CITAZIONE
"Tsk! Non fa mai niente, ma sempre in mezzo ai piedi sta!"
Zoro grugnì, limitandosi ad aprire un solo occhio mentre Sanji si allontanava verso la cucina. Per quanto lo trovasse irritante, lo ignorò come aveva fatto negli ultimi giorni.
Non era stato facile, all'inizio, non cedere alle provocazioni e interrompere quella che per entrambi era una routine consolidata, fatta di screzi e battibecchi quotidiani, ma il ricordo di ciò che era successo col cuoco, quella sera sotto la luna piena, alla fine si era imposto sull'istinto meglio della più ferrea volontà.
Zoro non si era semplicemente limitato a mantenere le distanze da Sanji; le aveva amplificate, evitando di guardarlo, di parlarci, di avere a che fare con lui se non per le cose indispensabili (
Dove cavolo hai nascosto il sakè? era una di queste). E quando i suoi pensieri scivolavano in quella direzione, lui li si auto infliggeva una sessione di esercizi extra sul ponte della Sunny o in palestra, come per espiare un peccato mentale attraverso lo sforzo fisico. Non sempre funzionava, a dire il vero, ma ci stava lavorando.
«Non avete ancora fatto pace, eh?» La voce di Usopp lo riportò al presente, interrompendo il suo sonnellino mattutino.
Zoro vide il compagno fermo di fronte a lui, le braccia incrociate sul petto e lo sguardo rivolto al corridoio appena imboccato dal cuoco.
Sbadigliò, stiracchiandosi. «Di che parli?»
«Di te e Sanji, è ovvio.»
«Ma non abbiamo fatto niente.» Impossibile che Usopp sapesse qualcosa.
«È proprio questo il punto! Voi litigate
sempre, mentre adesso... non mi ricordo più quando è stata l'ultima volta che vi ho visto discutere!»
Questa poi...Ogni volta che discutevano, non era forse Usopp a predicargli di smetterla?
«Ohi!! Ragazzi!» Il vocione di Franky (di vedetta, in quel momento) pose fine alla discussione con un tempismo perfetto. «Terra in vista!»
***
Più che di un'isola vera e propria, si trattava di un piccolo atollo sperduto in mezzo al mare, invisibile per il Log Pose di Nami come per le poche mappe disponibili dell'area. Una macchia di terra selvaggia e incontaminata, che aveva ben poco da offrire a pirati e viaggiatori, se non una pausa dalla navigazione, o una gita fuori programma.
«Non so, mi sembra una perdita di tempo» avversò Nami, quando Rufy cominciò a scalpitare per scendere.
«Ma potrebbero esserci degli orsi da cacciare!»
«Non dire idiozie! Con questo clima, è impossibile che ci vivano animali del genere.»
«Orsi no, ma coleotteri sì. Magari anche specie molto rare!» ipotizzò Usopp, con Chopper e Rufy che già si entusiasmavano all'idea.
«Oppure potrebbero viverci delle creature mostruose che uccidono chiunque osi invadere il loro territorio...»
«Ah! Robin, così mi fai accapponare la pelle. Anche se io la pelle non ce l'ho più! Yohoho!»
«Sentite, abbiamo la stiva ancora carica di provviste, il vento a favore, non mi sembra il caso di perdere tempo a...»
«...E se ci fosse un
suuuuper-tesoro nascosto da qualche parte?»
«...ripensandoci, scendere a terra ci farà sicuramente bene. Ammainate le vele e gettate l'ancora!»
«Fai presto a cambiare idea...» borbottò Zoro alla Gatta Ladra, e prima che lei potesse dargli dello zotico indisponente, si preparò alla reazione del cuocastro, sempre in prima linea quando si trattava di giustificare i capricci di una donna.
Sanji, tuttavia, non partì alla carica. Zoro si guardò intorno e notò che non era presente, nello stesso istante in cui parve accorgersene anche Chopper:
«Ragazzi, ma... dov'è Sanji?»
«Sicuramente in cucina, a preparare qualcosa di buono!» esclamò Brook.
