosa da dire, ma senza molto successo. Sinceramente, non aveva idea di cosa avesse in mente Dragon, era a lui che spettavano le decisioni finali. Certo, cercare di mettere in giro la voce che non fosse vero nulla avrebbe aiutato, ma non sapeva quanto aveva risolto il problema che ormai tutto il mondo lo conosceva, cosa che non sarebbe mai dovuta accadere. "Ace, dove sta andando..." Doveva ammettere che non aveva usato troppa energia per fermare il fratello che aveva lasciato la stanza con zaino e tutto, ma non ne aveva la forza. Per un attimo pensò che avesse definitivamente intenzione di lasciare l'isola, ma lo striker era ancora sul ponte ed Ace si era diretto dalla parte opposta. "Sono così i pirati. Irresponsabili," fu il commento di Iulo. Sabo non replicò. Gli era chiaro che Ace si sentiva colpevole di quello che aveva causato, era sempre pronto a prendersi la colpa per tutto e a vedere il negativo della situazione, quindi non aveva voglia di attaccarlo ancora. Ma, dall'altra, sentiva che aveva bisogno di lui in quel momento che avrebbe potuto segnare una svolta nella sua vita e il fatto che l'avesse mollato così lo faceva arrabbiare, quindi non aveva nemmeno voglia di difenderlo. "Chiamiamo il capo," disse solo, prendendo il suo lumacofono. Dragon rispose poco dopo, come sempre. "Abbiamo letto," fu la prima cosa che disse Iulo, che si era seduto abbastanza vicino da poter parlare anche lui. "Ha notizie di Iva-san?" domandò. "Suppongo che abbiate parlato con Neal," rispose calmo Dragon. "Non preoccupatevi, sta bene. Lui e Inazuma sono fuggiti e sono ritornati a Kamabakka. Per il momento dovrebbero essere al sicuro." Sabo tirò internamente un sospiro di sollievo; anche se in quel caso non era stata colpa sua ma dell'arrivo di Barbanera, era comunque preoccupato dato che si trattava di una persona a lui cara che l'aveva anche aiutato moltissimo. "Iulo, per ora non ho ordini da darti, torna alla base. Puoi passare all'isola di Pucci a recuperare l'Eternal Pose, possibilmente in serata, per non destare sospetti." Lui fece un attimo mente locale. "Se parto stasera in ventiquattro ore dovrei farcela senza problemi," confermò. Sabo attese sentendo le mani che gli diventavano sempre più fredde. Dragon non l'aveva affatto nominato in tutto quello. Poteva essere semplicemente per il fatto che sarebbe comunque dovuto tornare sulla Moby Dick perché doveva mantenere la sua copertura, ma immaginava che non fosse quello il caso. Allora decise di anticiparlo: "Mi dispiace moltissimo per quello che è successo. Ace mi ha detto che potremo chiedere a Barbabianca di spargere la voce per cercare di dimostrare che faccio davvero parte della ciurma..." In realtà non sapeva bene che cosa dire per giustificarsi, parlava a vanvera. "Dovevo andare, lo sa che non potevo non farlo..." Dragon era rimasto in silenzio per tutto il tempo senza interromperlo, e la cosa era talmente preoccupante che pian piano i suoi discorsi si affievolirono fino a cessare del tutto, mentre aspettava la risposta. "Temevo che prima o poi una cosa del genere sarebbe successa," confermò infine Dragon. "Ma saresti dovuto venire da me, invece di fare di testa tua e causare tutto questo." Sabo deglutì, ma non rispose. Sapeva che i mi dispiace non servivano più a niente in quel momento, e che l'unica maniera era prendersi le proprie responsabilità ed accettare quello che sarebbe successo. "Mi dispiace perdere qualcuno come te, ma non ho altra scelta: sei fuori. In un'altra situazione dovrei farti uccidere, ma ho fiducia in te e spero che in futuro le nostre strade torneranno ad incrociarsi." Sabo era balzato in piedi e stava per rispondere, ma Dragon lo anticipò ancora: "Non importa se la marina ha davvero dei sospetti su di te o se li è inventati, quello che conta è che sanno di te. Non sei più utile. Ti pregherei di non ricontattare più nessuno nei tempi a venire, per sicurezza. Di nuovo, mi dispiace." Il 'no!' di Sabo venne un attimo dopo che la conversazione fu interrotta. Sapeva, sapeva che una cosa del genere era praticamente ovvia, ma non era ancora pronto ad accettarla. Sentirsela dire così era stata una pugnalata al cuore. Rifece il numero, ma suonò a vuoto. "Rispondi, rispondi maledizione!" E poi gettò in malo modo la cornetta quando avvertì che il lumacofono dall'altro lato era stato staccato. Si voltò verso Iulo: "Portami con te alla base." L'altro lo fissò per qualche secondo. "No." E poi, prima che potesse protestare: "Basta tenere il piede in due scarpe. Hai preso la tua decisione quando hai deciso di mollarci la prima volta. Potevi vedere Ace di tanto in tanto, se proprio ci tenevi, invece no. Adesso non puoi lamentarti." Diede un colpo sul tavolino. "Più va avanti il tempo più penso che è un bene non affezionarsi a nessuno, crea solo casini." Sabo non rispose, lo lasciò andare a prepararsi per salpare mentre si accasciava sulla sedia sperando di ricevere un'altra telefonata. E dire che diceva sempre ai suoi fratelli che erano degli irresponsabili e che se non fosse stato per lui sarebbero andati tutti giù per l'acqua, lì l'unico che aveva preso una serie di decisioni senza pensare alle conseguenze era stato solamente lui. Ritornava sempre fuori il discorso che forse, forse, se Ace gli avesse dato retta sarebbe andato tutto bene come stava andando prima, ma quella cosa era certamente servita a fargli aprire gli occhi sul casino che aveva combinato, quando voleva solamente essere felice.
Ace non tornò per pranzo, poco male, tanto non aveva fame e non aveva nemmeno voglia di allenarsi, non aveva voglia di fare niente. Vedeva Iulo andare avanti e indietro di tanto in tanto ma non aveva il coraggio di fermarlo, finché il lumacofono non squillò. Immediatamente balzò in piedi e rispose, con Iulo che si era precipitato al suo fianco con espressione stupita. Ed era proprio Dragon! "Tutta colpa di quella maledetta donna!" A quanto pare, Anna aveva chiamato per sapere cos'era successo dopo le notizie sul giornale e, per niente contenta di quello che aveva sentito, aveva continuato a chiamare per protestare. Ma dato che era molto più insistente di Sabo quando ci si metteva, dopo che Dragon aveva staccato il telefono aveva continuato a chiamare tutti i telefoni della base, finché lui non l'aveva accontentata. Mica potevano far interrompere tutte le attività solo per lei! Sabo non poté trattenersi dal sorridere, anche se capiva bene che non era una gran bella cosa, quella che Anna aveva fatto. Lui almeno apprezzava il gesto. "Come ho detto a lei," borbottò Dragon, che stava cercando di evitare di chiamarla per nome. "Ormai sanno chi sei, non posso in alcun modo modificare la cosa e farti andare ancora in missione." Sabo sospirò: non ci aveva sperato più di tanto, ma era deluso comunque. "Ma, posso dirti cosa fare per provarci, almeno. Rimani nella ciurma, e cerca in tutti i modi di far convincere tutti che sei davvero un pirata e non un rivoluzionario. E magari, mentre sei lì, cerca di portare qualche isola dalla nostra parte, o aiutare qualcuno che potrebbe esserci utile. Non sarà la stessa cosa che facevi prima, ma..." Stavolta fu Sabo ad interromperlo. "No, va bene. Va benissimo così, grazie." Non poteva dire che non gli dispiacesse smettere di andare in missione, era quello che aveva sempre fatto e quello che voleva fare, ma capiva benissimo perché Dragon avesse preso quella decisione. Ma rispetto alla discussione della mattina era un passo in avanti, anche se piccolo. Almeno ci avrebbe provato, ad essere utile ai rivoluzionari anche così, pure se si sentiva molto una palla al piede in quel momento. "Sei fortunato," commentò Iulo, in un modo che non si capiva se era felice oppure no. "Anna avrebbe fatto la stessa cosa anche per te," ribatté Sabo. "E anche io. Mi dispiace non averti chiamato ed essermi ficcato da solo ad Impel Down, ma... Era un mio casino. Non volevo mettere nei guai nessun altro. Puoi smettere di avercela con me?" aggiunse, facendo un timido sorriso. Iulo alzò gli occhi al cielo. "E' che sono stanco di perdere le persone a cui tengo." Sabo allargò le braccia, pensando che tutti il casino era nato proprio da quello. "Allora dovresti capire bene." Iulo gli scoccò un'occhiataccia, poi sorrise. "L'ho detto che si creano solo casini."
Sabo passò il resto della giornata a dargli una mano a sistemare la nave, tirarono giù anche lo striker, in maniera che fossero pronti a salpare appena fatta notte, ma quando imbrunì ed Ace ancora non si era fatto vedere, si preoccupò un po'. Dovette andare lui a trovare una scusa a Rufy sul perché non sarebbero andati a cena con lui, cosa che richiese una grande forza d'animo, soprattutto perché il fratellino era abbastanza deluso dal fatto che la sua taglia non fosse salita, dato che la marina aveva deciso convenientemente di insabbiare tutto perché non gli interessava dargli ancora più prestigio. Promettendogli che non sarebbero partiti senza salutarlo riuscì a farlo star buono, almeno fino alla mattina successiva, o almeno ci sperava. Tornò alla nave e prese con la sua lenza magica un altro mostro marino, che poi mise a cuocere tra forno e padelle. Iulo ne approfittò per prendersene un po' senza intaccare la dispensa che gli serviva per il viaggio, ma la porzione più consistente Sabo la impilò in due piatti per il fratello. Lui aveva ancora poca fame, quindi addentò solo una fetta e poi lasciò perdere. Dato che Ace tardava a tornare e Iulo doveva partire, pensò di scendere dalla nave e andarlo a cercare personalmente, ma quando usò l'haki del re per individuarlo sentì una presenza che stava salendo sulla nave. Ce n'era anche un'altra in verità, quindi per un attimo Sabo si preoccupò che fossero degli intrusi, ma uno di loro doveva per forza essere Ace e visto che non stavano combattendo probabilmente andava tutto bene. Difatti, quando Ace salì a bordo non sembrava ferito né niente: chiunque fosse l'altro doveva andare bene, poteva trattarsi di Jinbe che portava notizie dato che la ciurma aveva detto di trovarsi vicino alla sua isola. "Ehi..." lo salutò imbarazzato. "Ti ho lasciato della carne," aggiunse, accennando alle pile sul tavolino. In realtà non sapeva bene come comportarsi. Ce l'aveva ancora un po' con lui per averlo mollato lì quella mattina ad occuparsi da solo dei suoi problemi, ma gli avvenimenti della giornata l'avevano stancato così tanto che sinceramente non aveva nemmeno voglia di mettersi a litigare. E poi aveva un altro problema da risolvere prima... "Ho parlato con Dragon," disse allora, stropicciandosi le mani. Non aveva senso dirgli tutta la trafila o spiegargli effettivamente che cosa significasse, bastavano le cose semplici. "Non posso tornare alla base o fare il rivoluzionario per il momento, devo mantenere un basso profilo, almeno finché le cose non si saranno calmate," gli spiegò, evitando di dirgli che in pratica era impossibile che le cose si sistemassero davvero. "Perciò mi chiedevo se non fosse un problema per la tua ciurma se io restassi ancora a bordo per un po'... Per un bel po'," sussurrò quasi. Non sapeva quantificarlo bene, sinceramente, ma temeva che sarebbe stato troppo. E poi c'era un'altra cosa che lo preoccupava: e se gli avessero detto di no? Barbabianca era stato gentile con lui e sapeva fin dall'inizio che era un rivoluzionario, ma forse non avrebbe gradito che il mondo lo collegasse veramente a Dragon. E non sapeva cosa avrebbe potuto pensare il resto della ciurma della notizia che era uscita sul giornale, più che altro se i comandanti fossero disposti a mentire così tanto ai loro uomini solo per lui. E poi si trattava di restare forse a tempo indeterminato senza fare davvero parte della ciurma... Ma se non fosse rimasto a bordo, probabilmente non avrebbe avuto nemmeno l'ultima possibilità di far qualcosa per la rivoluzione.

No, no, li consegnava eccome, quando facevamo i temi ad argomento libero XD Sì, capisco, soprattutto considerando quant'è lungo ogni post nostro XD
 
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view post Posted on 26/11/2013, 16:21
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Portgas D. Ace

La cosa che bloccò Ace più di tutte fu vedere che lo striker era stato calato dalla nave. Non gli dava l’idea che fosse un buon segno, poteva significare un’imminente partenza e conseguentemente, il non vedere più Sabo per chissà quanto. Si chiese se Marco avesse capito cosa gli passava per la testa mentre continuava a spingerlo, quasi di forza ormai, sulla nave. Si sentiva molto stupido e molto infantile, un bambino che cerca di ritardare il più possibile l’inevitabile ma non ci poteva fare niente, solo il pensiero di trovarsi davanti a Sabo ora lo faceva sentire male tanto temeva quel che gli avrebbe potuto dire. Perché era sicuro che avesse sentito Dragon ed era sicuro che sapesse già quale sarebbe stata la sua sorte. Se gli avesse detto che sarebbe dovuto partire ora cos’avrebbe fatto? Come avrebbe potuto, dopo essersi tanto abituato a stare con lui, ritornare alla sua vita di prima come se niente fosse? Persino sulla Moby Dick tutto gli avrebbe ricordato di lui e del tempo trascorso assieme, non c’era davvero modo di evitarlo ed Ace lo sapeva, l’aveva saputo dall’inizio che sarebbe finita così. E sapeva che ci sarebbe stato male e che anche Sabo ci sarebbe stato male, o per lo meno sperava, per così dire, non perché voleva che stesse male ma perché sarebbe significato che ci teneva veramente a lui. Se si fosse trovato davanti a sé stesso si sarebbe preso a sberle da solo, davvero aveva ancora dei dubbi, dopo che Sabo era entrato ad Impel Down per salvarlo, che ci tenesse a lui? Si morse un labbro sentendosi in colpa, dopo tutto quello che il fratello aveva sacrificato e stava rischiando per lui, lui era ancora lì a farsi dubbi mentali. E a scappare quando gli si presentava davanti un problema. Non scappava mai quando c’era gente da difendere ma se la cosa riguardava lui allora era bravissimo a tirarsene fuori e ad autocommiserarsi, quando ci si metteva. Per il momento l’aveva fatto più che abbastanza, sapeva che non avrebbe risolto niente andandosene così, posticipando solo il problema questo non sarebbe scomparso, anzi, come altre volte gli era capitato di appurare, c’era caso che la cosa si ingigantisse e basta. Se avrebbe dovuto separarsi da Sabo sarebbe successo comunque, almeno non avrebbe fatto la figura del vigliacco e avrebbe potuto salutarlo, non avrebbe mai e poi mai potuto sopportare di lasciarlo così.
Quasi non si accorse che erano sulla nave e solo quando sentì il click della porta che Marco aveva aperto al posto suo, realizzò di avere davanti il fratello. Rimase a fissarlo come un cretino per qualche secondo, senza sapere cosa dire e senza muoversi finché Marco non lo spinse nella stanza cercando di non farsi notare troppo.
CITAZIONE
"Ehi..." "Ti ho lasciato della carne,"

Fuu grato che fosse Sabo a parlare per primo, anche se era evidente che c’era qualcosa di forzato. Si chiese se fosse arrabbiato con lui, non riusciva a capirlo, non riusciva a capire niente al momento, voleva solo che quel tormento finisse il prima possibile ma non si sarebbe mai azzardato a chiedere: venire a sapere di che morte morire era un conto, scavarsi la fossa con le proprie mani un altro. Sentì un discreto gomito di Marco premergli tra le scapole “Grazie” si forzò a rispondere evitando di aggiungere che l’ultima cosa che al momento aveva era voglia di mangiare. Aveva lo stomaco talmente annodato che già deglutire la saliva riusciva complicato, figurarsi mangiare.
CITAZIONE
"Ho parlato con Dragon,"

