Ace D. PortgasCon un brivido di piacere che investì ogni cellula del suo corpo fino a fargli rizzare le carni, Ace avvertì l'eccitazione di Rufy arrivare al limite in un crescendo forsennato di gemiti e tensione.
Il seme caldo del fratello gli riempì la bocca, prorompente e improvviso, come una fiammata di quella che Miryoku e il suo simpatico gruppo di travestiti senza rotelle avrebbe chiamato
essenza puva di Evos. Ma mentre accoglieva il sapore dell'altro, mentre avido lo assaporava, attento a non perdersene la più piccola e dolciastra sfumatura, capì che nessun nettare di nessun improbabile dio avrebbe potuto competere.
Quello era il
suo sapore. Era
il suo Rufy, e non ce ne sarebbe stato un altro uguale, né in cielo né in terra. Né tra i mortali, né tra gli dei.
Si leccò le labbra, più che per ripulirle, per saggiarle un'ultima volta prima che l'acqua le rendesse insipide, quindi si rialzò quanto bastava, andando a posare sulla bocca del fratello un altro piccolo bacio, candidamente.
Da quel lieve contatto si accorse che l'altro respirava affannosamente, tremava quasi, e il cuore gli batteva tanto forte da fargli pulsare le labbra, alla ricerca disperata di ossigeno. Una visione che, di norma, si perdeva o non si godeva mai abbastanza, annebbiato da quelle medesime sensazioni dopo aver corso, pure lui, per i campi elisi dell'orgasmo.
E forse era meglio così, in fondo. Perché Rufy in quello stato era incredibilmente, dannatamente eccitante.
Vedi di calmarti, Marineford sarà praticamente davanti a voi ormai..Già, calmarsi... una parola, per chi era fatto di fuoco e fiamme.
Strinse Rufy tra le braccia, staccandolo dalla parete su cui stava addossato e si mise in piedi con lui, reggendolo con le sue forze, sicuro, certo che neanche un cataclisma, o l'arrivo alla sede della Marina più plausibilmente, avrebbe potuto spezzare il loro abbraccio.
Tentò di frenare i bollenti spiriti lasciandogli baci sulle labbra, sul collo, come se di quella pelle dovesse saziarsene prima o poi, ma invano. Avere il moro così stretto a sé, che tra le altre cose sfregava contro il suo sesso, demoliva ogni buon proposito.
<< Nh.. Rufy... >>Era al limite della sopportazione, non c'era verso di tornare indietro.
Quasi muovendosi di propria autonomia, una mano scivolò lungo la schiena del pirata da trecento milioni di Berry, scendendo oltre la sua natica destra, dove fece presa per sollevarlo su di sè, invitandolo ad allacciare le gambe alla propria vita (
x). Da quella posizione tutt'altro che comoda, ma attizzante all'inverosimile -Ace si complimentò lautamente della scoperta-, entrò in lui e in un secondo rivisse la stessa ebbrezza in grado di fargli perdere contatto con la realtà, lo stesso senso totalizzante di sentirsi completo, che quel giorno aveva accarezzato più e più volte senza averne mai abbastanza.
Affogò i gemiti di piacere tra le labbra di Rufy, cercando la sua lingua e coinvolgendola in una libidinosa danza a spirale, con l'unico desiderio di leggere in quella frenesia tutta la voglia e l'amore che nutriva per lui.
Gli cinse le spalle usando solo il braccio destro e cominciò a muoversi, così impaziente e avido del suo calore da ignorare la fatica e l'acqua che imperterrita continuava a bagnare i loro corpi. Ma non durò a lungo, per quanto avesse tentato di trattenersi.
Una spinta più intensa delle altre e cedette anche lui, venendo copiosamente, riuscendo solo a stringersi addosso Rufy più che poteva mentre le forze lo abbandonavano tutte in una volta, tanto da costringerlo a poggiarsi con la schiena alla parete.
Si staccò dalla bocca dell'altro ansimando, ancora abbagliato da quell'esplosione surreale di piacere. Non avvertiva nulla al di fuori del suo petto battere all'impazzata contro quello di Rufy... ma in fin dei conti, non c'era altro che desiderasse sentire in quel momento.
bene, Ace è diventato una sex machine, ma la colpa è tutta di quell'immagine
*infila gettone..:Q__* ..ehm o.o' volevo dire *si infila nella cassetta della posta del convento*