«Non certo per noi...» commentò tristemente Usopp.
«Non è il caso di avvisarlo? Potrebbe perdersi qualcosa di veramente super!»
«OHIIII SANJIII!!» cominciò a gridare Rufy, ma fu stroncato immediatamente da un pizzicotto di Nami.
«Non urlare, stupido! Sicuramente sta riposando, non si è fermato un attimo, stamattina...»
Zoro, in effetti, ricordava di averlo visto con Nami a raccogliere i mandarini, subito dopo aver preparato la colazione (e rimesso in ordine la cucina, che non era mai cosa da poco, con Rufy nei dintorni).
«Meglio lasciarlo riposare, allora» fece Usopp, pensieroso «Voglio dire, se Rufy cattura qualcosa, poi Sanji dovrà cucinarla e...»
E Rufy non aveva il senso della misura quando si trattava di prede, questo era poco ma sicuro.
Forse fu l'entusiasmo dopo lunghi (e troppo tranquilli) giorni di navigazione, o forse fu l'insenatura particolarmente favorevole allo sbarco, comunque l'equipaggio della Thousand Sunny impiegò solo mezz'ora a raggiungere l'isolotto e meno di venti minuti a scendere sulla terraferma. Quasi un record, secondo la navigatrice.
Zoro inspirò a pieni polmoni l'aria salmastra mista all'odore di piante esotiche che soffiava dalla riva, affacciato al parapetto. Era una giornata ventosa, ma il sole alto nel cielo limpido prometteva temperature miti sino al calare della sera.
«Sicuro di non voler scendere?» gli domandò di nuovo Brook, in tenuta da turista «Potrei restare io di guardia e suonare qualcosa qui fuori. Con questo vento, mi sentirete anche dal versante opposto dell'isola!»
Zoro scosse la testa, declinando l'offerta per la seconda volta. Non gli sarebbe dispiaciuto scendere dalla nave per sgranchirsi un po' le gambe, però... «Da quanto tempo non vedi un posto nuovo, tu?»
Brook era rimasto confinato nella soffocante oscurità di Thriller Bark per lunghi anni; aveva molto più bisogno di lui di una bella passeggiata all'aperto.
Prima che lo scheletro canterino potesse scoppiare in lacrime di commozione, Franky lo richiamò («Datti una mossa, mucchietto d'ossa!»), spronandolo a seguirlo sulla sabbia bianchissima. In testa alla ciurma, munita di binocoli, pale e retini, Rufy già correva e vociava, spaventando qualche sventurato gabbiano lungo la battigia e sollevando schizzi sulle ragazze.
Zoro li seguì con lo sguardo finché il gruppo non sparì dentro il boschetto al limitare della spiaggia. Gli venne da pensare a Sanji, a come sarebbe andato su tutte le furie nel momento in cui avesse saputo che Nami e Robin erano andate in giro per un’isola sconosciuta in bikini e pareo e in compagnia di
un branco di bifolchi -per usare una sua espressione-, e gli venne quasi da sorridere. Non lo avrebbe ammesso a se stesso, ma era come se una parte di lui non aspettasse altro che quello. Che Sanji venisse a piantar grane. Che lo venisse a cercare, più semplicemente.
Scosse la testa per ricacciare quell'ultimo pensiero e tornò ad allenarsi.
Passò un'altra mezz'ora, minuto più minuto meno. Concentrato nei suoi esercizi, Zoro non trovò sospetta l'assenza del cuoco, almeno fin quando uno dei bislacchi orologi a cucù costruiti da Usopp e Franky in un pomeriggio di noia non prese a suonare, annunciando sgraziatamente che era mezzogiorno in punto.
Quasi due ore che Sanji non si vedeva.
Lo spadaccino si tamponò la fronte sudata con un asciugamano, osservando la cucina deserta. Doveva ancora eseguire una serie da trenta flessioni secondo la sua personale tabella di marcia ai limiti dell'umano, ma decise di prendersi un break per controllare.
Pazienza se il Torciglio si fosse svegliato. D'altra parte, non era lui che si lamentava sempre di vederlo poltrire?