Sentì tutti i muscoli irrigidirsi e trattenne il respiro senza accorgersene. Notò il disagio di Sabo e la cosa lo fece sentire ancora più a disagio a sua volta ma si forzò a non distogliere lo sguardo da lui
CITAZIONE
"Non posso tornare alla base o fare il rivoluzionario per il momento, devo mantenere un basso profilo, almeno finché le cose non si saranno calmate," "Perciò mi chiedevo se non fosse un problema per la tua ciurma se io restassi ancora a bordo per un po'... Per un bel po',"

Oh. Questo non se lo aspettava. Però in un certo senso aveva una logica, se Sabo non poteva continuare a fare ciò che aveva sempre fatto non aveva dove andare ed era normale che gli stesse chiedendo ospitalità. Certo il fatto che non potesse tornare lo rattristava perché sapeva che per lui la sua vocazione era molto importante ma era così sollevato che era quasi impossibile descriverlo. Se fosse rimasto sulla Moby Dick non si sarebbero dovuti separare. Inspirò profondamente per recuperare il debito d’aria dovuto alla sua apnea temporanea sentendosi molto meglio e abbozzando un sorriso. Non sapeva però cosa dire, certo per lui non era un problema se Sabo rimaneva sulla nave! Fu Marco a rispondere al posto suo, togliendolo dall’impiccio di parlare a nome dell’intera ciurma “Sono venuto anche per questo” disse facendo un passo avanti e mettendosi a fianco ad Ace “Puoi rimanere con noi fin quando vorrai se può esserti d’aiuto”. Ace si voltò un pelo a guardarlo “Ordini del babbo” aggiunse Marco ricambiando l’occhiata di Ace e dandogli una manata in testa prima di riportare lo sguardo su Sabo “hai salvato il culo a quest’idiota, direi che almeno l’ospitalità te la dobbiamo”. Ace gli strinse un braccio a mo’ di ringraziamento, significava davvero molto per lui che Marco fosse volato fin lì. “Ora se non vi spiace andrei a dormire, ho volato per ore e un po’ di sonno non mi guasterebbe”. Ace annuì e lo accompagnò alle cuccette, dicendogli che poteva tranquillamente usare la sua. Sentiva che anche lui avrebbe avuto bisogno di dormire ma prima c’erano altre questioni che avrebbe voluto sistemare. Tornò nell’altra stanza e fece segno a Sabo di seguirlo sul ponte, dove forse avrebbero potuto avere un attimo di privacy, Iulo permettendo. Si rese subito conto che non sarebbero potuti rimanere lì per molto perché nevicava e faceva freddo, dannatissima isola, per lui non era un problema dato che non sentiva il freddo ma Sabo invece lo sentiva eccome. Mise le mani in tasca perché non sapeva cosa farne, non sapeva esattamente cosa dire ma sentiva che delle scuse erano d’obbligo, se non altro per la situazione in cui aveva messo il fratello e si rese conto che era meglio muoversi a parlare se non voleva farlo congelare. “Mi dispiace che tu non possa tornare” iniziò “Sai che non avrei mai voluto essere fonte di problemi, so quanto ci tieni. Credimi, mi dispiace davvero. E mi scoccia non poter fare niente per aiutarti quando tu hai buttato tutto all’aria per me”. Era la cosa che lo infastidiva di più, l’essere impotente davanti a cose e a decisioni che non lo riguardavano e non lo includevano. Azzardò ad avvicinarsi un po’ al fratello, mettendogli le mani sui fianchi e tirandolo un poco verso di sé “Prometto di aiutarti in ogni modo per farti tornare”. Anche se la cosa andava contro i suoi desideri e l’avrebbe allontanato da lui, se era quello che Sabo desiderava fare l’avrebbe aiutato comunque. “E mi dispiace di essermene andato” aggiunse accarezzandogli una guancia e stupendosi ora di quanto era stato stupido a farsi prendere dall’ansia come aveva fatto “Ma avevo paura di perderti” sussurrò appoggiando la fronte sulla sua e chiudendo gli occhi. E che ce l’avessi con me, ma quel tanto non gliel’avrebbe confessato, no, si sarebbe tenuto per sé il dubbio. Avvicinò le labbra alle sue cautamente per paura di un rifiuto, sfiorandole solo leggermente con le proprie e separandosi quasi subito. Avrebbe voluto stringerlo e assicurargli che sarebbe andato tutto bene, che si sarebbe sistemato tutto e che Dragon l’avrebbe ripreso tra le sue file ma non ne aveva la certezza, non conosceva l’uomo, non aveva assistito alla conversazione e non aveva idea di quanto grave fosse la sua posizione, dato che Sabo non aveva specificato. Non avrebbe insistito, se non aveva voluto raccontare i dettagli significava che non voleva parlarne e insistere o dargli false speranze non avrebbe fatto sentire meglio nessuno dei due. “Puoi rimanere tutto il tempo che vuoi sulla Moby, so che non è quello che desideri ma è solo temporaneo e non è detto che tu non possa fare qualcosa anche così. Possiamo andare a caccia di Draghi Celesti se la cosa può farti stare meglio” disse scherzando per cercare di strappargli una risata. “Ma forse non aiuterebbe a mantenere il tuo basso profilo, comunque temo che con me a fianco sarà sempre difficile una cosa del genere”. Ace sapeva bene di essere uno degli uomini più ricercati al mondo, qualunque cosa facesse attirava attenzione, che fosse andarsene semplicemente in giro per strada, rubare o ammazzare gente, chi era accanto a lui avrebbe sempre rischiato di attirare l’attenzione a sua volta, anche se c’era da dire che Sabo stavolta ci aveva messo del suo entrando sene bellamente ad Impel Down e tirando su un casino immane. “Ah, di certo Iulo mi reputa una pessima compagnia ora più che mai” aggiunse roteando un po’ gli occhi, non che la cosa lo sconvolgesse più di tanto dato che erano sempre stati sul borderline della sopportazione, però gli scocciava un po’ che una delle persone più importanti per Sabo lo detestasse. Ripensò alla scena che si era trovato davanti quella mattina e decise che no, non avrebbe indagato nemmeno su quella perché aveva un’idea ed era meglio che fosse quella sbagliata. Se non altro lo striker a terra significava speranzosamente che Iulo sarebbe ripartito presto e ad Ace non dispiaceva affatto stavolta. “Sarà meglio rientrare ora, non vorrei avere sulla coscienza anche una tua eventuale influenza” disse prendendolo per mano per tornare sottocoperta.

Lol, ma come?! XD E al prof andava bene così? XD Noi non avevamo mai temi ad argomento libero, avevamo sempre una consegna, forse è stato un bene però, magari mi sarebbero venute idee malsane dato che comunque shippavo già più di una coppia yaoi XD Rinunciaci, non mi abituerò mai XD
 
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view post Posted on 30/11/2013, 12:29
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Sabo

Non riusciva a capire totalmente la reazione di Ace. Da una parte Sabo aveva la certezza che per lui non fosse un problema, quella richiesta, e che ne fosse anche felice. Dall’altra, si chiedeva se avesse capito esattamente cosa quella richiesta volesse dire e cosa comportasse per il suo futuro. Tra l’altro, era la seconda volta che chiedeva ad Ace ospitalità nella sua ciurma. Be’, la prima volta l’aveva solamente anticipato e comunque erano d’accordo nel trovare una maniera per stare assieme. Però adesso le cose erano davvero diverse. E comunque c’era sempre il discorso che Ace non era il capitano della ciurma e non poteva prendere decisioni per conto suo. Sinceramente, Sabo non poteva dire come sarebbero andate le cose. Prima era una copertura, adesso tutti sapevano tutto e sinceramente non aveva idea se a Barbabianca andasse bene ospitare apertamente un rivoluzionario. Sempre che la marina davvero lo ritenesse tale e non avesse semplicemente inventato delle fandonie per coprire i loro errori. Si voltò verso Marco, notandolo per la prima volta solo quando parlò. Ecco chi era l’altra presenza che aveva sentito prima. Probabilmente aveva deciso di raggiungerli direttamente, dato che era la persona più responsabile all’interno del gruppo, per controllare che andasse tutto bene.

CITAZIONE
“Puoi rimanere con noi fin quando vorrai se può esserti d’aiuto”

“Grazie,” mormorò, accennando ad un inchino. Almeno un problema era risolto. Se non gli avessero risposto positivamente non aveva davvero idea di quello che avrebbe potuto fare. Insomma, se la marina l’avesse beccato fuori dalla Moby Dick, sarebbe stata la prova definitiva che era un rivoluzionario, e quindi non sarebbe solo stato utile ma dannoso. Per di più, era probabile che Ace non potesse venire con lui: dopo quello che era successo, era giusto che al contrario rimanesse con la sua ciurma. Forse avrebbe dovuto rimanere sull’isola a nascondersi assieme a Rufy. Be’, pericolo scongiurato! Per quanto amasse il fratellino, non era mica abituato a gestirlo da solo! Comunque, doveva ammettere che sentendo le parole di Marco si sentiva un pochino in colpa. Quand’era corso a salvarlo non aveva minimamente pensato a loro o a quello che sarebbe potuto succedergli durante la guerra, l’unico motivo per evitarla era che ci sarebbero state più possibilità di portare via Ace, se avessero evitato Marineford. Avrebbe dovuto pensare che la perdita anche di una sola persona della ciurma sarebbe stato un danno irreparabile per lui, invece non aveva riflettuto affatto. L’unica cosa importante era che lui non sarebbe riuscito a stare senza Ace. E per questo non si sentiva troppo in vena di apprezzare la ricompensa, anche se tornava a suo vantaggio. Si fece l’appunto mentale di parlare e scusarsi con Barbabianca stesso alla prima occasione. Mentre aspettava che Ace tornasse dopo aver accompagnato Marco a riposare, diede un morso ad uno dei cosciotti, più per ingannare il tempo che per vera fame, ma almeno avrebbe messo qualcosa di decente nello stomaco. Seguì poi il fratello interrogativo sul ponte, maledicendo quell’isola dove il tempo cambiava ogni cinque secondi, mentre i suoi stivali affondavano nella neve fresca. Si strinse nelle spalle cercando di mantenersi caldo, mentre ascoltava Ace parlare tra un fischio del vento e l’altro.

CITAZIONE
“Sai che non avrei mai voluto essere fonte di problemi, so quanto ci tieni. Credimi, mi dispiace davvero. E mi scoccia non poter fare niente per aiutarti quando tu hai buttato tutto all’aria per me”

“Lo so.” Per quanto fosse arrabbiato che Ace non l’avesse ascoltato andandosene via da solo, cosa che aveva creato tutto quel macello, si rendeva perfettamente conto che non l’aveva fatto per ferirlo intenzionalmente, anzi. Non aveva semplicemente pensato, punto. Non che fosse una giustificazione, certo, ma non aveva senso incolparlo troppo per qualcosa su cui si sentiva già in colpa. Rimase in silenzio, però, quando accennò alla paura di perderlo. Sicuramente aveva pensato che Dragon lo richiamasse o cose simili, sinceramente Sabo avrebbe voluto essere così ottimista. Ma avrebbe decisamente preferito averlo al fianco, mentre sentiva quale sarebbe stato il suo destino. L’avrebbe fatto sentire meglio. Lasciò comunque che lo toccasse e chiuse per un attimo gli occhi quando sentì le labbra di Ace sfiorare le sue.

CITAZIONE
“Ma forse non aiuterebbe a mantenere il tuo basso profilo, comunque temo che con me a fianco sarà sempre difficile una cosa del genere”

Se Sabo aveva sorriso alla proposta di aprire la caccia al Drago, adesso non si sentiva più in grado di farlo. Era stato esattamente per quel motivo che aveva perso tutto. Se Ace fosse stato un pirata qualunque, nessuno li avrebbe notati. Nessuno, probabilmente, sarebbe stato interessato a giustiziarlo pubblicamente. Ma non lo era, e se voleva rimanere con lui, doveva accettare il fatto che probabilmente non avrebbe ottenuto di nuovo il suo posto da rivoluzionario. E gli scocciava tantissimo dover scegliere fra due cose di uguale importanza. Anche se, alla fine, la sua scelta l’aveva fatta dal momento in cui aveva cercato copertura come pirata. Almeno, così diceva Iulo. Sabo alzò le spalle quando Ace lo menzionò, pensando che l’aveva sempre pensato e le cose non erano di certo migliorate.
Fu felice quando tornarono dentro, non che ci fosse molto caldo ma era sempre meglio che rimanere con i piedi immersi nella neve. Stava pensando se fosse il caso di farsi una doccia calda per levarsi tutto il freddo che aveva preso in quei dieci minuti nella tormenta, quando da sotto coperta emerse Iulo, imbacuccato per proteggersi dal freddo e con una pala in mano. Capitolina era in forma di spada, il che diede a Sabo la chiara idea che non fosse molto amichevole. “C’è uno che dorme là sotto. Io dovrei partire,” fu il suo primo commento. Sabo se n’era in effetti dimenticato. “Scusa, ce ne andiamo subito,” disse, facendo per andare sottocoperta a svegliare Marco. Avrebbero sempre potuto rifugiarsi nelle grotte con Rufy. “Lascia perdere, posso partire anche domani mattina,” scosse la testa Iulo, fermandolo. “Vado a spalare un po’ di neve.” Sembrava avesse intenzione di uscire sul ponte senza ulteriori problemi, ma dopo essere passato vicino ad Ace ed averlo superato di un passo, si fermò e si voltò verso di lui, stringendogli un braccio con forza. “Per essere sopravissuto tre anni nel Nuovo Mondo senza haki, sei stato fortunato,” gli disse. “Ma era solo una questione di tempo. A dire la verità, lo trovo parecchio patetico.” Poi lo lasciò e proseguì il suo cammino verso il ponte. “Lascia perdere,” disse Sabo, avviandosi verso sottocoperta. Non è che apprezzasse il fatto che Iulo avesse rigirato il coltello nella piaga, ma dato che aveva cercato di insegnare ad Ace l’haki per un sacco di tempo senza ottenere risultati accettabili, non si sentiva nemmeno troppo di intervenire nella situazione. “Andiamo a riposarci anche noi.” Ma nonostante le buone intenzioni e la doccia che lo aveva riscaldato, Sabo inizialmente non riuscì a chiudere occhio. Aveva decisamente troppi pensieri in testa. Non si trattava unicamente del fatto che era diviso tra il sollievo che il fratello fosse felice e l’incavolatura per il fatto che si fosse ficcato nei casini, né per la differenza tra l’essere contento di poter rimanere con lui e l’aver perso il suo lavoro. Stava pensando anche a come sarebbe stato il suo ritorno nella ciurma. Barbabianca gli aveva detto che poteva restare quanto voleva, ma non era sicuro che tutti approvassero. Avrebbe dovuto dire a tutti che era davvero un rivoluzionario? Ma se l’avesse fatto avrebbe rischiato che la cosa si venisse a sapere con certezza con più facilità. D’altronde, mentendo, avrebbe dimostrato di non essere così affidabile, perché avrebbero continuato comunque ad avere il dubbio. E non sapeva se Barbabianca volesse parlarne con i suoi uomini oppure no. Come l’avrebbero guardato allora? Sinceramente, non gli piaceva pensare a come sarebbe stato tornare a bordo in quella situazione, pur tornando assieme ad Ace. Si voltò verso la cuccetta a fianco, dove dormiva il fratello, poi senza far rumore si alzò per andare in cucina con il pensiero di prendere qualcosa che lo rilassasse. Iulo era lì, la testa appoggiata sul tavolino con le braccia come cuscino e una coperta sulle spalle. Capitolina, accovacciata ai suoi piedi, aveva leggermente aperto gli occhi quando l’aveva sentito entrare, ma Sabo gli fece cenno di no con la testa e tornò indietro, nelle cuccette, dove c’erano Marco ed Ace. Era come se si fosse formata anche una barriera fisica fra i rivoluzionari ed i pirati, e Sabo faceva ormai parte senza appello del secondo gruppo. Un tempo ne sarebbe stato orgoglioso, adesso era diverso. Avrebbe avuto molte cose da affrontare da lì in avanti, la cosa migliore era risolvere per primi i problemi che si potevano risolvere in quel momento. Appoggiò delicatamente la mano sul braccio di Ace per scuoterlo e svegliarlo, in maniera che Marco non li sentisse, poi gli fece cenno di seguirlo un attimo sulle scale in modo da non disturbare gli altri. “Sono stanco,” gli disse. “Di questo periodo in cui sembra che non facciamo altro che fare errori in buona fede e soffrire e chiederci scusa,” si spiegò meglio, sperando di non averlo allarmato troppo inizialmente. “Possiamo continuare ad incolparci di tutto, oppure semplicemente accettare che abbiamo commesso degli sbagli, e cercare di andare avanti. Perché io non voglio continuare ad essere arrabbiato con te.” Ed era vero, se doveva accettare il fatto di aver perso una parte importante della sua vita, non poteva continuare ad essere arrabbiato con l’altra parte che contava alla stessa maniera. “Ti amo e questo è cioè che dovrebbe bastarti per tutto.” Gli strinse la mano con forza e non la lasciò andare nemmeno quando tornarono a letto.

Era più sconvolta dal fatto di dover correggere ogni volta due fogli protocollo strapieni di scritte XD Però forse saresti stata più preparata a quello che ti aspettava XD Comunque ci rinuncio, temo che andando avanti peggiorerà anziché migliorare XD
 
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view post Posted on 8/12/2013, 18:34
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Portgas D. Ace

L’incontro con Iulo non l’aveva entusiasmato ma sapeva che difficilmente l’altro si sarebbe limitato a non considerarlo e far finta che fosse trasparente. Tuttavia non rispose alla provocazione anche se avrebbe tanto voluto lasciarsi avvolgere di fiamme e trascinarselo addosso per vedere quanto l’avrebbe aiutato in quel caso la sua tanto adorata haki. Era troppo stanco e aveva avuto una giornata pesante già così, tirare su una mega litigata ora non avrebbe aiutato nessuno, nemmeno lui a sentirsi meglio quindi si forzò a rimanere impassibile e aspettare che Iulo se ne andasse. Non gli interessava nemmeno che avesse una certa dose di ragione, una buona dose in realtà, non era nessuno per andare a fargli la paternale. Nonostante fosse di umore abbastanza cupo riuscì a prendere sonno quasi subito dopo essersi sdraiato per fortuna, e gli prese un mezzo infarto quando Sabo lo svegliò un po’ di tempo dopo. Lo seguì vagamente perplesso e un po’ preoccupato, perché se aveva sentito il bisogno di svegliarlo significava che non era nulla di buono. E infatti non gli piacque per niente il discorso che seguì, anche se condivideva quello che Sabo stava dicendo. Soprattutto la parte dove il fratello ammetteva di essere arrabbiato con lui. Non gliel’aveva mai detto apertamente, per lo meno, non negli ultimi giorni ma Ace aveva sempre sentito che qualcosa non andava e gli scocciava e dispiaceva terribilmente, in egual misura. Però gli sembrò che quello di Sabo fosse più un discorso fatto ad alta voce con sé stesso perché Ace non aveva niente per cui doverlo perdonare e niente per essere arrabbiato con lui, tolto il fatto di aver rischiato la vita per colpa sua, ma a quello era già passato sopra dato che se l’erano cavata. Gli sembrava che Sabo stesse cercando di auto convincersi di non dover essere arrabbiato con lui e di dover accettare il fatto che Ace non avesse fatto di testa propria per fargli un dispetto. Poté solo abbracciarlo e ricambiare la stretta della sua mano anche quando tornarono a dormire, stavolta però gli ci volle molto più tempo ad addormentarsi.
La mattina seguente si svegliò ancora di umore non esattamente stellare, ma con la consapevolezza che il lasciarsi Iulo alle spalle e tornare a casa avrebbero senz’altro migliorato il suo stato d’animo. Dato che lo striker era già stato calato dalla nave era sufficiente che scendessero loro perché Iulo potesse partire ed Ace si guardò bene dall’incrociarlo per evitare di non riuscire a trattenersi dal picchiarlo, quella mattina. Scese dalla nave assieme a Marco e aspettò vicino allo striker che anche Sabo li raggiungesse raccontando della fuga da Impel Down e quando anche Sabo scese si diressero verso l’interno dell’isola per salutare Rufy. Trovarono lui e Rayleigh poco dopo, Marco salutò con un cenno del capo che Rayleigh ricambiò mentre Rufy correva verso di loro. “State già andando via?” chiese passando lo sguardo tra lui e Sabo. “Sì, è ora che torni sulla mia nave” rispose Ace “A proposito, questo è Marco, il comandante della prima flotta” aggiunse vedendo che Rufy lo stava scrutando. Rufy si fece avanti stringendogli la mano ed Ace ridacchiò mentre Marco studiava il suo fratellino, dicendo che aveva molto sentito parlare di lui. Salutò Rufy promettendogli che si sarebbero rivisti sicuramente e raccomandandosi, a vuoto, lo sapeva, di non fare cazzate e di dar retta a Rayleigh. “Ci vedremo nel nuovo mondo!” disse Rufy alzando le mani per farsi dare il cinque prima da lui e poi da Sabo. Rayleigh chiese loro di portare i suoi saluti a Barbabianca e Marco annuì prima di voltare le spalle e tornare verso lo striker “Al babbo piacerebbe un sacco” mormorò riferendosi a Rufy. “Lo so, gli avevo chiesto di entrare nella ciurma ma non ne vuole sapere, vuole essere il capitano, lui” commentò ridacchiando ricordando quando si erano incontrati ad Alabasta. Avere entrambi i fratelli sulla Moby Dick con lui era un sogno impossibile, già aver avuto Sabo era stata una gioia immensa la prima volta ed era felicissimo che tornasse di nuovo con lui, anche se aveva la sensazione che al fratello non andasse più così tanto stavolta e che fosse per lo più un ripiego.
Salirono sullo striker lui e Sabo mentre Marco volava sopra di loro spianando la rotta, se si fossero sbrigati sarebbero arrivati quella sera stessa. Navigare tutto il giorno era un po’ stressante ed Ace sapeva che per Marco era lo stesso volare, ma non aveva senso fermarsi per la notte quando con un paio di ore in più avrebbero potuto riposarsi nei propri letti. Si voltò spesso verso Sabo ma l’alta velocità impediva di fare gran conversazioni quindi si limitò per lo più a sorridergli, sapendo che probabilmente quando gli sorrideva in risposta non era qualcosa di molto sincero. Gli aveva detto che lo amava e la cosa l’aveva un po’ sollevato in effetti ma Ace aveva la netta impressione che Sabo non volesse affatto essere sulla Moby con lui in quel momento e la cosa da una parte gli dispiaceva, anche se poteva capirlo. Aveva capito che la conversazione con Dragon non era stata delle migliori e che più che richiamarlo e non farlo uscire mai più dalla base avesse rischiato di farsi buttare fuori per sempre. Non sapeva esattamente perché non si era azzardato a chiedergli ancora, d’altronde se Sabo gliene avesse voluto parlare l’avrebbe già fatto.
Era impegnato nelle sue elucubrazioni mentali da un po’ quando si accorse della Moby in lontananza e si lasciò scappare un sorrisino; era davvero contento di tornare a casa. Non fece praticamente in tempo a salire a bordo che venne praticamente ricoperto da mezza ciurma che lo voleva salutare, molti di loro avevano gli occhio lucidi o direttamente le lacrime agli occhi, cosa che commosse parecchio anche Ace che si ritrovò con gli occhi lucidi a sua volta. Perfino Haruta disse che era sollevata di vederlo ed Ace la abbracciò in risposta, pensando che era lo stesso per lui. In molti lo sgridarono anche per le sue azioni avventate ed Ace non poté che ripetere le proprie scuse un po’ a tutti, promettendo di stare più attento in futuro. Aveva perso di vista Sabo per un paio di minuti ma vide che era impegnato anche lui, difatti era stato circondato anch’egli per essere ringraziato di “aver salvato quel coglione di Ace”, sentì qualcuno dirgli. “Grazie eh!!” commentò solo urlando verso di loro, probabilmente era ancora Haruta ma per stavolta ci sarebbe passato su. Riuscì ad individuare i suoi vecchi nakama e riuscì a farsi largo per salutare anche loro, abbracciandoli a turno e scusandosi con loro. Solo Skyler era rimasto in disparte, appoggiato alla balaustra a braccia incrociate e guardandolo male. Poi si voltò dandogli le spalle e se ne andò diretto sottocoperta. “Oh, sai com’è fatto, gli passerà” disse Dante dando una manata su una spalla ad Ace “Ce l’ha con te per essere andato da solo e aver rischiato la pelle, è tutta scena, in realtà era il più preoccupato di tutti e ha tediato il Babbo e i comandanti per giorni”. Ace avrebbe voluto seguirlo ma il resto della ciurma non era dello stesso avviso e tenne lui e Sabo sul ponte per un bel po’ prima di lasciarli finalmente scendere sottocoperta. Voleva andare a salutare anche il babbo prima di poter andare a dormire ma prima ne aveva una più urgente da sbrigare. Sapeva che Skyler aveva delle manie di protagonismo non indifferenti e che più tempo avrebbe lasciato passare, peggio sarebbe stato. “Ti ho mai detto che ho amici più testardi di me?” disse a Sabo, facendogli cenno di seguirlo. Dato che sapeva che Barbabianca gli chiese di accompagnarlo prima anche negli alloggi della seconda divisione, dove bussò un paio di volte prima di aprire la porta. Skyler era da solo nella stanza, sdraiato sulla sua branda, più o meno ad altezza occhi di Ace, ma non fece cenno di averli notati. “Ehi..” tentò Ace. L’altro alzò distrattamente lo sguardo dal libro che stava leggendo, guardando malissimo sia lui che Sabo. “Sono contento che siate tornato tutto intero, comandante” disse scandendo quasi con veemenza l’ultima parola e riportando poi gli occhi sul libro. “Oh andiamo…” commentò Ace stancamente avvicinandosi un po’ a lui “non vorrai tenermi il muso adesso”. Dato che l’altro aveva deciso di ignorarlo bellamente Ace alzò la mano prendendo il libro che l’altro stava leggendo, strappandoglielo dalle mani e lanciandolo su un letto lì vicino, gesto che fece scattare Skyler giù dalla branda e assestargli un pugno in faccia abbastanza convinto. Ace avrebbe potuto trasformarsi in fuoco e lasciare che gli passasse semplicemente attraverso. Avrebbe potuto, sì, ma sapeva che la cosa avrebbe fatto arrabbiare ancora di più l’altro, cosa che al momento avrebbe preferito evitare. Iniziò però a pensare di contrattaccare dopo che Skyler gli assestò un altro pugno, nello stesso punto. “Hai finito?” gli chiese Ace controllando se gli avesse rotto o meno il labbro ma Skyler sembrava esserci andato piano dopotutto, perché non l’aveva ferito. “Mi dispiace, va bene?” disse alzando le mani in segno di resa. Skyler sembrò essere di nuovo sul punto di dargli un altro pugno per un secondo, invece si avvicinò a lui abbracciandolo e singhiozzando leggermente. Ace sbuffò sollevato, di solito ci voleva molto di più per convincerlo, evidentemente era stato davvero molto preoccupato come aveva detto Dante. “Sei un coglione” gli disse Ace battendogli una mano in mezzo alle scapole. “Da che pulpito..” ribatté l’altro staccandosi e dandogli una gomitata nello sterno. Si voltò poi verso Sabo “Non mi hai convinto per niente l’altra volta, nascondi troppe cose e anche se lui” disse indicando Ace “si fida di te non è detto che dobbiamo farlo tutti. Ho sempre creduto che l’avresti messo in qualche guaio, visto da dove vieni, mi sbagliavo, grazie per averlo riportato a casa” disse allungando la mano perché gliela stringesse. Ace passò lo sguardo tra loro due, meravigliandosi abbastanza del comportamento del suo ex-vice, sapeva molto bene che era davvero restio a fidarsi delle persone e che non aveva dato per niente fiducia a Sabo fin dal principio. Si accorse solo in quel momento che si era radunata sulla porta la maggioranza degli altri occupanti di quella stanza, compresi gli altri suoi vecchi nakama, dalle loro espressioni Ace poteva dedurre che anche loro erano abbastanza shockati del cambio di opinione di Skyler. Questi arrossì leggermente a tutta quell’attenzione e, recuperato il proprio libro si arrampicò di nuovo nella sua cuccetta, tornando a leggere come se niente fosse. Ace lo prese come il segnale per andarsene e così fece, era stanco a sufficienza e aveva ancora Barbabianca con cui parlare. Trovò anche Marco nel corridoio ad attenderli “Il babbo dorme già e ultimamente è stato molto in pensiero, sai, con la storia di Impel Down e tutto… le infermiere dicono che sarebbe meglio non svegliarlo e lasciarlo riposare, lo vedrete domani” disse camminando con loro verso le stanze dei comandanti. Ace annuì, un po’ gli dispiaceva perché avrebbe voluto salutarlo subito però certo era meglio si riposasse, gli dispiaceva sentire che non era stato bene per colpa dei pensieri che aveva avuto a causa sua. “Vi ho fatto preparare da mangiare, è nella tua cabina” informò Marco prima di augurare la buonanotte ed entrare a sua volta in camera; alla luce tenue del corridoio Ace aveva visto chiaramente che aveva gli occhi cerchiati di nero, anche lui meritava indubbiamente un buon sonno ristoratore. Entrò in camera, contento di esserci finalmente tornato e sorrise, infinitamente grato, vedendo il tavolo letteralmente ricoperto di roba da mangiare. Sinceramente non si ricordava nemmeno quand’era stata l’ultima volta che aveva mangiato ma sentiva di avere decisamente bisogno di rifocillarsi, soprattutto dato che aveva usato i propri poteri incessantemente per tutto il giorno senza mettere nulla sotto i denti.

Lol, poveretta, non la invidio dato che magari non era nemmeno il suo genere, però insomma, anche lei a dare i temi liberi, non si fa! XD Peggiorare non lo so, dipende dalle tematiche più che altro, se si esplorano cose finora intentate tendo al peggioramento, sì XD
 
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view post Posted on 11/12/2013, 16:30
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Sabo

Nonostante le sue dita stringessero saldamente la mano di Ace, non riuscì comunque a dormire bene. Dire di voler fare una cosa è un conto, riuscirci è un altro. Si alzò con l'impressione che sarebbe stato meglio non andare a letto affatto e considerando che avrebbe passato la giornata su un mezzo che, per quanto apprezzato, non consentiva affatto di riposarsi non era una bella cosa. Cercò Iulo per la nave per salutarlo ma non riuscì a trovarlo e, usando l'Haki, lo individuò parecchio lontano sulla spiaggia. Supponendo che non volesse parlargli lasciò un rapido biglietto in cui avvertiva che stavano andando e raggiunse Ace e Marco a terra. Non aveva riflettuto su quanto potesse essere strano un incontro con gli altri due, sia perché Rayleigh e Marco probabilmente avevano una lunga storia di rivalità alle spalle, sia perché Rufy era sempre il solito e avrebbe potuto dire cose che non era il caso di dire. Invece la cosa filò liscia senza problemi, Rufy non fece nemmeno commenti sulla pettinatura di Marco, cosa che Sabo aveva dato quasi per scontata, il che lo stupì comunque molto. Anche il resto del viaggio, per quanto stancante (ma non si poteva lamentare, lui che veniva solo scarrozzato rispetto agli altri due), andrò tranquillo. Era l'arrivo sulla Moby Dick che poteva essere potenzialmente un disastro. Anche se la notizia principale era quella della salvezza di Ace non era abbastanza ottimista da pensare che anche la notizia a suo riguardo non si fosse diffusa. Marco era sembrato tranquillo, anzi, gli aveva portato buone notizie ma non aveva idea di come avrebbero potuto reagire gli altri. Aveva anche indossato la camicia proprio per non far vedere che non aveva più il tatuaggio. Per questo motivo, quando salirono a bordo, si tenne leggermente in disparte rispetto al mucchio che era saltato addosso ad Ace e che sembrava avere intenzione di finire quello che la marina aveva fatto, almeno dalla foga con cui stavano accogliendo il fratello. Non è che sperasse di passare totalmente inosservato, però, insomma, non sarebbe stato male. Ma appunto la situazione non durò molto perché il gruppo di quelli che avevano già salutato Ace ed erano stati cacciati in malo modo da quelli che dovevano ancora farlo non ci mise molto ad individuarlo. Sabo deglutì e rabbrividì contemporaneamente, salvo poi ritrovarsi circondato da persone che non facevano altro che ringraziarlo e piangere e continuare a ringraziarlo. Si sentiva parecchio in imbarazzo ma capì che non sarebbe riuscito a liberarsi quindi balbettò che non c'era motivo di ringraziarlo ma strinse comunque le mani a chi gli capitava sotto tiro. Alla fine, aveva anche sorriso. Fu dopo parecchio tempo che riuscì a recuperare il fratello sotto la catasta dei compagni.