Attraversò il corridoio sottocoperta, diretto alla cabina che condivideva col resto dei ragazzi della ciurma, ma a metà tragitto si arrestò. Non aveva propriamente sentito qualcosa, aveva più avuto l’impressione di sentire qualcosa. Dei colpi...?
Tendendo le orecchie, Zoro riuscì solo a sentire il rumore delle onde agitate dal vento.
Tornò a guardare in direzione delle cabine, con una strana e sgradevole sensazione addosso. Raggiunse la stanza ad ampie falcate, ma quando girò la maniglia della porta era quasi certo che non vi avrebbe trovato nessuno, all'interno. E così fu.
«Cuoco?»
Non serviva accendere le luci: la stanza era illuminata a giorno e dentro non c’era l’ombra di Sanji. Non era mai venuto a riposarsi, dopo aver aiutato Nami. La porticina del bagno era solo socchiusa: nessuno, anche lì.
«Ohi, cuoco!» lo richiamò Zoro, e stavolta con una nota allarmata nella voce.
Dove cavolo era finito? E, soprattutto, perché lui si stava agitando per quell'idiota? Era capacissimo di badare a se stesso!
Perché non sparirebbe in questo modo per farsi un sonnellino. Perché non manderebbe mai Nami e Robin su un'isola deserta, con un "branco di bifolchi". E perché tu te ne stai accorgendo solo ora.Ripensò alla sensazione che aveva avuto poco prima ed ebbe un sussulto. Tornò velocemente sui suoi passi, raggiunse la cucina e spalancò la porta senza chiedere permesso. Non c'era nessuno, eppure...
Non manca qualcosa?Qualcosa che aveva a che fare con Nami, o con qualcosa che aveva detto.
«I mandarini» pensò a voce alta, come se gli si fosse accesa la proverbiale lampadina.
L'ultima volta che l'aveva visto, quella mattina, Sanji aveva le braccia occupate da una cesta di mandarini. Eppure in cucina non ce n'era nemmeno uno!
Certo, se li avesse lasciati alla portata di Rufy, i frutti di tre mesi sarebbero scomparsi nell'arco di tre giorni (per essere ottimisti), e poi di solito venivano riposti in frigo.
Zoro puntò la dispensa, si avvicinò e, non propriamente convito che la cosa avesse una qualche importanza, aprì la porta. Una nebbia di condensa lo investì e... il mistero dei mandarini fu risolto.
I frutti arancioni erano sistemati su un ripiano del frigo, sgargianti e freschissimi. Si era preoccupato per nu...
Sanji.
A terra.
Merda!«Ehi!»
Zoro si chinò sul compagno, immobile e a pancia in giù sul pavimento ghiacciato.
La porta cigolò malignamente alle sue spalle. Prima ancora che il cervello dello spadaccino potesse collegare le due cose, l'istinto gli fece scattare la mano alla spada. Zoro sguainò la Kitetsu e la ficcò tra lo stipite e la porta, impedendo a quest'ultima di chiudersi. Maledetta serratura di merda!
«Ehi... mi senti?» riprovò Zoro, girando il rivale di schiena. «Non fare scherzi, bastardo!»
Ma Sanji non scherzava affatto. Aveva il volto pallidissimo, le labbra livide per il freddo, e sembrava impossibile che circolasse ancora del sangue nelle sue vene, talmente era gelido il suo corpo.
Cazzo! Da quanto tempo è chiuso qui dentro?!Gli si annodò lo stomaco a quel pensiero.
Zoro lo sollevò per le spalle e lo scosse leggermente, scostandogli i capelli dal viso. «...Sanji?»
Sono io a dovermi scusare, ti ho fatto aspettare una vita per questo post! Sappi che non è dipeso in alcun modo dalla role, sono stata bloccata di mio con la scrittura, in questi mesi, ma voglio rifarmi e spero che tu abbia voglia di continuare!
Per la cronaca, se non si fosse capito ho amato quest'idea della dispensa ♥♥♥ amo l'hurt/comfort**