CITAZIONE
“Ti ho mai detto che ho amici più testardi di me?”

"Sinceramente, ne dubito," scherzò Sabo, che davvero non aveva grande fiducia nella testardaggine di Ace. Si domandò se fosse una grande idea rimanere con Ace mentre parlava con Skyler, che non aveva mai nascosto il fatto di trovarlo antipatico, ma dato che era stato il fratello a dirgli di seguirlo lo fece, rimanendo in disparte mentre i due risolvevano la cosa per conto loro. Si avvicinò solo quando fu lo stesso Skyler a guardarlo. Sentendolo parlare, era come se tutte le sue paure si stessero materializzando e sentì il sangue che smetteva di affluirgli al viso. Non voleva mettersi a giustificare sui perché e percome e sinceramente si sentiva anche responsabile del fatto che la marina sospettasse di Ace in un omicidio. Rimase quindi estremamente sorpreso di come il discorso terminò. Allora ricambiò la stretta di Skyler e rispose: "Sono io che devo ringraziare te" Per esserti preso cura di Ace per tutto questo tempo. Non lo disse, ma sperò che il discorso fosse chiaro. Avrebbe voluto parlare subito con Barbabianca, ma ascoltò il suggerimento di Marco e seguì Ace nella sua cabina. Il suo stomaco brontolò: in effetti era da parecchio che non metteva qualcosa dentro. "Faccio una doccia, inizia pure senza di me," disse ad Ace, perché prima sentiva il bisogno di risistemarsi un attimo. "Oppure aspettami, come preferisci," aggiunse, perché temeva di aver dato l'idea di non voler cenare con lui. La doccia gli servì per calmarsi un attimo: ok, era andata, nessuno sembrava preoccuparsi di quello che c'era scritto sul giornale ma comunque non riusciva ad essere tranquillo. Si prese un paio di minuti per tornare poi a sedersi alla scrivania con una parvenza di tranquillità. Doveva ammetterlo, la cucina di Goun e i suoi gli era mancata. Allungò il braccio per sfiorare il viso di Ace dove Skyler l'aveva colpito. Non era intervenuto perché sapeva che erano faccende private, ma comunque controllò che andasse tutto bene. "Era davvero preoccupato..." commentò una volta assicuratosi che andasse tutto bene. "Be', lo erano tutti. E' bello avere una famiglia così." Era davvero, davvero felice che ci fossero così tante persone che adoravano il fratello. Finito di cenare Sabo allungò la mano nel suo zaino e ne estrasse il blocco degli appunti. "Ho voglia di scrivere un po', ne sono successe tante ultimamente," comunicò. "Tu vai pure a dormire, ti raggiungo appena ho finito." La realtà è che non aveva assolutamente sonno e sperava che stancandosi a buttare giù gli appunti gli sarebbe venuto. Invece scrisse per parecchio tempo senza avvertire stanchezza e quand'ebbe terminato era più sveglio di prima. Rimase per un po' ad osservare il fratello che dormiva, sfiorandogli appena le lentiggini sulle guance per non svegliarlo. Quando capì che non sarebbe riuscito a dormire nemmeno sdraiandosi accanto a lui, uscì con l'intenzione di schiarirsi le idee all'aperto. Si bloccò un attimo davanti alla porta che era un tempo del comandante della quarta flotta e, senza nemmeno sapere perché, provò a vedere se era aperta. Lo era. Entrò lentamente e, alla luce della luna che filtrava attraverso l'oblò, poté notare che era rimasta totalmente intatta dalla sua morte, compresa la macchia di sangue sul pavimento. Non doveva essere stato facile affrontare una tragedia del genere. Si voltò solo quando sentì qualcuno arrivare alle spalle: era Jozu. "Scusa," disse Sabo, uscendo. "Volevo solamente capire che tipo di persona fosse Satch, che Ace vuole vendicare così tanto." Non aggiunse che sapeva che non si sarebbe arreso, nonostante avesse perso una prima volta, ma pensava di capire un po' meglio, adesso, dopo aver visto quella stanza. Jozu si limitò ad annuire senza dire niente. Era il suo turno di guardia e dato che Sabo continuava a non avere sonno decise di seguirlo all'esterno. Passò parecchio tempo prima di avere il coraggio di chiedergli: "Che cosa hanno detto gli altri su... Quello che è uscito sul giornale?" Jozu rimase in silenzio per un attimo. "Il Babbo non ama mentire alla ciurma," affermò, dando conferma a quello che Sabo già pensava. "Ma questo è qualcosa che riguarda te, quindi ci è andato leggero affermando che non bisogna credere a tutto quello che il governo dice. Penso che poi dovrai parlare con lui." Sabo annuì: era sua intenzione farlo. Rimase ad aspettare fino all'alba, rammaricandosi di non essere assieme al fratello in quell'occasione, quindi decise che era meglio tornare in cabina prima che Ace si svegliasse, sempre se non era già successo, cosa di cui però dubitava. Mentre tornava sottocoperta incrociò una delle infermiere che usciva dalla cabina di Barbabianca. Appena lo vide lei sorrise e gli strinse la mano, ringraziandolo di tutto quello che aveva fatto per Ace, facendolo arrossire. Pareva che un sacco di gente con cui praticamente non aveva mai parlato lo considerasse una specie di salvatore, manco fosse il figlio di Biancaneve. "E' sveglio?" domandò, accennando alla porta. Lei annuì prima di allontanarsi nel corridoio. Allora, già che c'era, Sabo provò a bussare. "Se non hai con te del saké, non entrare nemmeno," fu la risposta che ottene, a cui però decise arbitrariamente di non dare ascolto, entrando e chiudendo delicatamente la porta dietro di sé. Quando Barbabianca lo vide, la sua espressione passò da accigliata a felice. "Eccoti qui, ragazzo mio," gli disse, dandogli una pacca che avrebbe potuto lussargli una spalla. "Accomodati, accomodati," aggiunse, facendogli spazio sull'enorme letto. Poi sospirò. "Devo ammetterlo, ci hai davvero aiutati. Non sono un utopista, so benissimo che non sarei probabilmente uscito da Marineford. Non che abbia ancora molti anni, e forse un'uscita così non sarebbe stata male, ma comunque..." Rise. Sabo sorrise amaramente. "Devo ammettere di non aver pensato molto a voi quando sono andato da Ace..." Era stato egoista, e lo sapeva. Per quello si vergognava molto di tutti i ringraziamenti che gli erano stati fatti. "Non che non fosse prevedibile," rispose Barbabianca, senza sembrare particolarmente sorpreso. "E poi, sei quello che ci ha rimesso di più." Non aveva torto nemmeno stavolta. "Mi hanno cacciato fuori," ammise. Era la prima volta che aveva detto le cose come stavano. Ad Ace, francamente, non se la sentiva, anche perché temeva di tornare ad essere arrabbiato con lui e non voleva. "Be', penso che mi sia anche andata bene, e forse ci sono possibilità, ma comunque, al momento..." Barbabianca rimase ad osservarlo per parecchio. "Qui puoi stare quanto vuoi, credo che Marco te l'abbia già detto," disse. Sabo annuì. "Sì, grazie. E' solo che con tutto il casino adesso non vorrei che la marina... Insomma, non voglio creare problemi." Barbabianca rise. "Se mi interessasse quello che pensa la gente, questa ciurma non esisterebbe," affermò. Sabo sorrise, continuando a guardarsi i piedi. Non aveva granché da dire, in verità. Stava per decidere di andarsene quando l'altro lo fermò. "Da quant'è che non dormi?" gli domandò. "Oh, be'..." Non aveva una risposta. Due giorni minimo, ma non è che avesse dormito granché da quando Ace era stato catturato, poi c'era stato il problema di uscire da Impel Down e poi l'ansia dovuta a ciò che il governo avrebbe fatto. Barbabianca lo prese praticamente di peso (ed era molto difficile opporsi ad uno che è grande il triplo di te, senza contare il piccolo appunto dell'uomo più forte del mondo) e lo spinse a forza sotto le coperte, rimboccandogliele. "Se ti mandassi da Ace non dormiresti," si giustificò Barbabianca, facendolo arrossire da capo a piedi. Comunque, non era un granché sicuro di riuscire a dormire lì, in quel letto enorme ed estraneo, con lui che lo fissava così. Però era così caldo... E rassicurante... Cominciava a capire perché Ace provasse dei simili sentimenti. Chiuse gli occhi e si addormentò senza nemmeno accorgersene.

Perché, hai in mente altre cose che non abbiamo ancora sperimentato? Devo inquietarmi anche io? XD Sappi che dopo il capitolo scrivere questo post è stato drammatico XD
 
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view post Posted on 27/12/2013, 17:35
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Portgas D. Ace

Non voleva iniziare a mangiare senza Sabo quindi si limitò a mangiucchiare giusto qualcosina per tenere la bocca impegnata, iniziando realmente la cena solo quando il fratello si unì a lui. Fu abbastanza contento di sentire il commento di Sabo sulla sua ciurma, Ace avrebbe volentieri aggiunto che non avrebbero avuto problemi ad accogliere anche lui nello stesso modo ma tacque e quindi si limitò a sorridergli, temendo che con quel commento potesse solo rigirare il coltello nella piaga. Era chiaro che Sabo avrebbe preferito tornare con i suoi ed Ace, purché la cosa in parte gli dispiacesse, lo capiva, ma la cosa che gli doleva di più era il fatto che Sabo non potesse avere un rapporto come quello che aveva invece lui con i suoi nakama. Avrebbe preferito saperlo ‘al sicuro’, come sapeva Rufy con i suoi nakama e con la gente che riusciva a far schierare dalla sua parte, non perché Sabo non fosse in grado di difendersi ma perché, ed Ace lo sapeva meglio di chiunque altro, essere sempre soli -non necessariamente in senso fisico- non era d’aiuto. Tutti hanno bisogno di sfogarsi ogni tanto, tutti hanno bisogno di una spalla su cui piangere, di una persona su cui fare affidamento, di qualcuno disposto ad ascoltarti, sia che i tuoi problemi siano grandi o piccoli, oppure che ti faccia ridere e stare meglio. Ace in primis per l’appunto lo aveva scoperto anni prima ed ora era immensamente grato di avere persone simili nella sua vita. Sabo era stato il primo ed Ace voleva esserlo per lui, per lo meno, si augurava di esserlo anche se non esattamente in questo frangente, dato che era la causa dei suoi guai. Ma Ace non poteva esserci sempre e quando Sabo era lontano da lui Ace avrebbe voluto poter pensare ‘sì, sto tranquillo perché in caso di bisogno so che mio fratello può fare affidamento su questa persona’. Inizialmente aveva creduto che Iulo, per quanto poco gli piacesse in realtà, potesse essere adatto a questo scopo, dato che volente o nolente era una delle persone più vicine al fratello, invece Ace si era ricreduto quando poche ore prima, quando aveva interrotto la loro ultima ‘conversazione’, li aveva trovati mentre avevano appena tentato, con tutta probabilità, di farsi a pezzi a vicenda.
CITAZIONE
"Ho voglia di scrivere un po', ne sono successe tante ultimamente," "Tu vai pure a dormire, ti raggiungo appena ho finito."

Mmh... Leggisi: ‘voglio restare solo’. Annuì comunque sorridendo per fargli capire che andava bene e si avvicinò a lui per dargli un bacio tra i capelli prima di sparire in bagno per farsi una doccia. Tornato in camera si mise a letto e rimase per un po’ a fissare Sabo che scriveva, prima di addormentarsi, rimuginando ancora un po’ sui pensieri di poco prima.
Non si sorprese eccessivamente la mattina successiva quando, al suo risveglio, non trovò Sabo accanto a sé. Puntellandosi su un gomito si alzò leggermente per guardarsi intorno e sbuffò apertamente quando non lo vide da nessuna parte nella stanza. La cosa lo infastidiva un po’, doveva ammetterlo, la notte prima l’aveva svegliato per dirgli che voleva passare sopra a questo e quello e non essere arrabbiato con lui e poi in pratica non sopportava nemmeno la sua presenza. Si alzò di malumore sufficiente a rovinare il fatto di essere appena tornato a casa e uscì in coperta per cercare il fratello. Sul ponte trovò Vista che vigilava sulla rotta e la cosa gli parve un po’ strana dato che di solito era sempre Marco ad occuparsene ma questi gli disse che gli aveva detto di starsene a letto e che quindi non si sarebbe visto fino al pomeriggio, idem per Jozu che invece aveva fatto il turno di guardia notturno. “Ma conosci Marco, probabilmente invece di riposarsi si starà rimettendo in pari con il diario di bordo e la corrispondenza, negli ultimi tempi non ha fatto altro che scrivere rapporti e mandare lettere a destra e a manca e stare attaccato ai lumacofoni, un centralinista praticamente” disse ridacchiando un pochino. Ace sorrise ma si sentì un po’ in colpa perché sapeva che probabilmente era per colpa sua che Marco si era dovuto sobbarcare tutto quel lavoro extra. Si appuntò mentalmente di scusarsi con lui alla prima occasione, cosa che alla fine dubitava avrebbe seriamente fatto. Chiese a Vista se avesse visto Sabo ma quando questi gli rispose di no andò ad indagare altrove, per scoprire solo che nessuno aveva visto il fratello. Mano a mano che chiedeva a più persone e queste gli rispondevano negativamente sentiva il panico crepitargli su per la schiena e iniziò a temere che se ne fosse andato senza dirgli nulla. Tornò anche in cabina a controllare che non ci fosse qualche suo messaggio da qualche parte e si sentì leggermente meglio notando che lo zaino di Sabo era ancora lì, come pure gli appunti che aveva scritto la sera precedente, Ace passò una mano sul blocco di fogli senza in realtà vederlo. Se se ne fosse andato si sarebbe portato dietro le sue cose.
Uscì di nuovo, stavolta più tranquillo anche se sempre un po’ infastidito e si ritrovò quasi automaticamente davanti alla porta della stanza di Barbabianca. In realtà aveva sentimenti contrastanti riguardo al loro incontro perché in buona parte si vergognava di aver messo a repentaglio tutta la ciurma con le sue azioni avventate. E a quel che aveva capito la salute del babbo ne aveva risentito ed Ace si sentiva ancora più in colpa. Ormai aveva perso il conto delle persone che aveva ferito come conseguenza delle sue azioni, tutti quelli a cui voleva più bene erano stati in pensieri, avevano sofferto o avevano rischiato la vita. Comunque era inutile continuare a ritardare l’inevitabile, a sufficienza aveva temuto il momento in cui si sarebbe trovato a quattr’occhi con il babbo, sapeva di non poterlo ritardare oltre.
Bussò un paio di volte prima di entrare e quello che vide lo lasciò quasi di stucco; Sabo stava dormendo nell’enorme letto, mentre Barbabianca parlava sottovoce con Marco dall’altro lato della stanza, seduto alla sua scrivania oversize. Ace passò lo sguardo da uno all’altro, mezzo confuso e mezzo sollevato di aver trovato il fratello. Anche se non troppo felice del fatto che fosse andato a dormire da un’altra parte a dirla tutta. Attese sulla soglia perché Barbabianca si stava alzando, sia lui che Marco uscirono dalla stanza, richiudendosi poi la porta alle spalle. Una delle infermiere si avvicinò probabilmente con tutta l’intenzione di ammonire Barbabianca che si era alzato dal letto ma questi si limitò a farle intendere di lasciar perdere e allontanarsi con un gesto della mano. Lei passò lo sguardo tra lui ed Ace, guardò male Barbabianca per qualche secondo prima di allontanarsi con un aria di ‘non finisce qui’ chiaramente stampata sul viso. Lui a tutta risposta ridacchiò, facendo poi cenno ad Ace di seguirlo. Ace aveva capito che l’infermiera aveva le sue buone ragioni ad essere preoccupata, il babbo non sembrava stare affatto bene e sebbene non fosse attaccato a macchinari o medicine come invece lo aveva visto altre volte era evidentemente affaticato anche solo nel camminare e si appoggiava in buona parte alla sua lancia per avere un supporto. “Qui può bastare. Non volevo svegliarlo, ha chiaramente bisogno di dormire” disse accennando con la testa alla direzione della sua cabina. E certo che aveva bisogno di dormire, pensò Ace, solo il perché del non riuscisse a farlo in sua compagnia lo tormentava non poco.
Parlò per qualche tempo con Barbabianca e la cosa non gli fu così facile, anche se non ricevette nessun ammonimento da parte sua, cosa che gli fece ancora più male e alla fine si ritrovò a scusarsi più e più volte per la sua avventatezza, assicurando però che quello che aveva fatto l’aveva fatto solo per cercare giustizia; non riusciva a dimenticare di come fosse stato uno dei suoi sottoposti a commettere tradimento e a uccidere uno dei suoi migliori amici. “Non è facendoti ammazzare che raddrizzerai il torto in ogni caso” disse Barbabianca “Semmai butteresti solo benzina sul fuoco”. Sì beh, l’intento di Ace non era stato esattamente quello di farsi ammazzare ma era consapevole di essere stato messo in guardia sulla natura di Teach e di avere sottovalutato non poco la cosa. Adesso, a conti fatti, se ne rendeva conto. E sapeva di non poter ribattere dato che tutti lo conoscevano per il suo temperamento poco incline alla fuga anche quando sarebbe stata la scelta migliore da fare. “Non mi aspetto che tu abbia rinunciato, sono vecchio ma non completamente andato” proseguì Barbabianca, in fondo Ace odiava Roger ma condivideva parte del suo carattere con lui e Barbabianca aveva notato alcune somiglianze dato che aveva conosciuto abbastanza bene il Re dei pirati all’epoca. Si sarebbe guardato bene dal dirlo ad Ace comunque, sapeva che non avrebbe gradito, però come Roger non avrebbe mai lasciato perdere nemmeno Ace l’avrebbe fatto. “Non che non mi piacerebbe l’idea che tu lasciassi perdere, ma so che hai intenzione di ritentare”, una via di mezzo tra una domanda ed una affermazione. Ace non smentì né confermò, il che era in pratica una conferma comunque e ciò spinse il vecchio pirata a continuare “Sarebbe troppo chiederti di non andare da solo? O di ascoltare prima la gente, stavolta?”. Ace soppesò la domanda, non poteva dire che fosse una richiesta esagerata in effetti, ma una parte di lui gli diceva che no, era una cosa che doveva fare da solo e non gli piaceva l’idea di mettere in mezzo altri. Soprattutto adesso che aveva scoperto quanto forte fosse Teach non era molto incline a far rischiare anche altri per una sua sete di vendetta. Quindi anche stavolta non rispose, decidendo che ci avrebbe pensato su e avrebbe deciso quando sarebbe stato il momento.
Parlarono ancora ed Ace raccontò di ciò che era accaduto dentro Impel Down e a sua volta Barbabianca lo mise al corrente di ciò che era avvenuto in quei giorni fuori dalla prigione, dopo di ché Barbabianca uscì sul ponte decidendo di ignorare bellamente gli ordini delle infermiere che volevano che tornasse a letto, affermando che un po’ di aria fresca gli avrebbe fatto solo bene. Ace non sapeva bene se andare o meno da Sabo, da una parte avrebbe voluto ma dall’altra non voleva premere e aveva paura di allontanarlo ancora di più. Decise di uscire anche lui sul ponte ma incrociò sulla sua strada membri di più divisioni, armati di chiodi, assi e vari attrezzi idraulici. Spiegarono che stavano scendendo a riparare una falla che si era aperta un paio di giorni prima quando erano arrivati al limite della fascia di bonaccia ed erano stati attaccati da un mostro marino. Decise di andare a dare una mano, dato che tanto non aveva molto di meglio da fare ma presto se ne pentì, anche se tenne per sé le sue considerazioni. Di certo stare a mollo nell’acqua marina -gelida peraltro- fino al ginocchio non era piacevole, gli drenava le forze ed Ace non era sicuro di essere granché d’aiuto agli altri che lavoravano con lui. Ma era stato lontano per tanto tempo e si sentiva quasi in dovere di fare qualcosa di utile per la ciurma e per la nave. La falla non era grande ed era già stata riparata per la maggior parte ma il legno era impregnato di acqua e spesso si spezzava quando gli si piantava un chiodo o lo si colpiva col martello, il che rendeva il lavoro più lungo. Jozu –che supervisionava la cosa- li raggiunse qualche ora più tardi, quando ormai dovevano solo togliere l’acqua con le pompe e una volta che le ebbero sistemate e attivate Ace tornò sul ponte, dove incontrò Sabo. “Dormito bene?” chiese ridacchiando tanto per fargli capire che sapeva. Avrebbe azzardato un bacio su una guancia ma c’era un po’ troppa gente in giro e sebbene tutti sapessero come stavano le cose tra loro non voleva mettere Sabo troppo in imbarazzo quindi si limitò a stringergli brevemente l’avambraccio. “Non ti sei perso niente” aggiunse ancora un po’ con il fiato corto, asciugandosi la fronte con un braccio. Ormai era passata l’ora di pranzo da un po’ e francamente Ace aveva una buona dose di fame “Vado a vedere se c’è rimasto qualcosa da mangiare giù in mensa, hai fame?” chiese sciacquandosi velocemente le mani e il viso in un secchio di acqua.

No no, io no, rimarrei sul tranquillo XD Immagino, però dai, sii ottimista XD Il riferimento a OUAT comunque temo lo capiranno in tre, comprese noi due XD
 
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view post Posted on 1/1/2014, 16:04
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Sabo

Sabo sbatté leggermente gli occhi. Era sveglio, ma non aveva così tanta voglia di alzarsi, perché in realtà si sentiva ancora molto stanco. Probabilmente aver dormito la mattina anziché la notte non aveva giovato. Allungò la mano, abituato ormai ad avere qualcuno al suo fianco, e quando non sentì nessuno gli prese il panico, anche perché non trovava il limite del letto. Si alzò su di scatto, per rendersi conto che si era scordato di essersi addormentato nel letto di Barbabianca. Fu grato, tra l’altro, che il suddetto non fosse presente al momento, perché non avrebbe saputo cosa dirgli. Come Ace, aveva parecchi problemi a relazionarsi con i padri, ed ormai era troppo grande per aver bisogno di averne uno. Scivolò giù lentamente e si assicurò con l’haki che non ci fosse nessuno, quindi sgusciò fuori della porta in tutta fretta. Sul ponte come al solito c’era abbastanza confusione, motivo per cui il suo arrivo passò per una volta inosservato. Il sole aveva già superato il mezzogiorno, motivo per cui era improbabile trovare ancora Ace in cabina, e guardandosi intorno lo individuò direttamente sul ponte e vi si avvicinò. Era dispiaciuto di non essere stato lì al suo risveglio, non l’aveva pianificato.

CITAZIONE
“Dormito bene?

La maniera con cui gliel’aveva chiesto gli diede l’idea inequivocabile che Ace sapesse benissimo dove aveva dormito fino a quel momento, quindi arrossì ed annuì appena, abbassando la testa.

CITAZIONE
“Vado a vedere se c’è rimasto qualcosa da mangiare giù in mensa, hai fame?”

Annuì di nuovo. Ace sembrava affaticato, motivo per cui sperò che avesse avuto del lavoro da fare e che non stesse aspettando lui rischiando di morire di fame. In ogni caso, non aveva fatto colazione e avrebbe messo volentieri qualcosa sotto i denti, per cui seguì Ace in sala da pranzo. Ovviamente era quasi deserta perché la maggior parte della ciurma aveva già terminato di pranzare, e Goun non era in cucina, ma stava supervisionando le ultime portate. Non appena li vide, li fulminò con un’occhiataccia, battendo per terra il forchettone. “Arriverete in orario prima o poi?” protestò. “Qui non siamo a vostra disposizione.” Sabo tentò di parlare per scusarsi, sperando che, se avesse detto che era colpa sua, Goun sarebbe stato più ben disposto, dato che Ace aveva una lunga storia di furti in dispensa. Tuttavia, non ce ne fu bisogno perché un attimo dopo il cuoco aveva già sistemato su un tavolo un quantitativo di vivande buono per una ventina di persone, il che diede a Sabo la netta impressione che avesse tenuto da parte il cibo per loro, o almeno per Ace. Tra l’altro, la carne era cotta e calda, non sembrava per nulla un avanzo degli altri. Fra sé, Sabo sorrise: evidentemente anche Goun era stato preoccupato. Si erano seduti da poco a mangiare quando qualcuno li spinse entrambi da dietro, con il chiaro intento di spaventarli, cosa che riuscì anche abbastanza, perché Sabo quasi si rovesciò il contenuto del cucchiaio addosso. In realtà era solo Dante, che a quanto pare era molto divertito del suo scherzo, e con lui c’erano anche Abel e Miltall. “Volete unirvi a noi?” domandò Sabo gentilmente, mentre terminava di recuperare quello che aveva appena rovesciato e rimetteva tutto nel piatto. “No, grazie, abbiamo già pranzato,” rispose Abel. “Ci stavamo chiedendo se avevate già deciso su che isola andare.” Sabo li fissò interrogativi. “Per cosa?” chiese allora, dopo averci riflettuto per un attimo, dato che non ricordava di aver bisogno di un’isola per qualsiasi cosa. “Per la festa! La festa!” fu la risposta. Sabo pensò che non sarebbe stato un discorso piacevole. “La festa per il fatto che tutta questa storia di Ace è andata a buon fine!” Appunto. “Non possiamo farla a bordo. La Moby è grande ma sarebbe impensabile ospitare tutti gli alleati,” proseguì Dante. “Specialmente se si considera quello che succede di solito quando iniziano ad ubriacarsi!” aggiunse Abel ridendo. Hanno invitato anche gli alleati…? Grandioso, ci mancava solamente essere al centro dell’attenzione per una quarantina di ciurme di pirati del Nuovo Mondo. Anche se, ormai, forse non aveva più nessuna importanza… Ascoltò distrattamente le varie proposte che venivano fatte dai tre membri della seconda flotta, ritornando attento solo quando sentì la voce di Marco dire: “Io personalmente consiglio Sindria. È del nostro territorio e il re Sinbad non avrà problemi ad ospitarci tutti.” Miltall protestò: “Non è giusto, comandante, tu lo proponi solo perché vuoi andare ai centri termali!” Guardando il viso di Marco, che tradiva ancora la stanchezza, Sabo pensò che in effetti ne avrebbe avuto bisogno, di rilassarsi. Per lui non faceva molta differenza, un’isola qualsiasi sarebbe andata bene tanto sarebbe stato a disagio comunque, e non gli pareva il caso di mettersi a fare proselitismo rivoluzionario tra i territori della ciurma di Barbabianca. “Pensateci, comunque!” concluse Dante dandogli una pacca sulle spalle. “Ah, Marco, aspetta,” lo fermò Sabo mentre anche il comandante faceva per andarsene. “Puoi darmi la chiave della sala per gli allenamenti?” Marco lo guardò perplesso per un attimo, poi però mise la mano in tasca e prese la chiave dal solito mazzo. “La dormita ti ha messo energie,” commentò, con un sorriso appena accennato che confermò a Sabo che anche lui sapeva esattamente dove avesse dormito. Arrossì e, dopo aver messo la chiave in tasca, tornò a concentrarsi sul piatto. Quando fu di nuovo solo con Ace, decise che poteva anche giustificarsi. “Non riuscivo a dormire stanotte, così ho fatto un po’ di guarda con Jozu,” gli disse. “Poi sono semplicemente passato a ringraziare Barbabianca per l’ospitalità e lui… Be’, è parecchio persuasivo.” Aveva l’impressione che Ace potesse saperne qualcosa a quel riguardo, e sperò che il discorso fosse concluso.
Finito il pranzo, Sabo si alzò senza dire una parola e fece cenno ad Ace di seguirlo. In precedenza, aveva preso la decisione di non fargli più pressioni riguardo all’allenamento per l’haki, ma questo era avvenuto prima che Ace avesse la brillante idea di andarsene senza dirgli nulla per fare qualcosa per cui era profondamente contrario, motivo per cui non poteva più prendersela comoda, anche se sapeva che forzare le cose non avrebbe migliorato granché la situazione, ma non vedeva alternative. Se Ace non aveva intenzione di abbandonare l’idea di vendicarsi di Barbanera, l’unica cosa che Sabo poteva fare per lui era metterlo in condizioni di farcela. Tra l’altro, c’era anche un secondo motivo per cui era così ansioso di allenarsi. Iulo gli aveva accennato al fatto che non era del tutto sicuro che loro stessi, con il loro addestramento, potessero cavarsela contro Barbanera. Il che significava che lui stesso necessitava di un miglioramento, perché se fosse venuto il momento, voleva essere al fianco del fratello. Chiuse la porta con la chiave e poi se la rimise in tasca. Recuperò uno dei bastoni di legno che aveva già visto in precedenza in quella stanza: non erano decisamente di un legno buono come il suo, ma dato che si trattava di un allenamento potevano andare. Prese un respiro profondo e concentrò l’haki, che fluì lentamente lungo il suo braccio fino ad arrivare al bastone. L’ultima volta, non avevano usato armi, né haki, né frutti, ma non era più il momento di essere prudenti. “Niente più regole,” affermò, un attimo prima di attaccare. Inizialmente, furono dei colpi prudenti, perché non era una situazione esattamente facile. Da parte sua, non voleva davvero fare male al fratello, quindi doveva cercare di vedere quanta forza poteva mettere nei suoi colpi affinché fosse effettivamente chiaro che il fuoco non era un problema, senza però esagerare e rischiare ferite di grandi entità. Dall’altra, doveva ammettere che era la prima volta che si batteva davvero con un rogia e la cosa un pochino lo preoccupava. Si era addestrato molto per poterli affrontare, dato che il loro obiettivo erano gli ammiragli, dal restare sotto la neve senza alcuna coperta, con l’unico aiuto dell’haki, ma una cosa era imparare a resistere agli elementi naturali, un’altra era battersi con qualcuno che poteva controllarli. Ci mise un attimo a verificare che riusciva abbastanza a resistere al calore che quelle fiamme sprigionavano e alla stessa maniera a spostare l’haki in tempo per resistere agli attacchi. Quando fu sicuro di aver preso abbastanza confidenza con quello che stava succedendo, aumentò velocità e potenza. Dopo lo scontro di Barbanera, Ace doveva aver capito che non poteva affidarsi unicamente al fuoco, ma l’haki era un’altra cosa ancora. Tuttavia, doveva ammettere che il fuoco rimaneva un nemico terribile, difficilmente prevedibile e che non lasciava scampo alla minima distrazione. Se non riesco a resistere a questo… pensò Sabo, ben consapevole che il fratello probabilmente non stava dando il massimo perché nessuno dei due combatteva davvero per uccidere. Significherebbe che non sono all’altezza di nessuno! Ma era davvero difficile restare concentrati con il caldo che si faceva sempre più asfissiante e con la stanchezza che aveva addosso e che il riposo mattutino non era riuscito a sistemare del tutto. Più volte perse il controllo sul bastone e dovette lanciarlo via prima che bruciasse del tutto, prima di sostituirlo con uno nuovo. Fu quasi grato quando, non seppe bene dopo quanto, ma immaginò parecchio, sentì bussare incessantemente alla porta. Alzò la mano in segno di stop, si asciugò il sudore dalla fronte ed aprì la porta rallegrandosi per il fresco che veniva dal corridoio. Erano tre membri della quinta flotta che dovevano usare la stanza per provare alcune munizioni prima che fossero risistemate, ora che non era più necessario andare in guerra. Sabo sapeva che non poteva monopolizzare la stanza per sempre, e comunque si sentiva abbastanza stanco. Annuì, consegnando a loro la chiave. “Ho bisogno di una doccia,” affermò verso il fratello, prima di dirigersi nella sua cabina. Non aveva granché il coraggio di guardarlo in faccia, sapeva di aver preso una decisione per entrambi senza nemmeno consultarlo, ma non è che si sentisse granché il colpa stavolta.
Una volta arrivato in cabina si stiracchiò un attimo per stendere i muscoli ancora in tensione, e quindi controllò il suo stato di salute. Più volte si era sentito pizzicare durante il collegamento, ma non sembrava davvero ferito. La pelle era arrossata in più punti, ma solo su un fianco sembrava davvero scottata, ma non in maniera esagerata; sarebbe probabilmente guarita da sola. Si tolse la camicia: era tutta bruciacchiata in fondo ed aveva anche un buco sul fianco. Nonostante la situazione, si voltò verso il fratello sorridendo e scuotendo la testa contemporaneamente, prima di gettarla in un angolo. Guardando il fratello, però, gli era tornato in mente come l’aveva rivisto dopo giorni in Impel Down. Ovviamente adesso le ferite che aveva sul petto erano completamente scomparse, senza lasciare cicatrici, ma ciò nonostante il pensiero che fossero lì non gli dava pace, specie considerando che avevano appena combattuto. Si avvicinò leggermente per controllare meglio anche la sua situazione, e poi alzò il braccio leggermente a sfiorargli il viso sudato e le ciocche di capelli che erano appiccicate sulla fronte. E si sentì triste, perché odiava provare tutta quella rabbia nei confronti del fratello, anche se non riusciva a non pensare che, se Ace gli avesse dato retta, niente di tutto quello sarebbe mai successo. Gli sfiorò appena le labbra, per controllare che anche quelle fossero a posto, e si rese conto che aveva una gran voglia di girarsi ed andarsene. Ma farlo avrebbe significato ferirlo, come si era sentito lui quando Ace non era rimasto al suo fianco dopo aver letto il giornale. Allora lo strinse maggiormente a sé poggiando una mano sulla sua schiena e lo baciò. Sentendo il caldo sulle sue labbra si accorse che, comunque, tutto quello gli era mancato, e quindi schiuse leggermente la bocca per approfondire il bacio. Certo, ad Impel Down avevano avuto tempo, ma Rufy era con loro e comunque non era ancora successo il peggio ed erano ancora in pericolo. Anche quando smisero di baciarsi, Sabo rimase fermo con la fronte appoggiata alla sua, respirando profondamente. Solo quando sentì un rivolo di sudore scendergli dalla fronte si separò, sentendo di aver davvero bisogno di lavarsi. Allungò la mano per aprire la cintola e sfilarsi i pantaloni e poi, con un debole sorriso, disse, accennando al bagno: “Vieni?”

No, non riesco ad essere ottimista, se poi Oda mi scasina tutto lo stesso come si fa?! XD Immagino, l’ho messa più come divertimento personale che altro XD
 
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view post Posted on 28/1/2014, 22:56
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Portgas D. Ace

Mangiando riuscì a recuperare almeno in parte le forze che aveva perso a stare a mollo nell’acqua marina. Dopo tutto il tempo che aveva passato ammanettato ad Impel Down avrebbe volentieri fatto a meno di riprovare quella sensazione così in fretta, però almeno stavolta l’aveva fatto di sua volontà e per riparare la nave e aiutare i suoi nakama, quindi andava bene. Si lasciò scappare un sorrisino alla menzione della festa che avevano intenzione di organizzare per lui, in una situazione normale ne sarebbe stato contentissimo e avrebbe espresso ad alta voce il suo entusiasmo alla cosa, ma dato che Sabo non sembrava molto incline all’idea si trattenne. E a dirla tutta l’idea di Marco non era male per niente, una vacanza alle terme non gli sarebbe dispiaciuta affatto.
Fu meno contento quando Sabo chiese a Marco la chiave per andare ad allenarsi, anzi, la cosa non gli migliorò affatto la giornata che, per ribadirlo, era cominciata già poco bene per via della marinatura di poco prima. Non sapeva se Sabo avesse intenzione di andare ad allenarsi da solo o meno, francamente Ace non ne aveva voglia nemmeno un po’ ma non voleva nemmeno lasciare il fratello da solo se gli avesse chiesto di accompagnarlo, quando già la notte scorsa se n’era andato a zonzo senza di lui. E quando appunto aveva sempre l’impressione –forse anche più di una semplice impressione-, che facesse di tutto per evitarlo nonostante tutti i bei discorsi che gli aveva fatto sul non volere essere arrabbiato con lui eccetera. Ma evidentemente Sabo aveva tutta l’intenzione di coinvolgerlo eccome nell’allenamento e quando Sabo gli diede praticamente il via libera ad usare i suoi poteri stavolta, si sentì confuso per qualche secondo. Aveva sentimenti contrastanti, non voleva usare il fuoco per evitare di far male a Sabo ma allo stesso tempo voleva usarlo e senza nemmeno troppi scrupoli, un po’ per vedere quanto la sua preziosa haki gli sarebbe stata d’aiuto. Decise di andarci cauto e, dato che evidentemente lo scopo di Sabo era anche quello di farlo migliorare nell’uso dell’haki, non usò nessuna arma, limitandosi a cercare di evitare i colpi o pararli cercando di concentrare l’haki come poteva nelle braccia e nelle gambe per subire meno danni possibile. Dopo i primi minuti iniziò anche ad usare attivamente i suoi poteri contro Sabo, dapprima con cautela per evitare di ustionarlo ma quando vide che non aveva grossi problemi alzò un po’ il tiro, anche per dimostrargli che non era un imbecille totale e che il suo fuoco poteva essere pericoloso. Creò un cerchio di fiamme attorno a loro e più volte lasciò che Sabo venisse interamente avvolto, mentre lui poteva spostarsi all’interno di esse come desiderava per colpire con più effetto a sorpresa. Era talmente concentrato che quasi stava per colpire Sabo nuovamente quando questi lo fermò perché aveva sentito bussare alla porta. Non era particolarmente dispiaciuto di essere stato interrotto, anche se adesso che aveva iniziato non era poi così male allenarsi così con Sabo, quando poteva veramente fare qualcosa di concreto e non starsene seduto a cercare di spaccare pietre oppure farsi colpire con un bastone.
Anche Ace aveva bisogno di una doccia, francamente gli venne la mezza idea di andare ad nel bagno dei comandanti mentre Sabo avrebbe usato il suo, giusto per non dover aspettare e rimanere grondante a quel modo ancora a lungo. Si perse qualche secondo a fissare Sabo mentre questi si controllava le ferite, sentendosi un po’ in colpa quando vide che sul fianco era scottato. Pensiero che venne ricacciato prontamente indietro quando pensò che A: era stato Sabo stesso a cercarsi quello scontro e B: aveva un livido enorme che gli si stava inscurendo sulla spalla sinistra, dove Sabo era riuscito a colpirlo poco prima, ed era sicuro che ad un’ispezione più curata ne avrebbe trovati altri. L’effetto ‘dalmata’ francamente non gli era mai piaciuto quindi cercò di toglierli il più possibile usando il fuoco stesso, finché solo i più grossi rimasero.
Rimase fermo quando Sabo si avvicinò a lui; aveva paura che qualsiasi cosa avesse detto o fatto avrebbe potuto rovinare la cosa. Lasciò che fosse lui a dettare tempi e mosse e si limitò a rispondere fin dove sentiva che sarebbe stato cauto, anche se in tutta onestà avrebbe solo voluto stringerselo addosso, buttarlo sul letto e baciarlo e toccarlo per una settimana. Rimase molto sorpreso quindi quando Sabo lo invitò a fare la doccia con lui. Perché sapeva che non era nelle sue corde, in quel momento, era un tantinello forzata come cosa. Ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dirgli di no, a parte il fatto che lo voleva tantissimo, ora come ora sentiva che probabilmente non sarebbe riuscito a rifiutargli nulla. Perché era colpa sua se Sabo adesso si comportava diversamente e sapeva che la situazione lo faceva stare male quindi non aveva davvero nessun diritto di rifiutargli alcunché.
Si svestì velocemente e lo seguì nella doccia con cautela, col timore che cambiasse idea da un momento all’altro e lo allontanasse. Non riusciva però a stare troppo lontano da lui, era come una droga adesso che gli aveva dato l’opportunità di stargli vicino. Assicurandosi che l’acqua non fosse troppo calda per evitare che gli desse troppo fastidio dove era già passato il fuoco, prese una spugna e gliela tamponò sul fianco cercando di fare piano, prima di posarla per prendere un po’ di shampoo e iniziare a sfregarglielo tra i capelli. Forse era una mossa un po’ azzardata ma d’altronde era stato Sabo ad invitarlo lì quindi che almeno avesse un’utilità come cosa. Quando ritenne che fosse sufficiente spostò le mani sulla sua nuca e sul collo, esercitando un po’ di pressione e proseguendo a massaggiarli le spalle. Si concentrò un po’ lì prima di far voltare Sabo verso di sé e avvicinarsi per baciarlo perché non poteva trattenersi oltre dal farlo. Col risultato di far colare la schiuma dello shampoo negli occhi di entrambi. “Sono un genio” si lasciò scappare assieme ad una risatina mentre si sciacquava gli occhi sotto al getto dell’acqua e trascinava sotto anche Sabo, piegandogli leggermente all’indietro la testa per poter rimuovere la schiuma. Quando ebbe di nuovo il dono della vista si azzardò a baciarlo di nuovo, sempre con cautela, stavolta facendo anche scorrere le mani dalla sua schiena ai fianchi, ma delicatamente, quasi senza toccarlo, sembrava quasi che avesse paura di romperlo.
Non azzardò niente di più e dopo poco chiuse il getto dell’acqua, uscendo e avvolgendosi un asciugamano in vita, porgendone un altro a Sabo. Afferrato un altro asciugamano tornò nell’altra stanza e, prima che Sabo potesse protestare, tirò fuori un vasetto di crema dalla scrivania e gliene passò un po’ sulla bruciatura. Si sedette poi sul letto, strofinandosi i capelli con l’asciugamano, alzando gli occhi verso Sabo e chiedendosi se avesse intenzione di spingersi oltre o meno. Gli fece cenno di stendersi a fianco a lui e si rilassò solo quando riuscì a circondargli la vita con un braccio, l’altro piegato tra i loro petti, e ad appoggiare la fronte a quella di Sabo, come aveva fatto lui poco prima. Non se la sentiva di parlare, era facile che riuscisse a rovinare tutto parlando quindi si limitò a rimanere così, riflettendo su una cosa che aveva sentito dire tempo prima, che quando due amanti si guardano negli occhi i loro battiti si sincronizzano. Non ci aveva mai riflettuto prima e in effetti poteva essere casuale come cosa, però in quel momento con la mano stretta tra il suo petto e quello di Sabo sentiva che erano veramente all’unisono e la cosa lo rincuorò leggermente, come se fosse un buon segno, la conferma che effettivamente Sabo lo amava ancora dopotutto. Era una cosa stupida, se ne rendeva conto, ma era talmente preoccupato di poterlo perdere, che potesse cambiare idea e che non potesse perdonarlo per quello che aveva fatto e che decidesse di lasciarlo. Francamente il pensiero lo terrorizzava e più passava il tempo e Sabo continuava ad evitarlo come aveva fatto la notte precedente più temeva che potesse davvero succedere e che Sabo si fosse stancato di lui. Allo stesso tempo però non sapeva nemmeno come fare per evitare la cosa, non voleva pressarlo e quindi l’unica cosa che gli veniva in mente era di non fare niente e seguire il volere del fratello per cercare di non tediarlo oltremisura. Si sporse un poco in avanti per baciarlo leggermente, quasi disperato per quel contatto seppure così innocente, aveva appena sfiorato le sue labbra. Gli mancava tutto, gli mancava il contatto, la complicità che avevano di solito, le risate che si facevano a parlare anche di niente, il tempo passato senza dire o fare nulla però senza avere pensieri oscuri tutto il tempo su ciò che possa stare pensando l’altro nello stesso momento. Decise di rischiare un po’ di più e approfondire leggermente il bacio,intrecciando le gambe con le sue e stringendolo un po’ più a sé. Stava contemplando l’idea di far scivolare una mano sotto all’asciugamano quando sentì bussare ripetutamente alla porta e, irritato, si separò un po’ da Sabo per chiedere chi era. “Sono io” si sentì rispondere molto furbamente, in una nave con 1600 persone a bordo era proprio la risposta giusta quando uno non poteva vedere di chi si trattava. Ma dalla voce Ace aveva individuato che si trattava di Blenheim e, con uno sguardo si scuse a Sabo, si alzò malincuore dal letto, infilandosi velocemente gli shorts prima di aprire. Il comandante non era di molte parole ed Ace in realtà era un po’ stupito che fosse andato a bussare alla sua porta. “Scusa se ti disturbo ma vorrei parlarti di una cosa” disse Blenheim entrando e sedendosi alla scrivania di Ace. “Sono mesi che sto progettando di migliorare le nostre armi in vista di uno scontro con la marina, i bastardi hanno un sacco di scienziati a loro disposizione che non fanno altro che inventare nuove diavolerie, siamo un po’ indietro dal punto di vista delle armi… Siete stati ad Impel Down, siete riusciti a vedere qualcosa di interessante? Qualcosa di utile?” chiese passando lo sguardo tra lui e Sabo. Già da quando c’era stato l’incidente con le armi all’Agalmatolite stava lavorando a metodi che potessero contrastarle, dato che tra i membri della ciurma c’erano più utilizzatori di frutti. “Io ho visto molto poco, credimi, una mazza chiodata più che altro” disse Ace ricordando con astio l’appuntamento quotidiano con Minotaurus “e qualche frusta nei giorni meno peggio”. Poi raccontò brevemente di ciò che avevano incontrato mentre uscivano dalla prigione, francamente non aveva visto granché di molto rilevante se non nelle sale monitor delle guardie, sembravano essere forniti bene sotto quel punto di vista. Ma in quanto ad armi boh, erano abbastanza ‘tradizionali’ nei metodi là dentro. Sabo probabilmente, essendosi infiltrato nello staff mentre era all’interno della prigione, aveva visto senz’altro più di lui, senza contare il fatto che, dato da dove veniva, poteva avere informazioni al riguardo forse ma non disse nulla, se avesse ritenuto di parlare poteva farlo liberamente, se non l’avesse fatto voleva dire che non c’era nulla di importante. O che non si fidava abbastanza, pensiero che Ace cercò di mettere da parte anche se non ci riuscì completamente.
Blenheim ascoltò e una volta che ebbero finito di raccontare ringraziò e se ne andò, richiudendosi la porta alle spalle. Ace guardò Sabo per qualche secondo, ormai il momento era andato e difficilmente si sarebbe potuti tornare alle occupazioni precedenti, specie dopo aver tirato fuori di nuovo l’argomento Impel Down. Già Sabo era restio a stare in sua compagnia più di dieci minuti filati quando era di pseudo-buonumore, era quasi una follia pretendere che succedesse qualcosa adesso e dubitava fortemente che fosse era una mossa saggia iniziare qualcosa per poi rischiare in una percentuale troppo alta di essere rifiutato e starci solo male. Probabilmente era più saggio scendere a cena.

Più andiamo avanti e più mi sembra impossibile che non sia lui, non canterò vittoria fino all’ultimo però dai, i segnali sono incoraggianti!! XD Mi scuso tantissimo per il ritardo nella risposta, come ti ho accennato ho avuto casini ma volevo risponderti prima di andare in vacanza ^^XD
 
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view post Posted on 2/2/2014, 21:22
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Sabo

Aveva pensato a qualcosa di diverso da fare, nella doccia, ma quando Ace aveva iniziato a lavarlo, lo lasciò fare. Era comunque piacevole avere quel contatto di cui sentiva il bisogno. Se ne pentì l'istante dopo, quando Ace riuscì a gettare sapone negli occhi di entrambi. Tuttavia, Sabo dubitava che fosse quello, il motivo per cui Ace decise di uscire dalla doccia senza fare altro. Prese l'asciugamano che gli passò e se lo legò in vita, quindi ne afferrò un altro e lo usò per asciugarsi i capelli. Come aveva immaginato vista la delicatezza con cui l'aveva lavato prima, Ace era preoccupato per la bruciatura, cosa per cui non c'era in realtà nessun problema dato che già non gli faceva più male. Ma aveva anche l'impressione che non fosse quello il problema: Ace si comportava in modo strano, ero prudente, come se non sapesse bene che cosa fare. Quando si sdraiò accanto a lui, con la fronte appoggiata alla sua, pensò che forse la colpa era anche sua. Insomma, era chiaro che da quando era uscito l'articolo di giornale, lui stesso avesse assunto un comportamento non del tutto corretto. Be', no, non era giusto. Aveva assunto un comportamento che dipendeva dalle circostanze, dal fatto che fosse arrabbiato, e triste, e avesse praticamente rovinato tutto di quello per cui aveva lavorato per i precedenti dieci anni. In ogni caso, non era strano che le altre persone si adattassero al suo comportamento, perciò avrebbe dovuto aspettarsi che Ace reagisse in una certa maniera. Insomma, per come lo conosceva, era sempre pieno di dubbi riguardo a se stesso e probabilmente si incolpava per quello che era successo. Il problema era che, in questo caso, Sabo concordava con lui sul dargli la colpa dell'intera questione, e quindi non riusciva totalmente ad aiutarlo a sentirsi meglio. Sinceramente voleva gettarsi tutta quella storia alle spalle, anche perché immaginava che quello che era successo fosse stata una punizione sufficiente, ma in un certo senso non era così facile riuscirci. In ogni caso, rispose volentieri al bacio, sperando che la vicinanza aiutasse entrambi ad uscire da quella sorta di limbo dov'erano finiti. Motivo per cui odiò quando bussarono alla porta, anche se non riuscì a non sorridere pensando che la mania di dire 'sono io' era evidentemente una caratteristica di quella ciurma. Si infilò comunque i pantaloni in tutta fretta perché non aveva grande voglia di farsi vedere con solo un asciugamano addosso.

CITAZIONE
“Scusa se ti disturbo ma vorrei parlarti di una cosa” “Sono mesi che sto progettando di migliorare le nostre armi in vista di uno scontro con la marina, i bastardi hanno un sacco di scienziati a loro disposizione che non fanno altro che inventare nuove diavolerie, siamo un po’ indietro dal punto di vista delle armi… Siete stati ad Impel Down, siete riusciti a vedere qualcosa di interessante? Qualcosa di utile?”
“Io ho visto molto poco, credimi, una mazza chiodata più che altro” “e qualche frusta nei giorni meno peggio”

Sabo rabbrividì appena, e l'immagine di Ace chiuso in quella cella gli tornò in mente, provocandogli un conato. Era proprio necessario parlare di quello? E per quanto il comandante potesse aver ragione riguardo al preparare delle nuove armi contro la marina, non apprezzava molto il ritorno di argomento. Tuttavia, pensò che in qualche maniera, adesso poteva partecipare al benessere della ciurma, quindi si alzò ed iniziò a frugare nel suo zaino. "Non ho visto moltissimo, l'unica cosa che so è che stanno progettando di creare dei cyborg, e ci stanno riuscendo, ma non credo che sia una cosa replicabile," disse, prendendo il fucile di agalmatolite che aveva ancora là dentro e porgendolo a Blenheim. "Forse studiando questo potrete trovare qualche sistema per contrastarlo." Le armi a proiettili di agalmatolite avevano una struttura particolare, quindi erano facilmente individuabili anche nella distanza, e probabilmente c'era un sistema per bloccarne il meccanismo. "Ci sono solo altri due proiettili dentro, preferirei non li sprecaste," aggiunse. Aveva pensato di procurarsene altri una volta tornato alla base, dato che con Anna avevano scoperto dov'era la base da dove venivano commerciate quelle armi, ma ovviamente non era più possibile e quindi doveva andare al risparmio. Per un attimo gli venne in mente di dirgli di Punk Hazard, magari Barbabianca avrebbe voluto dare un'occhiata, ma era meglio che lo facessero i rivoluzionari, quindi tacque. Blenheim gli assicurò che non avrebbero usato i proiettili e lo ringraziò dell'aiuto prima di andarsene.
Si sedette nuovamente sul letto sentendosi improvvisamente stanco il doppio. Ma forse era la stanchezza dell'allenamento che si faceva finalmente sentire. Più probabilmente no, dato che stava anche tremando. Fece segno ad Ace di venire a sedersi accanto a lui, ma non lo guardò nemmeno in faccia. Si limitò a stare seduto fermo e stringere le mani sul lenzuolo, prima di rendersi conto che stava piangendo. Il ritornare a nominare Impel Down, ricordarsi di Punk Hazard e del fatto che ora non poteva interessarsi di quello che succedeva là gli aveva fatto tornare in mente la verità incrollabile che aveva perso il suo posto come rivoluzionario. Non era più niente, aveva perso uno scopo. Certo, il suo sogno era sempre stato quello di diventare un pirata, ma non così. Voleva essere libero di scegliere se e quando diventarlo, non esserci costretto! Aveva passato l'intera vita a cercare do fare quello che voleva, per poter permettere anche agli altri di essere liberi, ed era finito intrappolato in un destino che non gli competeva. Si voltò verso il fratello e lo abbracciò, appoggiandosi alla sua spalla e singhiozzando. Con le lacrime, sentiva anche la tensione di quei giorni che piano piano se ne andava. Era vero che non aveva avuto molto tempo per rifletterci: quando aveva letto della cattura del fratello, non aveva avuto il tempo di piangere. E non l'aveva avuto nemmeno dopo averlo aiutato ad uscire, perché aveva paura delle conseguenze. E dopo era troppo arrabbiato e sconvolto per farlo. Adesso, sentiva che forse era il momento giusto per farlo. E mentre stringeva le spalle di Ace e gli infilava le unghie nelle pelle, pensò che almeno aveva ancora il fratello. Non gli piaceva la situazione, per niente, ma almeno poteva ancora stringerlo fra le braccia, cosa che non avrebbe potuto dire se non fosse andato a prenderlo. Certo, molte cose avrebbero potuto andare diversamente, ma l'unica certezza al momento era quel corpo caldo che stringeva a sé. Smise di piangere solo quando bussarono nuovamente alla porta. Dato che l'infermiera dall'altro lato aveva chiesto, bussando, espressamente di lui, si ripulì in fretta dalle lacrime pensando che decisamente troppa gente era su quella nave. Ma era anche abbastanza curioso di capire perché stessero cercando lui. La risposta non gli piacque molto, dato che l'infermiera gli urlò contro per buoni cinque minuti sul fatto che non era stata una buona idea addormentarsi nel letto del capitano costringendolo a stare alzato quando aveva bisogno di riposo. Anche se le cose erano andate in senso totalmente contrario, quello che infastidì Sabo fu in realtà il fatto che ormai tutti sapessero di quella storia. Decisamente non c'era privacy su quella nave. "Hai ragione, mi dispiace," disse allora, facendo un breve inchino con la speranza che bastasse a farla cambiare. Funzionò. "Beh, sì, per stavolta va bene," disse lei. "Ma come membro effettivo della ciurma, è tua responsabilità cercare di controllare gli eccessi del Babbo. Mi raccomando, conto su di te."
Sabo chiuse la porta con un'espressione perplessa sul viso. Era bello che si preoccupassero tutti per Barbabianca, ma era strano che lo considerassero membro della ciurma. Be', in teoria lo era già da prima che succedesse quel casino, era più la prospettiva di Sabo che era cambiata, dato che prima era una copertura volontaria e adesso era una forzatura. "La tua ciurma è fantastica," commentò all'indirizzo di Ace, sorridendo. Lo pensava davvero, anche da prima. Purtroppo, la frase sarebbe dovuta continuare sul fatto che, nonostante questo, Sabo si sentisse ancora un outsider, come se non appartenesse veramente alla ciurma, dato che era stato praticamente costretto ad entrarci, al momento. Ma dirlo avrebbe riportato la situazione a prima, e Sabo voleva evitare. Non voleva continuare a rigirare il coltello nella piaga né al fratello né a se stesso, motivo per cui cercò di prendere tempo su cosa sarebbe stato intelligente dire per alleggerire l'atmosfera, e lo fece aprendo il cassetto della scrivania e recuperando il foglio con il teschio che Ace aveva appeso la prima volta per non essere disturbato. Mentre lo rimetteva sulla porta, dato che già troppe persone erano arrivate a disturbarli, gli venne in mente la sensazione che aveva provato quando era salito sulla Moby Dick la prima volta, prima che succedesse tutto il casino. E quando tornò nella stanza sapeva effettivamente quello che avrebbe detto. "Possiamo parlare un attimo della mia taglia?" commentò sorridendo. Almeno una delle cose positive di tutta quella storia. "Sì, lo so, è ancora più bassa della tua e di quella di Rufy, ma è la mia prima vera, ed è decisamente meglio di un sacco di pirati famosi. E da quel che ricordo, più altra della prima e della seconda di Rufy." Si avvicinò e notò di nuovo il livido che Ace aveva sulla spalla, e si sentì un po' in colpa, quindi frugò nell'armadietto del bagno per vedere se trovava una pomata contro i colpi. "E se non ricordo male, è anche più alta della tua prima taglia," continuò a parlare mentre cercava, con una punta di soddisfazione nella voce. "E quelli non sanno nemmeno che cosa ho fatto veramente!" Tornò nella stanza precedente con un'espressione piuttosto perplessa, come se si fosse appena ricordato qualcosa. "Chissà se mio padre l'ha vista!" commentò, mentre un enorme sorriso si formava sul volto. "Penso che la cosa non l'abbia reso esattamente felice..." Si sedette sul letto per spalmare la crema sul livido di Ace, e non poté trattenersi dal continuare a ridacchiare. Almeno una cosa positiva c'era, in tutta quella storia. Con un po' di fortuna, lo scandalo avrebbe definitivamente distrutto la ricchezza della sua famiglia, che avrebbe evitato di tornare a commerciare armi ed esseri umani.
Dato che Ace si era infilato i pantaloni in tutta fretta prima, aveva ancora la cintura aperta, per cui Sabo la prese e la sfilò senza troppi problemi, allontanandola ad un lato del letto. "Togliti i pantaloni, devi controllare se hai lividi anche nelle gambe," gli disse. "Non è che non ti abbia mai visto nudo..." aggiunse con un sorriso. "Dobbiamo anche decidere dove andare," aggiunse, dopo averlo fatto sdraiare e girare a pancia in giù per controllare i lividi sulla schiena. Ce n'era uno sul fianco che premette un attimo per controllare che non ci fossero anche danni interni, prima di passarci sopra la crema. "Sinceramente non mi dispiacerebbero le terme, credo che abbiamo tutti necessità di rilassarci... Sempre che non ti dispiaccia che mi vedano tutti nudo," aggiunse ridacchiando, dato che sapeva quanto Ace potesse essere possessivo, a volte. Gli venne anche da pensare ad Ace nella sauna, con il sudore che gli appiccicava i capelli alla fronte e le guance arrossate... E si ritrovò a desiderarlo di nuovo. Era ancora arrabbiato, e temeva che lo sarebbe stato per ancora molto tempo, ma si trattava di Ace, non di una persona qualsiasi. E non riusciva a non essere attratto da lui e, forse, chissà, tornare ad essere come prima l'avrebbe aiutato a superare quel fastidio che sinceramente si vergognava a provare, ben sapendo che qualunque colpa avesse, Ace l'aveva tutta scontata in Impel Down e non era giusto continuare a rimarcarla. Perciò, dopo essersi pulito la mano dalla crema sul lenzuolo, la appoggiò delicatamente su una natica, accarezzandola, prima di stringerla sotto le dita per sentire i muscoli che rendevano il suo sedere così perfetto. Stava per chinarsi a baciargli il collo, quando sentì delle voci fuori dalla porta, anche se non riconosceva bene di chi si trattasse. "Ace non scende a cena?" domandò qualcuno. "Non so, però c'è il foglio di non disturbare..." disse un altro. "Be', forse dovremo lasciargli un po' di spazio dopo quello che è successo..." fu la proposta di un altro. A Sabo non importava. Aveva la netta impressione che se si fosse fermato adesso non sarebbe riuscito a superare i suoi problemi. E voleva davvero avere di nuovo il rapporto di prima con il fratello. The sooner the better. Quindi allungò, facendola scivolare sulla sua schiena, la mano libera fino ad appoggiarla delicatamente sulla bocca di Ace, mentre faceva scivolare l'altra lentamente fra le sue natiche ed iniziava a stuzzicargli l'ano con l'indice.

Eh, incoraggianti per modo di dire, non so se essere contenta oppure no perché adesso devo anche preoccuparmi per lui, e non è bello ç.ç Almeno prima stavo tranquilla e facevo quello che mi pareva, adesso come faccio? E se Oda progetta di ammazzarmelo? >.< Ah, tranquilla, spero piuttosto che tu abbia meno casini prossimamente!
 
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view post Posted on 1/4/2014, 16:55
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Portgas D. Ace

Stava per chiedere a Sabo se aveva fame e se aveva voglia di scendere per cenare assieme agli altri o se preferiva che andasse a prendere qualcosa per mangiare lì quando questi gli fece segno di sedersi accanto a lui. Ace lo accontentò per poi sentirsi malissimo quando lo vide iniziare a piangere. Non poté fare altro che accarezzargli la nuca e stringerlo a sé con l’altro braccio mentre Sabo si sfogava, sentendosi in colpa perché sapeva che era per colpa sua ma sentendosi anche un po’ rincuorato dal fatto che, stavolta, invece di metterlo da parte, Sabo avesse deciso di includerlo, per così dire, stavolta. Gli sussurrò che andava tutto bene e che era finita e che non era più il caso di starci male, intervallando le parole con baci sulla fronte, lo ringraziò di nuovo per esserlo andato a prendere e lo rassicurò che non avrebbe mai fatto più niente del genere, ripetendo che gli dispiaceva.
Quando sentì bussare di nuovo alla porta fu un attimo infastidito; va bene che era appena tornato e che probabilmente in molti volevano parlare con lui, però potevano anche pensare che volesse un po’ di tempo per sé. Probabilmente non ci avevano nemmeno pensato, era raro che stesse chiuso in camera sua quando era sulla nave, dato praticamente non tornava in cabina nemmeno per dormire e passava le sue giornate sul ponte o da qualche altra parte con qualcuno della ciurma. Si alzò per andare ad aprire e rimase sorpreso trovandosi davanti una delle infermiere del babbo, doppiamente sorpreso quando questa iniziò a strillare contro Sabo.
Dovette trattenere le risatine che minacciavano di scappargli, non riuscì tuttavia a trattenere un sorrisino quando Sabo gli disse che la sua ciurma era fantastica. Ace si strinse nelle spalle come a dire ‘lo so’; erano un branco di pazzi ma forse anche per quello lui ci si ritrovava a meraviglia.
Rimase un attimo perplesso vedendo Sabo mettere il cartello che indicava che non voleva essere disturbato sulla porta.
CITAZIONE
“Possiamo parlare un attimo della mia taglia?" "Sì, lo so, è ancora più bassa della tua e di quella di Rufy, ma è la mia prima vera, ed è decisamente meglio di un sacco di pirati famosi. E da quel che ricordo, più altra della prima e della seconda di Rufy."

Ace alzò gli occhi al cielo, ma solo per scherzo. “Sì, è una bella taglia” rispose “Mi chiedo cosa ti aspettassi dopo aver buttato all’aria Impel Down, certo, se avessi fatto fuori Magellan già che eri lì credo che sarebbe stata ancora più alta” rispose ridacchiando
CITAZIONE
"E se non ricordo male, è anche più alta della tua prima taglia, "

“Non più alta di quella attuale però” gli urlò in risposta dato che Sabo si era spostato in bagno “Magari aumenteranno anche la mia, che ne dici?”.
CITAZIONE
"E quelli non sanno nemmeno che cosa ho fatto veramente!" “Chissà se mio padre l'ha vista!" "Penso che la cosa non l'abbia reso esattamente felice..."

“Grazie per la considerazione” ribatté dato che Sabo l’aveva bellamente ignorato “È probabile che l’abbia vista, sì, e no, credo che la cosa non gli debba essere piaciuta più di tanto” continuò con un sorrisino. “Può sempre fingere di non conoscerti comunque, non sono in molti a sapere che tu sia suo figlio e dubito che lui lo andrà a dire in giro dopo questa”. Lasciò che Sabo gli passasse la crema sui lividi, anche se dubitava avrebbe fatto miracoli dove non era riuscito a rigenerarsi col fuoco.
CITAZIONE
"Dobbiamo anche decidere dove andare,"

Si chiese di cosa stesse parlando, dove dovevano andare!?
CITAZIONE
"Sinceramente non mi dispiacerebbero le terme, credo che abbiamo tutti necessità di rilassarci... Sempre che non ti dispiaccia che mi vedano tutti nudo,"

Ah, la festa. Beh, dubitava ormai di avere qualche forma di potere di decisione a riguardo, Marco era bravo a mettere in testa le idee alla gente e con tutta probabilità ormai mezza ciurma aveva già dato per scontato che sarebbero andati alle terme. Cosa furbissima dato il numero di possessori di frutti a bordo ma vabbé, non sarebbero stati in pericolo e ci sarebbe comunque stata il resto della ciurma, nel caso. “Oh ma non è un problema, basterà inchiodarti l’asciugamano addosso, giusto per evitare che ti cada” disse ridacchiando. In realtà l’idea che tutti potessero vederlo nudo, in effetti, non lo riempiva di gioia ma era anche vero che non rischiava nulla e che in ogni caso era scontato che bastava che qualcuno provasse anche solo a pensare a lui in maniera dubbia ed Ace gli avrebbe dato fuoco seduta stante lì dov’era, nakama o non nakama. Ed era cosa risaputa eccome, dubitava qualcuno avrebbe azzardato qualsiasi cosa.
Era ancora concentrato sui suoi pensieri quando sentì le mani di Sabo iniziare a farsi più audaci e si voltò leggermente per guardarlo e cercare di capire le sue intenzioni. Ace non l’avrebbe di certo fermato ma non era sicurissimo fosse una buona idea continuare, più che altro voleva evitare di iniziare qualcosa per poi doversi fermare a metà. Prese nella propria la mano che Sabo aveva sul suo viso, spostandola leggermente mentre si voltava a pancia in su, allargando le gambe per fargli intendere che poteva continuare quello che aveva iniziato. Lo tirò leggermente verso di sé in modo che il suo viso potesse essere abbastanza vicino per poterlo baciare e nel mentre gli fece notare, tirandogli un paio di volte l’orlo dei pantaloni, che era ancora un po’ troppo vestito per i suoi gusti. Spostò per slacciargli i pantaloni e farli scivolare verso il basso, aiutandosi con le proprie gambe per togliergli definitivamente e passò le mani più volte sul suo membro mentre continuava a baciarlo e sentiva le dita dell’altro dentro di sé. Si lasciò scappare più sospiri e gemiti, ora che erano entrambi nudi e l’uno sull’altro ad Ace sembrava tutto molto più naturale, come se per un po’ le preoccupazioni e i problemi degli ultimi tempi si fossero sedati. Qualche minuto più tardi lo spinse leggermente via da sé, facendolo quasi sdraiare mentre continuava a baciarlo per impedire che potesse protestare. Si staccò dalle sue labbra per continuare a baciarlo lungo il collo e la clavicola, spostandosi sempre più in basso fino a raggiungere la sua erezione e passare la lingua dalla base verso la punta un paio di volte prima di circondarla completamente con le labbra. Continuò a muovere la bocca su di lui stringendo la base della sua erezione con una mano finché non iniziò a sentirsi abbastanza trascurato di attenzioni da dover stringere le gambe per procurarsi un po’ di frizione e sollievo. “Sbrigati” gli mormorò stringendogli una spalla mentre scivolava nuovamente sotto di lui, sdraiandosi. Emise un roco gemito quando lo sentì entrare in sé ma si rilassò quasi immediatamente e si spinse verso di lui per incitarlo a muoversi. L’unica voglia che aveva era che le cose tornassero quelle di sempre, lasciarsi alle spalle tutti i casini e le strane situazioni che si erano venute a creare ultimamente. Allo stato attuale per fortuna il suo cervello era troppo occupato sulle sensazioni del momento per preoccuparsi di pensare, cosa che andava tutta a suo vantaggio perché poteva godersi pienamente quello che stavano facendo.
Spostò le braccia intrecciandole attorno al collo di Sabo, seguendo i suoi movimenti e assecondandoli, cercando di non ansimare o gemere troppo forte; era vero che nessuno avrebbe osato bussare alla porta ora ma non era una buona ragione per farsi sentire da chiunque poteva passare di lì. Questa poteva anche essere usata come scusa per baciare Sabo, soffocando così i gemiti nella sua bocca o, quando sentiva che aveva davvero bisogno di respirare, sul suo collo o mordendogli delicatamente la spalla.
Se fossero andati avanti così però non avrebbe resistito ancora molto quindi si alzò Sabo finché non fu lui ad essere disteso ed Ace seduto sopra di lui. Gli posizionò le mani sulle proprie anche, spostando poi le proprie sulle sue gambe per aiutarsi a muoversi su e giù su di lui ad un ritmo più lento di quello che avevano tenuto fino a quel momento. La posizione gli consentiva anche di ammirare quanto bello fosse Sabo in quel momento, non era certo la prima volta che lo vedeva così, sudato, con il viso e il torace arrossati per la fatica e le labbra gonfie per via dei morsi e dei baci, ma ogni volta era una sensazione fantastica, soprattutto perché era consapevole del fatto di essere lui ad averlo ridotto in quella maniera. “Ti ho mai detto quanto sei bello?” chiese con la voce roca accarezzandogli una guancia e chinandosi su di lui per baciarlo nuovamente; era impossibile stare lontano dalle sue labbra al momento, sentiva che era più vitale quello dell’ossigeno che poteva incamerare con la bocca libera. Rimase così, con le mani puntellate sul letto, sopra le spalle di Sabo per un po’, finché non si sentì martellare la testa per via dello sforzo e del debito d’aria, allora si alzò di nuovo, iniziando a muoversi più velocemente.

Eh ho capito ma insomma, morto non va bene, vivo non va bene perché c’è caso che muoia, non ti va bene niente! XD Non credo dai, oramai l’ha già usata come scusa quella di ammazzare a Rufy un fratello per motivarlo, non c’è più necessità ù.ù
 
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view post Posted on 6/4/2014, 18:08
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Sabo

Sabo pensò che forse aveva esagerato ad iniziare direttamente così senza pensare se fosse d'accordo oppure no, ma per fortuna Ace si voltò facendogli cenno di continuare e Sabo si rilassò, penetrandolo con un altro dito per poterlo massaggiare meglio. Non si era nemmeno accorto di avere ancora i pantaloni addosso, ma non voleva smettere quello che stava facendo nemmeno per un attimo, anche se effettivamente stavano iniziando a stringerlo, quindi usò l'altra mano per slacciarsi il bottone e poi si aiutò con le dita dei piedi per farli scivolare lungo la gamba. Non era una cosa molto comoda da fare, ma con l'aiuto di Ace riuscì a toglierli e a gettarli via. Ansimò appena mentre avvertì le mani di Ace sul suo membro, ma apparentemente non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto perché Ace contemporaneamente lo baciò. In quel momento, però, non era in grado di protestare sul fatto che stessero facendo venti cose contemporaneamente, non era nemmeno in grado di pensare, voleva solo sentire Ace, qualunque parte di Ace, sotto di se. O sopra. Andava bene purché non smettessero. Se avesse iniziato a pensare avrebbe potuto rendersi conto che era arrabbiato, e non aveva la minima intenzione di tornare a quel livello proprio adesso che aveva deciso di passarci sopra. Per questo motivo fu un po' irritato quando Ace lo allontanò da sé, ma per fortuna non ebbe il tempo di essere troppo irritato perché ripresero a baciarsi immediatamente, il che gli consentì di concentrarsi nuovamente solamente sulle labbra di Ace sulle sue, sul quel calore, sulla saliva che gli inumidiva le labbra.

CITAZIONE
“Sbrigati”

Be', se la metteva così... Sinceramente aveva proprio voglia di muoversi dentro di lui, per poter perdere quel poco di cervello che gli era rimasto. Premette le mani sulle sue spalle e lo penetrò in fretta, d'altronde gliel'aveva chiesto lui, no? Per questo motivo pensò quasi che fosse una ripicca quando Ace scambiò le loro posizioni, impedendogli di muoversi dentro di lui. Ma era una sensazione strana, non spiacevole, quella di essere dentro di lui ma senza muoversi, limitandosi a baciarlo. Sembrava aumentare l'eccitazione a livelli estremi, e il fatto che stessero continuando a baciarsi non migliorava la situazione.

CITAZIONE
“Ti ho mai detto quanto sei bello?”

Sinceramente, non pensava fosse il momento per una cosa del genere, così tutto sudato, arrossato e con il viso preso dall'eccitazione, ma non poté evitare di arrossire. Era così incapace di articolare un pensiero coerente che non riuscì a rispondere nemmeno un 'grazie' o 'credevo che fosse assodato dai tempi di Luxor'. Fu solo grato che Ace tornasse a muoversi su di lui, perché pensava di aver raggiunto il limite ed infatti venne poco dopo. Temendo che fosse stato troppo rapido afferrò Ace per le braccia e lo fece sdraiare su di lui, stringendogli il viso sulle mani per tornare a baciarlo, succhiando e mordendogli le labbra, ancora con il pene molle all'interno di lui. Solo quando avvertì l'erezione di Ace contro di lui si rese conto che praticamente non si era ancora occupato di lui, quindi si alzò a sedere, trascinandolo davanti a sé. Fece scendere una mano ad accarezzargli il membro, mentre con l'altra gli accarezzò il viso, mentre tornava a baciarlo. Non smise nemmeno quando fece passare la mano ancora libera su ogni centimetro di pelle che poteva toccare, perché voleva essere concentrato unicamente su Ace e non su altro. Quando l'altra mano raggiunge la compagna a massaggiargli il membro, passò a fare la stessa cosa ma stavolta con le labbra. Quindi lo baciò prima in fronte, poi scese sul naso, gli bacio le lentiggini su entrambe le guance, le labbra, il mento, gli succhiò il lobo dell'orecchio, il collo, per poi scendere sul petto. Si prese abbastanza tempo per succhiargli entrambi i capezzoli e per segnare con la lingua le lingue definite dei muscoli per scendere poi molto vicino all'inguine. Solo allora pensò che Ace dovesse essere abbastanza eccitato, quindi gli prese una mano e lo guidò affinché lo penetrasse inizialmente con le dita per prepararlo, quindi scese lentamente sul suo membro, emettendo un gemito quando lo sentì dentro di sé. Dato quello che era successo prima, decise di aspettare prima di iniziare a muoversi, lasciandosi il tempo per lui di abituarsi e per Ace di eccitarsi ancora. Poi lo strinse a sé, una mano poggiata saldamente su una delle spalle, e l'altra sulla schiena, che gli accarezzava con le dita la spina dorsale che si avvertiva sotto i muscoli. Sapeva bene che il quel punto era presente il tatuaggio di Barbabianca, quindi decise di cancellare il pensiero iniziando finalmente a muoversi. Come era successo prima Ace venne in fretta, ma Sabo non era ancora disposto a smettere, quindi tornò a sdraiarsi trascinandosi dietro Ace e continuò a baciarlo e a stringerlo a sé finché non sentì il loro respiro e il battito dei loro cuori, che si sentiva chiaramente dato che erano sdraiati l'uno sull'altro.
Sabo non voleva alzarsi, nemmeno per andare a cena, perché temeva che alzandosi tutti i pensieri negativi che aveva avuto in precedenza gli tornassero alla mente, mentre in quel momento stava bene, non aveva nessuna preoccupazione, doveva solo sentire il calore del corpo di Ace su di sé e il suo respiro, e abbandonarsi così al sonno. Ma il suo stomaco brontolò, considerando che si erano allenati tutto il pomeriggio. Fece un sospiro seccato, ma era chiaro che non sarebbero riusciti a dormire con quella fame addosso, quindi erano costretti ad andare. Si diede una sciacquata veloce prima di infilarsi i pantaloni, e poi si recarono in sala pranzo, dove come al solito c'erano meno persone perché arrivavano sempre tardi. I presenti però stavano discutendo animatamente di cosa fare quando sarebbero arrivati a Sindria; la cosa lo stupì perché non avevano ancora comunicato a nessuno una loro eventuale decisione, anzi, in realtà non erano nemmeno sicuri di averla presa. Si avvicinò al tavolo dove Marco stava mangiando con tranquillità, fingendo di non averli visti. "Pensavo fossimo noi a decidere dove andare," commentò sorridendo. Marco alzò in quel momento lo sguardo, fingendo indifferenza. "Certo, io ho solo dato un suggerimento. Certo, sarebbe un peccato se voi cambiaste destinazione adesso che sono tutti contenti..." E allargò le braccia con sguardo innocente. Sabo scosse la testa e si sedette senza aggiungere nulla, mentre uno dei cuochi gli serviva un vassoio di carne. Per lui non importava, qualsiasi cosa sarebbe stata un problema per lui. Quando tornarono in camera Sabo sapeva che non avrebbe potuto riprendere esattamente il discorso di prima, ma voleva almeno recuperare la sensazione, quindi la prima cosa che fece dopo aver chiuso la porta fu prendere il viso di Ace e baciarlo. Continuò a stringerselo a sé e a baciarlo senza praticamente guardare dove si stava spostando, motivo per cui praticamente precipitarono sul letto in malo modo, cosa che fece sorridere Sabo. Ma dato che Ace era precipitato sopra di lui, andava benissimo. "Ti ho mai detto quanto di amo?" gli disse, prima di baciarlo di nuovo. Era questa la sensazione che voleva provare, la sensazione dell'affetto che sentiva per il fratello e la gioia che aveva provato a riaverlo con sé dopo anni di lontananza.
E la sensazione gli rimase anche durante il sonno, che fu finalmente tranquillo da parecchi giorni, praticamente da quando Ace l'aveva lasciato indietro, tanto che Sabo si pentì un po' di non aver dormito accanto al fratello in quei giorni in cui era molto arrabbiato, ma forse non avrebbe funzionato in precedenza. All'esterno c'era una grande confusione, come un vociare numeroso, ed era stata quella a svegliarli, motivo per cui Sabo fu un po' irritato perché si sentiva in dovere di andare a guardare cosa stesse succedendo, invece che poter passare tutto il resto della giornata a letto e prendersi quei cinque giorni che si erano promessi al tempo di Luxor. Quando furono sul ponte capì subito che cos'era la confusione: erano appena arrivati a Sindria, ma non era il comitato d'accoglienza che creava quella confusione, bensì l'enorme quantità di navi pirata che erano ormeggiate attorno alla loro e che, Sabo immaginò, erano quelle degli alleati. E difatti, guardando con più attenzione, riconobbe qualcuno dei simboli presenti. Lentamente, passò la mano sulla schiena di Ace e gli diede un piccolo bacio sulla spalla. "Io passo," disse. Non si sentiva ancora pronto ad affrontare quella situazione. Insomma, sapeva bene che probabilmente anche gli alleati avrebbero voluto conoscerlo e dato che non aveva ancora parlato praticamente con nessuno della sua storia come rivoluzionario e non aveva nemmeno ridisegnato il tatuaggio sul suo fianco, voleva rimanere un po' nell'ombra. "E poi sono sicuro che vorranno stare un po' con te." Non aggiunse che immaginava anche che volessero vedere lui, o inventò una qualche scusa per non essere presente, ma comunque pensava che non fosse male lasciare Ace da solo con la sua ciurma per un po'. L'aveva sempre monopolizzato e sapeva che anche i suoi compagni ed i suoi amici s'erano preoccupati quanto lui quando avevano scoperto che era stato arrestato, tanto che erano pronti a dare guerra alla marina per salvarlo. Era solo giusto che stesse con lui senza che lui fosse di mezzo a distrarre la loro attenzione. Ovviamente aveva anche una motivazione egoistica: preferiva evitare, per il momento, di ricordarsi quello che aveva guadagnato perdendo il suo lavoro come rivoluzionario.
Tornò in cabina, ma ovviamente non riuscì a riprendere sonno, sia per la confusione che era ancora presente sul ponte, sia perché l'assenza di Ace si notava ancora maggiormente lì sdraiato sul suo letto, adesso non più caldo. Perciò, irritato, si alzò ed iniziò a girare per la nave giusto per far passare il tempo. Quando anche quell'esplorazione fu conclusa, decise che non gli restava altro da fare che tornare sul ponte, ma non si era accorto del tutto che era lentamente sceso il silenzio. E difatti quando riemerse lo spettacolo che gli si presentò era quasi surreale, tutte quelle navi pirata che ondeggiavano lentamente, con il sole che brillava sopra di loro, e l'unico rumore che si avvertiva era lo sciabordio dell'acqua contro il legno. Sabo si sentì improvvisamente più tranquillo, Ace probabilmente era sceso a terra con gli altri. Il che era un po' irritante, ma d'altronde gliel'aveva detto lui di stare con i suoi amici e quindi non poteva lamentarsi più di tanto. Sentì un rumore strano dietro di lui, che si sentì ben forte in quel silenzio, e si voltò mettendo involontariamente una mano sul bastone appeso alla cintura. Ma non c'era nulla... Finché nel bel mezzo del ponte non comparve una cabina blu. Sabo viveva nella Rotta Maggiore da anni, ma c'erano ancora cose in grado di stupirlo. "Che cavolo...?" mormorò, quando la cabina si aprì rivelando i suoi passeggeri.

Eh, ma non è che non mi va mai bene niente, è che non sono fortunata coi i personaggi preferiti, come ben sai XD Ma speriamo che tu abbia ragione ù.ù Sidria è ispirata a Magi ù.ù
 
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614 replies since 30/5/2011, 14:07   14138 views
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